Forse la folla di esperti di storia locale, dopo la morte dello storico per eccellenza e meriti sul campo, prof. Antonio Arecco, conoscono meglio di noi, se effettivamente tra i loanesi purosangue si possa annoverare un solo giornalista professionista, Pierfranco Rembado, compianto, classe 1931, iscritto all’albo dal 1961. E un solo magistrato, Filippo Maffeo, origini famigliari napoletane, nato a Sant’Angelo all’Esca (AV), il 17 ottobre 1950, ma diventato adulto nella città dei Doria. Eletto, indipendente Dc, nelle comunali 1972 che portarono Mario Rembado, fratello di Pierfranco, al suo primo mandato da sindaco. Leggi anche: è mancato a 80 anni Silvio Scarato, originario di Cosio d’Arroscia: è stato artigiano edile e ‘uomo di fiducia’ , nonchè socio, in operazioni edilizie del compianto notaio Burastero, ex vice sindaco e presidente Anpi.
Le comunali del 1978 premiarono il maestro Eliodoro Garassini, origini famigliari in quel di Toirano, insegnante a Loano e meritorio educatore sportivo di ragazzi e ragazze in età scolastica. E la città lo ricorda con un trofeo ma soprattutto il Palazzetto dello Sport a lui intitolato. Con la moglie gestivano un pensione in Piazza Mazzini. Garassini che coltivava l’hobby della musica (sax) e d’estate (ma non solo) non era difficile incontrarlo al night o in una sala da ballo tra i componenti dell’orchestra.
Cosa è cambiato in questi ultimi anni nella composizione delle liste elettorali (Loano vota in primavera) rispetto agli anni ’60- ’70- ’80 ? Chi ha ancora un po’ di memoria storica potrebbe fare dei significativi confronti. Senza per questo ergersi a dotti censori e giudici supremi. Trucioli.it che da piccolo blog ha difficoltà a seguire anche notizie di cronaca bianca che meriterebbero di essere conosciute ed approfondite (storie che la cronaca del copia e incolla risparmia ai lettori). E che continuiamo a rinviare per l’esigenze di coprire anche altre realtà. C’è da riconoscere che la cultura loanese predilige altre fonti: dai social casalinghi ai giornali on line provinciali. Evidentemente attraggono per la loro maggiore credibilità, autorevolezza, indipendenza. E forse anche capaci di rigore professionale. Non ci resta che leggere e prende atto. Ebbene saremo veramente in pochi a sostenere che il governo e la maggioranza che lo sostiene – parliamo di Loano – e che si sono avvicendati dopo il trentennio sopra citato, hanno conosciuto una robusta dequalificazione degli eletti. E soprattutto di chi è rimasto, spesso senza alternarsi, nella stanza del potere e sottopotere. Mentre non è cresciuta la consapevolezza collettiva che anche Loano ha sciupato le prospettive migliori per le future generazioni.
Certo si è concretizzato il migliore porto turistico della Liguria e per alcuni versi d’Italia, ma ha deluso quanto a volano economico del commercio ed esercizi pubblici. E non si dica che la colpa è solo della proprietà, anzi con il Gruppo Unipol – Sai la solidità pare scontata. Anche se non può fare beneficenza oltre al 160-180 mila € che versa ogni anno nelle casse comunali. E’ altrettanto vero ricorrendo all’archivio stampa che l’allora sindaco Vaccarezza dichiarava che a pieno regime il porto darà lavoro a 230- 300 persone e farà da traino all’economia locale così come la cittadella alberghiera che doveva sorgere alle Vignasse, la zona più fredda di Loano e che in troppi ignorano. E chi sarebbero dovuti essere gli imprenditori albergatori dal cuore d’oro visto che è l’attività che complessivamente ha registrato il peggiore trend di chiusure nel ponente ligure ? Chi sono stati mai in consiglio comunale gli esperti di industria alberghiera ? Che possono dunque parlare con cognizione di causa, esperienza e preparazione ?
A parte la categoria sull’orlo della decimazione, sono davvero pochi gli eletti che hanno ‘titoli’ per amministrare l’azienda comune, pianificare il futuro e uno sviluppo che dia garanzie non effimere. Fare scelte strategiche che ‘volano alto’ e non già l’ordinaria amministrazione o poco oltre. Un capitano d’industria dove si scelgono davvero i migliori e non i mediocri, gli arrivisti di poltrone e piccolo potere che genera clientele e cecità oltre il proprio orticello. (l.C.)
LOANO alle urne nel 1972
DA TRUCIOLI SAVONESI 2005 –
Cosa distingue il modo di fare politica, di confrontarsi con i cittadini
La Dc di Loano anni ‘70? Non è Forza Italia oggi. Il dissenso, allora, meritava rispetto. Oggi vanno di moda derisione e barzellette. Le pagelle si danno a scuola; i punteggi nei concorsi; le graduatorie nelle assegnazioni.
Abbiamo ricostruito, soprattutto per le giovani generazioni, la lista dei candidati della democrazia cristiana, allora partito egemone non solo a Loano, che chiedeva il voto ai cittadini per amministrare la città. Molti loanesi hanno conosciuto, apprezzato o disprezzato, diciamo non condiviso, l’operato di quei concittadini. Uno schieramento assai eterogeneo. Dal pensionato all’artigiano, dal medico allo studente, dall’avvocato all’insegnante, all’agricoltore all’impiegato di banca, all’imprenditore edile o alberghiero.
Tutti, nessuno escluso, aveva un proprio lavoro, un’attività famigliare. Non era, insomma, un dipendente a tempo pieno del Comune che avrebbe dovuto amministrare. E’ la prima differenza, sostanziale, rispetto alla generazione di oggi, di chi (in maggioranza) governa Loano. Alcuni sono dipendenti diretti della politica, del partito che li fa eleggere, stipendiati (spesso unico introito) con i soldi dei contribuenti loanesi. Con il ruolo di controllori e controllati. Qualche eccezione, ovviamente, non manca.
Un modello di fare politica attiva che un tempo veniva addebitato alle “Botteghe Oscure” del vecchio partito comunista. Con i funzionari messi di volta in volta nei posti di potere o sottopotere. In maggioranza o in minoranza. Un “modello” additato dalla destra come il “sommo male” della sinistra italiana.
Quel “modello”, come da cronaca quotidiana, è entrato a far parte di molti amministratori pubblici di Forza Italia, in parte An, a contagiare la Lega Nord (a Loano non governa). La politica “prima occupazione stabile”. Stipendi da 6 milioni al mese (vecchie lire) per un sindaco. Quindi vice, assessori, presidenti. Oppure “piazzati” in società controllate. In corsa per i 10 mila euro al mese in Regione, i duemila in Provincia.
A quanto pare la maggioranza dei cittadini loanesi sembrano entusiasti, nonostante il loro premier, Silvio Berlusconi, continui a detestare in televisione e suoi giornali i “professionisti della politica “(sua la definizione). Premiano e votano, dopo la caduta della Dc, proprio quel modo di far politica, da sempre inviso alla destra storica (aggiungiamo i liberali, repubblicani). Non a certa sinistra, come ha già avuto modo di dimostrare quando è al governo.
Altra particolarità della nuova generazione. Non hanno la virtù del confronto senza prepotenza. Deridono, scherniscono, basta leggere i giornali, gli avversari. Non hanno in simpatia chi si sforza, a volte sbagliando, di raccontare la “casa di vetro” (Comune e dintorni) senza condizionamenti. Non amano aprire le porte di uffici e scrivanie per far sapere che <tutto avviene alla luce del sole, nel solo interesse della comunità, senza carte riservate, atti riservati>. Eppure, ripetono fino alla noia, di non aver nulla da nascondere.
Certo non erano rose e fiori neppure ai “vecchi tempi”, ma giornalisticamente parlando: <Oggi un abisso divide il palazzo loanese da chi ha il dovere di informare. Se non stai con me, diventi mio nemico, non sei degno del mio saluto. L’ufficio stampa del Comune, al mio servizio, pagato profumatamente, ti ignora, ti disconosce. Chi rappresenti? Te stesso?>.
Se al cittadino loanese va bene cosi, nulla di scandaloso. Basta prenderne atto e continuare a descrivere cosa accade senza l’autocensura imperante, volente o nolente. Non far sapere cosa sgradite.
I CANDIDATI DC
Mario Rembado, famiglia democristiana fin dalle origini, più volte sindaco e candidato al Parlamento, oggi continua la professione forense. Ha accettato la carica (retribuita al minimo) di Difensore Civico. Un moderato, con simpatie per la sinistra democristiana. Ieri come oggi, vive in affitto. Ai tempi in cui era primo cittadino era “riverito” dagli immancabili costruttori edili.
Giorgio Agolio, una vita sui pullman, nell’azienda di famiglia. Un meccanico con le mani d’oro. Personaggi unici, si direbbe, nel loro modo di essere, per bontà, semplicità, altruismo.
Edoardo Ambrogio, nella lista di chi ha lasciato. Per anni anima del “Ramella”.
Vincendo Arena (tra gli sponsor della vittoria elettorale del sindaco Felice Elice nel 1967). Fotografo e poi imprenditore tipografico. Riposa in pace nell’altra vita.
Bruno Berton, da ex impiegato postale, all’attivismo nelle associazioni, gestisce un’agenzia di viaggi molto attiva ed apprezzata dai concittadini.
Gino Borghese rappresentava la destra della Dc, rigoroso direttore didattico dai toni spesso cattedratici. Una figlia aveva intrapreso la vita di giornalista, prima a Genova, poi a Roma dove è mancata prematuramente. Cronista graffiante e ricca di cultura.
Felice Bosisio, tra i grandi benemeriti di Loano. Molto popolare, uomo del dialogo, ostile alle esasperazioni. Si è impegnato, alla stregua di una missione, per il nuovo asilo Simone Stella. Faceva del bene, come si suol dire, in silenzio.
Nicola Campisi, il “volto buono”della politica, anche lui tra i defunti…. . Geometra, sposato, una figlia; la mamma è una cugina della moglie del notaio Burastero.
Flavio Casto, una vita intensa da ottimo ortopedico al Marino Piemontese. Oggi vive tra Pietra e Borgio, tra gli amici l’avvocato Stefano Carrara. Casto, un gentiluomo, si faceva in quattro per i pazienti, per gli amici. Un medico vecchia maniera, sempre disponibile ad ascoltare chi chiedeva il suo aiuto.
Manfredi De Francesco, una “vecchia gloria” del “Bartalini”. Attivo negli Alpini, presente se c’è da dare una mano: dal Monte Carmo o alla Sagra del Crostolo (ai tempi d’oro di Borgo Castello). Artigiano edile in famiglia. Tanti amici, ottimo organizzatore di ricorrenze ed anniversari. Sempre pronto a prodigarsi. Mai una parola di troppo.
Pasquale Ebe, l’ex barbiere diventato dapprima proprietario di bagni marini, poi agente immobiliare di successo sull’onda dello sviluppo urbanistico di Loano. Un moderato, ha saputo coltivare le relazioni che contano. Oggi coltiva le amicizie con i compagni di sempre, le passeggiate.
Nicolò Elena, per anni figura controversa, considerato tra le persone più intelligenti e colte (con l’avvocato Stefano Carrara) che si sono alternate a Palazzo Doria. Personaggio conosciuto soprattutto per la sua attività di progettista. Bravo tecnico. Memorabile la sua “cacciata” dalla giunta del commendator Elice, ma l’ingegnere, da abile tessitore, si prese con il tempo la piena rivincita. Morale e materiale. Elice fu trombato, abbandonato dai suoi stessi consiglieri. Un film sempre attuale.
Mario Fraguglia (Mariet de Milan) era titolare di bar, sull’Aurelia, nei pressi dell’incrocio con via Dei Gazzi. E’ morto negli anni ’90. Faceva collezione di berretti di vigili urbani di tutta Italia. Persona affabile e popolare. L’unica figlia, giovanissima, aveva sposato, Danilo Pagnin, il fondatore del glorioso complesso musicale “El Merenderos”. Il nipote, Cristian Pagnin, è tra i musicisti savonesi piu apprezzati.
Andreino Franchelli, ex dipendente dell’Ufficio Imposte di Albenga, proprio proprietario di Bagni Marini, ha sempre avuto un “tono dimesso”, ma sapeva esporsi al momento giusto. Persona schiva, riservata, di poche parole, non gradiva la passerella. Semmai la concretezza.
Elio Garassini, maestro di scuola, tra i sindaci più amati, benvoluti della città. Il simbolo del primo cittadino al di sopra delle parti. Della maggioranza e della minoranza, con l’etica del rispetto e del rigore morale nella vita pubblica. Un grande impegno verso i giovani, il mondo della scuola, parte della sua esistenza. Poi la pallavolo. L’hobby della musica. Con il suo sax ha rallegrato e divertito memorabili serate nei locali notturni più alla moda della Riviera. Al Tabù di Alassio (fine anni sessanta) quando l’estate iniziava a Pasqua e si concludeva ai primi novembre.
Arturo Germano, medico, titolare di laboratorio di analisi cliniche, ha mantenuto un rapporto di grande dignità e rispetto nel ruolo di pubblico amministratore. Non faceva parte dei “cacciatori di poltrone” e di incarichi pubblici. L’hobby della musica, della chitarra, ottimo solista. Un vero signore nei toni e nei modi.
Pietro Goso, ex guardia forestale, “mister preferenze”. Imbattibile quando c’era da correrere per aiutare chi chiedeva un “favore”. Camminava per tutti, senza distinzione di appartenenza politica. Correva e telefonava, grazie alle sue conoscenze nel mondo tavianeo, in rapporti d’amicizia con Secondo Olimpio, braccio destro di Taviani ed ex sindaco di Bardineto, per anni punto di riferimento obbligato per lo scudo crociato savonese. Per l’imprenditoria ed il potere del sottogoverno. C’è un Gasco savonese che può testimoniarlo.
Giuseppe Guzzetti, il sindaco che riusciva ad alzare la voce, ma non si tirava mai indietro per aiutare. Uomo della sinistra, con esperienza di amministratore (l’Istituto per minorati a Toirano). Il sindaco che sulla prima pagina del Secolo XIX arrivò ad ammettere: <E’ vero, ho paura, sono un coniglio>. Un’esperienza insolita in terra savonese, quando si trovò ad affrontare una costruzione abusiva, ampliata e trasformata, proprio a ridosso di un passaggio a livello. E di fronte alla richiesta di un suo intervento, finì per ammettere che le larvate minacce, ma non troppo, gli “impedivano” di ordinare la demolizione immediata. E’ stato uno dei sindaci più aperti con i giornalisti, come lo furono del resto Rembado e Garassini (mai arroganti), ma Guzzetti aveva una caratteristica. Quando doveva vincere una resistenza, con questo o quel assessore, o consigliere di peso, “chiedeva aiuto”. E la cronaca cittadina veniva in soccorso.
Giorgio Vugi Leopardi era un convinto assertore che il turismo si fa soprattutto con gli alberghi. Aveva gestito un’agenzia di viaggi, coltivava la passione del mare, del Circolo Nautico.
Filippo Maffeo, breve la sua esperienza sui banchi del consiglio comunale. Taciturno, riflessivo, grande studioso e spiccata preparazione giuridica. Carriera giudiziaria. Si è contraddistinto in tanti anni per moderazione e senza casacche politiche. Ha svolto ruoli delicati quando era magistrato a Savona, pretore con funzioni di dirigente ad Albenga, sostituto procuratore ad Imperia. Non ha mai nascosto la sua amarezza per lo sviluppo urbanistico di Loano, la distruzione sistematica della parte storica, la scelta di cementizzare gli orti, i baracconi attorno alla parrocchia che avrebbero dovuto essere valorizzati diversamente. Non ha mai fatto salti di gioia nell’assistere all’involuzione etico-culturale-politica della città dove è nato, vissuto e dalla quale si è separato trasferendosi definitivamente ad Albenga.
Attilio Ottonello, Nato a Calizzano il 13/12/1930 oltre ad essere stato dipendente ospedaliero con la qualifica di capo cuoco nelle allora imponenti cucine dell’Ospizio Marino, era anche molto scaltro e infaticabile: ha costruito una palazzina in Via Ortigara e una villetta in Via San Damiano, solo con le proprie forze e i propri risprarmi. E’ mancato per un aneurisma cerebrale congenito all’età di 43 anni lasciando moglie e 2 figlie.
Mario Panozzo, non da oggi, tra gli artefici del turismo loanese. Mai in primo piano, mai con la forca in mano. Uomo di concordia, ha coltivato le amicizie, anche quelle che contano. Non si mai tirato indietro, non ha mai chiesto di entrare nel “club dei privilegiati”. Ha dato, senza pretendere poltrone. Ultimo pioniere dell’albergo tradizionale, di famiglia. Un trattamento alberghiero forse unico in Liguria. Dalle sue terre, dalle coltivazioni famigliari, genuine, ai tavoli dei clienti. Dalla marmellata della colazione del mattino, alla frutta fresca, alle patate, fino al vino, all’olio. Panozzo che ha sempre investito, anche nei Bagni Marini, rimanendo lontano dagli affari immobiliari che hanno affascinato altri ex albergatori. Ha acquistato l’ex colonia La Quiete sottraendola ad una sorte a suon di monolocali e bilocali.
Giacomo Ravera, ieri contitolare di azienda di autotrasporti e traslochi, da qualche anno diacono. Presenza costante in parrocchia, a Loano, ma anche a Pietra Ligure. Un riflessivo, con idee, convinzioni assai esplicite sul degrado morale di molte città, ad iniziare da Loano.
Fernando Richero, il contadino buono, semplice che era solito fare il paciere nella sezione della Dc, quando aveva sede in via Cesarea. Era pontiere tra le diverse anime del partito. E ci teneva: <Ho solo la quinta elementare, ma tanto buon senso…>.
Pietro Rocca, tra i testimoni di quei tempi, quando i coltivatori diretti avevano voce e peso nel partito.
Luisella Rosso, unica donna in lista all’epoca, ora pensionata dopo anni di lavoro come impiegata al Ramella. Il papà, la famiglia, hanno gestito a lungo il distributore Agip, davanti al Bar Haiti-albergo Continental.
Angelo Rubado e Giuseppe Tassara (un figlio elettricista, un secondo bancario in pensione) erano i cittadini pronti a rispondere alla “chiamata del partito”.
Nicola Vaccarezza, una famiglia che da 40 anni è rappresentata a Palazzo Doria. Albergatore con la mamma, il papà, il fratello Renzo, poi entrambi imprenditori edili di successo. Nicola ha coltivato con passione e grande impegno l’hobby della televisione locale (Tele Trill), dei primi seguitissimi notiziari o serate musicali. Era molto vicino a Secondo Olimpio. Nicola gran navigatore nell’era del potere del centro sinistra. Il suo sogno: vedere il figlio unico sindaco alla fine si è avverato. Anche se lui non ha potuto gioire. E ci sono tutti i presupposti perché Angelo prenda il volo verso il Parlamento. Sarebbe il secondo parlamentare loanese, dopo l’avvocato Carrara.
Andreino Viglino, altra figura delle vecchie glorie di Loano. Pronto a dare una mano al partito, prima di pensare al proprio tornaconto. L.C.
Loano, alle urne nel 1978
DA TRUCIOLI SAVONESI 2005 /Loano – Pubblichiamo il secondo capitolo di “Come eravamo”, ovvero tutti gli uomini della Democrazia Cristiana Loanese. Nelle due precedenti puntate (consultabili in “archivio”), abbiamo ricostruito la Dc, attraverso le elezioni comunali del 26-27 novembre 1972.
In questa puntata che approfondiremo nel prossimo numero, tutti i protagonisti delle “comunali” del 14-15 maggio 1978. Anche in questo capitolo, alcuni tra i protagonisti non sono più tra noi. Ci hanno lasciato per sempre, pur restando vivi i loro ricordi.
Degli uomini dello scudo crociato di 31 anni fa, sulla scena politica ed amministrativa è rimasto, a Palazzo Doria, Francesco Cenere, come documenta la foto fedele ai suoi “baffoni”. E tutto lascia prevedere (accordi sottobanco), sarà ancora l’ex democristiano ed anticomunista viscerale (iniziò scrivendo un paio di lettere anti Pci a due settimanali nazionali, allora molto diffusi) a sostituire l’ex alleato-rivale-alleato, Angelo Vaccarezza. Un terzo mandato di primo cittadino per Cenere, il “migliore” in grado di esprimere la società loanese in questo terzo millennio. Dopo aver, tra l’altro, risollevato le sorti della confinante e cugina Boissano.
Loano, città che ha smarrito il senso comune del dovere, della meritocrazia (la politica trasformata a mestiere, professione, fonte di reddito) e dove una cerchia gestisce gli affari che contano. Attività edilizia prima di tutto, con ingenti profitti che non hanno nulla di socialmente utile in prospettiva (vedi la controprova della diminuzione di posti di lavoro, vedi le difficoltà crescenti nel settore alberghiero e commerciale, vedi i giovani laureati e diplomati costretti ad emigrare). Edilizia significa anche élite di “progettisti” e “direttore lavori”, pochi big immobiliaristi impegnati in business da milioni di euro. Una gallina dalle uova d’oro, con tanto denaro nero, esente da quelle tasse che i meno abbienti, chi è a reddito fisso, chi è pensionato deve invece pagare fino all’ultima lira. E si sgomita per entrare nel ristretto “giro dell’oca”.
La distorsione di ogni valore di democrazia compiuta? Dei valori che nei secoli hanno permesso all’uomo il progresso. La classe dirigente di questa città, di Loano, è davvero lo specchio fedele dei suoi cittadini? E’ quanto si merita? A Palazzo Doria sono stati mandati nel corso della storia “podestà” galantuomini e meritrocratici. Accadeva in tempi non lontanissimi? E oggi?
Ognuno si sarà fatto un’idea. Ognuno può giudicare secondo il suo metro e la propria formazione culturale, umanistica, cristiana.
I giovani non possono conoscere ciò che accadeva prima. Qualcuno direbbe “bei tempi”. La società loanese, nelle sue fondamenta, è cambiata in meglio o in peggio? Aver dovuto chiamare al capezzale, dopo 30 anni, Francesco Cenere, l’ex promotore farmaceutico che amava dare del contrabbandiere ed incallito speculatore edile ad un consigliere di minoranza della destra liberale (dottor Maurizio Strada), vuol dire che Loano non ha saputo cambiare. Mancano le energie, lo stile di proporsi. Comandano sempre gli stessi. Scelti dalla maggioranza dei cittadini, bisogna di conseguenza riconoscere che sono anche <bravi e meritevoli>. Onore ai loro meriti, alle loro capacità! Il “disonore” riserviamolo pure al dissenso. A chi non fa parte del “coro”, a chi non sale sul carro del vincitore. Ieri con la Dc, oggi col “Popolo della Liberta”. Forza Italia e Alleanza nazionale, a cui si accoda la Lega Nord. Meglio fare i fatti propri, non impicciarsi raccomandavano i nostri vecchi. Taci che ti passa!
LOANO – COSIO D’ARROSCIA / E’ MANCATO SILVIO SCARATO, ARTIGIANO EDILE DIVENTATO ‘UOMO DI FIDUCIA’ PER OPERAZIONI EDILIZIE DEL COMPIANTO NOTAIO BENESTANTE BURASTERO CHE E’ STATO VICE SINDACO DI LOANO E TRA GLI AMICI STIMATI DI SANDRO PERTINI –
Silvio Scarato persona simpatica e alla vecchia maniera: “Io ho fatto solo la quinta elementare ma ho più meriti e raggiunto traguardi di tanti altri….” solea ricordare. Gli piaceva il ballo e la vita notturna. Da Cosio D’Arroscia, con i fratelli, immigrato a Loano dove ha fatto, diciamo fortuna. Era diventato il ‘braccio operativo’ nell’edilizia del notaio Giacomo Burastero diventato facoltoso e benvoluto dai cittadini. Un professionista che negli anni del boom edilizio era una ‘fabbrica’ di atti notarili coadiuvato da un’irreprensibile moglie e segretaria di fiducia, con studio professionale in corso Europa e Piazzale Mazzini. Silvio e Giacomo, a loro modo, conosciuti non solo nel comprensorio loanese. Attraverso società compravano stabili ed alloggi anche fuori provincia. Uno degli acquisti l’ex albergo di ‘lusso’ ai quei tempi (anni 60) Il Castagneto (trucioli.it ha scritto in parte la storia inedita vedi…..) sulla strada statale 28, sullo svincolo per Cosio
d’Arroscia, prima dell’abitato di Nava. Silvio che non aveva mai dimenticato il paese d’origine e negli ultimi decenni ogni estate si trasferiva nella casa dov’era nato e cresciuto. Poi i problemi di salute, negli ultimi tempi aveva perso la vista. Lo avevamo incontrato due anni fa a Loano salute; ricordava quando aveva chiesto il mio aiuto per risolvere un problema con il Comune di Loano, dove un figlio lavorava con un contratto di 4 ore giornaliere e si era visto passare davanti, sistemati, altri del suo stesso livello di operaio. Mi aveva ricordato quando sul Secolo XIX scrissi della vendita (ad una società di Burastero e Scarato) del vecchio edificio di proprietà di Bri Bri – Ferrari (personaggio eccentrico dopo essere tornato dagli anni di navigazione). E quel gruzzolo di milioni furono di dissiapati in pochi anni tra casinò, ristoranti, night, abiti eccentrici, taxi Loano Sanremo- Montecarlo.
Silvio Scarato come tanti della stirpe montanara era un sempliciotto, amava la compagnia ed essere ammirato per i traguardi raggiunti di cui era orgoglioso. Legato moltissimo alla sua terra d’origine, ai ricordi d’infanzia nella sua Cosio d’Arroscia. Ivg.it, quotidiano online e prediletto dai lettori loanesi, ha titolato: Loano in lutto, è morto l’imprenditore Scarato. C’è chi, sui post, ha chiesto se fosse lutto cittadino. Forse anche un titolo può trarre in inganno. E non è davvero il caso quando si parla di un caro defunto.