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Liguria e Basso Piemonte

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Lettera 2/ La morte di Amedeo d’Aosta. Savona la nuova ‘Piazza Sandro Pertini’ e la protesta per le parole del sindaco


La scomparsa del duca Amedeo d’Aosta lascia un profondo vuoto. Riceviamo e pubblichiamo  da Igor Belansky.

Una tra le voci degli appassionati delle vicende storiche della casa Savoia, il noto illustratore aveva dedicato alla sua figura un ritratto in bianco e nero, di recente pubblicato in articoli apparsi su questa testata ed altre ancora (vedi trucioli.it ).  E articoli 1, 2.

La Scomparsa del duca Amedeo d’Aosta lascia un profondo vuoto.

Il duca Amedeo aveva nel 2018 finalmente vinto il processo in appello per i diritti sul titolo di Savoia, a conclusione di una lunga disputa dinastica. Quando ho ascoltato la triste notizia al telegiornale, sono rimasto molto colpito. Amedeo era stato tenuto in grande considerazione dal re Umberto II.

Aveva prestato servizio militare in marina, servendo con onore lo Stato italiano. Ora tutte le attenzioni di coloro che stanno dalla parte del ramo Aosta – Savoia sono puntate sul figlio di Amedeo: Aimone. 

Igor Belansky

DALLA REGIONE LIGURIA: A SAVONA NUOVA PIAZZA INTITOLATA A PERTINI. TOTI: GRANDE ESEMPIO DI RIGORE E LIBERTÀ

GENOVA. “Oggi siamo qua a celebrare gli stessi valori che ci ha insegnato Sandro Pertini tanti anni fa. Perché Sandro Pertini non è stato solo un socialista ma è stato il presidente di tutti gli italiani ed ha incarnato nel modo più semplice quei valori di un tempo in cui tutti ci dobbiamo riconoscere. Pertini è riuscito ad incarnare i valori costituzionali in gesti che potevano essere di persone normali: la solidarietà, la capacità di esprimere i propri talenti, il rigore nei comportamenti. Celebrale Pertini oggi ci deve ricordare quanto vale la libertà, soprattutto in un momento come questo in cui la stiamo riconquistando, un principio di cui lui è sempre stato strenue difensore”. Così il presidente di Regione Liguria Giovanni Toti a Savona nella piazza intitolata a a Sandro Pertini, dove in sua memoria è stata realizzata anche un’opera dall’artista Gianni Lucchesi, andando ad impreziosire l’area circostante all’edificio dove un tempo era allestito l’ex ospedale San Paolo di Savona.”

 

LA SAVONA DEL 25 APRILE

La Savona del 25 aprile e del 2 giugno non può tollerare le colpevoli omissioni comprese nelle frasi pronunciate dalla Signora Sindaco della Città in occasione dell’inaugurazione di una stele dedicata a Sandro Pertini. In quelle parole, che è esagerato definire come componenti di un discorso, è stato completamente omesso il ricordo del Pertini capo dell’antifascismo italiano, perseguitato e condannato alla galera e al confino, compagno di Antonio Gramsci nel carcere di Turi, guida della Resistenza, artefice della Liberazione della Italia del Nord per opera dei partigiani: l’atto che ha restituito all’Italia la propria identità nazionale perduta nell’ignominia della guerra voluta dal Regime e dalla Monarchia.

Sandro Pertini nel dopoguerra rappresentò poi la continuità storica e politica dell’antifascismo italiano, fino al punto nel luglio del 1960 di rappresentare il riferimento di una lotta che impedì agli epigoni del regime di tornare al governo del Paese.

Ancora più intollerabile, nelle parole della Signora Sindaco, l’accenno al nostro Palazzo di Giustizia allora sito in Palazzo Santa Chiara (oggi colpevolmente abbandonato): in quelle aule Pertini non esercitò soltanto l’attività forense (avendo lo studio distrutto dalle squadracce) ma fu imputato in uno dei più celebri processi di quel periodo, quello relativo alla fuga di Filippo Turati in Francia, episodio fulgido della prima Resistenza. In quell’occasione Pertini fu imputato assieme al martire Carlo Rosselli e a Ferruccio Parri, futuro comandante “Maurizio”, capo del CLN e primo presidente del Consiglio all’indomani della Liberazione.

In questo caso non si può pensare a un episodio di semplice incultura, essendo quanto riportato anche in questa occasione universalmente noto. Si è trattato di un episodio di revisionismo d’accatto che deve essere giudicato severamente come un tentativo di rifiuto della grande storia della nostra Città e delle sue donne e uomini migliori.

p. IL GRUPPO “IL ROSSO NON E’ IL NERO”(Franco Astengo)


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