Era il 5 dicembre e Il Secolo XIX titolava: “Nuovo carcere ora qualcosa si muove. Sindaci al tavolo per decidere l’area. Telefonata tra l’on Vazio ed il presidente della provincia Oliveri. Incontro decisivo per la prossima settimana”. Era un pesce d’aprile ? Ma perchè non affidano alla supercorazzata di Ivg.it il ruolo più praticato: panzer che attacca e risolve problematiche annose. Mentre l’on. Roberto Giachetti presenta un’interrogazione al Ministero del Giustizia. Chiede chiarimenti sull’ esemplare vicenda della nuova Casa Circondariale di Savona: caratteristiche che il nuovo edificio dovrebbe avere e scelta dell’area, chiedendo di prendere nuovamente in esame la possibilità di realizzarlo a Savona. Ma qui ci sono giornalisti di grido che hanno urlato: “Solo pochi giudici lo vogliono vicino al tribunale…”.
Gli stessi cronisti di punta che hanno rivelato al mondo che il condannato Alberto Teardo e C. sono stati vittime di un complotto dall’alto. Chi pagava le mazzette (19 miliardi di lire anni ’70 e ’80) non era costretto, lo faceva per farsi amico chi decideva ed affidava gli appalti pubblici. E sono dieci anni dopo, a Milano, arriveranno ‘Mani Pulite’.
COMUNICATO STAMPA – La chiusura del Sant’Agostino, avvenuta all’inizio del 2016, ci ha trovati pienamente d’accordo e da anni avevamo chiesto che avvenisse. La scarsa capienza, la mancanza di spazi, le condizioni vergognose delle celle ubicate in un seminterrato umido e malsano senza luce diretta e l’impossibilità di una ristrutturazione o ampliamento avevano indotto il Ministero a progettarne la dismissione fin dalla fine degli anni ’70, la richiesta al Comune di Savona di individuare un’area sul proprio territorio idonea alla realizzazione di un nuovo istituto è rimasta da allora ad oggi inevasa .
Più volte quest’area è stata in realtà individuata: negli anni ’90 la Giunta Gervasio ipotizzò potesse essere a Legino, nel 2000 il Sindaco Ruggeri propose l’ex-Metalmetron, nel 2002 il Consiglio Comunale indicò la Collina di Passeggi, ma preferì abbandonare al suo destino il relativo progetto, una volta chiarite le complicazioni (immaginabili fin dall’inizio) che ponevano le opere di urbanizzazione.
E’ stata una responsabilità che si è assunta la politica savonese quella di mantenere per decenni in esercizio una struttura in quelle condizioni, scartare le aree migliori, non individuarne altre e rimuovere il problema. Nel 2016 il Ministero aveva chiesto di valutare alcune a Savona (Piazza del Popolo e Legino), Albisola e Albenga e nello scorso mese di dicembre in risposta ad una interrogazione dell’onorevole Sara Foscolo ha segnalato come idonea e adeguata in merito ad uno studio di fattibilità quella delle ex-officine Rialzo alle spalle del Tribunale di Savona.
Il tavolo tecnico ha ritenuto di escluderle a priori e di valutare la sola possibilità che il nuovo istituto possa essere realizzato soltanto in Valbormida e in conseguenza di questo si sono tenuti sopralluoghi presso alcune aree a Cairo Montenotte e Cengio, tra queste assai imprudentemente è stata inclusa l’area 2 dell’ex-Acna, la cui tormentata bonifica ha lasciato al proprio posto ancora milioni di metri cubi di rifiuti tossici pericolosi e di cui fino ad oggi nessuno aveva proposto un nuovo utilizzo che non fosse industriale.
In base a quanto dichiarato con insistenza dall’onorevole Franco Vazio e dall’allora sottosegretario Giorgis e in apprezzabile coerenza con le linee guida del Ministro Cartabia, la nuova struttura dovrebbe avere caratteristiche di istituto aperto e trattamentale, con ampi spazi destinati all’attività lavorativa e rieducativa, nonché possibilità di accesso al lavoro esterno, e proprio per questo viene proposto di realizzarlo in Valbormida dove c’è maggiore disponibilità di spazio.
C’è però ragione di domandarsi se la Valbormida sia davvero la zona più adatta per realizzare una struttura di questo tipo, per la maggior difficoltà a portarvi attività lavorativa, perché rischia di essere più difficile il coinvolgimento di associazioni e volontariato, per la lontananza evidente dai servizi e dalla città.
Vale la pena di chiederselo in particolare rispetto alla situazione ligure dove il lavoro e l’attività trattamentale scarseggiano nella maggior parte degli istituti e dove il meno fornito di queste opportunità è l’unico realizzato con caratteristiche simili in località isolata e lontana dall’abitato, cioè la Casa di Reclusione di Sanremo Valle Armea, che ospita 240 detenuti in buona parte definitivi e condannati a pene anche di lunga durata, ma offre solo 4 posti di lavoro e ben poco altro, mentre il più vivibile è la piccola Casa Circondariale di Chiavari ubicata in pieno centro, perché mantenuta a capienza (con soli 60 detenuti) e capace di offrire a molti dei suoi ospiti la possibilità di un lavoro esterno.
Probabilmente occorrerebbe aver chiaro se l’intenzione è quella di realizzare una struttura che serva unicamente a ospitare i detenuti in esubero di altri istituti di Liguria e Piemonte (tristemente simile a molte altre) o piuttosto ci si debba orientare verso “il superamento del carcere come unica risposta al reato” e la “valorizzazione delle alternative al carcere già come pene principali” come auspicano le suddette linee guida e investire energie su progetti che riguardino il lavoro e il reinserimento sociale in tutte le carceri della nostra regione.
Come militanti del Partito Radicale sosteniamo con forza questa seconda ipotesi ed esprimiamo soddisfazione per l’iniziativa di Giachetti, augurandoci che il Ministero voglia offrire alla politica savonese e ligure un supplemento di riflessione e discussione che consenta di arrivare a soluzioni più ragionevoli e condivise.
Deborah Cianfanelli, Angelo Chiavarini, Stefano Petrella
(membri del consiglio generale del Partito Radicale)
Deborah Cianfanelli 3927001400 Stefano Petrella 010212258 Angelo Chiavarini 3477672213
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