Non andrà allo Stato, come si temeva, l’eredità multimilionaria (94 tra immobili e terreni, depositi bancari) dei fratelli Luigi ed Egidio Pellegrini senza eredi diretti. Il patrimonio a chi finirà ? Per ora nulla di certo e di scontato. E’ plausibile, ad ascoltare alcune voci, che sia ripartito parte in beneficenza e parte a privati cittadini. Tra questi pare difficile escludere chi dagli anni ’90 segue, quale ragioniera di fiducia, i fratelli pietresi (anche se il minore Momi negli ultimi anni era affidato ad un tutore legale). Pareva scontato che l’esecutore testamentario fosse proprio il rag. Enrica Accame con studio nel paese natale (Tovo S. Giacomo) e ad Albenga. Il fratello Eligio, geologo ed imprenditore, è stato più volte sindaco Dc.
ULTIMA ORA- DOPO LA PUBBLICAZIONE ABBIAMO RICEVUTO ALCUNE PRECISAZIONI STORICHE DAL PIETRESE- GENOVESE, ING. PINO JOSI CHE VOLENTIERI PUBBLICHIAMO (Vedi a fondo pagina il breve testo dell’ex docente universitario, già assessore al Comune di Genova ed assessore alla Sanità della Regione Liguria)
di Luciano Corrado
Non resta che attendere la registrazione del Testamento di Egidio Pellegrini, morto a 82 anni il 31 ottobre scorso e che aveva ereditato le comFproprietà del fratello Luigi mancato a 75 anni pochi mesi prima. A Egidio anche la metà della villa sul Trabocchetto dove abitava con la compagna, cittadina tedesca morta nel febbraio scorso.
Egidio amministrava, con l’assistenza della ragioniera Accame, un ‘tesoro’ notevole, si pensi solo alle incombenze Imu, Tari, affitti, dichiarazione dei redditi, spese condominiali. Le proprietà si trovano, oltre che a Pietra Ligure (tra cui tre ville sul monte Trabocchetto, una di fine 1800 dal cugino Aldo Morello, ex sindaco sposato e senza figli, e ancora una casetta sempre sulla collina residenziale); proprietà a Giustenice, Tovo San Giacomo e Magliolo (quale erede della facoltosa famiglia Staricco, la vedova ha vissuto fino a 105 anni).
Possiamo dire dopo quanto abbiamo pubblicato con due precedenti articoli che non sarà un lavoro semplice quello che si trova ad affrontare l’esecutore testamentario; immaginiamo parecchi faldoni di documenti utili. Si dovrà procedere ad una serie di incombenze: consulenze legali e perizie, frazionamenti, procedere all’inventario e una volta fatta la registrazione del testamento verificare l’accettazione dei beneficiari. Ne consegue la denuncia di successione, il pagamento delle Imposte ed eventuali debiti/ crediti maturati dopo il decesso.
Non c’è dubbio che la persona di maggiore fiducia di Egidio Pellegrini dovrà dedicare non poco tempo al dossier, tenendo conto che l’edificio materno dei Pellegrini, in Piazza La Pietra, nel cuore del centro storico, era stato venduto proprio negli ultimi mesi. Parrebbe a tale Mosca di Torino, già proprietario di un alloggio in città. Non solo, è trapelato che l’edificio – tre piani, oltre a mansarda – sia stato venduto da Egidio per 750 mila €. E l’acquirente abbia trovato a vendere ile mansarde, poi il secondo piano, infine al piano terra il locale che ospita un bar pure venduto, restano i muri del negozio. Il primo piano pare invece che sarà abitato dall’acquirente ?
Egidio a qualche amico aveva confidato di aver percepito una caparra in attesa del saldo all’atto notarile. Che era sceso di prezzo, rispetto alla richiesta iniziale, tenendo conto che non era possibile realizzare l’ascensore; le scale sono ripide e le mansarde non abitabili. Invece con la nuova legge regionale si può ristrutturare e rendere abitabili le mansarde dei centri storici. Da qui la felice intuizione che avrebbero trovato facile mercato, più per giovani senza problemi di contare gli scalini. Si aggiunga che c’è ancora uno striscione sulla parete che fa riferimento ad un’agenzia immobiliare di Pietra Ligure.
Tra l’altro dall’ospedale Santa Corona sono giunte altre indiscrezioni con una patina di giallo. Egidio Pellegrini, da un paio d’anni alle prese con un tumore, è stato ricoverato d’urgenza e la morte, si è scoperto, ha avuto come concausa il Coronavirus asintomatico. L’interrogativo è dove e da chi rimasto infettato. Da almeno una quindicina di giorni non usciva dalla sua villa sul Trabocchetto. In casa solo una fidata coppia peruviana risultati sani (la moglie come badante, il marito giardiniere tuttofare ed autista, persone a modo e che Egidio apprezzava parecchio e forse tra i beneficiari di eredità).
Parrebbe che anche la ragioniera Accame si sia subito sottoposta a test con risultato negativo. C’è una certezza. Egidio ha ricevuto di domenica la visita di una coppia, dunque persone conosciute, che però non è stato possibile identificare, né si sono presentate a morte avvenuta. Chi sono ? Erano interessate a comprare ? Erano amici venuti da fuori ?
Abbiamo accennato ad un probabile parte di eredità in ‘beneficenza’. Quasi scontato un lascito alla Chiesa Vecchia e di conseguenza la Parrocchia, forse anche alla Residenza protetta comunale dove era ospitato il fratello, forse il Santa Corona ed altri enti o associazioni. Ai tempi del parroco monsignor Ennio Bezzone, ora a Oneglia, Egidio aveva pagato la ‘bussola’ (porta girevole) all’ingresso della Chiesa Vecchia. Ricorda il monsignore: ” Avevo un certo timore a prospettare il costo, mi pare tra 7-8 mila euro, ma non fece problemi; si disse soddisfatto e chiese fosse affissa una targhetta a ricordo dei suoi genitori. Ho un vago ricordo, inoltre, di un altro suo desiderio, contribuire ad un nuovo altare, ma poi andai via e non so cosa sia accaduto dopo”. Don Giancarlo Cuneo, ex economo della diocesi di Albenga Imperia, subentrato nella parrocchia di San Nicolò, ricorda di aver incontrato l’ultima volta il signor Egidio una quindicina di giorni prima che morisse, era claudicante e sofferente. “Mi aveva effettivamente accennato al desiderio di lasciare un’offerta per il nuovo altare, non ricordo se si è parlato di costo. Comunque dai preventivi siamo tra 30-40 mila euro. Da allora non ho più saputo nulla e mi auguro che si sia ancora ricordato delle opere di bene”.
Egidio Pellegrini descritto persona riservata, poco loquace, a volte introverso, dopo aver trascorso una vita, fino agli anni ’90, quale direttore di hotel, tra cui una paio di cinque stelle lusso in Germania. Non esibiva la ricchezza, non frequentava ristoranti in, né era uso al lusso. La compagna era molto affezionata ai cani e ai gatti di casa, generosa con le associazioni degli animali.
Egidio erede dello cugino Aldo Morello, delle zie di Ettore Morello che era morto a Capo Santo Spirito in un incidente motociclistico di cui era appassionato. Oltre al sindaco, dunque tre sorelle, due zitelle; la terza Angela che si era sposata, già cinquantenne, con il possidente Staricco di Magliolo.
Con l’estinzione dei Pellegrini – Pegollo -Morello si chiudono tre secoli di storia di tre famiglie. Se mamma Cristina Morello (Marchetti) e i due figli Egidio e Luigi erano nati e vissuti nel vecchio edificio ereditato da bisnonna Raffaella (ora venduto, e forse non è l’unico) di Piazza La Pietra; se il padre aveva, a sua volta, un nonno che ha ricevuto tante onorificenze (di cui Trucioli ha scritto con un servizio di di Mario Carrara, personaggio pubblico), possiamo concludere con un accenno alla Villa dell’ex sindaco Morello che da giovani cronisti del Secolo XIX avevamo seguito nel suo ruolo di consigliere comunale e primo cittadino.
Ebbene la casa era stata acquistata, da papà Morello, dal notaio Bosio, persona benestante e che non aveva badato a spese. E’ tutta a pietra a vista, con arcate e finestre stile gotico. Un immobile di pregio che da anni, oltre che sfitto, pure alle prese con uno stato di abbandono e degrado, un incendio aveva distrutto la zona a vetrate e l’ingresso. E particolare non comune era arricchita da almeno due grotte – caverne che caratterizzano il Trabocchetto e come ci illustrò il mitico Pierino Traverso (U magu da Pria). Nella proprietà, con un ampio terreno, c’erano pure le stalle per il ricovero di capre e pecore, pollaio. E ora le ultime memorie storiche pietresi a ricordare, con nostalgia, di ‘quando eravamo ragazzi ed abbiamo anche vissuto i tristissimi giorni di guerra’.
Luciano Corrado
Il ricordo di un pietrese non più ‘ragazzino’. C’era il cantiere navale Pegollo dal pontile. Poi Giovanni Pegollo pittore emigrato in America e musicista di rango. Le figlie Argenide, Raffaella, Olimpia, il figlio Luigi. Da Raffaella nascono Clelia Pirazzini ed Aristide Pellegrini, quindi Giorgio, fino ai nostri Luigi (Momo) ed Egidio. C’era anche un ramo famigliare proprietari delle Ferriere di Isallo (Magliolo), oltre di aree boschive e terreni. Pellegrini, papà di Egidio e Luigi, era impiegato del Comune di Pietra Ligure.
PRECISAZIONI DI UN ILLUSTRE PIETRESE, L’ING. PINO JOSI
A PROPOSITO DI QUANTO ABBIAMO PUBBLICATO CON RIFERIMENTI STORICI-
Aldo Morello che è stato sindaco di Pietra Ligure e figlio di Ettore era cugino, non zio di Egidio Pellegrini. La casa in Piazza La Pietra dove i fratelli Pellegrini sono cresciuti era di Giovanni Pegollo e forse della di lui moglie .
Giovanni Pegollo, tornato dall’America, si costruì un grande palazzo, due piani in via Umberto I, con tanto di scuderia al piano terra, e lasciò i suoi beni (nell’attuale attuale via Matteotti) al figlio Luigi (Gigi) che li moltiplicò con diverse attività imprenditoriali nel primo Novecento: segherie, cantiere navale, terreni, etc. Il palazzo in questione l’abbiamo ereditato noi (eredi Monti Bragadin) e le figlie Olimpia e Raffaella la casa di Piazza Vecchia.
Giorgio Pellegrini, impiegato comunale, la ereditò negli anni quaranta dalla bisnonna Raffaella, e aveva sposato Cristina Morello (Marchetti), zia di Aldo Morello.
La Raffaella aveva sposato l’Egidio Pellegrini reduce delle sue imprese guerresche nel 1873-4 e prese a girare per l’Italia per conto delle Ferrovie.
Pellegrini diventò collaboratore dell’ing Giuseppe Monti Bragadin che era venuto in Liguria negli anni sessanta per costruire un tratto della ferrovia SV -Albenga.
Monti Bragadin trattò con Giovanni Pegollo che aveva a Isallo boschi e ferriere, utili per le ferrovie, con lui era il fratello PV conte Stefano Carlo Monti Bragadin che sposò la figlia Argenide di G. Pegollo,cantante lirica in Italia ed Europa, poi maestra di canto per molti anni a Milano; suo figlio Carlo Stefano (nato nel 1866) fu mio nonno materno comandante fino al 1901 sulle barche a vela degli Accame. Poi ebbe un naufragio in Nuova Zelanda e quando tornò divenne comandante di piroscafi fino al 1930. (ing. Pino Josi).