Il messaggio è inequivocabile: “Con dispiacere vi informiamo che l’albergo ristorante Settimia (da tre generazioni ndr) per mancanza di personale rimarrà momentaneamente
E sabato 11 luglio alle ore 11.00, a 5 km, a Monesi di Mendatica, verrà riaperta definitivamente la nuova strada, realizzata grazie ad un finanziamento regionale di 3 milioni. Alla presenza, informa un comunicato della Regione, del presidente della Liguria, Giovanni Toti, degli assessori all’Urbanistica, Marco Scajola e al Turismo, Gianni Berrino oltre alle istituzioni locali”.
Nessun dispetto, nessun gesto di protesta e polemica plateale. L’albergatore Walter Gandolfo che nella esperienza di vita è anche maestro di scii, consigliere comunale di lungo corso a Mendatica, con la sua compagna Giovanna, origini polacche, ha scritto la sua ‘resa’ sul sito e sulla pagina Facebook dell’albergo che aveva ‘fondato’ e ricostruito ‘nonna Settimia‘ negli anni ’50.
Proprio mentre alle Tv regionali (ImperiaTV che a Settimia ha dedicato tante trasmissioni, ha chiuso e rottamata a fine maggio dopo 33 anni di vita) e sui media si parla, in Liguria, di 12 mila cassaintegrati nei ‘servizi’, turismo incluso. E di recente sulle pagine imperiesi del Secolo XIX si è letto titoli come: ‘Spiagge piene ma alberghi semivuoti in Riviera. I balneari esultano per le concessioni prorogate fino al 2033“. E l’assessore imperiese Marco Scajola può cantare vittoria.
‘Settimia’ chiude in piena stagione estiva, dopo aver annunciato, a Pasqua, la riapertura il 6 di giugno. Sui social si leggono reazioni e commenti, tra incredulità e consigli. Roberta Poggi Schneck albenganese: “ Walter….propr
Ma da Settimia sciorinano dati di fatto precisi e circostanziati: “Ci servirebbero tre, quattro persone per due mesi. Cuoco/a, un cameriere/a di sala e bar, un’addetta alle camere, pulizie e lavapiatti. Niente da fare. Ci abbiamo provato in tutti i modi. Gli italiani vengono, provano, poi si sentono persi perchè qui non c’è nulla come passatempo. Soffrono di solitudine. Doveva venire una ragazza dall’Albania ma il Covid l’ha bloccata. Altri si sono fatti sentire al telefono, se va bene richiamano per dire che non accettano, altri non si fanno più vivi. Purtroppo è una realtà per noi triste e difficile da descrivere, vedremo come sarà possibile proseguire. La riapertura della strada, per il nostro tipo di clientela, non cambia molto le cose anche se toglie una cappa di isolamento”.
Il 27 novembre 2016 (subito dopo la disastrosa frana) l’albergatore ristoratore mendaighino, dichiarava: ‘Io sentinella del paese fantasma di Monesi. Qui ci sono nato e qui morirò’. E raccontava a Riviera24: “Sono qui da oltre 60 anni. Con la mia compagna Giovanna, la notte della tempesta d’acqua abbiamo vissuto ore indimenticabili. Pioveva fortissimo, qualcosa di spaventoso. Non smetteva un secondo. Mi sono sentito morire. Erano le due di notte: l’acqua arrivava da sotto il pavimento sembrava di essere sotto un bombardamento. Sentivamo come delle fortissime esplosioni poco distante dall’albergo. E’ stato terribile”.
Lottare su queste montagne, come raccontano anche gli ultimi pastori transumanti, riempie di buone parole chi vive in città e chi adora le Alpi, ma quassù per resistere non bastano sette camice. La crisi economica non colpisce mortalmente solo in tempi di coronavirus, basta sfogliare l’elenco degli alberghi e trattorie chiusi in alta e bassa Valle Arroscia negli ultimi 15-20 anni. E Mendatica, Monesi, Piaggia di Briga Alta, non sono scampate alla moria ricettiva.
E purtroppo la politica, di ogni colore come andiamo scrivendo da anni, non si è ancora convinta che servirebbero interventi di sostegno a chi resiste, non solo alla stregua di mance una tantum. Qui la zona depressa è lungi anni luce dalle rivendicazioni dei balneari, qui dovrebbero essere aiutati con ‘tassazione free’, da aree sottosviluppate e depresse. Occorre ‘pagare’, insomma, chi non abbandona il presidio e alcune attività. Non c’è ‘zona franca’ ad attrarre investimenti, ad incentivare la creazione di posti di lavoro, a risollevare e finanziare il mercato immobiliare, con il recupero di vecchi edifici, a non condannare oltre ogni limite di decenza e ragionevolezza chi non ha colpe. Se non quelle di aver dato fiducia elettorale ai soliti includenti all’italiana. E qualche rara eccezione che non ha ‘salvato’ dal naufragio un’intera comunità montanara. E ciò che resta di essa.
Aiutati che il ciel ti aiuta ? Alla fine se non tornano i conti non resta che l’abbandono, dopo aver percorso la strada dell’aggiustarsi alla meno peggio.
Consoliamoci a leggere che “a 1.250 metri sul livello del mare, in uno scenario incantevole in mezzo ai monti e a soli 45 minuti dal mare, a 5 minuti dalle piste da sci di Monesi, l’Hotel Ristorante San Bernardo è l’ideale per vacanze familiari e soggiorni relax per la terza età. Dotato di ampio salone per banchetti e cerimonie, sala bar, sala tv e garage privato, propone alla clientela piatti della tradizione locale (Cucina Bianca), specialità liguri e un’ampia scelta di vini. L’Hotel San Bernardo è situato sul colle omonimo, di fronte alla catena delle Alpi Liguri, nel verde. Facilmente raggiungibile, anche in auto, è la vetta più alta della Liguria, il Monte Saccarello (Redentore), a quota 2.200 metri.
La zona, particolarmente ricca di frutti del sottobosco, offre la possibilità di praticare vari sport (calcio, bocce, mountain bike, parapendio) e di effettuare passeggiate ed escursioni di tutte le difficoltà. Località nei dintorni: Mendatica, Monesi, Piaggia, Col di Nava (Pornassio), Ponti di Nava, Ormea, Viozene, Pieve di Teco.
Monesi che può contare ancora su due strutture ricettive (La Vecchia Partenza ed il nuovo Rifugio La Terza nel Comune di Triora) grazie all’impegno, agli investimenti, all’amore per questo angolo ligure -piemontese della famiglia Porro di Nava, imprenditori da fiore all’occhiello della pasta fresca e specialità del territorio. (L.Cor.)