Un anno fa, mentre iniziava ad imperversare la pandemia da Covid-19, l’Associazione Italiana per la Wilderness poté annunciare l’avvenuta designazione di un settore di Area Wilderness privata, nelle alte Langhe astigiane, grazie alla spontanea decisione della Signora Leila Nur (Pavia). Oggi, con la pandemia in fase calante l’AIW può annunciare una nuova Area Wilderness, sempre per privata designazione, in una grande tenuta dell’alto Lazio.
di Franco Zunino*
Quest’ultima per effetto di un atto analogo e lungimirante da parte di Donna Maria Luisa Patrizi Montoro, di Castel Giuliano (Roma), cui si è giunti dopo il proficuo lavoro di informazione svolto dalla Consigliera dell’AIW Donna Virginia Massimo Lancellotti e dal Presidente Dott. Aldo Giorgio Salvatori.
Entrambe le Aree si sono potute designare grazie a questi nobili gesti di filantropia liberale volta alla difesa dell’ambiente e del paesaggio mediante “Contratti di Tutela Spontanea” sottoscritti sotto l’egida dell’Associazione Italiana per la Wilderness.
Una tutela ottenuta non coinvolgendo l’apparato pubblico, sia esso lo Stato o siano le Regioni, che comporta sempre vincoli imposti in forza di leggi vincolistiche che quasi sempre i proprietari di suoli subiscono in virtù del fatto che possiedono dei beni ambientali e paesaggistici ritenuti di elevato valore culturale e sociale e per i quali lo Stato si assume il diritto/dovere di salvaguardarli con una scelta vincolistica pubblica.
Nel caso dei succitati “Contratti di Tutela Spontanea” si tratta invece di una libera scelta degli stessi proprietari sotto la garante egida di un’associazione che ha come finalità la conservazione della Natura. Coscienti e informati che i loro beni ancorché catastalmente e legittimamente propri, possiedono comunque un valore naturale e culturale che moralmente appartiene a tutta la collettività e per questa ragione richiedono un impegno comune e condiviso che ne garantisca la salvaguardia. L’esatto contrario degli interventi impositivi dello Stato, il quale non richiede mai un parere ai legittimi proprietari del bene da tutelare e neppure offre compensazioni in cambio dei rigidi vincoli imposti e calati dall’alto.
La linea seguita dall’AIW mira invece a questa soluzione liberale, dove ognuno fa la propria parte senza alcuna prevaricazione, ottenendo un impegno di salvaguardia che, essendo condiviso, non necessita di provvedimenti impositivi. Il suo valore risulta peraltro maggiore, poiché viene a godere di una certezza più solida in quanto dagli stessi proprietari apprezzato e condiviso, tanto da assicurarne loro stessi la salvaguardia per opera diretta, che non mediante una imposizione statale. Un gesto che sia lo Stato, sia le Regioni dovrebbero apprezzare evitando loro di imporre restrizioni allo scopo di ottenere quanto gli stessi già spontaneamente si offrono di assicurare, ancorché solo con un gentlemen’s agreement, come avviene in altri Paesi.
Unica condizione posta, e accettata dai proprietari, è che, nell’assicurare il loro impegno di salvaguardia dei reali valori da essi posseduti, non gli sia impedito il legittimo diritto all’utilizzo delle risorse naturali rinnovabili nei limiti delle legislazioni vigenti in materia.
E’ con questo criterio che oggi ha visto luce l’Area Wilderness “Marchese Innocenzo Patrizi”, grazie alla lodevole filantropia della sua erede Donna Maria Luisa Patrizi Montoro. L’AIW le è pertanto grata per aver accolta la proposta di impegnarsi nella salvaguardia del suo bene, creando un principio etico che si spera possa divenire valido esempio di un conservazionismo libero, liberale e democratico. Un modello che si spera possa suscitare ammirazione e condivisione anche da parte del mondo della politica e del potere istituzionale del nostro Paese così come già avviene in altri Paesi, specie in quelli dove il conservazionismo della Natura è nato e che hanno fatto da apripista al mondo intero.
La nuova area, suddivisa in undici settori per un totale di 535 ettari, è stata denominata e dedicata alla memoria del Marchese Innocenzo Patrizi, anche in quanto uno degli storici fondatori del WWF Italia nel lontano 1966, con la seguente motivazione: Per avere egli sempre preservato questi luoghi, anche e proprio grazie al suo profondo amore per la natura, tutto il mondo rurale e la caccia in particolare, e per essere stato tra i fondatori dell’Associazione Italiana per il WWF, e, successivamente, sostenitore dell’Associazione Italiana per la Wilderness.
E’ questa la prima volta che uno dei fondatori del movimento conservazionista italiano viene ricordato e commemorato mediante un’area tutelata per la finalità per cui egli si era unito ad altri idealisti al fine di creare un’associazione che si battesse per la diesa delle specie in via di estinzione in Italia e dei loro ambienti di vita. L’AIW è orgogliosa di questo suo primato, che se in Italia è magari da alcuni considerata una stranezza, in altri Paesi è una consuetudine; certamente il modo migliore per ricordare l’impegno di chi durante la sua vita si è battuto per la difesa della Natura. E il Marchese Innocenzo Patrizi è stato uno di questi, pur essendo sempre stato, come già lo fu lo storico leader del movimento Wilderness americano, Aldo Leopold, un convinto e appassionato cacciatore. Come cacciatori-conservazionisti lo furono anche altri che con lui, in quel lontano 1966, sottoscrissero l’atto di fondazione della allora Associazione Italiana per il World Wildlife Fund. Con questa iniziativa, oggi sia la famiglia Patrizi sia l’Associazione Italiana per la Wilderness, di cui egli fu un sostenitore, lo commemorano nel modo che si è ritenuto più degno.
Suddivisa in 11 settori, a causa di una serie di piste forestali, l’Area Wilderness “Marchese Innocenzo Patrizi” è caratterizzata in grande prevalenza da boschi cedui e da macchia cespugliata dell’ecosistema collinare mediterraneo, ma con tratti ad alto fusto e presenza di non pochi alberi secolari di querce (cerro, leccio e roverella), peraltro con scarsi segni di interventi colturali, perlopiù limitati sia in estensione sia di turnazione, la quale ultima si effettua ogni venti o anche trent’anni con il seguente totale loro abbandono allo sviluppo naturale; zona boschiva costituente un residuo di quella macchia di una “maremma” quasi scomparsa ovunque proprio per gli eccessi di bonifiche e disboscamenti che hanno caratterizzato tutta la Maremma laziale e toscana. Da un puto di vista strettamente naturalistico l’area è abitata da gran parte delle specie di fauna e flora tipiche, dal cinghiale al Lupo, al Capriolo (forse ancora della sottospecie italica) al Daino, al Gatto selvatico e la Martora con probabile nidificazione anche di rare specie ornitologiche (si dice non meno di 75 specie nel comprensorio della Tolfa) come il Nibbio reale, il Biancone e la Ghiandaia marina, alcune Averle e l’Ortolano; interessante anche la presenza di rari anfibi come la Salamandrina dagli occhiali e l’Ululone a ventre giallo; non per nulla l’area appartiene ad una Zona di Protezione Speciale del “Comprensorio tolfetano” voluta dall’apposita Convenzione europea. Voluta ma mai compensata, nel senso che se non di esproprio del diritto di proprietà, almeno qualcosa di simile la prassi europea ha previsto (con passaggi legislativi della filiera Regione, Stato, Unione Europea), con un discutibile procedimento “democratico” – impositivo. In pratica più un desiderio di salvaguardia trasformato in un vincolo che un’area protetta, tutela invece oggi stabilita, ma per spontanea iniziativa della proprietaria!
Solo un neo macchia la fantastica bellezza di questo luogo, dalle cui cime maggiori nei giorni limpidi si può finanche osservare la lontana cupola di San Pietro, ed è la servitù di passaggio di un grande elettrodotto ad alta tensione che dalla centrale di Civitavecchia porta l’energia a Roma. Una infrastruttura invasiva che con alcuni piloni impatta su una considerevole porzione dei suoi paesaggi.
Franco Zunino*
(Segretario Generale Associazione Italiana Wilderness)