Misericordia non giustizia” fu il primo discorso,che la Madonna di Misericordia lasciò al Beato Antonio Botta il 18 marzo 1536,quando gli apparì la prima volta nella vallata del Santuario.
di Danilo Bruno
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Essa infatti riuscì a mettere in moto una città , che era rimasta annichilita dalle decisioni genovesi dopo la sconfitta del 1528,che portarono progressivamente all’interramento del porto, all’abbattimento dei principali edifici pubblici e alla conseguente costruzione dell’imponente fortezza genovese.
Savona infatti trovò proprio nell’Apparizione della Madonna le ragioni e la forza per guardare in se stessa e ritrovare le migliori energie per uscire da un pesante periodo di difficoltà.
Lungo la strada che da Lavagnola porta al Santuario vi sono nove cappelle votive: nove cappellette a pianta quadrata,che dovrebbero accompagnare la meditazione dei pellegrini lungo il percorso.
Le nove cappelle sono tutte eguali con un tetto in squame di ardesia e cupola emisferica.Gli angoli delle cappelle sono decorati con capitelli e lesene mentre una trabeazione con lisce modanature fa da cornice all’intera edicola.
Le cappelle,distanti una dall’altra 400 metri eccetto le ultime due,distanti seicento metri, ospitano all’interno un altare e all’origine un affresco , che paiono essere stati realizzati nella prima versione secondo notizie della storica Flavia Folco ,recentemente scomparsa, da Gio Agostino Ratti (1699-1775) nel 1736 , secondo centenario dell’ Apparizione , per poi essere ridipinte da altri artisti come Giuseppe Frascheri ( 1809-1886) e Lazzaro De Maestri (1840-1910).
Purtroppo gli affreschi non sono ben conservati e solo alcuni di essi conservano tracce del loro disegno originale così ad esempio a stare ai sito Santuario Savona | La basilica e il museo del Santuario di Savona ,che
ripercorre gli itinerari della vallata alla quinta cappella in luogo del presunto affresco di pittore locale vi è stata inserita una ceramica di Giacomo Raimondi (1912-1982).
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Qui si è alla volta di Ponte Olivé e ormai nei pressi dell’abitato di Riborgo e poi di San Bernardo in Valle e qui si possono osservare gli affreschi di Giuseppe Frascheri.
Ciò che colpisce nelle cappellette votive,che si incontrano lungo la strada del Santuario è il completo stato di progressivo abbandono poiché , pur essendo un percorso di fede e meditazione, esse non vengono in alcun modo valorizzate a parte eventuali,urgenti interventi strutturali in completa emergenza quando la situazione è tale che si rischia un grave danneggiamento se non il crollo.
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Praticamente sarebbe come se domattina qualche automobilista lasciasse la propria macchina davanti alla porta di ingresso della cattedrale impedendo l’accesso alle persone,pur essendo nel caso anche in ZTL.
Le cappelle meriterebbero quindi una complessiva opera di valorizzazione e di rilettura artistica oltre alla necessaria verifica statica in modo da non giungere sempre in fretta e all’ultimo momento a compiere interventi di salvaguardia.
In ultimo sarebbe poi interessante rammentare che tra la seconda e terza cappella è situata una serie di scisti argillosi, che sono tra le rocce più antiche della Liguria, risalenti al periodo Carbonifero dell’era Primaria ovvero circa 265 milioni di anni fa.
Danilo Bruno