A Savona sta succedendo una strana cosa in questa stagione terribile della pandemia da Covid 19: in tutti i luoghi in zona gialla (con intervalli in arancione) stanno riaprendo al pubblico i musei mentre in città si parla solo della Pinacoteca e del connesso Museo della Ceramica (sempre a rischio privatizzazione) e quelli collocati sul Priamar ? Con il suo ‘Polo museale Città di Savona’.
di Danilo Bruno
a) il Museo archeologico continua la propria attività anche on line, ma si è sempre in attesa di risposte che tardano ormai ad arrivare dal Comune per una gestione definitiva, condivisa e pluriennale con uno stanziamento adeguato in modo da fornire all’Istituto Internazionale di Studi Liguri certezze sullo svolgimento della propria attività scientifica. Nel frattempo si rimane chiusi in attesa degli eventi.
b) Il museo Pertini-Cuneo che prima apriva il martedì dalle 11 alle 13, ora è chiuso in barba a tutta la retorica pertiniana messa su dalla Sindaca pro tempore di Savona e dal Presidente della Regione. Questo museo ha purtroppo una storia travagliata ma soprattutto non si capisce con quale logica scientifica il Museo Cuneo, aperto alla città e alla rivalutazione di un’artista savonese di grande valore, debba unirsi senza ragione con il Museo Pertini, che rappresenta una notevole collezione legata però ai gusti dell’ex presidente della repubblica.
Per quale ragione i due musei non possono ottenere un adeguato orario di apertura e percorsi guidati alla scoperta, ad esempio, delle opere della Renata Cuneo in città e all’arte contemporanea, utilizzando le opere contenute nella collezione Pertini, è uno dei tanti misteri di una città che ha sempre vissuto con grande
fastidio negli ultimi decenni qualunque investimento nell’arte e nella cultura.
In questo senso si collocano infatti altre collezioni,di cui si è scritto e di cui si è persa forse memoria.
Mi riferisco in particolare:
Alla collezione di Stelio Rescio di arte contemporanea, frutto delle opere acquisite da un dirigente politico e critico d’arte,che scoprì artisti di valore e che propose ripetutamente per ragioni familiari l’acquisto della collezione al Comune senza successo o meglio senza alcuna considerazione anche se forse oggi il discorso con i parenti si potrebbe riprendere;
Alla collezione Bonilauri, che fu, a stare a notizie di stampa, ripresa dalla famiglia poiche’ le opere del pittore e grafico non erano valorizzate dalla città .Sicuramente tutto non può essere esposto in permanenza ma pensare a depositi accessibili, a mostre a tema ,a rotazione delle opere e magari ad un utilizzo degli spazi espositivi vuoti del Priamar?
Alla collezione di burattini Gambarutti, di cui ogni tanto si sente parlare ma che rimane sempre alla famiglia, Perche’ la Sindaca, oltre ad averne scoperto l’esistenza anni fa e ad aver promesso una visita (l’avrà fatta???) non ha verificato la concreta possibilità di una acquisizione?
Alla collezione Mantero, che parrebbe essere emigrata in altri lidi dalla Pinacoteca per dissidi con il Comune e alla possibilità di un auspicabile ritorno?
Alla collezione Salomone, donata alla città e poi ritirata dal medesimo medico perché la città non manifestava alcun interesse?
A queste tristi notizie ne vorrei aggiungere ancora due relative a progetti espositivi mai realizzati concretamente:
Il Museo della Resistenza su cui lavorò tanto Umberto Scardaoni prima della sua morte e che doveva trovare posto al Priamar in una doverosa continuità con la cella di Mazzini e con il Museo Pertini, ricordando che Savona è città, medaglia d’oro della Lotta di Liberazionee il centro interattivo sulle balene legato al Santuario dei cetacei Pelagos, che avrebbe potuto portare la città in cima alle classifiche per le visite turistiche piu’ suggestive.
Come si vede non sono mancate le idee in questi anni e neppure gli spazi (si pensi ai palazzi storici vuoti o assurdamente messi in vendita -Pozzobonello ad esempio) tantomeno poi è un problema di risorse poiche’ spesso le persone avrebbero donato (collezione Salomone ad esempio) le proprie opere a maggiore vanto della nostra città.
Io credo che ciò che è mancata è la consapevolezza etica e politica in primo luogo sul valore culturale della città , della sua storia e del suo passato per cui si è ritenuto che investire nella cultura fossero soldi praticamente buttati dal balcone ed era più comodo dire no con la scusa che i parenti o gli interessati avrebbero preteso l’esposizione di tutte le opere quando in nessuna città ciò è mai avvenuto e neppure promesso.
A voler essere ancora piu’ precisi si è preferito accomodarsi ai piedi di privati finanziatori ed accettare tutto ciò che proponevano senza discutere in una logica di trasformismo e di assenza di etica pubblica ,che avrebbe sicuramente provocato grande sdegno in Pertini e in Mazzini, che aveva proprio teorizzato l’assunzione delle proprie responsabilità e il “Dovere” come pilastro della società moderna.
Savona non merita di continuare su questa china ma soprattutto, oltre a ribadire il concetto che solo la cultura può costituire l’elemento su cui ricostruire la coscienza civile e una etica pubblica cittadina, credo che una possibile ed auspicabile candidatura a “capitale italiana della cultura” debba essere preceduta e seguita da azioni concrete e soprattutto da un auspicabile mutamento di una situazione ormai divenuta ingestibile anche per l’assenza di una assessora alla cultura, di cui ormai dalle elezioni regionali non ci giungono piu’ notizie e di una Sindaca,di cui in cinque anni non siamo riusciti a capire la funzione.