I Verdi tra natura e cultura. Il “Dante dì” a Noli e nel Finalese. Il valore della “Passeggiata Dantesca”. Si celebra il “Dante dì” per ricordare il “sommo poeta” nel giorno in cui fece i primi passi di quel fantastico e straordinario viaggio iniziato, per convenzione, all’alba del 25 marzo 1300.
di Gabriello Castellazzi*
I “Verdi” savonesi si inseriscono tra le tante iniziative programmate, sottolineando come anche nel nostro territorio, in un virtuoso collegamento tra natura e cultura, vi siano i segni ben visibili della presenza del “ghibellin fuggiasco” :
“Vassi in Sanleo e discendesi in Noli
montasi su Bismantova’n Caccume
con esso i piè; ma qui convien ch’om voli
….
Noi salavam per entro’l sasso rotto
e d’ogne lato ne stringea lo stremo
e piedi e man volea il suol di sotto”.
(noi salivamo entro il sentiero scavato nella roccia e le estremità ci stringevano da ogni lato, bisognava aiutarsi con mani e piedi. Una sintesi precisa circa la natura del luogo.)
Dante aveva un’idea precisa di Noli, in allora una florida “Repubblica marinara”.
Tante sono le discussioni sul suo effettivo viaggio a Parigi, ma certamente dati storici inequivocabili hanno segnalato la sua presenza nel sud della Francia. Luoghi raggiungibili obbligatoriamente attraverso le Alpi Marittime, su di un percorso che rimase ovviamente impresso nella sua memoria diventando materia per la realizzazione delle famose terzine.
Anche se alcuni storici insinuano come il viaggio da Lerici a La Turbie fosse avvenuto solo via mare, appare invece logico considerare l’alternarsi di tratti percorsi in barche e su terraferma.
Il passaggio a Capo Noli è sempre stato un problema per la navigazione costiera di piccolo cabotaggio, quindi è del tutto plausibile la sosta di Dante a Noli, per poi proseguire a piedi verso ponente percorrendo mulattiere e sentieri impervi. Quindi l’istituzione da parte dei nolesi della “Passeggiata Dantesca” deve essere particolarmente apprezzata e rilanciata oggi in questa ricorrenza per il suo doppio significato storico- naturalistico.
Il contesto storico è ricco di suggestioni:
Partendo da Via XXV Aprile si prosegue verso Capo Noli, passando vicino ai ruderi delle “chiese romaniche” di “S. Lazzaro” e “S.Margherita”.
Il primo edificio fu costruito dai “Cavalieri di Rodi” per accogliere e assistere i pellegrini, mentre la chiesa di “S. Margherita” venne edificata nel X secolo, probabilmente su di un tempio pagano, dato il ritrovamento in loco di un’urna cineraria romana incorporata nella parete laterale e utilizzata come acquasantiera.
Il prezioso reperto è custodito oggi nell’aula consiliare del Comune di Noli. Il sentiero sale poi decisamente su Capo Noli e passando per le Terre Rosse ridiscende prima a Voze poi nel centro storico Noli. Lungo il percorso si possono leggere esaurienti pannelli didattici.
L’ambiente naturale che si può apprezzare su tutta la passeggiata è rappresentativo di un eccezionale patrimonio di “biodiversità”, un bene oggi tutelato giustamente da precise norme europee (Sito di Interesse Comunitario). Innumerevoli guide, reperibili in ogni libreria, illustrano questo prezioso angolo di Liguria che certamente, per natura e storia, diventerà un giorno “Parco del Regionale del Finalese”.
Il portavoce della Federazione dei Verdi della provincia di Savona,
Gabriello Castellazzi
IL LIBRO FRESCO DI STAMPA DELL’ING. GIOVANNI TOSI
DANTE, NOLI E IL PURGATORIO
La Liguria entra di fatto nella geografia globale delle risorse minerarie. Una accelerazione sospetta che merita approfondimenti per le ripercussioni sugli ecosistemi.
Dopo l’autorizzazione concessa dalla Regione Liguria alla società “CET” (Compagnia Europea per il Titanio) ad effettuare sondaggi programmati per quantificare esattamente le risorse di titanio nel “Parco del Beigua” si apprende oggi di una nuova richiesta, proveniente dalla australiana “Alta Zinc” (grande multinazionale mineraria), finalizzata a valutare la consistenza dei depositi di manganese per riattivare le miniere in località Gambatesa nel “Parco dell’Aveto”.
( “Alta Zinc”possiede già miniere di manganese e rame a Berceto e vuole investire milioni di dollari per riaprire le miniere di piombo e zinco a Gorno). Questa accelerazione deve preoccupare tutti perchè se “fanno gola” anche le risorse minerarie della Liguria (ed entrano per questo in gioco multinazionali di questo calibro) un motivo ci deve pur essere.
I Verdi non accettano le dichiarazioni di equidistanza dell’ “Assessore regionale alle Attività estrattive” Marco Scajola quando dice “io non sono né a favore né contro, valuto tutte le opzioni”, mentre l’“Alta Zinc” comunica la convinzione “di poter riattivare quei siti di grande potenzialità grazie a moderne tecniche di estrazione”, alcuni tecnici del settore sostengono che è possibile far convivere, negli stessi luoghi, attività minerarie e turismo.
A questo punto è opportuno far riferimento ad uno degli ultimi rapporti ISPRA (Istituto Superiore Protezione e Ricerca Ambientale) dove si dichiara che “all’obbligo giuridico, nonché morale di preservare le risorse naturali per il benessere delle generazioni presenti e future, si accompagna l’impegno del “Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente” a divulgare le informazioni ambientali, partecipando così al rinnovamento di quel patto di fiducia con i cittadini che costituisce il fondamento di ogni democrazia, nella consapevolezza che il futuro di ogni società civile dipende esclusivamente dal futuro che sapremo dare al nostro pianeta”.
Su questa linea proviamo a fare il punto della situazione: La “transizione ecologica”, di cui tanto si parla, potrà realizzarsi solo con una riduzione radicale delle “fonti fossili” (petrolio,carbone). Le nuove tecnologie per la produzione e la distribuzione di energia pulita da fonti rinnovabili (sole, geotermia, ecc,) richiederanno un numero crescente di macchine e impianti realizzabili con minerali difficili da reperire sul mercato mondiale. Il cobalto, il litio, il manganese, il nichel, lo zinco e il rame saranno sempre più necessari per fabbricare pale eoliche, pannelli solari, batterie, veicoli elettrici e almeno due miliardi di nuovi smartphone nei prossimi cinque anni se si affermerà il sistema di comunicazioni 5G.
La ricerca sempre più invasiva dei minerali citati si accompagnerà ad un ulteriore danno per ecosistemi e falde acquifere, associato ad una crescita esponenziale della violazione dei diritti umani tra le popolazioni indigene con lo sfruttamento intollerabile del lavoro minorile. Il BHRRC (Business Human Rights Resource Centre) sta monitorando in tutto il mondo le attività delle compagnie minerarie che non avranno concorrenti e fino a quando non verranno scoperti nuovi sistemi di produzione di energia (es. fusione nucleare pulita).
Le violazioni etiche e ambientali più gravi si stanno verificando nelle miniere di cobalto del Congo dove operano multinazionali quali la “China Molybdenum”, la “Gècamines”, la “Glencore” e lo sfruttamento dei minori è norma quotidiana.
Altri settori critici vengono individuati e monitorati sulle attività di estrazione del rame (Cile, Perù, Zambia), del litio (Cile, Cina, Australia), del manganese (Gabon, Brasile, Sud Africa), del nickel (Brasile, Indonesia, Nuova Caledonia) e dello zinco (Argentina, Bolivia, Perù).L’aumento progressivo di richiesta di questi minerali (il 1000% in più nei prossimi dieci anni) avrà conseguenze enormi sui lavoratori e sugli ecosistemi.
L’interrogativo che ci poniamo oggi è: per quale motivo diventa così appetibile aprire, o riaprire miniere in Europa e particolarmente in Liguria? Sarà forse perchè le multinazionali non hanno convenienza ad aggiornare i salari dei lavoratori nei paesi del sud del mondo dove stanno sfruttando le risorse naturali? Sarà perchè il costo dei trasporti internazionali fa rendere più conveniente estrarre materie prime vicino alle industrie che le lavorano?
Le Nazioni Unite e l’Unione Europea hanno comunque dato l’ indirizzo preciso per uno sviluppo eco-sostenibile a salvaguardia del nostro pianeta: deve affermarsi l’ “economia circolare”. Il progresso non può consistere in uno sfruttamento illimitato delle risorse del pianeta.
Il “riciclo” e il “riuso” delle materie prime diventa ormai indispensabile e non può essere considerato un ripiego fastidioso, ma deve essere visto invece come una normale attività capace di offrire nuovo lavoro, e reddito, ovunque nel mondo.
Il portavoce della Federazione dei Verdi della provincia di Savona,
Gabriello Castellazzi