Pieve di Teco festeggia il post lockdown – covid 2020 con l’apertura di due nuove attività. Un inno alla speranza, un segno di fiducia, ma soprattutto una sfida coraggiosa. Ecco Il Principe di Gabriele e Graziella Cardi: affittacamere. E I Sapori del Corso di Alessandra Morelli: alimentari, prodotti tipici, degustazioni.
di Renzo Brunengo
IL PRINCIPE porta alla mente lo storico Albergo Ristorante Principe, lunga e gloriosa storia: nel 1939 si chiamava “Principe di Napoli”. Fu demolito per fare posto alla Statale 28, ora via Eula. La proprietaria, Emma Bellotti, lo trasferì temporaneamente in una vicina struttura, per poi ritornare, dopo la guerra, nell’adiacenza di quello originario, angolo via Eula – Piazza Cavour.
Con il boom edilizio e di costruzione delle strade carrozzabili, di collegamento tra i paesi della valle, arrivò a Pieve, nel 1963, la famiglia di Gianni Cardi che, con la moglie moglie Rita, rilevò l’Albergo e lo gestì fino al 1995. Al tempo rinomato e conosciutissimo, si distinse per l’accoglienza e per l’offerta enogastronomica, eccellenza del territorio verrebbe da dire. Una cucina, rapporto qualità prezzo, capace di riscuotere successo non solo tra habitué, faceva da
calamita per i turisti in visita alla valle Arroscia e negli anni di Monesi locomotiva. E spesso trovare, un tavolo libero, senza prenotare, non era facile. Ora il figlio di Gianni Cardi, Gabriele con sua moglie Graziella, fiduciosi e attratti dal richiamo della vecchia gloria, lo hanno fatto rinascere. Hanno ristrutturato una parte dell’ex Albergo e realizzato cinque bellissime ed accoglienti camere dal nome “IL PRINCIPE”.
Altra gradita novità per la comunità pievese, l’apertura, venerdì 21 agosto, giorno di San Pio X Papa, della ‘bottega’ i Sapori del Corso, nata da una esperienza e una vocazione totalmente nuova, ideata da Alessandra Morelli, 44 anni, con ultraventennale attività in un negozio di abbigliamento nella Diano Marina balneare e turistica. Un bel ‘salto’ di identità condiviso con il compagno di vita pievese e nel ruolo di collaboratore, oltre ad una commessa ‘veterena’ del mestiere in paese.
Un motivo di fiducia in più è dato dal fatto che la giovane coppia non è in affitto, ma in locali propri, sapientemente ristrutturati, mantenendo il fascino caratteristico d’altri tempi.
Per la cronaca diciamo che occupa i locali della storica edicola di giornali “Erminia”, da molto tempo chiusa. Ora è stato realizzato un ambiente spazioso, ampliato: un’ottantina di mq., a comparti. C’è pure un attrezzato locale ‘cucina’ che sarà utilizzato come rosticceria e preparazioni di piatti da asporto. Nessuna concorrenza, un’offerta culinaria diversa, particolare, mirata. Nessuna ricerca di mercato. Una vera chicca, con degustazione, proprio al centro dei monumentali portici. Se si
esclude il comparto enoteca (vini soprattutto e in parte presenti nella grande distribuzione), si possono acquistare ottimi prodotti locali: dai formaggi dei pastori di Ormea, Cosio d’Arroscia, Rezzo, all’ortofrutta selezionata.
Pieve di Teco vanta una rilevante storia e fu importantissimo centro commerciale. Chabrol, Prefetto del napoleonico distretto di Montenotte, così scrisse: “Non esiste nel dipartimento di Montenotte un luogo dove si riunisca maggiore concorso di compratori e venditori come a Pieve di Teco”. Erano altri tempi! Ora, il nostro amato Borgo, deve riprendere vita, aspirare sempre più ad una desiderata meta turistica. Le potenzialità ci sono tutte. Abbiamo un patrimonio da sfruttare. Le iniziative in questo senso sono tutte benvenute. Già i nomi impegnativi di queste ultime rivelano l’ammirevole intenzione di distinguersi. Dobbiamo fare nostro il pensiero di Carlo Petrini, fondatore dello Slow Food :” Il turismo del futuro? Parte dai cittadini residenti, dalla loro qualità della vita, dalla capacità di essere felici, dalla loro cura verso la terra che abitano. I turisti arriveranno di conseguenza” . Senza sentimento, amore e passione non si può fare turismo. Dunque, il più sentito augurio a queste nuove esperienze.
Renzo Brunengo