Fino a poco tempo fa il sostantivo scuola veniva scritto Scola con la S maiuscola; con il nuovo governo, il sostantivo viene scritto con la lettera minuscola anche perché ha perso la sua importanza.
Dal vocabolario Treccani scioriniamo i vari significati del sostantivo femminile:/scuò·la/sostantivo femminile
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2. Istituzione educativa che ha il compito di trasmettere alle giovani generazioni gli elementi fondamentali di una civiltà, di una cultura o di avviare al possesso di una data disciplina o alla pratica di una determinata professione; il complesso delle istituzioni scolastiche di un paese o di un’epoca predisposto all’insegnamento collettivo della gioventù: s. pubblica, s. privata; s. statale; apertura, chiusura delle s., dell’anno scolastico; libri per le s.
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Scuola popolare, diretta a combattere l’analfabetismo degli adulti.
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Scuola attiva, che tende a promuovere, nella pratica educativa, la libertà e la spontaneità del soggetto da educare.
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7. Associazione medievale di artigiani, mercanti o lavoratori; corporazione.
Origine. Lat. schola, dal gr. skholḗ ‘tempo libero’, dedicato allo svago della mente, cioè lo ‘studio’ e in seguito ‘luogo ove si attende allo studio’ •sec. XIII. Infatti dopo il lockdown e le parziali aperture per i cittadini, tutto viene aperto ad eccezione della scuola, perché ? Perché tra le tante materie che vengono proposte nei corsi scolastici, c’è pure la Storia. E dalla Storia ognuno trae “ricerca” e “conoscenza”, ovvero la storia è la disciplina che si occupa dello studio del passato tramite l’uso di fonti, cioè di documenti, testimonianze e racconti che possano trasmettere il sapere. Più precisamente, la Storia è la ricerca sui fatti del passato e il tentativo di una narrazione continua e sistematica degli stessi fatti, in quanto considerati di importanza per la specie umana.
La storia è spinta dalla ricerca della creazione di un “vero discorso del passato”: la moderna disciplina di storia si dedica alla produzione istituzionale di questo discorso soffermandosi sugli eventi prodotti dall’uomo. Questa enfasi sull’aspetto umano ha fatto degli uomini il soggetto centrale delle narrazioni nei discorsi classici della storia moderna; di conseguenza, la storia ha assunto un senso che è più vasto di quello di risultare una narrazione reale del passato umano. La storia spesso simboleggia la produzione di eventi che hanno potenziali di trasformazione e che introducono nel futuro: ciò è come uno schema temporale, evidenziato dal significante di storia, che connette il passato, il presente e il futuro. La temporalità storica è quindi radicata nell’idea che soggetti umani autonomi siano dotati di soggettività storica che li possa aiutare nella produzione di eventi e che li aiuti immediatamente a registrare e narrare eventi passati.
Tutti gli avvenimenti che vengono registrati e preservati in alcune forme (quelle che non possono essere bollate come non storiche o che comunque rimangano aperte al discorso storico) costituiscono la testimonianza storica. Gli eventi che sono presumibilmente accaduti prima dell’avvento della comunicazione scritta sono perciò denominati “preistoria”. Alcuni studiano la storia universale, altri concentrano il proprio lavoro su determinati metodi o su altre aree.
Aprire la scuola vuole anche dire dare la possibilità a chiunque di “capire” l’andamento quotidiano della vita umana in ogni suo aspetto, confrontandolo con il passato e, con il calcolo delle probabilità, prevederne il futuro prossimo.
Con la pandemia odierna le nazioni ed i governi sono precipitati alla medesima stregua del medioevo dove l’economia, se continua a precipitare come l’anno in corso contribuirebbe, oltre al crollo della domanda estera e dei flussi turistici internazionali, la forte caduta della domanda interna, in seguito alla sospensione di alcune attività economiche in parte decretate dall’attuale governo, per il contenimento del contagio, e alle ripercussioni della crisi sull’occupazione e sui redditi delle famiglie; prima o poi si arriverà alla forma economica del baratto.
Agli inizi del ventesimo secolo, dopo la fine della prima guerra mondiale, quando nelle industrie in genere nascevano i sindacati di categoria, i proprietari delle medesime, senza giri di parole, esplicitamente dicevano che gli operai dovevano essere tenuti a livello di semi povertà ed ad analfabeti se li volevi umili, oggi i governanti italiani rendono difficile l’apertura alla scuola per avere più ignoranti da maneggiare.
Non è mai troppo tardi. Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta era un programma televisivo curato da Oreste Gasperini, Alberto Manzi e Carlo Piantoni, che nella sua più conosciuta edizione, dal 1960 al 1968, la RAI ha mandato in onda dal lunedì al venerdì, prima sul Programma Nazionale e poi sul Secondo Programma. La trasmissione era organizzata con il sostegno del Ministero della pubblica istruzione.
Il programma era condotto dal maestro e pedagogo Alberto Manzi e aveva il fine di insegnare a leggere e a scrivere agli italiani che non ne erano ancora in grado pur avendo superato l’età scolare. Si trattava di autentiche lezioni, tenute da Manzi a classi formate da adulti analfabeti, nelle quali venivano utilizzate le tecniche di insegnamento moderne, oggi potremmo dire “multimediali”, giacché si servivano di filmati, supporti audio, dimostrazioni pratiche, nonché della mano del maestro Manzi che, con rapidi tratti di carboncino, disegnava schizzi e bozzetti su una lavagna a grandi fogli.
La trasmissione, promossa dalla Rai in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, ebbe inizio il 15 novembre 1960 e venne mandata in onda nella fascia pre serale, anche per permettere a chi lavorava di potervi assistere. Furono realizzate 484 puntate fino al 10 maggio 1968, anno in cui poté essere sospesa grazie all’aumento della frequenza alla scuola dell’obbligo.
Alcuni anni prima, nel 1958, era già stato creato un progetto pilota, che sarebbe durato sino al 1966, intitolato Telescuola, programma a carattere «sostitutivo», cioè diretto a consentire il completamento del ciclo di istruzione obbligatoria ai ragazzi residenti in località prive di scuole secondarie. Un progetto fortemente innovativo, con 4 milioni di ascolto giornalieri, che vide Enrico Accatino innovare la didattica dell’Educazione Artistica, promuovendo la docenza della storia dell’arte e dell’educazione all’immagine nella scuola dell’obbligo.
Nel periodo 1965-1966 il maestro Ilio Guerranti di Colle di Val d’Elsa curò le trasmissioni che riguardavano le classi 3ª, 4ª e 5ª.
Non è mai troppo tardi ebbe un importante ruolo sociale ed educativo, contribuendo all’unificazione culturale della nazione tramite l’insegnamento della lingua italiana e abbassando notevolmente il tasso di analfabetismo, particolarmente elevato nell’Italia degli anni 60. Infatti pare che, grazie a queste lezioni a distanza, quasi un milione e mezzo di persone sia riuscito a conseguire la licenza elementare. Il progetto ebbe inoltre un grande successo internazionale, in quanto fu imitato da settantadue paesi.
Nel periodo 1990-1991 ci fu un remake della trasmissione su Rai 3, e alla conduzione fu scelto Gianni Ippoliti. I protagonisti della trasmissione erano le persone anziane.
Nel 2004 un programma di Rai Educational ha ripreso il titolo della trasmissione modificato in Non è m@i troppo tardi usando il moderno simbolo della “chiocciola”, che anticipa l’argomento del programma: stavolta si parla di alfabetizzazione informatica.
Il 24 e 25 febbraio 2014 viene trasmessa in due puntate su Rai 1 una fiction prodotta dalla Rai e dedicata al programma, dal titolo Non è mai troppo tardi che racconta la vita dell’insegnante Alberto Manzi, interpretata da Claudio Santamaria, con le musiche di Stefano Lentini e la regia di Giacomo Campiotti.
A commento di questa fiction ed in controtendenza alle cifre Rai, il critico televisivo Aldo Grasso ridimensiona l’importanza della trasmissione sia per l’importanza nell’alfabetizzazione sia per le cifre dei diplomati.
Per fronteggiare la chiusura delle scuole in tutta Italia, la Rai potrebbe allestire una nuova Telescuola, in accordo con il Ministero dell’Istruzione. I canali a disposizione ci sono e non dovrebbe poi essere difficile trovare una squadra di bravi insegnanti. Un’occasione per la televisione italiana di riscoprire il suo valore educativo e pedagogico, in un momento in cui la scuola non può essere abbandonata a sé stessa. Se la didattica a distanza può essere, infatti, un validissimo strumento per università e scuole superiori, per le elementari diventa più difficile. Si potrebbe pensare – commenta il giornalista Aldo Grasso sul Corriere della Sera – a una serie di lezioni mattutine. Con la possibilità di seguire i piani di studio ministeriali e sfruttare l’enorme materiale didattico che la Rai possiede.
A partire da marzo, Rai Scuola e Rai Cultura arricchiscono la propria offerta didattica per studenti, insegnanti e famiglie. Numerose le iniziative per sostenere l’educazione a distanza e fornire strumenti utili in questo periodo di chiusura forzata delle scuole. A partire da lunedì 9 marzo, Rai Scuola aggiunge al normale palinsesto del mattino altre cinque ore dal lunedì al venerdì con un programmazione divisa per materie e argomenti, tra cui anche una nuova fascia di storia e letteratura. Attraverso il portale raicultura.it è possibile accedere allo Speciale Scuola 2020, con strumenti di supporto alla didattica. Letteratura, Storia, Filosofia, Arte, Musica, Scienze, Matematica, Economia, Lingua e Letteratura inglese, oltre a due capitoli sulla Costituzione italiana e sul mondo digitale.
Molte famiglie lamentano i costi eccessivi a cui vanno incontro per far seguire i corsi al figlio quando questi siano più di uno. - Questo perché occorre avere a disposizione più di un apparecchio e un abbonamento ad internet di una certa consistenza, e con i costi attuali per Wi-Fi ve non ne basta due al mese. Certo i costi sopra tutto in quelle famiglie dove si è installata la cassa integrazione e dove le promesse di un aiuto da parte del governo si sono fermate solo a promesse elettorali; ne sanno qualcosa le imprese piccole e medie ed i commercianti che, a turno, fanno scendere le loro serrande e sulla porta della “bottega” compare sempre il medesimo cartello: “Cedesi attività”– “Vendesi” – “Chiuso per ferie [sempre]” – ect…. e l’Italia, quella che conosciamo, sta colando a picco come l’Andrea Doria. Un vecchio adagio recita “Meglio un Asino vivo che un dottore morto”, se continua così avremo solo allevamenti di asini da parte dei somari.
2014-2020, premi per conservare razze animali a rischio di estinzione . … risorse genetiche animali per la salvaguardia della biodiversità, ovvero premi per l’allevamento di capi di razze . Fino a qualche decennio fa la sorte degli asini sembrava segnata. Il WWF, e altre importanti associazioni animaliste, avevano già decretato il pericolo estinzione e indicato le razze italiane che, secondo le aspettative, avrebbero dovuto scomparire. Negli ultimi tempi, invece, la tendenza si è bruscamente invertita. Sul web, come fra gli appassionati di agricoltura e zootecnica, il ciuco è tornato di gran moda, così come la possibilità di crearsi un reddito creando un allevamento di asini.I motivi di questa inversione di tendenza sono plurimi. In primis, l’aumento deciso delle intolleranze alimentari, soprattutto a livello pediatrico, ha fatto sì che il latte d’asina trovasse sempre più spazio sul mercato, con grande aumento di domanda e produzione. Inoltre, il turismo sostenibile ha trovato nell’asino un alleato fedele: trekking someggiato e onoterapia, tipo di pet therapy diffusa inizialmente in Francia, Stati Uniti d’America e Svizzera, praticata utilizzando gli asini, sono solo alcune della attività ricreative richieste con l’ausilio degli asini. - Infine, le necessità di una maggiore tutela ambientale e del rispetto di bosco e macchia mediterranea ha fatto sì che gli agricoltori siano tornati a utilizzare gli asini anche per il trasporto di legna, biomasse e carbone e, nei regimi di agricoltura biologica, per i lavori agricoli. Gli asini sono animali docili e simpatici. Creare un allevamento, da latte o per l’offerta di servizi di intrattenimento, può rivelarsi una scelta vincente, oltre che un’attività piacevole e stimolante.
Se vuoi sapere tutto su come avviare un allevamento di asini, con successo e senza commettere errori basta rivolgersi …… non alla scuola !
Alesben B.