Prima di diventare sacerdote don Fabio Ragusa, nato a Zurigo, oggi 49 enne, ha frequentato la scuola per sottufficiali degli alpini: “Mi sono arruolato a 18 anni – spiegava – A 19 ero già sergente e comandante di squadra”. Da sacerdote ecco presentare a Imperia TV un saggio: La resurrezione di Lazzaro. Era parroco di Ranzi (Pietra Ligure): “Cappellano e lo scacco della morte” . (Vedi….. articolo di trucioli.it del 5 febbraio 2015….).Un’altra esperienza l’ha visto cappellano alla Marina Militare di Brindisi.
Ora è stato rimosso da vicario parrocchiale (o viceparroco), il presbitero che il vescovo diocesano invia per affiancare il parroco che nella parrocchia di San Pietro di Borgio è Joy Antony Thottamkara, sacerdote indiano, 50 anni.
La colpa grave di don Ragusa ? Aver criticato, nell’omelia della Santa messa nel giorno dei Tutti i Santi, il Sommo Pontefice definito persino “indegno, eretico e bisognoso di essere convertito“. E il vescovo Borghetti non l’ha perdonato e non ha praticato il rinvio, i tempi lunghi per decidere. Non poteva ignorare, sarebbe forse andata peggio.
Ma non parliamo di scandalo per favore, siamo ben lontani dai veri scandali che hanno gravemente ferito, per anni, la diocesi di Albenga – Imperia e che da cronisti avevamo, per primi, denunciato e descritto pubblicamente con nomi e cognomi, guadagnandoci una querela per diffamazione e richiesta danni da parte del vescovado, firmata dall’allora vicario generale diocesano. Lo stesso Pubblico ministero (che indagava anche su altri dossier di sacerdoti e dell’allora vescovo) aveva chiesto l’archiviazione, cosa che è poi avvenuta da parte del Gip del tribunale Savona.
Questa volta ad ‘ingigantire’ l’accaduto è stata la quasi puntualissima cassa di risonanza mediatica. Che ha dato nell’edizione di mercoledì mattina 4 novembre (la predica di don Ragusa risaliva a domenica) de La Stampa e Il Secolo XIX, in cronaca nazionale, a firma della giornalista e corrispondente Valeria Pretari.
Dopo mezzogiorno è stata la volta di Ivg.it con la firma del giornalista e già direttore del giornale on line più diffuso in provincia di Savona, Federico De Rossi (fa parte della Confraternita di Santo Stefano di Borgio, il cui priore, Giuseppe Oreglio, ex sottufficiale della Guardia di Finanza, dall’agosto 2019 è anche Priore generale diocesano).
Ivg.it titola: “Omelia contro il papa sulle unione civili. Vice parroco dispiaciuto ma non pentito. Don Fabio rincara: ‘Tappare le orecchie a queste sirene incantatrici…’. Ora dopo ora, il caso si può leggere sui notiziari internet di mezza Italia.
La ricostruzione di Ivg.it. “Il sommo pontefice aveva ricordato: ‘Le persone omosessuali sono figli di Dio e hanno il diritto di essere una famiglia…’. In occasione dell’ormai famoso documentario “Francesco”, presentato alla Festa del cinema di Roma. Il tema delle unioni civili, dunque, da interpretare come una “apertura” della Chiesa cattolica ? Don Fabio si è scagliato contro la “nuova dottrina” e durante la messa non le ha certo mandate a dire, provocando sconcerto tra i fedeli presenti che mai si sarebbero aspettati che un vice parroco di una piccola realtà attaccasse così duramente il Papa con una vera e propria ‘crociata clericale’. In molti sono usciti dalla chiesa e hanno protestato, mandando messaggi al parroco don Joy e allo stesso vescovo Guglielmo Borghetti “.
Un sacerdote ha diritto di avere le sue idee e convinzioni (del resto chi ha letto l’Espresso ha appreso del rischio di un nuovo scisma ad opera di cardinali dissidenti in Germania e non solo) , ma la sua ‘libertà di parola’ è condizionata dal ruolo che è stato chiamato a svolgere dal suo vescovo e dalla chiesa romana a cui appartiene e dalla quale riceve uno stipendio. Si può pure fare un riflessione: è stato senz’altro inopportuno il ‘mancato pentimento immediato’ e quel rincarare la dose non ha giovato. C’è da chiedersi se non bastava un forte e pubblico richiamo, un’informazione ai fedeli e ai parrocchiani. Insomma cercare di ‘circoscrivere’ l’incidente, quel ‘peccato veniale’ ed essere comprensivi. Ma non conosciamo se don Ragusa avesse altri precedenti, altri richiami o ammonimenti da parte del vescovo, segnalazioni del parroco titolare. Monsignor Borghetti non è tra quelli che lasciano la ‘carne al fuoco’, non aspetta che bruci. Se prevenire non è sempre facile, staccare la spina può essere la medicina migliore. E l’incendio prima si spegne, meglio è. Toglie materiale infiammabile ai denigratori ed avversari. E la credibilità. (L.C.)
ARTICOLO DEL SECOLO XIX IN CRONACA NAZIONALE
IVG.IT, ERA IL 16 SETTEMBRE 2016 – Pietra Ligure. Il parroco di Ranzi, don Fabio Ragusa, lascerà presto il proprio incarico nella chiesa di San Bernardo Abate per trasferirsi a Roma.Ricoprirà l’incarico di cappellano per la marina militare al porto di Brindisi. Di recente, infatti, il don è stato nominato cappellano dell’ordinariato militare per l’Italia e per questo si trasferirà in Puglia: qui svolgerà la propria missione sacerdotale per gli uomini della marina militare di stanza all’interno del porto di Brindisi.
La nomina di Ragusa non è “casuale”. Prima di diventare sacerdote, infatti, don Fabio ha frequentato la scuola per sottufficiali degli alpini: “Mi sono arruolato a 18 anni – spiega – A 19 ero già sergente e comandante di squadra. Sono stato ad Aosta e a Feltre. Quando però è stato il momento di firmare per il servizio permanente effettivo e diventare sergente mi sono congedato e sono entrato in seminario”.
Pur avendo un passato da militare, infatti, don Fabio ha sempre avuto l’intenzione di indossare l’abito: “Avevo questo desiderio fin da ragazzo – racconta – Non per nulla, quando ho comunicato al mio parroco l’intenzione di entrare nell’esercito, lui mi ha detto: ‘Il fascino della divisa è sempre stato un tuo chiodo fisso’. Dopo alcuni mesi negli alpini, però, ho iniziato a prendere seriamente in considerazione l’idea di diventare prete e così sono diventato sacerdote”.
Ordinato sacerdote nel 2011, don Fabio ha ricoperto per due anni l’incarico di segretario del vescovo di Albenga Mario Oliveri. Poi, parroco di Ranzi. La “chiamata” a Brindisi. Il ritorno in diocesi e l’incarico a Borgio. Sono sono mancati significativi momenti di ‘gloria mediatica’ con la presentazione dei suoi saggi e interviste in Tv.
IL SECOLO XIX, ERA IL 17 OTTOBRE 2016 – Scriveva Luca Rebagliati: ‘…. don Ragusa rappresenta una delle più perfette incarnazione di quei sacerdoti ‘migranti’ che a Oliveri piacevano ben più che a mons. Borghetti, più incline ad una Chiesa e di un clero che siano espressione delle vocazioni del territorio…”. Senza andare molto lontano è quanto accade tuttora nella diocesi di Ventimiglia dove i preti ‘migranti’ sono l’unica soluzione per ‘coprire’ decine di parrocchie. In un caso persino 11, non mancano neppure parroci dell’entroterra con 5 parrocchie e succede pure nella diocesi ingauna che tuttavia ha ‘fermato’ con l’avvento di Borghetti, inviato da papa Francesco, arrivi e vocazioni extra-diocesane.
LETTERA COMMENTO DI UNA PARROCCHIANA
LILIANA RAMELLA DALLA SUA PAGINA FACEBOOK
E ancora: “Chi ha capito il suo giusto sfogo non ha bisogno di chiarimenti, e chi non lo ha capito non lo vuole capire perché esiste anche l’invidia del coraggio altrui.” E ancora: “Lei ha detto parole …forse forti…ma che tanti in questo momento vorrebbero esprimere. Mentre le anime muoiono, gli argomenti nel 2020 sono improntati nel modellare a piacimento la Parola…in qualsiasi argomento. Secondo me, chi tiene all’anima sa che nel silenzio Dio parla…e l’Anima parla al corpo (nulla di più ordinato…dice Sant’Agostino), quindi chi fa valere diritti su peccati di ogni genere non sta ascoltando ciò’ che Dio dice all’anima nel silenzio. Prima di entrare in chiesa e assistere alla santa Messa devo rinunciare a me stessa, ai miei desideri e affetti anche più cari per essere completamente di Gesù’….e Gesù mi colmerà del suo AMORE che comprende TUTTO.”