Ospitiamo un contributo informativo, autorevole e sereno, dialettico e propositivo, analisi e prospettive, speranze andate deluse e possibili sbocchi per l’avvenire, di Angelo Toscano per 4 mandati sindaco di Montegrosso Pian Latte, per 12 anni direttore di E.L.Fo. Ente Ligure di Formazione con sede ad Albenga. L’intervento ripreso da ‘Sotto il Monte Monega’, giornalino periodico del paese. Diciamo chiaro e forte che ormai c’è solo bisogno di certezze per le future generazioni.
di Angelo Toscano
“Per fortuna mi capita di rado, ma quando di notte mi sveglio e stento a riprendere sonno, mi ritrovo a pensare all’evoluzione di Montegrosso Pian Latte negli ultimi 40 anni e mi prende un senso di soddisfazione ed orgoglio, ma anche di profonda tristezza. Di orgoglio per il fatto di sentir spesso dei commenti positivi sulla sistemazione delle case e delle strade, sul suo arredo urbano, sui suoi piccoli tesori artistici ecc. E di tristezza, quando ripasso col pensiero in tutte le strade, partendo da Via Carrozzabile all’inizio del paese per finire alla chiesetta di S. Bernardo, verificando la situazione di ogni casa.
Non è un lavoro difficile per uno come me che ha sempre vissuto a Montegrosso ed ha anche avuto il privilegio di guidare l’amministrazione comunale per quattro mandati, dal 1980 al 1999. Quante porte si sono chiuse in questi
ultimi 40 anni. Quanta gente rivedo seduta sulle porte di quelle case, sempre pronta ad un saluto, ad una richiesta, magari ad un rimprovero, ma anche al dialogo ed alla solidarietà. A qualsiasi ora del giorno, specialmente incontrando le persone più anziane non potevi sottrarti allo scambio di informazioni sul lavoro, sulla salute tua e dei tuoi famigliari o su fatti eccezionali riportati dalla radio o dalla televisione.
Molte di quelle porte oggi sono chiuse, spesso emanano un senso di abbandono che le rende ancora più tristi, solo raramente riportano i segni di una recente ristrutturazione da parte di eredi o di nuovi acquirenti, restando però chiuse
per tutta la settimana e riaprendosi il fine settimana e qualche breve periodo in estate.
Alcuni fabbricati sono stati sopraffatti dall’abbandono e sono crollati o sono pericolanti.
Sempre in quei momenti conto le persone presenti in paese: un numero pressoché costante da mesi, che si mantiene intorno alle 90 unità a fronte dei 120 c.a. residenti ufficiali. Una realtà triste ancorchè comune a tante altre realtà del nostro entroterra, a partire dai vicini comuni di Mendatica e Cosio d’Arroscia. Per renderci conto dello spopolamento che ha colpito i nostri paesi ho voluto confrontare i dati con quelli degli ultimi censimenti ISTAT che di seguito riporto.
La causa di questa situazione non è certo la pandemia, ma anche se gli eventi dell’ultimo periodo lo possono aver maggiormente evidenziato, il problema risulta ormai irreversibile da tanti anni. Detto questo potrebbe sorgere spontanea la domanda: ”ma è possibile porre rimedio a questa drammatica situazione? E in che modo?” La mia risposta più immediata è “Io sono pessimista” e aggiungo “Anche se mi piacerebbe non esserlo”.
Cercherò di seguito di spiegare i motivi della mia risposta, ma prima voglio ribadire che per oltre 30 anni ho combattuto tenacemente insieme agli altri amministratori ed alla Comunità Montana per la ripresa dei nostri territori. Per la Valle Arroscia quello che viene considerato l’inizio del degrado è la chiusura della stazione sciistica di Monesi avvenuta a cavallo degli anni 70/80 e dovuta a varie cause: la morte di Armando Lanteri che era da poco subentrato nella gestione degli impianti, il proliferare di nuove stazioni nel basso Piemonte (Prato Nevoso, Artesina, Garessio 2000,ecc) ed infine una serie di inverni miti, quando la neve non aveva neanche imbiancato le cime dei monti.
A questo si aggiunge anche una certa rigidità della proprietà dei terreni su cui insistono le piste, forse ingiustificata ma per certi versi comprensibile. Anche allora come oggi, Monesi era al centro di studi, progetti, convegni ed anche allora come oggi qualcuno avanzava la proposta (impossibile a mio parere) di ricorrere all’esproprio dei terreni per costruire piste ed impianti. Si erano anche studiate possibili alternative quale quella di realizzare nuovi impianti nella Valle dell’Angelo, parte della malgheria Garlenda in comune di Mendatica.
Quante parole e quanta carta sprecata!! Finalmente si è aperto uno spiraglio nel 2006 con il finanziamento e la conseguente realizzazione di un primo tronco della tanto attesa nuova seggiovia Tre Pini che ricalca lo stesso percorso del vecchio skilift, a cui sarebbe dovuto seguire a breve il secondo tronco per completare la salita fino in cima alla montagna. Ma questo secondo tronco non si è più costruito per una serie di motivi (alcuni incomprensibili) e per una buona dose di responsabilità delle diverse amministrazioni (mentre il progetto parallelo di S.Stefano d’Aveto veniva completato).
A questo si aggiunga la disastrosa alluvione del 2016, che ha provocato ingenti danni al territorio ed alla viabilità ed ha causato l’isolamento della stazione per alcuni anni. Ma perché tanto interesse per Monesi? La risposta è semplice: la stazione turistica, oltre che dare diretto lavoro a molte persone, ha sempre costituito un importante indotto nell’economia dei comuni dell’Alta Valle, a partire da Pieve di Teco, sia per le attività commerciali che per il mercato immobiliare.
Ma la mancata o (spero) ritardata ripresa di Monesi non è la sola causa dello spopolamento dei nostri paesi. Le cause ed anche le colpe sono da ricercarsi altrove, soprattutto a livello politico. Da decenni ormai sentiamo ripetere in tutte le sedi e da tutte le forze politiche regionali, provinciali e locali dell’importanza dell’entroterra, delle sue bellezze naturali e storico culturali, delle eccellenze gastronomiche.
E tante volte abbiamo sentito ripetere che chi vive in questi paesi “dovrebbe essere premiato, altro che tassato” perchè costituisce un importante presidio sul territorio, come pure dovrebbero avere un trattamento privilegiato quei piccoli esercizi commerciali che svolgono principalmente un servizio sociale. Sarebbe necessaria una normativa specifica che tenesse conto dei disagi cui è sottoposta la popolazione montana adeguando il sistema di tassazione in funzione della storia e delle tradizioni locali. Un risultato che si dovrebbe ottenere senza penalizzare le pubbliche amministrazioni, favorendo e premiando l’accorpamento fra realtà omogenee.
Quasi quotidianamente leggiamo sui giornali, specialmente in questi ultimi tempi, che vengono presentati progetti che dovrebbero portare valanghe di turisti nei nostri paesi. Iniziative che se effettivamente realizzate potrebbero davvero portare dei benefici. Di questo ne sono assolutamente consapevole; d’altra parte come non potrei esserlo io che sono stato convinto sostenitore, insieme a pochi altri, dell’istituzione del Parco delle Alpi Liguri che ha portato certamente delle positive ricadute sul territorio, ma che a distanza di anni non ha ancora espresso tutta la sua visibilità ed attrazione.
Ma può davvero bastare solo questo per riportare in vita i nostri borghi, per riportare a vivere nelle case ormai vuote delle giovani famiglie con dei bambini che con le loro gioiose grida invadano le strade e riempiano le aule delle scuole? Assolutamente no! Sono soprattutto altri gli interventi che servirebbero per invertire la rotta, molti dei quali comunque sarebbero necessari per consentire alla poca gente che coraggiosamente continua a vivere qui, di continuare a farlo. Come possiamo pensare che una famiglia possa stabilirsi dove la presenza del medico è ridotta ad una sola volta la settimana o dove il trasporto pubblico effettua orari che non permettono il raggiungimento dei posti di lavoro sulla costa se non con auto propria.
Ma anche in questo caso dobbiamo fare i conti con la situazione delle strade le cui condizioni sono sempre peggiori non solo a causa delle calamità atmosferiche ma soprattutto dell’abbandono cui sono lasciate da anni. Già in passato ma anche in questi ultimi tempi alcuni comuni, in molte zone dell’Italia, assumono iniziative mirate ad attirare nuovi residenti con l’offerta di immobili da ristrutturare a prezzi simbolici. La cosa potrebbe essere anche interessante se poi oltre all’impegno alla ristrutturazione in tempi brevi, si richiedesse l’obbligo alla effettiva dimora. Basterà questo a far rivivere questi borghi? Basteranno le molte opere strutturali dei comuni e le lodevoli iniziative delle Pro Loco (vedi articolo News dalla Pro Loco) ed il pregevole lavoro dei nostri rinomati ristoranti e agriturismi per portare nuove famiglie nelle case vuote ormai da anni? Purtroppo penso di no!
Con questo però non voglio dire che tutto sia inutile, assolutamente nò, perché se le future risorse saranno investite nel modo giusto, certamente i risultati potranno venire. Ma non saranno quelli auspicati. Fra qualche anno, neppure molti, i Montegrossini autoctoni saranno rimasti ancor di meno ed il paese, per buona parte dell’anno, sarà ancora più silenzioso. L’augurio è quello che gli sforzi che in tutti questi anni sono stati fatti e si stanno facendo, possano realmente attirare quei turisti amanti della natura e delle eccellenze gastronomiche e che finalmente si riesca a portare nei nostri paesi una parte, anche minima, dei turisti che da sempre frequentano solo i paesi della costa.
Forse così si riuscirà a valorizzare anche il patrimonio urbanistico e si potranno vedere molte case ristrutturate. Case che, come succede da tempo in altri paesi anche molto conosciuti e frequentati come Viozene o Piaggia o Upega, resteranno inevitabilmente silenziose dal lunedì al venerdì e per buona parte dell’anno e si riempiranno, animando il paese, nei fine settimana e nella stagione estiva.
Stiamo vivendo un momento particolare e importante per tutta l’Italia e per la Valle Arroscia. Dopo tutti i danni causati dalla pandemia si prospetta una grande ripresa grazie ai fondi del cosiddetto PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che dovrebbe migliorare la vita degli italiani ed in particolare dei territori più fragili. Inoltre, per la nostra Valle dovrebbe essere operativo il programma cosiddetto “Area interna“ che langue da alcuni anni.
Entrambe le iniziative, ma in special modo la seconda, mirano proprio al benessere delle popolazioni dei territori marginali ed al contenimento dello spopolamento. Come abbiamo già riportato sul nostro giornalino, i settori che il Programma Area Interna deve migliorare sono la sanità territoriale e l’assistenza, il trasporto pubblico, la scuola e la formazione e lo sviluppo economico. Ma, proprio mentre si parla di migliorare la sanità territoriale, circolano voci sempre più insistenti sulla chiusura del distretto sanitario di Pieve di Teco.
E’ la solita politica del “carciofo” che togliendo foglia dopo foglia alla fine non resta più nulla. E in Valle ne sappiamo
già qualcosa. Spero con tutto il cuore che questo non succeda e che molte iniziative si realizzino nel più breve tempo possibile con dei risultati che mi portino, fra qualche anno a dire : “Ora posso dire di essere ottimista”.
Angelo Toscano
UNO STRANIERO A MONTEGROSSO:
SONO UN RAGAZZO NIGERIANO CHE ATTRAVERSO LA LIBIA, IL MARE, LA SICILIA, A IMPRERIA PRESSO LA CARITAS……
di Labano
Sono un ragazzo nigeriano che, dopo molte difficoltà e pericoli (in Libia e in mare) è arrivato in Sicilia e poi a Imperia
presso la Caritas. Quì sono stato bene. Ho conosciuto Giampiero e Franca due volontari. Dopo due anni, la cooperativa non ricevendo più i soldi dallo Stato, disse ad ognuno di noi che dovevamo fare da soli. E’ stato
orribile, perché quasi tutti non avevamo trovato un lavoro in regola.
Io ho lavorato da un Italiano, ma non mi ha messo in regola e così hanno fatto i Cinesi di Albenga. Allora ho
chiesto aiuto a Giampiero e Franca, anche perché non lavorando non potevo più pagare l’affitto del posto letto.
Loro mi hanno parlato di vivere a Montegrosso, dove ero già stato a fare dei lavori. Io amo la tranquillità, così ho detto s i .
Prima sono stato a casa loro e sono stato bene e non ho preso il covid 19. L’estate scorsa poi, una cugina di Franca, mi ha ospitato in un suo appartamento libero e sono ancora lì.
GRAZIE MILLE a GABRIELLA e ai suoi figli.!!! Comunque tutte le persone di Montegrosso sono state e sono
buone e generose con me…Mi hanno sempre aiutato e rispettato e anche io aiuto e rispetto loro. Qui ho imparato
ad usare il decespugliatore, la scure, la zappa e altri attrezzi da lavoro che usano gli uomini di questo paesino.
Con qualcuno più giovane ho confidenza e scherzo, con altri sono più timido. A Montegrosso ci sono tre ristoranti
e cucinano molto bene!! E’ tutto buono e originale!! Peccato che il Covid 19 abbia impedito alla Pro Loco
di fare le feste in Piazza, a me piacevano tanto. Spero che tutto torni come prima. In questo periodo ho lavorato
per Maurizio, un signore di Imperia che non poteva camminare. Mi trovavo bene con lui, perché parlava anche
inglese e quindi quando non capiva il mio italiano, mi chiedeva di dire le cose in inglese. Peccato che la sua
malattia, molto grave, lo abbia fatto morire presto! Ho sofferto quando l’avvocato donna, che lo seguiva, me
lo ha detto. GRAZIE A TUTTI.
(Sono contento di avere scritto per il
giornalino di Fabrizio)
IL RISULTATO ELETTORALE REGIONALI 2019
IL VOTO NEL CAPOLUOGO IMPERIA E IN PROVINCIA
(Per errore la tabella del Secolo XIX indica Genova anzichè Imperia città)
IL GRIDO DI DOLORE DELL’ENTROTERRA: IL SECOLO XIX DEL 20 MARZO 2018
SE A MONESI NON SI SCIA C’E’ IL TRENO GRATIS PER LIMONE
TRENI DELLA NEVE GRATIS DA VENTIMIGLIA A LIMONE. ASSESSORE BERRINO, “INIZIATIVA GIUSTA. IN ATTESA DELLA STATALE DEL ROYA DA VENTIMIGLIA A CUNEO IL GOVERNO DOVREBBE FAR VIAGGIARE GRATIS E IMPLEMENTARE IL NUMERO DEI TRENI”
GENOVA. “Quella dei treni della neve gratis da Ventimiglia a Limone è un’iniziativa giusta e intelligente. Il Governo, in attesa degli anni necessari a rendere disponibile la statale del Roya da Ventimiglia a Cuneo, dovrebbe non solo far viaggiare gratis ma anche implementare il numero dei treni disponibili sulla tratta, aiutando così le regioni interessate a tenere viva una via di comunicazione e favorire sia il turismo invernale che quello estivo”. Così l’assessore regionale ai trasporti Gianni Berrino in merito alla proposta del vicesindaco di Limone Rebecca Viale di rendere gratis i cosiddetti “treni della neve” da Ventimiglia a Limone. “Si potrebbe pensare – ha aggiunto l’assessore Berrino -, in vista di un traffico più sostenibile in valle, a riprendere un’idea di 5 anni fa per trasportare via treno le auto da Vievola a Limone”.