Scongiurato pericolo per la “Canapa light”. Salve le produzioni degli agricoltori savonesi. Soddisfazione dei Verdi.
di Gabriello Castellazzi*
Il Ministero della Salute il 28 ottobre scorso, “in zona Cesarini”, ha ritirato il precedente Decreto del 1°ottobre 2020. Provvedimento che avrebbe provocato, a partire da ieri, il collasso dell’esteso mercato della “canapa light”, mandando in fallimento la produzione italiana (un mercato da 150 milioni di euro) in quanto il Cbd (cannabidiolo) in essa contenuto, sarebbe diventato proibito “in quanto inserito nella tabella dei medicinali a base di sostanze attive stupefacenti”.
Fortunatamente il nuovo Decreto sospende l’efficacia del precedente con l’ intenzione dichiarata di convocare un tavolo di lavoro per affrontare la materia in modo sistematico e “valutare se gli effetti della sostanza attiva Cbd ( metabolita della “Cannabis sativa”) rimangano immutati a prescindere dalla percentuale di utilizzo della stessa”.
Comunque già nei mesi scorsi l’OMS aveva scritto che il Cbd ha effetti rilassanti, favorisce il sonno, è distensivo contro ansia e panico ed è antagonista del THC (Tetraidrocannabinolo-responsabile delle proprietà psicoattive).
La coltivazione di “cannabis sativa” da noi ha origini antiche e facilitata dal nostro clima è sempre stata coltivata con grande facilità.
Questa “canapa utile”può svolgere oggi anche una funzione di contrasto al dissesto idrogeologico perchè utilizzabile a fini di bonifica e recupero di terreni abbandonati. Addirittura, da un documento risalente al 1190, risulta come nel ponente savonese vi fossero coltivazioni di canapa, lavorata nelle filande per la tessitura di corde, vele, canovacci, coperte, lenzuola e torselli (rotoli unici di tela per realizzare tende e tovaglie).
In un rapporto commerciale del 1822 sono riportate le produzioni di canapa lavorata ed esportata sotto forma di tele e corde.
Da una relazione di Legambiente risulta che attualmente in Europa si coltivino circa 30.000 ettari di canapa, di cui oltre 10.000 solo in Francia. In Italia siamo sui 3000 ettari ( un piccolo “boom” se si pensa che 5 anni fa erano solo poche centinaia) ma niente in confronto al passato ( negli anni ’30 si toccarono i 90.000 ettari).
La canapa si coltiva facilmente, non ha bisogno di diserbanti e addirittura il suo stelo si allunga rapidamente soffocando le piante infestanti.
Ogni parte di questa interessante pianta ha il suo utilizzo: il fiore (birre, tisane, oli essenziali), il seme (olio e farina con cui si producono alimenti, cosmetici, saponi), gli steli (da cui derivano sia la fibra per tessuti, corde, componenti per auto, pannelli isolanti e in bio-edilizia per fare mattoni).
Negli anni scorsi una legge nazionale riconosceva le potenzialità della canapa come pianta “parte di una filiera agricola da sostenere”, una produzione eco-sostenibile collegata al settore alimentare e fonte di lavoro per le imprese agricole savonesi.
*Gabriello Castellazzi (Il Portavoce dei “Verdi” della provincia di Savona)