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Liguria e Basso Piemonte

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Il ricco Piemonte: 10.000 famiglie con depositi per oltre mezzo milione di €. Ha sede a Cuneo il quartiere generale per Liguria con fusione San Paolo-Ubi Banca


Poco meno di 734 miliardi di euro. E’ il valore della ricchezza netta delle famiglie residenti in Piemonte al 31 dicembre 2019. Lo si legge nell’ultimo rapporto della Banca d’Italia “L’economia del Piemonte”, con la precisazione che a quella data era pari a 396,1 miliardi il valore delle attività reali (abitazioni e altri immobili) appartenenti alle famiglie consumatrici della regione, le quali avevano anche attività finanziarie pari a 410,8 miliardi.

Il dr. Lanfranco Suardo direttore di Banca d’Italia Piemonte

In particolare, avevano 116,7 miliardi tra liquidità, depositi bancari e risparmio postale, 187,5 miliardi in titoli, azioni, partecipazioni e quote di fondi comuni e 106,6 miliardi in altre attività finanziarie (riserve assicurative e previdenziali, crediti commerciali).

Considerando che a fine 2019, le famiglie residenti in Piemonte avevano passività finanziarie (debiti) per 73,2 miliardi, emerge che la loro ricchezza netta ammontava a 733,7 miliardi, 19,2 miliardi in più rispetto a 12 mesi prima.

L’aumento si deve tutto alle attività finanziarie, cresciute di 23,1 miliardi, perché invece è calato di 2,4 miliardi il valore delle attività reali, in particolare 1,6 miliardi quello delle abitazioni. E proprio le perdite di valore delle abitazioni, che in Piemonte continuano da dieci anni, rappresentano uno dei fattori che spiegano perché la ricchezza netta delle famiglie nel 2019 sia risultata ancora inferiore a quella registrata ininterrottamente tra il 2009 e il 2015, nonostante il recupero sul 2018, quando è scesa a 714,5 miliardi.

Comuni più piccoli per Popolazione
Pos Comune Superficie (kmq)
1 Moncenisio (TO) 3,98
2 Briga Alta (CN) 53,52
3 Ingria (TO) 14,57

Per quanto riguarda il 2020, lo stesso rapporto della Banca d’Italia (direttore della sede di Torino è Lanfranco Suardo) precisa che al 31 dicembre scorso le famiglie consumatrici in Piemonte avevano depositi bancari per 90,986 miliardi (+5,6% rispetto alla stessa data del 2019) e titoli a custodia per 92,246 miliardi (+1%): in particolare, 16,297 miliardi era il valore dei titoli di Stato, 50,277 quello delle quote di fondi comuni d’investimento e 9,941 miliardi quello delle azioni.

Il 75,5% dei 5,678 milioni di depositi bancari delle famiglie avevano, alla fine dell’anno scorso, una giacenza inferiore a 12.500 euro, il 16,4% tra i 12.501 e i 50.000 euro, il 7,4% tra i 50.001 e i 250.000 euro e lo 0,5%, cioè 28.000, tra i 250.001 e i 500.000 euro. I depositi delle famiglie con giacenza superiore al mezzo milione di euro erano 10.000.

A livello nazionale, le famiglie consumatrici alla fine dell’anno scorso possedevano attività finanziarie per oltre 4.777 miliardi di euro, dei quali più di 1.379 come depositi bancari e risparmio postale (+85,1 miliardi rispetto al 31 dicembre 2019), 686 miliardi come quote di fondi comuni di investimento (+33,3 miliardi), 132,6 miliardi in titoli di Stato (-21 miliardi), 936,385 miliardi in azioni e partecipazioni (-15,8 miliardi), 1.191 miliardi come assicurazioni, fondi pensione e Tfr. Per contro avevano passività per quasi 969 miliardi, per cui la loro ricchezza finanziaria è risultata superiore ai 3.808 miliardi di euro.

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Andrea Perusin il direttore di divisione per Intesa Sanpaolo

«La Liguria è strategica
Pronti a investimenti
per i prossimi 5 anni»
DA IL SECOLO XIX – L’intervista di Alberto Quarati / Genova La fusione di Ubi Banca in Intesa Sanpaolo, nata dal blitz dell’istituto guidato da Carlo Messina a febbraio 2020 e conclusasi a livello operativo ad aprile dello scorso anno, ha avuto come epicentro naturale Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna. Ma i riflessi della riorganizzazione non potevano non sentirsi anche in Liguria, dove Ubi nel 2012 aveva assorbito l’ex Banco di San Giorgio, già da tempo nell’orbita lombarda: «A livello nazionale – spiega oggi Andrea Perusin, direttore della nuova divisione Sud Piemonte e Liguria, manager che arriva da Ubi, di cui era direttore del Nord Ovest – si è trattato della migrazione di 2,4 milioni di clienti e 15 mila dipendenti che sono entrati in Intesa Sanpaolo. Questo ha comportato una riorganizzazione territoriale che ha fatto salire le suddivisioni geografiche – molto importanti per una banca come la nostra, focalizzata sui territori – da otto a 12».In Liguria qual è adesso la situazione?«Allo stato attuale siamo a 134 punti operativi, cui si aggiungono due filiali e tre uffici distaccati della divisione orizzontale Agribusiness, che fa sempre riferimento alla Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo». Per presenza, la seconda banca della regione.«Posso dire che la Liguria rappresenta il 40% della divisione in termini di clienti. Agli sportelli va aggiunta la presenza di 843 punti di prelievo nelle tabaccherie con Mooney, prerogativa di Intesa che ne fa una banca di prossimità. Si può parlare di una presenza capillare». Perché unire questi due territori e perché il quartier generale a Cuneo.«Guardi, penso sia un’unione naturale di territori profondamente interconnessi, e che lo saranno sempre di più nei prossimi anni: visto dalla prospettiva della Liguria, e considerando l’imponente programma infrastrutturale che questa regione ha in corso, di cui gran parte riferibile al Piano nazionale di recupero e resilienza, queste aree opererann

 


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