Quella notte della TV. A pensarci bene siamo tutti caduti dentro quel pozzo 40 anni fa, la notte del 10 giugno. E tanti, a partire dalla televisione italiana, han perso il pudore davanti alla sofferenza e alla morte.
di Willy Olivero
A pensarci bene siamo tutti caduti dentro quel pozzo 40 anni fa, la notte del 10 giugno a Vermicino.
E tanti, a partire dalla televisione italiana, han perso il pudore davanti alla sofferenza e alla morte. Non sappiamo ancora a 40 ani di distanza chi furono i responsabili delle testate giornalistiche che permisero quello scempio, quella lunga diretta che, non passi chi scrive come cinico, non meritava una no-stop sui due canali della RAI.
Nessuno che, al Tg1 e al Tg2, ebbero il coraggio di staccare la spina, di lasciare che quel dramma, comune a tanti altri, si consumate nella sfera privata.
La morte di Alfredino Rampi rappresenta ancora oggi la pagina più nera della nostra televisione, madre di tanti trasmissioni che hanno poi rappresentato la TV del dolore.
Giancarlo Santalmassi, allora redattore e conduttore del Tg2, disse poi, anni dopo che ” tutti credevano che la vicenda si chiudesse nel migliore dei modi in qualche ora, dando sollievo ad un Paese martoriato dal terrorismo“. Ma non fu così e quella diretta mediatica fu occasione per uomini da circo, come il nano calato giù nel pozzo a notte fonda, di darsi una rilevanza nazionale, il Nessuno che diventava eroe.
E dispiace che anche il presidente Pertini si recò sul posto creando ulteriore confusione in quel circo Barnum di nani e ballerine. La mattina dopo quella notte l’Italia intera si sentì sgomenta, impotente, fragile. Era caduta, per colpa della televisione che perdeva per sempre la sua missione, tutta dentro quel pozzo nero dove, a pensarci bene, non è più risalita.
Willy Olivero