“Impariamo a riconoscere il Dio vivente che abita ciascuno di noi”. La riflessione del Dott. Gustavo Cioppa, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia.
di Gustavo Cioppa, Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia
Manca sempre qualcosa, c’è un vuoto
in ogni mio intuire. Ed è volgare,
questo non essere completo, è volgare,
mai fu così volgare come in quest’ansia,
questo “non avere Cristo” (…)”
Pier Paolo Pasolini (“Poesia in forma di rosa”)
Non sono un virologo, ma penso che, su questioni elementari, anche un profano possa dire la sua.
La pandemia, paradossalmente, è il trionfo della vita. Intendo, della vita in sé, non della nostra vita o di quella di qualche altra cosa. Guardiamo il virus non con gli occhi del medico,… diretto a salvare le vite umane, non con lo sguardo del virologo… che è alla ricerca di strumenti per combatterlo, non assaliti dalla paura che crea ansia e offusca la ragione, non disconoscendone la potenzialità lesiva. Guardiamolo con gli occhi di un bambino, con la curiosità di un bambino che di fronte a ciò che non conosce cerca innanzitutto il volto, lo sguardo, la parola dell’adulto per capire ciò che ha di fronte. Una farfalla, una formica, una lucertola, un fiore, l’acqua che scorre, il sole…
È la vita.
Lasciamo ad ognuno il suo compito ed ascoltiamo attraverso le parole dell’uomo il virus che è anch’esso vita. Prendete il virus: è vivo e muta; si evolve; si attrezza probabilmente per resistere ai suoi nemici. Si difende. La vita è una cosa meravigliosa. Quale che sia la sua forma – anche quella, a noi, più invisa; quella che cancelleremmo subito – la vita è energia e non vuole scomparire. Il virus è un nemico mortale, da sconfiggere con ogni mezzo. Ma porta dentro il codice della vita. L’unico che non siamo in grado di capire e di creare. Il problema però non è la vita, ma ciò che la sostanzia: la sua essenza. E se l’energia vitale che pervade un organismo è distruttiva, malevola e si nutre di ciò che indebolisce allora va combattuta con qualsiasi mezzo. Molti potranno pensare che sia la stessa storia del mondo che si perpetua anche in questa ineffabile lotta per la sopravvivenza: il virus contro l’uomo. Ma credo sia più di questo. Credo che siamo di fronte alla guerra del male contro il bene, al conflitto tra un potere perverso ed una umanità fragile ma resiliente. E dopo tutti questi mesi, di molli tentativi caduti nel nulla nella speranza di limitare l’effetto del cambiamento che questo nuovo virus ci ha portato senza avvertirci, senza permesso, senza pietà… è giunto il momento – l’ultimo a mio avviso – di compiere atti forti e drammaticamente impopolari, proprio per salvare coloro che fingono di ignorare o sottovalutano questo demone invisibile.
Ora… non tra un mese. Adesso…
Adesso basta!
Ma ecco, il virus è soprattutto un corpo estraneo. E come tale da estirpare, al più presto. Ma esso ci offre anche una grande opportunità. Quale? Metterci in gioco per continuare a vivere sereni, nella tanto auspicata “Normalità”. Ma cos’era “normale”, prima? Prima dell’era del Coronavirus? Era “normale”, forse, che si corresse alla conquista planetaria da parte di quei poteri che ora, grazie al virus, hanno creato un nuovo ordine mondiale ‘pandemico’? Il virus è riuscito ad arrestare la globalizzazione, a indebolire l’Occidente, che versava in una crisi valoriale, spirituale, culturale dall’inizio del secolo scorso. Non lo era – in crisi – per ciò che concerne l’economia; invece, adesso, anche l’economia, con le sue dinamiche capitalistiche, di mercato, ne è intaccata. Lo scenario inquietante che s’intravede è il rafforzamento di un capitalismo feroce, mai estinto, che di nuovo ha solo l’aggettivo: ‘pandemico’. La sfida delle democrazie, adesso, è innanzitutto quella di distruggere questo corpo estraneo, coronato e letale, e garantire quei diritti imprescindibili su cui si fonda la dignità della persona. Spetta ad ogni cittadino guardarsi dentro, dove non c’è affatto il vuoto.
Ed ora, all’inizio dell’anno nuovo, si vorrebbe lasciare alle spalle quello appena trascorso, tormentato per tutti, per alcuni tragico. Si vorrebbe la tanto agognata quiete interiore, ma ancora grava sul cuore e disturba, come un basso continuo oltraggioso, il domani, un senso di vuoto e d’assurdo: la presenza del virus che ha modificato la vita di tutti. Sulla pagina bianca di un quaderno nuovo si vorrebbe scrivere una storia diversa, che non conosca angoscia, ansia, inquietudine. Dopotutto, dovrà pure finire la notte, facendo largo al giorno nascente? Ma è ancora notte quando ritorna l’usignolo, per scomparire alle prime luci dell’alba. Affiniamo l’udito per udirne il pianto. Guardiamoci dentro: Dio non è morto; la tanto agognata quiete interiore ci sarà, a patto di saper riconoscere il Dio vivente che abita ciascuno, credente e non credente, ateo, ed ogni creatura, sì, anche gli animali, poiché come scrive Massimo Cacciari: “Lo Jesus patibilis segna il volto di ogni creatura”.
Dott. Gustavo Cioppa (Magistrato, già Procuratore Capo della Repubblica di Pavia e Sottosegretario alla Presidenza di Regione Lombardia). Da Il Ticino