Trascorso oltre un secolo da quando il fumo di tabacco era riservato alle classi ambienti, come i magnifici setter gordon agli aristocratici, segni distintivi di un potere visibile, e constatato, come sostenuto da qualche intellettuale, che il fil di fumo non giova alla capacità di concentrazione, all’intelligenza e alla creatività, ma induce a degenerazioni tissutali, malattie, invalidità e ad una minore attesa di vita (Science, II, 1938).
di Francesco Domenico Capizzi*
Sarebbe doveroso per cittadini, società e Istituzioni politiche e sanitarie chiedersi se finalmente non sia, davvero, giunto il momento di adottare quelle misure, non coercitive ma informative ed organizzative, che possano indurre alla rinuncia alla cerimonia del fumo, già segno inconfondibile di spigliatezza, virilità, fascino, modernità e successo in ogni campo.
Ignorare i dati clinico-statistici della sottostante tabella riassuntiva, molto circoncisa, non commentata e minimale per i dati elencati, e non portarli a conoscenza di tutti i cittadini, induce a deformazioni del significato del bene comune, al tradimento dell’articolo 32 della nostra Costituzione, a considerazioni erronee circa l’addebitare l’incremento esponenziale dei tumori ai soli devastanti inquinamenti ambientali e indulgere, anche inopinatamente da parte di medici, su modiche quantità di tabacco consumato.
Infatti: “la rottura del DNA e l’innesto del processo tumorale, per doppie sfilacciature che si fondono con cromosomi nella cellula, possono succedersi anche con un numero di sigarette fumate ritenuto erroneamente esiguo” (W. Sanders: Journal of cancer, 1979, 25, 443). Da aggiungere che sigarette elettroniche e senza combustione possono attrarre perché ritenuti erroneamente a rischio ridotto per la salute. Le attuali evidenze scientifiche non consentono di sostenere questa sensazione diffusa.
Occorre urgentemente, pertanto, investire in strategie informative e meccanismi della domanda e dell’offerta.
Dati recenti riguardanti il fumo in Italia e i suoi effetti (studio HBSC, ISS, ISTAT, Registro italiano tumori, 2018-2020)
|
|
N. Fumatori |
11.600.000-15.000.000 (5.500.000 donne) |
Età fumatori |
da 15 a 24 anni: 33% da 25 a 44 anni: 39% da 45 a 64 anni: 26% |
Consumo di tabacco Totale sigarette fumate/anno |
nel 51%: 20 sigarette/die nel 44%: 10-20 sigarette/die nel 5%: < 10 sigarette/die 52 miliardi |
media/die 14 |
|
media pro-capite n./anno 1.550 (come in Europa) |
|
sigarette vs pipa-sigaro: 99% vs 1% |
|
Inizio fumo: |
80% in età adolescenziale |
Rispetto a minore reddito e scolarità e per area geografica |
Sud 37%; nord-est 18% |
In tutte le Regioni
|
All’età di 11-15 anni (24.8 maschi, 31.9 femmine) dichiarazioni, in aumento, di aver fumato almeno un giorno negli ultimi 30
|
Pneumologi-fumatori |
59%, di cui il 25% fuma ancora, il 34% ha fumato in passato |
Medici-fumatori |
tra il 33% di Trento e il 44% di Palermo |
Infermieri-fumatori |
tra il 31% di Trento e il 38% di Genova |
Acquisto di sigarette nel 1961 |
63 miliardi di lire |
Acquisto di sigarette nel 1962 |
56 miliardi di lire (anno del divieto di pubblicità dei prodotti del tabacco) |
Acquisto di sigarette nel 1985 |
105 miliardi di lire |
Acquisto di sigarette nel periodo1986-1992 |
88 miliardi di lire per anno |
Acquisto di sigarette nel periodo 1996-2000 |
90 miliardi di lire/anno |
Acquisto di sigarette nel periodo 2016-2018 |
7.5 miliardi di euro/anno |
Vendita di contrabbando Incidenza media nel budget familiare
|
+13% del totale venduto (stima Guardia di Finanza) 10-20% |
Fumatori che rinunciano a fumare o che non hanno mai fumato prima |
60% |
Ex-fumatori Riduzione nella vendita di tabacco dopo la legge Sirchia 2005
|
18% 5-6% |
Fumatori che desiderano smettere di fumare |
75% (di questi l’80% ha tentato almeno una volta) |
Attuali fumatori che hanno tentato almeno una volta di smettere di fumare |
36% |
Fumatrici in gravidanza Negli ultimi 30 anni Rischi da tabagismo: (principali) Decessi Rischi da fumo passivo (detto di “seconda mano”) Contaminazione, per deposito, di mobili, tappeti, pavimenti (fumo di “terza mano”) Costi per famiglie e collettività (acquisto sigarette, maggiori assenze dal lavoro, diagnostiche e terapie multiple varie, conseguenti riduzioni del reddito e spese accessorie complessive) |
62% (il 70-80% ricomincia a fumare subito dopo il parto) prima causa di morte per tumore nei Paesi industrializzati con una ascendenza attribuita al fumo del 90-95% 3.000% con consumo di 20 sigarette/die/20 anni: tumori (+ 30-95%), arteriopatie (+90%), enfisema (+ 80%), infarti cardiaci (4/5), cataratte (+70%), sordità (+ 20%) 93.000/anno: 1/6 della mortalità generale, oltre il 25% tra i 35 e i 65 anni; mortalità e incidenza in calo tra gli uomini, in aumento tra le donne per le quali il ca. polmonare ha superato la localizzazione gastrica divenendo la terza causa di morte per neoplasia, dopo il tumore al seno e al colon-retto. + 24-100% Può colpire soprattutto i bambini 20-30 miliardi/anno
|
* Già docente di Chirurgia Generale nell’Università di Bologna e direttore di Chirurgia generale negli Ospedali Bellaria e Maggiore di Bologna
Francesco Domenico Capizzi