Il 7 gennaio 2021, poche ore dopo la farse della conquista di Capitol Hill a Washington, avevo finito queste riflessioni che ho lasciato riposare un paio di giorni per una più sedimentata interiorizzazione.
di Paolo Farinella prete
Il 7 gennaio 2021, poche ore dopo la farse della conquista di Capitol Hill a Washington, avevo finito queste riflessioni che ho lasciato riposare un paio di giorni per una più sedimentata interiorizzazione.
Il 9 gennaio Maurizio Barca, economista alquanto eretico del Pd, pubblicò una intervista su “La Stampa” di Torino (“A Capitol Hill cercavanoi un Cesare…”). Mi sono quindi deciso a pubblicare la mia riflessione senza cambiare una virgola perché la mia diagnosi e analisi sono ancora più radicali di quella di Maurizio Barca.
La offro ai miei amici e amiche, certo che possa stimolare il pensiero sul nostro tempo e sul nostro destino. O ci svegliamo dal sonno e usciamo dalle tastiere o saremo schiacciati dalla nostra ignavia e dalla nostre presunzione che basti un “click” per acquietare le paure e la coscienza. Siamo alla viglia della quarta guerra mondiale che non sarà combattuta dagli eserciti, ma dalla “COLLERA DEI POVERI” (Paolo VI).
“Se voi avete il diritto
di dividere il mondo in bianchi e neri, statunitensi e resto del mondo,
italiani e stranieri,
io ho il diritto di dividere il mondo
in oppressi e oppressori:
gli uni sono la mia patria,
gli altri i miei nemici”
(Don Lorenzo Milani, in Lettera ai Giudici, in “Lobbedienza non è più una virtù“).
Il coro universale degli ipocriti grida allo scandalo per l’attacco alla democrazia e l’assalto «al Tempio della Politica nel Paese più democratico del mondo». Contemporaneamente, chi afferma queste due falsità, accusa Donald Trump di essere bugiardo e di basarsi solo sulla falsità. Non sminuisco la gravità di quanto è successo a Capitol Hill, sotto forma di farsa, perché è l’inizio irreversibile ella fine definitiva degli Usa.
Noi ci siamo già passati con Berlusconi, che ad ogni elezione in cui era sconfitto non solo non riconosceva la vittoria degli altri, ma gridava per anni al furto della democrazia e all’inquinamento del voto e alla manipolazione delle schede. Non si tratta di attacco alla Democrazia, semmai, siamo di fronte all’epilogo di un sistema intero che si autodistrugge, essendo basato su una struttura politica, sociale ed economica ingiuste e antisociali che hanno minato alle basi le radici stesse della convivenza civile e democratica.
La globalizzazione figlia del capitalismo feroce e irrazionale, di cui gli Usa sono portatori, esportatori, fruitori e vittime. Con il vocabolario apparente della democrazia hanno creato sempre più povertà, allargando la massa dei diseredati e restringendo l’élite dei privilegiati. Quando la povertà raggiunge i livelli degli Usa, quando la spesa per le armi, il delirio di potenza e l’egoismo miliardario dei ricchi accumula ricchezza, a scapito sempre e solo dei poveri, quando la maggioranza dei cittadini è esclusa anche dalla parvenza della tavola imbandita,viene un giorno in scoppia «la collera dei poveri» e produce l’effetto Donald Trump, a sua volta, frutto maturo di un sistema perverso, che pretende di essere infallibile.Gli basta un cerino per incendiare un pagliaio imbevuto di kerosene. Nessuno dimentichi che la maggioranza degli iscritti alle liste elettorali lo ha portato,votandolo,alla presidenza della nazione. Trump è la negazione della logica, della morale, l’odiatore seriale, che suscita odio e innesca bombe a orologeria. È bastato un fischio perché la massa di squinternati, in ciabatte e le corna ornamentali sul dorso nudo hanno goduto a sedersi sulle poltrone del potere.
I popoli Usa non hanno reagito, hanno subito e approvato. I poliziotti hanno le porte e fanno passare il cast dell’avanspettacolo;non sono poliziotti corrotti,sono peggio: sono il simbolo tragico di una democrazia ormai finita da tempo, da decenni o forse mai esistita. Non può, infatti, esistere una democrazia che nel III Millennio osanna la supremazia dei bianchi e considera inferiori i cittadini Neri che più dei bianchi hanno dato la vita per costruire la nazione.
Quando 40 milioni di cittadini sono lasciati senza assistenza sanitaria e senza alcuna tutela; quando lo stato sociale e la scuola pubblica sono sacrificati sull’altare dell’iniziativa privata a vantaggio di pochi, il minimo che possa capitare è l’odio verso i centri politici di potere, ritenuti, come sono, responsabili delle ingiustizie palpabili in ogni strada e quartiere degli Usa.
Quando i diritti sono solo concessioni da comprare; quando la giustizia è solo un gioco di società, quella che si finge democrazia genera mostri inarrestabili.
Quando i Neri sono trattati come esseri inferiori e i diritti per loro sono solo palliativi, tranne il servizio militare che devono espletare seriamente per difendere lo «status» dei bianchi,cosa ci si aspetta dalla Nazione «faro di Democrazia»? Dove è questa Democrazia che abbandona per strada malati, bambini, donne, studenti, poveri che non sono in grado di reggere il ritmo forsennato e disumano del capitalismo rampante che se non corri ti stritola?
Gli Usa hanno esportato,ovunque nel mondo,distruzione, guerre, fame e dittature a volontà, economie asservite e popoli ricattati e ora il suo stesso sistema autodistruttivo sta divorando se stesso. Hanno violato leggi e Costituzioni di altri Popoli sovrani, hanno dilapidato ricchezze, impoverendo nazioni intere, hanno mentito al mondo solennemente spergiurando, come perla guerra in Iraq. La Covid ha aggiunto la ciliegia sulla torta, ma pochi si rendono conto che il peggio deve ancora arrivare perché il ritorno alla «normalità» sarà un campo di battaglia che non farà prigionieri. Metà degli Usa sono con Trump e non sarà certamente Joe Biden a risollevarli dall’abisso dove sono scesi da soli.
Joe Biden è figlio decadente di un sistema corrotto. Non è cambiando i presidenti, per altro molto similari,che si cambia musica, ma mettendo mano alla scure e stagliando l’albero alle radici, zappandolo attorno e concimandolo con la centralità della persona e i suoi diritti inviolabili, eliminando le armi nucleari e riducendo drasticamente gli armamenti che succhiano la vita,il cibo e l’aria ai poveri e ai quasi poveri. Si cambierà, quando gli Usa si sveglieranno dal letargo della presunzione e si siederanno a tavola con tutti gli altri popoli in parità e si domanderanno insieme: «Signori e Signore, da dove cominciamo?».
Allora potrebbe sorgere una nuova alba e, guardando in cielo, si comincerà a lavorare a partire dalla terra per risanarla dalle ferite mortali che il capitalismo e l’egoismo disumano hanno causato sull’intero pianeta.
Nota. Questa riflessione è stata chiusa giovedì 7 gennaio alle ore 02,00 di notte e lasciata riposare per una ulteriore sedimentazione emotiva; il 9 gennaio 2020 su «La Stampa» uscì l’intervista di Fabrizio Barca(«A Capitol Hill cercavano un Cesare…»), che esprime pensieri simili ai miei, segno che la preoccupazione è diffusa e solo i ministri dell’ideologia americana si accontentano di letture edulcorate o interessate o volontariamente «servili».
Paolo Farinella, prete