‘Finalmente parla un vero virologo’. E commento di un ex primario, Vecchietti. Il presidente Arci savonese, Durante: mass media impegnati a creare angoscia
COVID-19 ? “Finalmente parla un vero virologo e spiega anche chi è Crisanti”. E l’infopandemia dell’informazione Tv, dei media e social in stragrande maggioranza. Parla (19 ottobre 2020) il prof. Giorgio Palu’ virologo, fondatore della Società Italiana di Virologia, presidente per 7 anni di quella europea con 3 premi Nobel al suo interno.Leggi quattro puntate scritte da Giovanni Durante, presidente provinciale Arci, che definisce “riflessioni post pandemiche”.
Vedi l’intervento integrale di Palu’… Postato anche dal dr. Massimo Vecchietti già primario di Rianimazione all’Asl 2 San Paolo e in prima al Santa Corona. Scrive: “ABBIATE LA PAZIENZA DI ASCOLTARE TUTTO….QUESTO NON È UN PREZZOLATO DA POLITICI ,TV O GIORNALI……..!!
Tra le altre riflessioni Palu’ ricorda
che è prima volta nella storia che un coronavirus diventa pandemicio. Parla di positivi che contagiano e che non contagiano. E che ci troviamo di fronte ad una letalità più bassa dei decessi per incidenti stradali, per suicidio e a causa di nanopolveri. Si chiede se ha senso seguire gli asintomatici. Che la tempistica di contagio si protrae da 1 a due giorni e mezzo. Siamo di fronte ad un’esagerazione totale dove comunicano tutti. Mentre in Italia i veri virologi sono pochissimi, 3- 4. E non sono tra quelli che appaiono in tv e sui giornali. E soprattutto sono riconosciuti nel mondo. E ancora in Germania, come in Inghilterra, negli Stati Uniti si ascolta dalla platea del popolo un esperto. Da noi parlano tutti. Virologi, infettivologi, igienisti, chi più ne ha e più ne metta. Colpa di chi interpella, intervista, invita alle trasmissioni, non parliamo poi dei talk show, senza curarsi del curriculum, senza sapere che Grisanti....
RIFLESSIONI SULLA SUA PAGINA FACEBOOK, POST PANDEMICHE, DI GIOVANNI DURANTE PRESIDENTE DELL’ARCI PROVINCIALE E CANDIDATO NELLA LISTA FERRUCCIO SANSA PRESIDENTE. TERZO DEI 4 CANDIDATI IN PROVINCIA DI SAVONA CON 228 PREFERENZE.
Al primo posto Jan Casella (2’119 preferenze), seguito da Gloria Bardi (411), Danila Satragno (136), Germano Gadina (130).
Parte prima di Giovanni Durante dal 2006 presidente Arci provincia di Savona.
I frutti avvelenati della prima crisi pandemica ai tempi dei social media mi sembrano maturi, e li troviamo nel sacchetto della spesa di tutti. I mass media si sono impegnati strenuamente per creare angoscia, informazione frammentaria, per spargere a piene mani titoli sensazionali, abdicando definitivamente al ruolo di informazione corretta e responsabile. Persino il mondo scientifico è riuscito ad aggrovigliarsi in una matassa di tesi contrapposte.
In questi mesi abbiamo perso completamente poi il contatto con il mondo, con quello che accade negli altri paesi, completamente assorbiti dalla paura del contagio, del morbo, della malattia, della morte. Com’è andata nel mondo la stessa pandemia? Intanto colpisce il fatto che paesi del terzo e quarto mondo, caldi, dove le persone muoiono ancora di difterite, di diarrea, di HIV, di tubercolosi siano rimasti impauriti da un virus che viene neutralizzato dai raggi UV in pochi secondi, infatti l’Africa, avendo un’età media di 18 anni (capite?), ha una casistica di mortalità insignificante.
Eppure persino in Africa si è sparsa una paura, che vista oggi, appare del tutto ingiustificata. Pare evidente che in teoria, data la scarsa possibilità di igiene, di uso di disinfettanti, di acqua, e per contro livelli di concentrazione nelle megalopoli africane come il Cairo, con quasi 20 milioni di abitanti, o Kinshasa con oltre 13 milioni di abitanti, o Lagos, con oltre 15 milioni di abitanti, si sarebbe dovuto verificare un’ecatombe. Ma non è così, non è andata così. Perché?
L’influenza del Nord ricco del mondo promuove le paure globalizzate, che vengono esportate su scala mondiale come una qualsiasi merce. Avete mai visto un documentario sulle periferie di Casablanca? O di Lagos? Dove si vive dentro le discariche di spazzatura? Cosa vuoi che importi del Covid19 quando l’aspettativa di vita è di 40 anni invece che di 85? Il Covid19 è il virus interno al mondo capitalistico, dove la vita consumistica è così preziosa che si ha paura di morire a 95 anni di Covid, come se ogni anno non si morisse di altro. Eppure la paura ha contagiato anche i poverissimi del mondo.
Non provate ad agitare il fantasma del negazionismo, termine per il vero abusato che si dovrebbe utilizzare con maggiore parsimonia e rispetto dell’Olocausto, quello vero. Qui non si nega l’esistenza del coronavirus Covid 19, variante di tanti altri coronovirus, né la sua trasmissibilità accentuata, né il rischio di diventare letale nelle persone affette da altre patologie gravi.
La riflessione che provo a svolgere è laica, complessiva, non personale
(dico solo che la mia nota asocialità in questo periodo si è rivelata un grande vantaggio, uso regolarmente la mascherina nei luoghi chiusi e nei luoghi all’aperto in presenza di altre persone, mi lavo le mani più di 10 volte al giorno, disinfetto le superfici di lavoro con alcool, faccio sport all’aria aperta, cerco di fumare poco, questo sia per convinzione personale che per convenzione sociale), e riguarda gli aspetti più diversi delle relazioni umane.
COMMENTO di Roberto Guglielmi: “Complimenti per queste riflessioni. Profonde e dettagliate. Ti sei beccato immancabilmente del negazionista…. lo sapevi già e lo hai fatto comunque. Grazie”
Parte seconda – Direi che le egemonie “culturali” dominanti (in senso gramsciano) oggi sono l’affermazione dell’ipocondria diffusa a vari livelli e di diversi livelli, e poi, in posizioni per adesso minoritarie, le elucubrazioni complottistiche, confuse e ascientifiche che potrebbero tuttavia crescere come risposta “estrema” e reazionaria all’approccio ansiogeno della società, generando un potenziale conflitto sociale completamente nuovo nella storia dell’umanità occidentale. Gli spazi per il pensiero critico sono totalmente ristretti in un corridoio claustrofobico impercorribile per chi propone il ragionamento, il confronto complesso.
Questo è di già un danno grave e irreparabile, perché l’inagibilità alla complessità comprime storicamente la democrazia e la libertà. Ad esempio cito le posizioni di Filippo Turati durante il biennio rosso dal 1920 al 1922 schiacciate dal massimalismo socialista da una parte e dal nazionalismo fiumano che porta dritti dritti a vent’anni di fascismo e stato autoritario.
Come ho già scritto in pieno lockdown (o meglio blocco totale della mobilità umana) la storia delle costituzioni democratiche e liberali, già in crisi per i processi di frantumazione sociale, hanno subito un colpo durissimo, che potrebbe preludere a restringimenti delle libertà individuali con un grande consenso popolare. Maggiore sicurezza (percepita) in cambio di un mondo più chiuso, preglobalizzato, fino a qualche anno fa distopico, oggi possibile orizzonte reale.
Le obiezioni sono già pronte, quante storie, un sacrificio per un pò di tempo per poi tornare alla normalità, oppure invocazioni a ciò che sarebbe una vera dittatura rispetto ad una parziale cessione di libertà.
Ma è davvero così? Quanto dovrebbe durare questa vita senza relazioni sociali ed umane complete? Senza concerti, senza teatro, senza manifestazioni di massa, senza baci e strette di mani, senza gioco, con bambini segregati e colpevolizzati. Quanto durerà questo stato di allerta permanente fatto di paura, sospetto, delazione? Quanto costerà in termini si impoverimento culturale, sociale, umano?
Quanto costerà in termini economici? Chi pagherà il prezzo? Nessuno si senta offeso, ma il nostro paese si è spezzato socialmente tra categorie garantite (pensionati, dipendenti pubblici) e chi vive di lavoro privato, sia come dipendente sia come imprenditore.
Queste categorie socioeconomiche hanno già vissuto il fallimento delle proprie attività chiudendo aziende, negozi, botteghe, ristoranti, bar, alberghi, cinema, teatri, facendo conoscere nel contempo per la prima volta a milioni di cittadini la cassa integrazione, a metà stipendio. Si può vivere con metà stipendio, si può avere fiducia nel futuro con 550 euro mensili? Come può reagire questa massa di persone se si dovesse ripresentare la stessa situazione?
Durante risponde ad alcuni commenti non benevoli alle sue ‘verità’- Ho scritto questo, e questa discussione ne è la prova: Gli spazi per il pensiero critico sono totalmente ristretti in un corridoio claustrofobico impercorribile per chi propone il ragionamento, il confronto complesso. Questo è di già un danno grave e irreparabile, perché l’inagibilità alla complessità comprime storicamente la democrazia e la libertà. Ad esempio cito le posizioni di Filippo Turati durante il biennio rosso dal 1920 al 1922 schiacciate dal massimalismo socialista da una parte e dal nazionalismo fiumano che porta dritti dritti a vent’anni di fascismo e stato autoritario.
Parte terza (martedì 20 ottobre) – Scaricare il senso di colpa sui cittadini per una ipotetica mancanza di rispetto delle regole per mascherare le difficoltà delle istituzioni è un trucco vecchio come il mondo, ma funziona solo per un pò, dopo, quando si aprono le contraddizioni, allora avviene lo scontro sociale, probabilmente questa volta in forma del tutto inedita. Qui si pone il tema delle risorse, che non sono infinite, e che se verranno usate per comprare la pace sociale come avvenne negli anni ottanta del novecento porteranno alla dissoluzione definitiva dello stato, al suo fallimento, alla povertà diffusa.
I cittadini italiani si stanno comportando per il vero in modo attento e intelligente, a parte pochi casi, l’assoluta maggioranza segue le regole con attenzione, e tuttavia si cerca lo stesso di colpevolizzare il singolo, per sfuggire alle vere responsabilità, all’incapacità di pensare ed organizzare la società in modo nuovo e più giusto. Pensate al telelavoro. Chi lo può fare davvero? Solo una minima parte della popolazione, spesso dipendenti pubblici, e su questo ci sarebbe da interrogarsi se davvero svolgono un lavoro efficace e utile.
Pensiamo agli insegnanti durante il lock-down. In quanti hanno davvero continuato ad insegnare? Sicuramente quelli bravi e preparati che lo facevano già prima in presenza, gli altri, che insegnavano poco e male in situazione normale sono scomparsi nel mondo pretecnologico, in collegamenti traballanti e fumosi, in lezioni balbettanti che molti genitori hanno potuto per la prima volta constatare, ammutoliti, di persona.
Può il paese che è stato il settimo industrializzato al mondo permettersi un terzo degli insegnanti completamente inadatti al proprio lavoro? Può il nostro paese permettersi insegnanti e medici che si rifiutano, per una soggettiva paura, di fare il proprio lavoro pur essendo pagati? Può il nostro paese permettersi di avere una burocrazia inefficiente e costosissima in un mondo che sta cambiando nel giro di poche settimane? Quello che scrivo può sembrare una provocazione, ma sapete benissimo tutti che le cose stanno così, solo che è tabù dirle, soprattutto scriverle.
Queste sacche di conservazione bloccano le ambizioni più progressiste del paese, soprattutto quelle dei giovani, che per formarsi devono fare gimcane culturali e per lavorare di dumping sociale come veri acrobati.
Lo “stay at home” di questi mesi è stato sicuramente utile per limitare moltissimo la diffusione della pandemia, e a questa scelta quasi sicuramente non c’era alternativa, ma bisogna essere consapevoli che lo “stare a casa” è uno spartiacque tra chi se lo può permettere e chi diventa povero, tra chi è garantito e chi non lo è.
Tamponi giornalieri a tutto il personale sanitario e socio sanitario, le infezioni letali di marzo, aprile e maggio sono avvenute in grande maggioranza negli ospedali, nelle RSA e nelle RP. Se i bambini e i ragazzi sono al 99% asintomatici possono vivere una vita normale, ma giustamente non devono entrare in contatto con le persone a rischio. Compartimentazione, prevenzione, approccio razionale e scientifico. L’approccio moralistico e ansiogeno provoca danni ed è inefficace.
Parte quarta – Come ho già avuto l’occasione di scrivere ogni anno in Italia muoiono 650.00 persone circa, di cui 230 mila per patologie cardiovascolari, 180 mila per tumori, oltre 50 mila per polmoniti e influenze (trasmissibili), quasi 30.000 per malattie metaboliche (diabete..) oltre 30 mila per malattie degenerative come l’Alzhaimer, quasi 25 mila per disturbi psichici e comportamentali (dato quintuplicato in un decennio). Le persone decedute positive al Covid19 sono circa 36 mila, con una casistica di mortalità vicino allo zero nelle fasce di età tra 0 e 19 anni, e dell’1,1% sotto i 50 anni. L’età media dei decessi è di 80 anni, con patologie pregresse gravi nel 85% dei casi. Non mi sembra il caso di commentare questi dati per evitare fraintendimenti. Posso solo dire che il target a rischio è talmente evidenziato che potrebbe permettere una strategia mirata di tutela molto precisa ed efficace che potrebbe essere in sé la risposta al tutto.
COMMENTI – Simone Tarigo: “Giovanni, però non dici con quali strategie si sono avuti 36000 morti ed in quanti mesi. Sono stati 36000 nonostante le chiusure e gli ospedali pieni. È fattibile chiudere in casa anziani, cardiopatici, gente con ipertensione…? Il test per sapere se sei incluso è 140 di pressione alta? A che ora?In quasi tutta Europa hanno adottato diverse strategie ma non quella. Saranno tutti stolti?”.
Risponde Durante: “Eh Simone, la domanda la faccio io allora, perchè nonostante il lockdown totale e quindi l’impossibilità di infezione le persone hanno continuato ad ammalarsi e morire per mesi ?”
SAVONA –
Vedi infine il curioso link del ‘re delle farmacie’ di Savona, Giorgio Saettone che denuncia i disagi per i pazienti proposito delle nuove bombole di ossigeno di 60kg. (Vedi……..)