La “cimice asiatica” causa danni ingentissimi all’agricoltura. Incredibili ritardi nelle azioni eco-sostenibili di contrasto. I primi interventi nella regione Liguria con“vespa samurai”e “Anastatus bifasciatus”.
di Gabriello Castellazzi*
Tra i tanti effetti negativi dei cambiamenti climatici dobbiamo registrare la diffusione in Europa di numerose specie aliene particolarmente dannose, tra queste la “cimice asiatica” (Halymorpha halys”) che, segnalata oggi in tutte le regioni italiane, causa danni ingentissimi all’agricoltura.
Questa specie esotica giunse nel Nord America a metà degli anni novanta, proveniente da Giappone, Corea e Taiwan. Una prima valutazione precisa dei danni registrati in conseguenza delle sue “punture” sulla frutta (in particolare le mele) venne fatta nel 2001 dagli agricoltori statunetensi. Dal Nord America la “cimice” raggiunse l’ Europa e le prime segnalazioni furono registrate nel 2004 in Svizzera e Germania, poi nel 2011 in Grecia, quindi in Italia (Emilia Romagna) nel 2012.
La femmina di questo insetto produce, in due cicli riproduttivi annuali, circa 300 uova che si sviluppano rapidamente in adulti, provocando danni ingentissimi a meli, peri, peschi, ciliegi, albicocchi, kiwi ecc. : l’apparato boccale fora il frutto per prenderne la linfa, ma nello stesso tempo provoca una vasta necrosi ai tessuti, causando la caduta del frutto o rendendolo immangiabile.
I danni per l’agricoltura italiana sono ingenti e calcolati in circa 600 milioni di Euro ogni anno.
Dopo anni di trattamenti poco efficaci, effettuati unicamente con sostanze chimiche, si è finalmente imboccata una strada non pericolosa, e il mondo scientifico si è reso conto che la tecnica di contrasto più efficace contro la “cimice” si può basare sul controllo biologico utilizzando finalmente un antagonista naturale della specie: il “Trissolcus japonicus” (“vespa samurai”).
Questo minuscolo “imenottero” proviene dalla stessa zona del mondo da cui giunse la “cimice asiatica”, ma risulta assolutamente innocuo per l’uomo, per gli animali in genere (comprese le api e gli altri insetti impollinatori). Nonostante il terribile appellativo di “samurai”, questa “vespa” non punge, si ciba di polline e nettare, e il suo ovopositore viene utilizzato per introdurre le proprie uova in quelle della “cimice asiatica” bloccandone lo sviluppo.
Questa tecnica di contenimento della “cimice” è molto recente ed è ancora considerata sperimentale. Purtroppo gli studi relativi alla lotta biologica sono di una lentezza esasperante. La semplicità operativa dell’uso di fitofarmaci e la loro efficacia a breve termine spiegano (ma non giustificano) la prevalenza del controllo chimico su quello biologico.
Era ben noto come nei luoghi di origine si fosse costituito naturalmente un equilibrio tra le due specie e da tempo si sarebbe potuto evitare l’uso di antiparassitari pericolosi per la salute umana e per gli insetti impollinatori. Nonostante i progressi fatti negli ultimi tempi a livello nazionale, si attende ancora il via libera del Ministero dell’Ambiente che, insieme al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, deve approvare le linee guida relative all’utilizzo della “vespa samurai”.
In Emilia Romagna è partito solamente lo scorso anno(ma continuerà questa estate) il progetto per la “lotta biologica” con l’utilizzo di 66.000 insetti “samurai” (distribuiti in 300 punti stategici), attivati per la ricerca di uova di “cimice asiatica” in cui deporre le proprie, neutralizzando quelle nocive.
Anche la Regione Liguria partecipa quest’anno al “Progetto Nazionale di Lotta alla “Cimice Asiatica”, grazie al coordinamento dell’ “Istituto Nazionale per la Protezione delle Piante” (CREA-DC); nel mese prossimo verrà effettuato il rilascio, in determinati siti, dello specifico “Agente Antagonista di Controllo Biologico” (Trissolcus japonicus). Questi “lanci” garantiranno un primo insediamento dell’ importante insetto antagonista in alcuni frutteti della nostra Riviera.
E’ giusto segnalare un’altra novità importante: il nostro “Servizio Fitosanitario Regionale” effettuerà il rilascio sperimentale anche di un altro antagonista della “cimice asiatica”: il suo nome scientifico è “Anastatus bifasciatus” (un imenottero parassitoide generalista di pentatoidi che in Italia è già presente in natura).
Successivamente verranno effettuati monitoraggi per verificare il risultato di tutti i lanci e se questi evidenzieranno risultati positivi sarà dimostrata la possibilità di agire contro la “cimice”anche favorendo lo sviluppo di un antagonista già presente sul nostro territorio (i vantaggi della biodiversità ligure).
Il Portavoce della “Federazione dei Verdi” della provincia di Savona
Gabriello Castellazzi