Andrea Bricchetto è un giovane docente di Italiano per gli stranieri e di Inglese per gli italiani, amante delle arti figurativa e musicale, inserito in una famiglia acculturata, residente in un borgo della Riviera ponentina, Celle Ligure.
di Gian Luigi Bruzzone
Andrea, vuoi parlare della tua famiglia? Hai la fortuna di avere tre sorelle più grandi di te. Che fanno?
Sì, insieme con mia sorella Elisabetta, sono il più piccolo della famiglia. Elisabetta, mia gemella, donna forte, architetto, attualmente vive e lavora a York, nel Regno Unito. Francesca, donna verace, dal sorriso potentissimo, laureata in Scienze Ambientali Marine, è mamma di due creature stupende, e lavora in un’azienda di bonifiche ambientali nel ponente ligure. Chiara, primogenita, è da sempre mia preziosa fonte ispiratrice per tutto ció che gravita intorno a arte, cinema e fotografia, lei è architetto e insegnante di disegno e storia dell’arte.
Quale è stato il tuo corso di studi? E gli insegnanti dai quali hai più imparato?
Mi sono laureato in Economia Aziendale dopo il diploma di maturità scientifica. Monica Carretto mi ha fatto conoscere la forza e la preziosità del comunicare, insegnando a me e ai miei compagni di classe storia e filosofia al liceo Scientifico savonese. Ancor prima, Claudio Mistrangelo mi ha permesso di amare l’analisi logica, la grammatica italiana, l’allenamento all’umiltà, la gioia del sapere, il meccanismo del ragionamento.
Com’è sorta la tua passione per il disegno?
Nello studio tecnico di mio papà, osservando i pennini a china delle piantine su carta lucida, le squadre, le righe. È stato colpo di fulmine, che si è poi sviluppato negli anni, confermando in me la pura gioia del disegnare, del passare da un’emozione immaginata a linee vive su carta. La mia prima personale, chiamata “Kasvot” – che in finlandese significa “Volti” – l’ho allestita nel 2010 a Helsinki. I miei disegni parlano di guerrieri e guerriere che lottano, riposano, avanzano sicuri nelle sfide. sorridono.
Tu insegni in rete la lingua italiana agli stranieri e la lingua anglosassone agli italiani…
Sì. Ero in un café del centro storico di Genova, quando in un gruppo di professionisti foresti, un’ingegnere neozelandese dalla nera chioma e dagli occhi azzurri, mi chiese se potessi aiutarla a impadronirsi dell’italiaca favella. La sua richiesta si è allargata ad altre colleghe canadesi. Anche il mio interesse all’insegnamento della lingua inglese deriva da una richiesta di una mia carissima ex-collega di Genova: “Andre, mi aiuteresti nella conversation in English?” Il mio studente piú giovane ha sette anni, quello piú avanti con l’età ne ha settanta. Gli studenti stranieri vivono nel Nord e Sud America, in Europa, in Africa, in Arabia Saudita, in Iran, in Giappone, in Cina, in Australia.
Quale significato e quali scopi rivestono per te codesto insegnamento?
Lo scopo principale consiste nell’aiutare chi ne ha bisogno e non è presuntuoso da non chiederlo, come non è presuntuoso, da parte mia, credere che l’aiuto sia soltanto mio. È un’interazione vera quella che accade durante ogni lezione: lo studente, la studentessa ha la possibilitá di esprimersi in lingua sin dalla prima lezione, e, sentendosi guidato, guidata per mano, esplora insieme con me testi e audio creati da autori di notevole carica ispiratrice.
Hai una strategia didattica particolare nell’insegnare le lingue?
L’esperienza insegna, sono pervenuto ad una strategia che non sapevo di possedere: dà grande soddisfazione sentir lo studente esprimersi con fiera sicurezza, lo stesso studente che pochi mesi innanzi mostrava timore e insicurezza. È il mio motore, che mia aiuta a essere sostegno e stimolo degli studenti nel comunicare in modo sicuro e consapevole.
Memorabile il tuo soggiorno in Finlandia…
Sí! Grazie al progetto Erasmus ho potuto recarmi in Finlandia per sei mesi, e approfondire gli studi in questo paese cosí diverso dal nostro.
Se dovessi tentare un confronto tra la cultura italiana e quella finlandese…
Mi sento di adoperare la parola complementarietá: ho notato un diffuso amore dei finlandesi per la nostra Italia e la nostra cultura, riscontrabile sia nello studio della nostra lingua, della nostra arte e della nostra storia, sia nel desiderio di una vacanza nel nostro paese, e nelle persone di maggiore disponibilità finanziaria, dell’acquisto di una casa nella nostra penisola.
Mi hanno riferito che sei un provetto chitarrista…
Lucia Marré, Paola Arecco, e in seguito Maurizio Fiaschi mi hanno trasmesso l’amore per la chitarra d’accompagnamento. Mi consente di esprimere sentimenti davvero liberi che le parole non mi permettono di esplicitare. Avendo inoltre la fortuna di accompagnare i canti nella parrocchia dell’Assunta in Celle Piani, scopro ad ogni S. Messa, la forza del canto come preghiera.
Coltivi un progetto in cuore…
È così, sto progettando una piattaforma dove i miei studenti possano interagire nella lingua appresa insieme con me, in modo sincero e spontaneo, sapendo di poter incontrare un maestro che li stima, che ne apprezza gli sforzi, e che li vuole aiutare senza ignorare le inevitabili difficoltà della disciplina e anche quelli imputabili alla loro età anagrafica.
Che pensi della situazione socio-economico-culturale della nostra provincia?
Credo che la Liguria ponentina, disponga di un grande potenziale ancora da scoprire. I miei quindici anni di permanenza in Finlandia non solo mi hanno fatto apprezzare molti lati della cultura finlandese, ma ripensare, comprendere meglio ed amare la cultura italiana, non certo inferiore alle altre, al contrario della diffusa esteromania. Celle Ligure è benedetta dalla presenza di menti giovani, davvero fresche, creative ed innovative.
Che cos’è la felicità?
È il poter stare in pace con sé stessi, amare gli altri e saper scusare gli inevitabili limiti insiti in ogni essere umano.
Ma che cos’è l’amore?
L’ Amore è tutto, apre porte a doppia anta dove prima c’erano soltanto muri. Ho avuto la fortuna di vivere a lungo in Finlandia, come ho appena detto. Una volta rientrato in Italia, in seguito alla fine di un rapporto di convivenza peraltro ostacolato dalla mia famiglia, avevo netto e definito in cuore il fortissimo desiderio di parlare a uomini adulti di cose importanti, di scelte di vita. Mi venne presentata l’opportunità di prender parte a tre giorni di ritiro spirituale. La colsi. Tre giorni di puro capovolgimento interiore: il mio modo di leggere gli avvenimenti della vita, le mie priorità, tutto è cambiato, per il meglio.
In seguito ho vissuto grandi sfide per la mia salute fisica. Dopo un’urgente operazione alla gola, mi è stata concessa la smisurata opportunità di vivere in prima persona l’esperienza piú genuina, intensa, commovente della mia vita: la sensazione di un abbraccio materno infinito, buono, ha spazzato via con ferma delicatezza pensieri di panico, e ha dato il via a giornate ricche di pace, di luce, di grazia, di grinta. È stato il mio primo pellegrinaggio a Medjugorie, vissuto in compagnia di mio padre.
Siamo inseriti in una precisa ed unica coordinata spazio-temporale…
Lo siamo ed é notevole quando ci rendiamo conto che ognuno di noi é davvero unico. Sta a noi avvertirlo: se non ce ne accorgiamo é una nostra incapacità di leggere e di vedere le cose. Incapacità sempre e comunque curabile. E qui l’ascolto diventa importante, più del parlare.
Che pensi alla fine della giornata?
Faccio il possibile perché la giornata si concluda serenamente, pensando alle attività del giorno e sperando che non ci sia stato nulla che possa lasciare l’amaro nel ricordo. Raccogliermi in preghiera per ringraziare è diventato mio abito mentale. Saper cogliere e riconoscere i benefici ricevuti, le buone azioni e anche quelle negative, è esso stesso, un dono.
Grazie, caro Andrea, per esserti lasciato intervistare. Saluta tuo padre Arturo ed i Tuoi: i giorni vi donino molte ore serene e fruttuose.
Gian Luigi Bruzzone