Non ci si può definire savonesi, neppure come me acquisiti, se non si conosce e soprattutto non si “ama” la località di Santuario dove sono riposte tutte le speranze, le gioie e le sofferenze dei savonesi da quando la Madonna di Misericordia vi apparve il 18 marzo 1536 e disse la celebre frase:” Misericordia non giustizia”.
di Danilo Bruno
Ora aldilà di ogni credo religioso vi sono dei fatti storici indiscutibili ovvero che l’apparizione della Madonna al Beato Botta significò una profonda scossa sociale, produttiva e culturale in città tanto da permettere una progressiva e vigorosa ripresa economica e sociale.
Ciò infatti può contribuire a spiegare il profondo legame della città con la sua Patrona: Madonna di Misericordia ma anche la processione, che ogni anno (eccetto quest’anno causa Covid) attraversa la valle del Letimbro con migliaia di persone a piedi il 18 marzo e che si incammina di buon mattino verso il Santuario.
Ora vorrei ricordare due episodi avvenuti nel 1998 e agli inizi di questo secolo.
Allora avevo fondato con altri studiosi il LASA (Laboratorio di Antropologia Storica e Sociale delle Alpi Marittime) e in quell’anno ospitammo una riunione nazionale del gruppo di ricerca Terre Alte del CAI, che alloggiarono alla Locanda del Santuario un sabato sera dove anche cenammo tutti assieme.
Naturalmente, oltre agli impegni scientifici, portammo gli ospiti a visitare la piazza, la chiesa, la cappella della Crocetta mentre museo e salone del centro di restauro degli arazzi non fu richiesto sapendo quanto sarebbe stato lungo il discorso per cui portammo gli ospiti a visitare anche l’area archeologica del castello di Murialdo, curata dalla sezione Valle Bormida dell’Istituto Internazionale di Studi Liguri.
Agli inizi di questo secolo ospitammo una delegazione di amici e studiosi di Rignano Garganico per cementare una sorta di gemellaggio fra gli studi scientifici sulla preistoria e le tradizioni del Gargano e la ricerca antropologica curata dal LASA.
Nel 1996 poi la Provincia, in occasione delle manifestazioni napoleoniche, aveva pure curato con introduzione dell’assessore Aicardi, coordinamento e nota storica del sottoscritto oltreché di altri studiosi (Luciano Cava, gen Cruccu,…) la cartografia alle zone napoleoniche del Santuario e Montenotte.
Perche’ oggi ricordo queste cose?
Innanzitutto rammento perché a Santuario in quegli anni era attiva una grande collaborazione fra le due associazioni del luogo: SMS di San Bernardo in Valle, presieduta dal prof. Accatino e l’US Letimbro, presieduta da Mariano Masia a cui si aggiungeva l’intervento di un consigliere comunale come il geom.Briano, denominato per il suo impegno:”il Sindaco del Santuario“.
Proprio da questa collaborazione nascevano iniziative ma anche la dimostrazione che la società civile può spesso trovare al proprio interno la volontà di intervenire e di proporre unitariamente progetti agli enti locali.
In quel periodo poi vi erano ancora la Locanda, il negozio dei ricordi, alcune botteghe di artista, il museo (peraltro sempre con problemi di apertura regolare), le opere assistenziali, una edicola .
La cartina dei luoghi napoleonici era stata diffusa in ogni dove oltre ad essere sempre visibile in una bacheca sulla piazza.
Se volessimo ripetere l’esperienza del raduno scientifico del CAI oggi nel 2020?
Purtroppo la situazione sarebbe tristemente negativa: le associazioni non esistono più o quasi per cui con la morte di alcuni cari amici, che erano profondamente legati alla propria terra di origine (Briano e Masia) si è pure dissolto quel rapporto di collaborazione fra pubblico e volontariato del Terzo settore,che poteva sopperire ad eventuali difficoltà.
La Locanda del Santuario è chiusa ormai da tanto tempo che se ne è quasi persa memoria mentre l’edicola è stata materialmente portata via quando ha definitivamente chiuso. Il negozio dei ricordi è gestito dalla Libreria San Paolo di Savona ed apre ad orari precisi ma giustamente in possibile presenza di pubblico perché è inutile aprire se nessuno vien su a parte le persone, che si recano alle varie strutture assistenziali (Noceti, Santuario,…) oggi poi con i limiti di accesso per il Covid.
I luoghi napoleonici delle battaglie del 1796 sono sempre al loro posto ma un itinerario escursionistico è praticamente da dimenticare poiché o si trova l’esperto o ormai le zone sono in stato di completo abbandono.
Il centro di restauro ed esposizione degli arazzi un tempo apriva ogni tanto ora ne ho perso memoria anche per l’epidemia in corso.
Il Museo del Santuario, che si è finalmente arricchito di una sala dedicata alle opere lasciate in eredità dal pittore Eso Peluzzi, ora è chiuso per il Covid ma lo era pure prima se non in certe occasioni come se le Opere Sociali, che lo gestiscono non potessero affrontare un discorso logico di valorizzazione museale dandone la gestione insieme al Comune ad una istituzione scientifica (inutile dire che a fronte degli oneri delle spese di personale l’Istituto Internazionale di Studi Liguri potrebbe riprendere il discorso).
Il santuario quindi ormai vive solo il 18 marzo ( a parte il 2020) o poco più’ nonostante la Madonna di Misericordia sia patrona delle Confraternite.
Cosa fare allora?
Io credo che il Comune debba assumere l’iniziativa e chiamare tutti gli attori in causa alle loro responsabilità,investendo pure la Regione e il Ministero poiché non si può continuare in questo triste declino.
Dopo averli radunati, occorre fare un quadro delle responsabilità,attivare le risorse necessarie o insieme cercarle affinché Santuario possa divenire una meta spirituale e turistica come merita.
Io credo che vada bene il silenzio per accompagnare la meditazione ma a Santuario di Savona purtroppo il silenzio accompagna solo un lento e triste declino economico, sociale e culturale da cui si rischia di non uscire più.
Inoltre la Cappella della Crocetta con gli affreschi del Guidobono vale una visita e non merita di essere ricordata solo per restauri fatti decisamente male e per problemi di accesso.
Danilo Bruno