Ha scritto il dr. Filippo Maffeo sulla sua pagina Facebook il 21 maggio 2021. Mario Fresa. Noto magistrato, ben noto fustigatore dei costumi degli altri. Violenza sulle donne a geometria e valenza variabile. La grande stampa è silente (perché?) e non ci dice nulla su iniziative disciplinari da parte del Procuratore Generale di Cassazione (sarà un compagno di corrente?) o del Ministro.
“A qualcuno forse piacerebbe sapere se il procedimento è stato avviato. La decisione sull’incompatibilità ambientale non esplica alcuna efficacia sull’illecito disciplinare. Così come non rileva, a livello disciplinare, l’avvenuta rimessione di querela. Il problema è questo: un magistrato è non è censurabile a livello disciplinare interno se picchia la moglie? E’ ancora in vigore o è stato abrogato l’art. 4 del decreto legislativo 23 febbraio 2006 n. 109 che prescrive: “costituiscono illeciti disciplinari conseguenti al reato: a) ,b), c) omissis…..d) qualunque fatto costituente reato idoneo a ledere l’immagine del magistrato, anche se il reato è estinto per qualsiasi causa o l’azione penale non può essere iniziata o proseguita”. Picchiare la moglie è un reato che lede l’immagine di un magistrato? Io, modesto coltivatore di rose, posso solo rispondere: l’immagine di un uomo certamente sì. Di un magistrato facciano lor signori di Roma, tanto più in basso di così è difficile scendere. Loro son giuristi ed uomini veri.” (Filippo Maffeo)
IL 20 MAGGIO ARTICOLO DE IL RIFORMISTA- IL CSM SALVA MARIA FRESA
NUMERO 2 DELLA CASSAZIONE: LA MOGLIE LO AVEVA DENUNCIATO
PER MALTRATTAMENTI a firma di Carmine Di Niro.
Il colpo che le aveva sferrato in faccia non è bastato perché le lesioni “non sarebbero derivanti da una condotta intenzionale”. Così il plenum del Consiglio superiore della magistratura ha salvato mercoledì 19 maggio il sostituto procuratore generale della Cassazione Mario Fresa dal trasferimento d’ufficio da Roma.
Il procedimento nei confronti del numero 2 della Cassazione era nato per valutare la sussistenza dei presupposti per una sua ‘cacciata’ dalla Capitale dopo la vicenda di maltrattamenti denunciati dalla moglie.
L’aggressione, avvenuto nella casa dei coniugi Fresa al centro di Roma, risale al 10 marzo 2020 ed era stato riportato dal quotidiano La Repubblica. Il magistrato, in particolare, sarebbe stato sorpreso dalla moglie al telefono con un’altra donna. Da qui la violenta discussione terminata con un fortissimo pugno alla tempia assestato davanti al figlioletto e alla tata.
La consorte di Fresa raggiunge il commissariato di San Vescovio e qui denuncia il consorte per maltrattamenti e lesioni, ma successivamente decide di ritirare la denuncia nei confronti del marito.
Il plenum del Csm, riunitosi ieri, ha quindi deciso di archiviare la pratica aperta dalla prima commissione. Una scelta che ha spaccato i membri: 9 sì, 8 no e 8 astensioni.
Ma a favore di Fresa si spende in particolare il pg della Cassazione, Giovanni Salvi, di cui Fresa è di fatto vice. Per Salvi, come ha ricordato in plenum, “pm e giudice hanno messo in discussione il nesso di causalità o meglio l’intenzionalità della condotta del dottor Fresa”. Quindi rileva, ha spiegato, “non solo un profilo di difetto di querela ma anche un profilo che segue alle dichiarazioni della persona offesa secondo le quali le lesioni non sarebbero derivanti da una condotta intenzionale”.
Per Salvi dunque caso chiuso, anche perché nel corso del plenum ricordo ai colleghi delle “qualità professionali eccellenti” di Fresa. Quest’ultimo è un esponente di spicco del Movimento per la giustizia che, insieme a Magistratura democratica, rappresenta la sinistra giudiziaria all’interno dell’Associazione nazionale magistrati. Già consigliere del Csm dal 2006 al 2010, attualmente rappresenta la pubblica accusa davanti alla Sezione disciplinare di Palazzo dei Marescialli. Un incarico particolarmente prestigioso e di grande responsabilità.