Dimitri Muscas non è un perdigiorni sbandato. Abita a Balestrino, famiglia all’onore del mondo e agiata, il papà Marco Machete Muscas, presta servizio nei Vigili del Fuoco ma è conosciuto per la sua passione di boscaiolo. Si può finire nei guai per aver esploso colpi di fucile nel bosco di famiglia e lontano dalle abitazioni ? E’ successo. Con un’aggravante sembrerebbe. L’istanza alla questura per gli ‘spari’ era stata rigettata.
Purtroppo, in Italia, spesso si va da un paradosso all’altro. La legge sulle armi ha pure aspetti grotteschi. Chi è vittima di un furto di pistola, ad esempio, per ‘riaverla’ deve sottoporsi ad un nuovo esame al Tiro a Segno (e spendere non meno di 400 €). Per potersi ricomprare l’arma a difesa personale. Neppure per svago.Vivere apparentemente più tranquilli nella propria dimora, in ore notturne soprattutto. E altra chicca. L’arma non può essere tenuta diciamo sul comodino, accanto al letto, ma in un armadietto chiuso sempre a chiave. Con i banditi in casa i minuti non sono preziosi. E chi trasgredisce è punito con decreto penale per ‘omessa custodia’, un reato che non ti consentirà di riavere il porto d’armi vita natural durante.
Per il giovane Dimitri Muscas, invece, nonostante i media locali (capeggiati da Ivg.it che entra il tutte le case autorevoli e popolari) abbiano autocensurato il nome, spesso facendo un cattivo servizio alla completezza di informazione. E lasciando i lettori ad avanzare illazioni, basta leggere i social che accusano i giornalisti di usare due pesi e due misure a seconda di chi finisce nei guai. Dimitri, dicevamo, viene descritto tutt’altro che uno scapestrato. La sua passione per i fucili è documentato dal piccolo arsenale che nel comunicato della Questura viene indicato in 16 armi poste sotto sequestro. Non per aver minacciato un nemico o un vicino, aver ucciso un volatile o animale ‘protetti’, ma per non aver resistito alla voglia di ‘sparare’ tra gli alberi della proprietà boschiva di famiglia.
La Questura, squadra amministrativa, che è intervenuta, si legge, in seguito alle ripetute lagnanze di cittadini balestrini e forse turisti di seconde case.
DA IVG.IT E COMUNICATO STAMPA DELLA QUESTURA DI SAVONA –
Savona. Chiede l’autorizzazione per sparare nel bosco di suo proprietà. Gli viene negato, ma lui lo fa lo stesso e, in un’occasione, si filma e posta anche il contenuto sui social. Il risultato: armi e relativo porto ritirati. Si tratta di un 26enne ed è successo a Balestrino, dove il personale della Divisione di Polizia Amministrativa ha accertato gravi episodi di abuso in materia di armi. In più occasioni, nelle aree boschive vicine al paese, sono infatti stati segnalati colpi di arma da fuoco, che hanno destato allarme nella cittadinanza. I poliziotti sono riusciti a risalire all’identità del responsabile dopo attività d’indagine che hanno permesso di stabilire che si trattava della stessa persona che, poco tempo prima, aveva chiesto sia alla Questura che al Comune competente, informazioni circa la possibilità di sparare con armi da fuoco in zone boschive, ottenendo risposta assolutamente negativa.
E’ stato accertato, inoltre, che il 26enne aveva anche postato su una pagina social, un video che lo ritraeva mentre effettuava, con un fucile alla mano, il tiro a segno con alcuni oggetti in un’area boschiva. Accertata l’identità ed individuata la zona, è stata constatata la situazione di pericolo per l’incolumità pubblica, l’assenza di autorizzazioni e la mancanza di delimitazioni e segnalazioni nell’area interessata dagli spari, comunque accessibile dall’esterno (ad esempio da cercatori di funghi, sportivi, escursionisti ecc). Pertanto, alla luce di tale situazione di pericolo è scattato il ritiro di ben 16 armi, principalmente fucili, oltre a numerose munizioni ed è stato ritirato il porto d’armi. Sono in corso accertamenti anche sulla conformità delle armi.
L’interessato, pur ammettendo l’accaduto, si è giustificato sostenendo il comportamento come “conforme alla licenza di porto d’armi in suo possesso, essendo l’area boschiva di sua proprietà”. Ma l’attuale normativa invece prevede che, se pur in possesso di porto d’armi, non si può utilizzare un’arma senza la prevista autorizzazione ai sensi dell’art. 57 TULPS, anche se, come in questo caso, si tratta di area boschiva lontana dal centro abitato e di proprietà privata.