Le prime schermaglie della futuribile campagna elettorale savonese fanno presagire un livello abbastanza particolare di scontro fra le diverse candidature e le forze politiche: lo schieramento di centro destra, infatti, sta svolgendo un tentativo di spostamento del “terreno della contesa”. Un’intenzione che merita un minimo di approfondimento.
di Franco Astengo (coordinamento “Il rosso non è il nero”)
Le prime schermaglie della futuribile campagna elettorale savonese fanno presagire un livello abbastanza particolare di scontro fra le diverse candidature e le forze politiche: lo schieramento di centro destra, infatti, sta svolgendo un tentativo di spostamento del “terreno della contesa”.
Un’intenzione che merita un minimo di approfondimento. La coalizione che teoricamente sarebbe chiamata a presentare il bilancio dell’amministrazione uscente sta cercando, infatti, di sottrarsi a questo compito e di misurare le proprie “chances” su di un’altra dimensione.
Nel rammentare che le candidature saranno valide soltanto al momento della presentazione delle liste, quindi 30 giorni in precedenza alla domenica in cui saranno fissati i comizi elettorali (data che non è ancora stata determinata dal Consiglio dei Ministri) stando allo stato degli atti a nostra conoscenza la Signora Sindaco uscente non dovrebbe più essere ripresentata al giudizio delle elettrici e degli elettori savonesi: è questa la prima anomalia che si incontra. Lo si potrebbe giudicare un maldestro tentativo di sfuggire ad una valutazione complessiva sul concreto svolto dall’amministrazione uscente, cercando di definire altrove – appunto – “il terreno della contesa” della nuova consultazione elettorale.
Il secondo fatto anomalo che si riscontra, sempre seguendo la traccia delle intenzioni (almeno fin qui apparentemente espresse) della costruenda coalizione di centro – destra, sarà rappresentato dalla possibile/probabile presentazione di una lista compresa nel perimetro del sostegno a chi sarà il candidato – Sindaco, intestata direttamente al presidente della Regione Liguria: una lista “Toti per Savona”.
L’intendimento degli esponenti del centro – destra savonese sembrerebbe chiaro: a) evitare il giudizio sull’amministrazione uscente; b) costruire la campagna elettorale su due livelli, una campagna elettorale di Serie B e un’altra di Serie A. In quella di serie B il candidato – sindaco che sarà scelto batterà la grancassa del populismo spicciolo (pulizia, rifiuti, immigrati da esorcizzare, mercato del lunedì, ecc,ecc) andando avanti con promesse a buon prezzo. Nella campagna elettorale di Serie A (finanziamenti europei, portualità, sviluppo, rapporti istituzionali, sanità, infrastrutture) ai savonesi sarà detto: votate in modo omologo all’amministrazione regionale e lì ci sarà chi si procurerà di elargirvi qualche briciola scappata dal piatto.
Così potrebbe essere riassunta la campagna elettorale del centro destra savonese: fidatevi di un bel protettorato e occupatevi delle vostre minuzie che alle grandi questioni ci penseranno da Reggia De Ferrari. E’ naturale che non si può rispondere a questo tipo di impostazione in maniera semplicistica rivendicando una sorta di campanilistico “derby”. Savona versus Genova.
Sarà il caso per quanti riterranno necessario contrastare questa pericolosa operazione di subalternità e di vera propria sudditanza extramoenia muoversi sul terreno del progetto per far sì che siano posti in maggiore evidenza alcuni elementi che già abbiamo esposto in diverse sedi ma che è il caso di rilanciare con forza:
a) quello della Città capoluogo. Dizione dal duplice significato: costruire una massa critica nei rapporti con Regione e Governo; fattore di unificazione a livello provinciale. Il destino di Savona non potrà che costruirsi fuori di Savona (smentendo Taviani che soleva sostenere che Savona ha sempre sbagliato la politica estera);
b) quello della comprensorialità ( intuizione che molti stanno cavalcando senza dimostrare di averne compreso appieno il significato). Una indicazione concreta in questo senso potrebbe essere rappresentata dalla stipula di una Alleanza Territoriale (sostitutiva della fallimentare Area di Crisi Complessa, all’interno della quale tra l’altro Savona risulta incredibilmente assente) provvista di sede istituzionale stabile (es. assessorati omologhi nei comuni partecipanti all’Alleanza) cui affidare almeno sei missioni d’intervento: infrastrutture (portuali, ferroviarie, stradali: le infrastrutture rimangono essenziali nel discorso della crescita delle possibilità di lavoro) il piano regolatore delle connessioni (affrontando a livello sovracomunale la spinosa questione del digital divide); Sanità, con il ribaltamento territoriale in stretta connessione con il sociale (recuperando una strategia socio-sanitaria) e la difesa e implementazione della realtà dei presidi esistenti; Energia: chiusa la partita del gas rimane comunque la necessità di far sì che il nostro comprensorio si ponga all’avanguardia in questo campo, ad esempio, nella produzione dell’idrogeno verde; Difesa ambientale (con la gestione delle importanti aree verdi presenti sul territorio); la questione di una presenza culturale diffusa esaltando il legame tra il campus di Legino e il territorio e la valorizzazione delle forte presenza associativa.
c) quello del federalismo municipale. Il rilancio dei quartieri non potrà avvenire (anche qui sarà necessario comunque un discorso sovracomunale) se non individuando la stabilità di una struttura istituzionale – amministrativa – tecnica e alcune missioni di fondo: rovesciamento territoriale in campo socio – sanitario (con forti elementi di gestione diretta sul territorio) e ricucitura degli “strappi urbanistici” come prime indicazioni;
d) Adeguamento della struttura interna al Comune con la ricostruzione di una struttura adeguata culturalmente e tecnicamente alle novità che avanzano a partire dalla costruzione di mansioni di giunta poste in una dimensione composta da un mix di deleghe e di progetti a termine. Flessibilità e capacità di lavoro collettivo, nell’ambito delle responsabilità assegnate al Sindaco dalla legislazione vigente, dovranno costituire le cifre per un discorso di ricostituzione per un effettivo livello di governo. Così come servirà anche un’attrezzatura organizzativa adeguata per promuovere la dimensione sovracomunale già più volte richiamata e le relazioni con gli Enti sovraordinati anche e soprattutto in funzione dell’acquisizione dei finanziamenti sui diversi piani,”in primis” quello europeo.
Franco Astengo