Nel numero passato ho raccontato la virtuosa storia di Arnasco, da cui si coglieva tra gli altri un dato essenziale ovvero la produzione olivicola poteva portare alla nascita di posti di lavoro (personale impiegato nel negozio aziendale o nel frantoio sociale,…) ma essa poteva produrre solo un reddito di tipo integrativo per le esigenze di una famiglia.
A questo dato bisogna però aggiungerne un altro poiché l’intera Liguria è interessata dalla costruzione di terrazzamenti e dalla presenza di olivi.
Io credo che oggi sia importante prendere coscienza del profondo legame storico esistente con questo albero e tenere conto del paesaggio, che nei secoli si è venuto formando poiché solo acquistandone completa coscienza si potrà valorizzarlo e farlo divenire un elemento imprescindibile dell’offerta culturale ed anche turistica della zona insieme ai piccoli borghi di pietra e ai santuari spesso nascosti proprio in mezzo a queste piante.
L’olivo segue la Liguria da sempre tanto che nella Villa romana del Varignano vicino a La Spezia è stata trovata la presenza di un frantoio ma le leggende attribuiscono alla rinascita del territorio dovuta alla presenza dei Benedettini dopo le invasioni saracene seguenti alla caduta dell’Impero Romano la nascita della produzione intensiva di olio e dei suoi derivati (sapone, sansa,…).
In realtà esistono attestazioni storiche diverse per cui vi sono documenti che attestano la coltivazione dell’olivo o dell’oliveto come pertinenza padronale già nell’alto Medioevo ( es. 774 DC in un atto di cessione di terreni da Carlo Magno a Guinibaldo, abate di Bobbio o 979 DC in una petizione al vescovo di Genova alcuni coloni chiesero l’affitto di terreni fra Ceriana e Taggia, esclusi gli oliveti) mentre una antica leggenda riporta l’importazione degli olivi alle Crociate tanto che il terreno in cui furono piantati i primi alberi dinanzi alla Chiesa sul Monte Calvario a Porto Maurizio di Imperia sarebbe stato portato dai Crociati dalla terra Santa.
Io credo che queste indagini di carattere storico-antropologico abbiano sicuramente valore ma che forse meriti una attenta analisi l’evoluzione dei rapporti familiari, padronali e sociali, che si vennero a creare in Liguria nelle aree contadine e interne per definire la mentalità delle comunità locali e l’eventuale impatto che su di esse poterono avere fatti importanti come la Rivoluzione Francese o la Prima Guerra Mondiale.
In questo quadro occorre poi uno sforzo collettivo per guardarsi intorno e cogliere la forza e la bellezza di un paesaggio unico e al tempo stesso profondamente precario poiché i terrazzamenti richiedono continue opere di manutenzione,che sono indispensabili anche per impedire lo scivolamento a valle delle zone collinari e montane.
Questa è la Liguria e soprattutto questo è il paesaggio, che ci circonda e che dobbiamo preservare perchè lo abbiamo ricevuto in eredità dalle generazioni future anche per impedirne la distruzione e per fondare una civiltà basata su valori condivisi di pace ed accoglienza.
Danilo Bruno
LA STORIA DI UN FRANTOIO