Con questo PNRR, con l’uso di quasi altrettanti soldi, in buona parte pagati da noi sempre, ottenere 300 miliardi di PIL al 2026 è troppo poco e non è ciò che serve: è solo poco di più di ciò che ci ha tolto il Covid. Non è ciò che sarebbe stato possibile fare.
di Sergio Bevilacqua
Ora, occorrono, di conseguenza, altri 2 equilibrismi: 1, per produrre in modo sistematico altri 300 miliardi di PIL; 2, una seria e determinata ristrutturazione del Debito Pubblico.
Se il PNRR fosse stato fatto in modo più coraggioso, queste 2 mosse si sarebbero potute evitare, perché dentro quel Piano ci sarebbero state entrambe.
Perché è successo?
Vediamo 2 serie di ipotesi.
Prima serie. Si vuole accompagnare lo Stato Italiano al default, nel modo meno doloroso; c’era troppa fretta; c’erano troppi intralci di bassa politica nostrana; c”era poca competenza, forse anche in Draghi.
Seconda serie. Si è scelta una strada conoscendone i bivi e trivi a venire e quindi la consapevolezza europea e macroeconomica del Grande Timoniere ha visto o conosce cose che noi non sappiamo.
Cioè, noi poveri mortali (italiani d’Europa) ora, dobbiamo vedere il bicchiere 4/5 vuoto o 1/5 pieno?
Sono stato davvero irritato dalla scarsa combattività, creatività mostrata da Draghi e dal Governo nella Clamorosa Occasione del Recovery Fund.
Con 130 di quei 250 si sarebbe potuto fare un grande programma di crescita urgente, e non solo ristrutturare la casa ipotecata: si sarebbe potuto riprenderne la piena titolarità, anche per il bene della nostra Europa.
La strada che abbiamo davanti ora è sì meno faticosa e imprenditorialmente rischiosa, ma non sarebbe stata per nulla folle quell’altra, che avrebbe portato presto doppio valore all’Europa, all’Italia come sua parte fondamentale, salvando il patrimonio della Repubblica, cioè dei suoi cittadini, gli italiani d’Europa.
Allo stato attuale, l’occhio semplice e logico (non dietrologico o “di mondo”) constata che, se prima la strada era stretta ma c’era un bulldozer da 250 miliardi di fondi che avrebbe potuto aprirla, oggi non abbiamo più il bulldozer che stiamo usando per rifare ciò che abbiamo già, e si è ristretta molto.
Uscire dalla crisi finanziaria della Repubblica è diventato molto più difficile.
Draghi ha delle armi segrete nel cassetto? Degli assi nella manica?
O invece ha deciso (insieme ad altri) che l’Italia (causa debiti) deve dividere le sue infrastrutture, risorse artistiche, naturali e, insomma, il suo patrimonio con gli altri europei, mentre gli altri europei si tengono il loro?
E ciò senza tentare il colpo di reni di una crescita repentina, con lo Stato orgogliosamente e coraggiosamente al fianco dei privati nella valorizzazione economica delle enormi risorse dello Stivale, con l’Economia Turistica Integrata e i prodotti identitari, sempre sostenendo l’industria tradizionale?
La mente umana è un meraviglioso dispositivo che ricalcola continuamente… E così anche la mia.
Voglio sperare, ancora…
Ma se prima del PNRR la mia speranza, anche grazie a Draghi, era al 35 % (esagerando…), oggi è al 10 (sempre esagerando).
E questa è la partita.
Ma se “qualcuno” (…) bara, giuro che mi arrabbio. E così gli italiani, perchè, se il Grande Timoniere, il grande Achab cacciatore di balene, non scopre la rotta di Magellano, un passaggio segreto, gli italiani si beccheranno una slavina di tasse patrimoniali.
E allora sarebbe andato bene anche un “Trinchetto” (come Salvini, Conte o Letta, ad esempio) a fare da timoniere, non il Mitico dal respiro di fuoco… SPES DAVVERO ULTIMA DEA.
Sergio Bevilacqua