Il primo Consigliere comunale, esponente della componente d’origine meridionale del corpo elettorale albenganese, fu – nel 1960 –
Arcangelo Scarlata, nativo di Villalba, rieletto nel 1964 e poi nel 1983. Autore di “Terra e guerra” (casa editrice Ideazione e Comunicazione di Albenga): “ No alla illegalità e all’ingiustizia, ma sì’ ad una esistenza fatta di onestà e di principi, no alla miseria, ma sì’ al difficile destino del migrante” (…) “ha vissuto” (così)”la fatica del lavoro” (…) l’esperienza di un impegno civile e sociale difficile(…). “rigoroso”.
di Michele Di Giuseppe
Ed è con lo stesso rigore, con identico impegno, con immutata limpidezza che ha preso carta e penna ed ha “ (…) scritto, per noi, la sua esperienza, affinché ne facessimo tesoro e non perdessimo la “sua semenza”. Ed è precisamente – credo – questa la “significazione denotativa e connotativa, insieme, che il nostro Primo Cittadino, Antonello Tabbò, ha colto nel messaggio di “Terra e guerra” del nostro amatissimo Arcangelo”.
Altri cittadini, d’origine meridionale, sono stati eletti Consiglieri: Luigi RISTAGNO, anch’egli Villalbese; Calogero ALESSI, di Santa Caterina Villarmosa (Caltanissetta); Antonino FURFARO, di Cittanova (Reggio Calabria) calabrese, di cui il sindaco Angioletto Viveri spiegò – in Consiglio comunale – l’origine etimologica del cognome dalla lingua latina: furis – senza darne la traduzione in lingua italiana, ma, credo, noi tutti presenti a quella riunione consiliare intuimmo non solo il significato del termine latino e, soprattutto, il riferimento calzante (?) di cui si vociferava in quei giorni (non anomali, bensì tremendamente tragici, se fossero state vere quelle calunniose insinuazioni); Rosario DILIBERTI, di VILLALBA; Michele DI GIUSEPPE, Villalbese, Consigliere e, poi, primo Assessore (d’origine meridionale) nella Giunta Municipale della Città di Albenga; rieletto in Consiglio comunale e, successivamente, in questo consesso Eletto Consigliere dell’Ente Ospedaliero S. Maria di Misericordia – Ospedale di Zona – di cui fu l’ultimo Presidente e che, con l’istituzione delle USL (oggi ASL), gestì il passaggio delle consegne del Patrimonio di tutti i Beni mobili (Obbligazioni redimibili e non redimibili, presso la CARIGE, filiale di Albenga) ed Immobili (Case e Terreni) – tutti lasciti degli avi, bnefattori dell’Ospedale – ai Sindaci dei Comuni limitrofi di Albenga sul cui territorio insistevano gl’immobili. E il primo consigliere rosa del Sud: Maria Grazia IMMORDINO, Villalbese.
(Dopo gli anni ’80, furono eletti altri Consiglieri tra gli immigrati: Antonino MACCARRONE, di Sant’Alessio della provincia di Messina, più volte eletto; Antonino MESSINA, di VILLALBA; Gianni POLLIO, Napoli, più volte Assessore che coalizzandosi con Silvio CANGELOSI, nato ad Albenga da genitori entrambi Villalbesi, firmarono con l’opposizione per il defenestramento della Sindachessa Rosalia GUARNIERI di Villalba. Un altro consigliere, Francesco DI LIETO, nativo di Albenga, come l’attuale presidente del consiglio comunale, Diego DISTILO, sono i neo ingauni di prima generazione, figli di immigrati dal Sud Italia.
Come ammonimento, non solo per i nostri rappresentanti in Consiglio comunale, ma per noi tutti comuni cittadini di Albenga: Analizzando i valori ed i principi della filosofia Ubuntu, li ritroviamo nell’enciclica di Papa Francesco “FRATELLI tutti”. Un sinonimo di Ubuntu è DIALOGO. Questo promuove l’amicizia sociale, rispetta le differenze di opinione e di punti di vista. Esso è aperto agli altri, riconosce la nostra appartenenza condivisa ed è animata dalla comune ricerca della verità, del bene comune e del servizio ai poveri. La possibilità della pace nella verità è basata sul dialogo.
Dialogo e incontro non si fermano alle differenze, includono ogni prospettiva ed offrono sempre nuove possibilità e stili di vita in processing nelle organizzazioni sociali. L’amicizia sociale, come gentilezza, predilige il vulnerabile e chi ha più necessità.
Perseguire la giustizia, afferma l’Arcivescovo Desmond TUTU, non avrebbe futuro senza perdono. Questa è la prospettiva della filosofia umanista Ubuntu.
Michele Di Giuseppe
IL 30 MARZO 2010 LEGA NORD E CENTRO DESTRA VINCONO LE ELEZIONI COMUNALI CON IL PRIMO SINDACO ROSA NELLA STORIA INGAUNA
IL DETTO CHE SAN GERLANDO FA IL LADRO DI MESTIERE…
E’ atavica quest’anomalia o fu importata? Il detto che san Gerlando fa il ladro di mestiere anticipa Proudhon per il quale la proprietà è un furto legale oppure – per certi vigliacchi – la sola arma che gli resta, la malignitate, è rispondere con astuzia, come “Comar Giovannuzza (la volpe): “ Signuri, cci rissi ‘a urpi, ’n pott’ aviri ‘a forza, ’n pott’aviri ‘a sfacciataggini, ràtim’armènu ‘a malignitati ppi quantu putissi stimpuniari sti quattru jiòrna ‘i vita” (dall’Introduzione di Italo Calvino a “ Le parità e le storie morali dei nostri villani” di Serafino Amabile Guastella, Biblioteca Universale Rizzoli).
Sempre per i quaquaraquà, la prima legge dell’omertà, il silenzio: il Parlare e il Mangiare vennero a contesa su chi doveva star di casa nella Bocca, e Re Salomone decretò: “ Tu ca si ‘u Parrari puoi papariari n’ ‘a ‘ucca ri’ ‘e ricchi, picchì chiddi hannu ‘u Manciari sarvatu… e tu, o Manciari, pò sguazzariari a ppiaciri ’n ‘a ‘Ucca r’ ‘e poveri, picchì i puvrieddi cciu picca pàrranu meggiu è “.
L’assassino è un cavaliere, perché nella necessità ti verrà incontro.
Hic et nunc, vorrei intenzionalmente restare nei limiti del “fatto” locale alla George Sand o alla Frédéric Mistral (figura del regionalismo), insomma una pagina d’autobiografia, senza pretese di saggio sociologico (v. Domenico Merlino, Saggio di ricerca sulla satira contro il villano. Torino, Loescher edit. 1894) per l’avversione degli artigiani delle plebi urbane all’immigrazione di mano d’opera dalle campagne dopo l’abolizione della servitù della gleba.
Intenzione gnomica e parenetica. Ecco Ignazio Buttitta, nei versi in morte di Salvatore Carnevale, declamare lo sfruttamento del popolo, il “quarto stato”… dei villalbesi/calabresi/pugliesi/napoletani/abbruzzesi…
“Nta li grutti,
nta li tani durmiti e nta li staddi,
siti comu li surci nte cunnutti,
vi cuntintati di fasoli e taddi,
Ottoviru vi lassa a labbra asciutti
e Giugnu cu lidebiti e li caddi,
di l’alivi n’aviti la ramagghia
e di la spica la ristuccia e pagghia”.
Antesignano dei fermenti sociali e contro l’ingiustizia.
Michele Di Giuseppe