Era il 1989 il prestigioso Istituto Geografico De Agostini pubblicava un volume illustrato: Dalla costa all’entroterra. Il ponente ligure. Nelle 190 pagine, capitolo ruolo del turismo, l’intervento di Lorenzo Lanteri direttore dell’EPT provinciale, laurea in giurisprudenza (9 lingue parlate e scritte): “Turismo Ligure: tra mare e monti. Il mare rimane il primo fattore di sviluppo turistico, è ingiustificato che il suo hinterland sia messo nell’ombra, per una scelta di priorità che ha eccessivamente favorito un’esile striscia di costa lungo le Riviera”. Lanteri sindaco di Triora (Im) dal 1992 al 2009.
Un articolo, quello scritto quasi in punta di penna da Lanteri, ogni parola, aggettivo, attributo, verbo, soppesata. Allora aveva un ruolo di primo piano quale direttore dell’Ente provinciale del turismo, un tecnico che collaborava con il presidente dr. Giovanni Bono (Psdi, poi presidente dell’Ente Porto ed amministratore di società del colosso Orsero), il comitato esecutivo composto da Giancarlo Barbieri, Carlo Buccelli, cap. Pio Fazio, ing. Giancarlo Garassino (attuale vice sindaco di Laigueglia), dr. Angelo Spotorno e Pietro Viazzi.
Una presa d’atto, quella della realtà di quei tempi, un monito, un consiglio, una sprone. Non vogliamo tediare i lettori facendo il punto della situazione dei nostri giorni, riservandolo a quello che continuiamo a definire il ‘grande e vero malato’ del nostro ponente ligure: la montagna e le sue prime vallate. Le priorità mancate, dalla rete viabile, agli incentivi strutturali per incrementare lo sviluppo e sostenere le attività esistenti, ai posti di lavoro, e quindi alla valorizzazione immobiliare. Oggi lo spopolamento senza ritorno non è solo più un pericolo, un incubo, è la tristissima verità. La costa che si salva con trilocali sul mare, in alcune località, a 970 mila €. Stabilimenti balneari venduti a ‘peso d’oro’ nonostante le sbandierate crisi, gli affitti commerciali nei centri storici sempre più problematici da pagare. Le aree edificabili che raggiungo i 250 € a mq e siamo in un momento di stagnazione. Tra i più penalizzati spiccano gli albergatori, sia proprietari dell’immobile e peggio chi è in affitto. E il nostro entroterra ? Ci pensa la politica, chi da poche migliaia di euro al mese ha trovato, dopo essere stato eletto, il pandoro di 14- 18 mila euro al mese di indennità.
Ma siamo rimasti una schiacciante minoranza, spesso malvista, a sostenere come scriveva Lanteri: “Nel nostro entroterra possediamo un prezioso ed irripetibile talento che sarebbe assurdo, anche alla luce dell’integrazione europea, spendere male o non abbastanza bene”. Un pensiero lo rivolgeva “all’artigianato, alla bottiglia di vino locale di annata, alla cena tipica nelle osterie e trattorie, i canti e i balli popolari, le sagre quando sono basate rigorosamente sui prodotti locali, le rievocazioni storiche, certe funzioni religiose tradizionali. Sono tutti veicoli promozionali, perchè risvegliano nel ricordo di chi è stato tra noi il desiderio di ritornare e la nostalgia di una particolare atmosfera”.
Già ma oggi chi ricorda più, quelle generazioni si stanno spegnendo, i giovani sanno poco. Non si insegna la storia locale se non per sentito dire. L’informazione, il ruolo del giornalista, viene ormai esercitato da’ senza memoria’ o da chi non ha una linea editoriale. Il mercato pubblicitario, del resto, è in Riviera. In montagna si leggono solo gli annunci a pagamento delle sagre o di feste patronali.
QUEL SINDACO POLIGLOTTA
DA GUINNESS MONDIALE (da archivio storico)
Lorenzo Lanteri – Probabilmente è l’unico sindaco al mondo (e sarebbe una notizia da meritare il giro del pianeta) che, come scrive sul sito comunale <ha buona conoscenza di (nove lingue straniere): francese, inglese, tedesco, arabo, spagnolo, portoghese, olandese, russo e turco>. Che appartiene, dice sempre il sito, <ad una nobile casata ligure-piemontese (i Lanteri Gaglio della Briga, insediatisi a Triora all’inizio dell’800), è sposato con la prof. Franca Di Gregorio, ha due figli, Renato e Lorenza, due nipotine Ilse e Iris ed un nipote, Alberto>.
E ancora: <Lorenzo Lanteri è nato a Milano il 27 maggio 1937, dopo la maturità classica, ha conseguito la laurea in giurisprudenza nel 1961: E’ stato funzionario dell’Ente provinciale del turismo di Savona dal 1963, direttore dello stesso ente dal 1975 al ’91, trasferito alla Provincia di Savona come dirigente del settore turismo, sport e cultura dal 1992 al ’94, quando è andato in pensione. Insegna, infine, “geografia del turismo” per il corso di “economia e gestione dei servizi turistici” all’Università degli Studi di Genova, dall’anno accademico 1995/’96>.
MARZO 2016 – DA LA STAMPA DI STEFANO DELFINO
Se è agevole intuire che il termine “accattà”, acquistare, deriva dal francese “acheter”, più ostica, invece, è l’origine di una parola come “massacan”, muratore, che scaturisce dall’elisione tra la provenzale “massoun”, dello stesso significato, e quella turca “bakan”, sorvegliante, per indicare così il capomastro. Tante sono le curiosità come questa, che si scoprono nello sfogliare le 336 pagine del “Dizionario etimologico storico dei dialetti liguri”, pubblicato dal Centro Editoriale Imperiese, in cui Lorenzo Lanteri, già sindaco di Triora e presidente del Parco delle Alpi Liguri, ma soprattutto studioso di storia, folklore e linguistica, ha esplorato i tanti arabismi, orientalismi, francesismi, germanismi e ispanismi disseminati nel dialetto.
E così, si apprende ad esempio che, mentre la gastronomica “buridda” è la traduzione del provenzale “bourrido”, il dispregiativo “feneàn”, fannullone, è un francesismo tipicamente ligure da “fainèant”, oppure che “mandillo” (fazzoletto) e “articiocca” (il carciofo) hanno le radici nelle parole arabe “mindilun” e “al-karshufu”. Non solo: “lalla” (zia) arriva dal turco “hala”, che indica la zia paterna (ma nell’Imperiese diventa “a lan” e in Alta Valle Argentina “a lalan”), “strafalaio” (stravagante) dallo spagnolo “estrafalario”, l’espressione “a tocchetti” (a pezzetti) dal longobardo “toh” e il vocabolo “garbu” (buco) dall’indoeuropeo “gerbh”, nel significato di scalfire o intaccare.
È una miniera di preziosità linguistiche, insomma, il volume di Lanteri, che lo arricchisce di spiegazioni storiche, dalle quali si apprende che l’importazione di molte paole è dovuta da un lato alla vocazione marittima e agli scambi commerciali con i Paesi esteri delle popolazioni liguri, e dall’altro dal fatto che questo territorio è stato a lungo oggetto di invasioni o di dominazioni straniere. Un libro in cui, spiega l’autore, “è stato possibile ampliare l’aspetto storico o folcloristico relativo a tanti termini, alcuni di questi oggi obsoleti, ma che fanno parte del nostro retaggio più pittoresco e genuino, e che non è assolutamente lecito cancellare”.
A queste tematiche, Lanteri, che è stato direttore dell’allora Ept di Savona e poi dirigente del settore Turismo, sport e cultura di quella Provincia, ha già dedicato sedici saggi. Socio cofondatore dell’Icit, l’Istituto di cultura italo-tedesca e membro del Centro studi orientali di Savona, è anche esperto storico dell’Accademia archeologica italiana di Genova. Per la sua opera, tra l’altro, Lanteri si è meritato l’elogio di Hakki Akil, ambasciatore turco in Italia: “Ho apprezzato molto il suo lavoro e anche l’occasione che l’ha spinto a svolgere una ricerca più ampia”.