Febbraio 2020, poco più di un anno fa. “Ieri sera sul Telegiornale di Rai 3 si è parlato dei rifiuti ( plastica in questo caso , imballaggi trovati in Turchia e nelle altri parti del mondo partiti dalla nostra bellissima Italia ). L’ambientalista di turno diceva che la plastica non si può distruggere. Errore madornale, o forse poco informato”. Ecco un post di Agostino Brunasso, savonese doc. E annunciava di voler chiedere aiuto a Striscia la Notizia dell’alassino Antonio Ricci.
“Una bottiglia di plastica si può distruggere in un minuto al massimo due con una operazione chimica .( e stata comprovata dal sottoscritto ) . Il prodotto si chiama Acetone formula chimica C3H60 , Tale prodotto viene comunemente usato dalle donne per pulirsi le unghie. E un prodotto dal profumo dolce e non inquina. Ultimamente tale prodotto…. Acetone e venuto surclassato da un solvente. Ho controllato nei negozi sia a Vado Ligure che a Savona Acetone non esiste più, solo un piccolo contenitore della stessa marca di solvente . A questo punto penso che non si voglia fare questo tipo di trattamento e poi mi si spieghi il motivo … Forse milioni di Italiani chiedono di saperlo , in primis il sottoscritto . Il problema della plastica sarebbe estinto con buona pace di tutti . Leggere le enciclopedie e una cosa fantastica. Grazie per l’attenzione. A questo punto chiedere i l’aiuto di ” Striscia la Notizia di Antonio Ricci ”
E per finire e una mia proposta per salvaguardare l’ambiente . E la distruzione totale della plastica e l ‘acetone ( CH3- C0- CH3 ) L’ acetone e un prodotto che non inquina, a un odore piacevole e distrugge le bottiglie di plastica in pochi minuti ( il risuultato che ho avuto e eccezionale ) quando scrivo mi propongo sempre con la presunzione che qualcuno dall’ altra parte mi ascolti . Ma purtroppo chi e nessuno e difficile farsi ascoltare, oppure inserirli in un contesto dei fuori di testa.
IL 17 APRILE 2019 – È stato pubblicato sulla rivista Nature Communications dall’università tedesca di Greifswald e dal centro Helmholtz di Berlino e la struttura Bessy per la luce di sincrotrone il risultato sulle “forbici molecolari”. Si tratta di enzimi che distruggono la plastica, rendendola in questo modo biodegradabile. La scoperta, nei batteri mangiaplastica ora sintetizzati in laboratorio, risale 2016, mentre, attualmente, aver osservato la struttura 3D ha permesso di sintetizzare in laboratorio varianti più efficienti di quelle naturali, così da produrne in quantità illimitate.Il giapponese Kyoto Institute of Technology era arrivato al batterio che si nutre della plastica usata per la produzione di bottiglie: il Pet (polietilene tereftalato) è in grado di digerirla attraverso gli enzimi Petase e Mhetase. A distanza di due anni, nel 2018, la struttura del Petase è stata decodificata grazie a una ricerca condotta tra Gran Bretagna e Stati Uniti, e ora si conosce anche quella del secondo enzima. I ricercatori hanno scoperto che il Petase è la prima forbice ad agire, riducendo la plastica in frammenti, e poi il Mhetase, li scompone, ottenendo gli elementi di base del Pet.