Il “Modello Genova” non è applicabile per le grandi opere del ponente savonese e il rispetto delle regole, aggiornate dal Governo Draghi, prevede il “Dibattito pubblico” che il Ministro Roberto Cingolani non può ignorare.
di Gabriello Castellazzi*
Nella settimana scorsa si è tenuto a Carcare un acceso dibattito sull’ipotesi di realizzazione dell’autostrada Albenga – Predosa e da tempi lontani si discute in Liguria anche di un’altra opera pubblica: il completamento del raddoppio della linea ferroviaria Genova-Ventimiglia.
La possibilità di utilizzare i sostanziosi finanziamenti europei ha messo in diversi ambienti il “turbo” ai confronti su questi due progetti. Ma se il dialogo avviene correttamente, cioè con il coinvolgimento delle istituzioni locali, un aspetto deve essere ben chiaro: il confronto per essere utile a tutti deve rispettare le regole stabilite dal “Nuovo Codice degli appalti” (L. 18/4/2016- art.22 : “Trasparenza nella partecipazione di portatori di interesse e dibattito pubblico”, confermate recentemente dal Governo Draghi.
Le ultime precisazioni relative al “dibattito pubblico” (con le nuove nomine fatte approvare il 16 giugno scorso dal “Ministro delle Infrastrutture” Enrico Giovannini) indicano come “rendere trasparente il confronto con i territori attraverso procedure che garantiscano il coinvolgimento delle comunità interessate, migliorare la qualità delle progettazioni, semplificare l’esecuzione delle opere attraverso scelte ponderate per ridurre l’aggravio dei contenziosi”.
Adesso che la nuova “Commissione nazionale per il Dibattito Pubblico” è finalmente rinnovata deve poter lavorare. Il “Ministro della Transizione Ecologica” Roberto Cingolani che invoca oggi il “Modello Genova” non può ignorare le regole approvate dal Governo di cui fa parte. In ambito genovese l’annoso problema della “Gronda”, e il più recente progetto della “Diga foranea” (progetto di Renzo Piano per la riqualificazione dell’area portuale), sono passati correttamente attraverso il “Dibattito pubblico”, rispettando l’ impianto normativo.
Chi invoca il “Modello Genova” per la realizzazione delle grandi opere pubbliche deve sapere che queste non possono evitare le “Valutazioni di Impatto Ambientale e Strategiche” poiché si andrebbe contro le regole di eco-sostenibilità collegate alla concessione dei finanziamenti europei. Semplificare i percorsi burocratici è certamente doveroso, come è necessario evitare pericolosi rallentamenti tra uffici che non collaborano, ma invocare ancora “commissari straordinari” con poteri speciali sarà incompatibile con le regole della democrazia partecipata.
Se si affronteranno per tempo i conflitti, riuscendo a gestire gli interessi contrapposti, si potrà rispettare la scadenza del 31 dicembre 2026 : data entro la quale i fondi di “Next generation EU” dovranno essere spesi e contabilizzati, altrimenti restituiti.
A Genova il ponte Morandi crollato è stato sostituito da una nuova struttura costruita nella stessa posizione, senza nuove gallerie di accesso, in un clima di straordinaria collaborazione. Tutte le Istituzioni si sono trovate eccezionalmente d’accordo nel veder realizzato il progetto di Renzo Piano in un clima di grande consenso popolare.
Al contrario, i progetti riguardanti le infrastrutture del Ponente savonese – così come presentati ormai da oltre un decennio – rappresentano un vero stravolgimento del territorio perchè ne modificano la natura e l’ opposizione di tutte le associazioni ambientaliste (e non solo) si è subito espressa.
Il raddoppio ferroviario tra Andora e Finale Ligure viene proposto in gran parte all’interno, in galleria, con attraversamento in superficie della piana di Albenga distruggendo preziose aree agricole.
La realizzazione di nuove stazioni, lontane dai nuclei urbani costieri, peggiorerebbe la già critica situazione dei trasporti su gomma che soffocano sempre più la Riviera. Ma – nonostante tutte le critiche fondate – un progetto alternativo che preveda il raddoppio sull’attuale sede per gran parte del percorso, non è mai stato presentato.
Nel Levante ligure (vedi Cinque Terre), quale sarebbe la situazione senza il doppio binario che collega i Comuni della costa?
Stesso ragionamento vale per il progetto autostradale Albenga-Predosa, così come è stato proposto alle Amministrazioni comunali alcuni anni fa. Questo prevede gallerie e viadotti di tali dimensioni da stravolgere completamente le vallate dell’entroterra finalese. Un’opera che il docente universitario Ing. Willi Husler (tecnico dei trasporti) ha dimostrato inutile e dannosa attraverso uno studio mai smentito da altri tecnici altrettanto qualificati.
La Giunta Toti dovrebbe oggi rendersi conto della necessità di recuperare il tempo perduto e attivarsi velocemente per un confronto democratico, capace di valutare soluzioni progettuali alternative, approvando in definitiva quelle compatibili con le vere esigenze del territorio (biodiversità-paesaggio), della sua economia (turismo e agricoltura di qualità), per il bene delle generazioni future.
Il portavoce della “Federazione dei Verdi” della provincia di Savona,
Gabriello Castellazzi*