Una figura di primo piano dell’imprenditoria commerciale e turistica loanese. Giuseppe, Pino, Delbalzo ha saputo dare alla comunità esempio di intraprendenza, coraggio, lealtà. Ha creato preziosi posti di lavoro (fino a un centinaio di dipendenti, attività alberghiera inclusa) con amor proprio e orgoglio, competenza senza arroganza o prosopopea. Tra i collaboratori c’è chi ha superato la continuità dei 30 anni. Un rapporto di sincera stima, al di là dell’umana riconoscenza. Loano amata città, la famiglia, le sue aziende avrebbero ancora avuto bisogno della sua saggezza, esperienza, moderazione, capace di un infinito amore per i tre figli gemelli (Giacomo, Mario e Rosaline), i tre nipotini (Graziella, Giuseppe e Caterina) che ha visto crescere, adorava ed era ricambiato. Lui che negli ultimi tempi era stato capace di convivere anche con la sofferenza. Che, di fronte alle preoccupazioni, aveva sempre un sorriso, un saluto e sapeva essere cordiale, mentre presenziava spesso tra gli scaffali, le casse del supermercato. Voleva rendersi conto, in prima linea. Con momenti di relax scambiando due chiacchiere con gli amici loanesi.
Pino ha chiuso gli occhi raggiungendo il pur sempre invidiabile traguardo di 88 anni. Fino all’ultimo respiro gli è rimasta vicino, al suo fianco, come ha sempre fatto nei momenti difficili, la moglie Graziella Cha, origini albenganesi, donna forte, tenace, caparbia quanto basta, ricca di capacità e concretezza. Una fede matrimoniale che durava da 66 anni.
Il marito aveva affrontato i primi problemi di salute soprattutto a causa del cuore. Negli anni si era riguardato, aveva avuto qualche ricaduta, ma non gli aveva impedito di vivere e gioire l’apertura (poi rivelatasi maledetta) del centro commerciale, il quarto (tre a Loano) di Albenga, in frazione Leca. Era stata una battaglia vinta contro chi (la concorrenza Coop in particolare) aveva dato filo da torcere anche attraverso le aule di giustizia: tribunale civile, corte d’appello, Cassazione, Tar. (Vedi articolo inaugurazione, con oltre 5.500 mila visualizzazioni nonostante e oggi possiamo rivelarlo ci era stato
hackerato nel motore di ricerca). E prima ancora aveva vissuto la non edificante storia dell’apertura Conad a Toirano, confini con Borghetto, dove invano non era riuscito il Gruppo Esselunga del combattente Bernardo Caprotti. Che si era sempre visto rifiutare il suo interesse ad un’apertura.
Anche a Loano, nonostante le pacche sulle spalle e i tanti amici nel ‘palazzo’, Pino era stato ‘ripagato’ in malo modo. Una sorpresa che non si sarebbe mai aspettato: il nuovo supermercato Pam in pieno centro storico, nel ‘salotto’ della città, nella sede dell’ex Cinema – Teatro Loanese che il titolare dei muri aveva invano e ripetutamente offerto in affitto all’Amministrazione Comunale, durante i mandati di Angelo Vaccarezza e Luigi Pignocca. In effetti per la famiglia Del Balzo (parenti, ma il cognome è spezzato) è stato un affare. Gli rende il doppio d’affitto annuo di quanto avrebbe percepito dal Comune. Loano che si ritrova, tra l’altro, senza un
salone congressi comunale e che sarebbe stata un’oculata alternativa alla rinuncia (da condividere per tante ragioni) a realizzare un nuovo teatro, seppure con il contributo Fas della Regione Liguria. “La decisione di comunicare alla Regione la rinuncia al contributo Fas per il teatro fu presa nel 2013, ma il progetto risaliva a 5 anni prima. La struttura oltre alla lievitazione dei costi, rispetto al finanziamento pubblico, avrebbe soprattutto subito il ‘peso finanziario’ della gestione, come insegna, senza andare lontano, il ‘caso Borgio Verezzi’. E sarebbe semmai utile una visione comprensoriale, vedi altro caso di sperpero con il palazzetto dello sport e piscina a Borghetto S. Spirito. Basta il complesso sportivo di Loano che ha una sua ragione ed utilità anche comprensoriale.
Pino Delbalzo aveva imparato, diciamo il mestiere, dal precursore papà. Il capostipite (U Punta Russa) aveva aperto la prima attività vicino allo storico ‘orologio’ del centro storico, vendeva frutta e verdura. Negli anni dopo la guerra il trasferimento in via Ghilini e apertura del primo magazzino all’ingrosso di alimentari all’insegna ‘Moisello – Del Balzo ‘ e successivamente, in via Doria, la società coinvolgeva anche Sica. Alimentari di marca, gelati (Sica), formaggi e salumi, erano prevalenti nell’attività che nel periodo di maggiore sviluppo vedeva impegnati sette piazzisti a tempo pieno che ‘coprivano’ il ponente e l’entroterra, Val Bormida inclusa. Con gli anni ’80 la graduale chiusura, grande moria di negozi a gestione famigliare (e l’avanzare dei supermercati) con la cessazione della vendita all’ingrosso Del Balzo.
Nel lungo cammino ed esperienza di vita, Pino, il 13 agosto 2017, era stato rapinato, all’incrocio tra via Stella e Corso Europa, mentre si accingeva a fare un versamento in banca. Un bandito (poi arrestato, ma del quale nessuno ha più letto il seguito giudiziario) gli aveva sparato con un taser, usato per la prima volta in Liguria, sottraendogli l’incasso ferragostano (circa 40mila euro). Mentre a dicembre del 2016 vittima di un tentativo di rapina fallito (grazie all’intervento di un’operatrice ecologica, Serena Traverso) era stata la figlia. Sempre in corso Europa. Restò un mistero chi fu il basista a segnalare all’esecutore della rapina che l’imprenditore era uscito dal parcheggio del supermercato, ai confini con Borghetto S. Spirito, a bordo della ‘vecchia’ 126 gialla. Nonostante, ripeteva Pino agli amici, tutte le precauzioni possibili. Non voleva, tra l’altro, che fosse ancora la figlia a rischiare.
Nella chiesa di San Pio X si sono ascoltate le parole di don Luciano Pizzo: “Oggi ricordiamo Giuseppe non morto ma vivo. Prima di Pentecoste gli ho portato l’Eucarestia. Era l’ultima settimana per fare Pasqua, confessarsi. L’ho visto sofferente ma mi ha accolto con
calore, come tutta la famiglia. Lo ricordo con tanto affetto. Concludiamo con un pensiero del Vangelo. Noi siamo qui a pregare non perché vogliamo fare un gesto buono, ma perché siamo sicuri che lui è qui con noi e prega a sua volta. Parenti, ricordatelo com’era in vita, perché così è ancora”.
E un frate carmelitano amico di famiglia: “Con Pino abbiamo fatto tanti pellegrinaggi, oggi facciamo questo che è l’ultimo. Giuseppe era sempre presente, sapeva voler bene alla famiglia e al suo lavoro. Grazie a tutti per aver fatto questo ultimo passo con lui. Auguro alla famiglia ogni bene. Dall’alto dei cieli benedirà ogni vostra opera ed i vostri cuori”.
Non c’era gran folla, ma il coronavirus ha conseguenze immaginabili anche nelle cerimonie funebri. C’è da aggiungere che i tempi sono cambiati soprattutto per chi ha altri ricordi. Quando in chiesa non ci si sarebbe mai sognati di entrare in pantaloncini, persino rossi, e tanto di canottiera. Oppure vedere un sindaco in jeans e maglietta maniche corte che fa le condoglianze tra i concittadini che osservano il ‘progresso civile’. Non c’è più la buona abitudine di presenziare almeno ai funerali in abito scuro o decoroso come avviene tuttora nel Tirolo italiano, Austria, Svizzera, Germania. Sinonimo di rispetto anche verso la fede che si pratica. Il sindaco Pignocca che ai media “a nome di tutta l’Amministrazione comunale esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia Delbalzo. Pino è stato una delle colonne portanti della nostra comunità, un imprenditore (non sono molti ndr) che ha contribuito allo sviluppo economico e turistico di Loano, dando lavoro a tante famiglie”. E la ricompensa del Comune è stata l’apertura di Pam all’ex cinema Stella, con la prescrizione di un parcheggio ‘ridicolo’ che nessuno usa. Ma queste cose non si leggono, chi tace ci ‘guadagna’ e si fa amici. (L.Cor.)