Che una coppia di strampalati spasimanti abbia sentito l’impellente necessità di dare sfogo ai propri impulsi ormonali nei pressi del cimitero di Borghetto, e beh! questo ci può anche stare.Leggi anche: Borghetto per la prima volta ospita il Trofeo Rosa dei Venti con la nazionale olimpica di tiro con l’arco. Con al presenza di un ‘oro mondiale’ (David Pasqualucci) e di un oro europeo (Tatiana Andreoli). E altri campioni olimpici. Un evento sportivo promozionale che non ha precedenti nella storia cittadina.
di Renzo Patetta
Che i medesimi abbiano poi consumato le residue energie per istoriare, in modo grottesco, il muro a levante, (così come si vede nelle foto) purtroppo è un segno dei tempi.
Ciò che non può essere tollerato è che gli sgorbi campeggino in bella vista ormai da diversi anni umiliando le sepolture dei nostri defunti, senza che alcuna autorità comunale o altro ente preposto, abbia sentito la necessità di eliminare lo sconcio.
Non starò a dilungarmi per ricordare cosa rappresenti per ognuno di noi il ricordo dei propri morti e la sacralità del loro riposo. Ho avuto la fortuna di girovagare per il mondo ed ho potuto rendermi conto che, seppur in modo diverso, il culto dei propri antenati è comune ed irrinunciabile ad ogni latitudine.
E qui? Qui a Borghetto S. Spirito, in una presunta perla della Riviera, sotto ad una bandiera blu vanto del nostro mare e nei pressi di un litorale gremito da migliaia di ospiti, cosa lasciamo esposto bene in vista? L’umiliazione verso i defunti, tutti i defunti.
Che fare? Come impegnarsi e cancellare questa macchia? Non posso essere solo io a dirlo, meno che meno a pretenderlo, anche se qualche semplice idea mi ronza in testa. Un desiderio, una speranza, un’ombra di riconoscenza dovuta a chi ci ha fatto aprire gli occhi sul mondo accompagnandoci poi nei meandri che la vita ci ha spalancato davanti: Niente di più.
La presenza di una targa, di una semplice lapide, per esempio. Nulla di imponente, solo un accenno per ricordare la sacralità del luogo. O una breve siepe, o una cortina di foglie rampicanti così presenti, tra l’altro, nei camposanti anglosassoni.
Anche un murale, perché no! confacente all’ambiente certo: la prospettiva di un chiostro, i colori tenui di un giardino; qualcosa che ricopra il bianco di quel muro che, così come è, richiama inevitabilmente allo scarabocchio. So (pur non conoscendolo) che c’è, nello staff degli assessori, chi si professa umanista. Ben venga! Potrebbe essere lui ad indicare una soluzione
Provi lui a sollecitare i responsabili: trovi coloro che non hanno idea ne di virtù ne di dottrina e ci costringono a convivere con la mortificazione verso i nostri antenati. Verranno a dirci che hanno impegni inderogabili, che devono calar passerelle, innalzar ponticelli, ma appena potranno trovare un disimpegno… rinvenire un fondo, a qualcosa allora si potrà pensare, qualcosina insomma si potrà fare … si parva licet
A questo proposito, collegando idealmente il ponte al camposanto, vorrei riportare di seguìto le ultime righe de “ Il ponte di Saint Louis Rey di Thornton Wilder” colonna portante, questa sì, della cultura universale: “Presto moriremo ed ogni memoria di noi scomparirà dalla terra e noi stessi saremo amati per breve tempo e poi dimenticati: Ma l’amore sarà bastato…. Neppure la memoria sarà necessaria all’amore: C’è un mondo dei viventi ed un mondo dei morti e il ponte che li unisce è l’amore, la sola sopravvivenza, il solo significato”.
Coraggio assessori, il vostro impegno è necessario, la vostra solerzia è doverosa. Molti ve ne saranno grati.
Renzo Patetta
BORGHETTO IL TROFEO NAZIONALE ‘ROSA DEI VENTI’
ERANO ANNI CHE LA CITTADINA NON OSPITAVA UN EVENTO DI TALE RISONANZA