L’annuncio è toccato al capo redattore e unico giornalista professionista Andrea Pomati: “Questa è l’ultima edizione del telegiornale dopo oltre 30 anni di storia di Imperia TV. L’importante è sapere di aver lavorato per il territorio, accettando le critiche e cercando di darvi qualcosa di utile. Speriamo di rimanere per un po’ nei vostri cuori e non finire subito nel dimenticatoio”.
Lo storico fondatore ed editore che andava fiero della sua creatura, un combattente che ‘ruggiva’ ma alla fine non azzannava mai, Francesco Zunino, lo descrivono non in perfetta forma fisica, amareggiato e soprattutto demoralizzato. Mai più avrebbe voluto arrivare a questo giorno, fino all’ultimo sperava che tra i suoi imprenditori amici, tra i politici da pacche sulle spalle e dai piccoli contributi in stagione elettorale, si creasse una scialuppa di salvezza. Una reazione non solo d’orgoglio, ma per evitare che morisse una voce assai attenta ad un territorio che si staglia tra la costa pur sempre sinonimo di ricchezza ed opulenza, ed un entroterra da anni sofferente e che ha pagato un prezzo altissimo all’incapacità di una politica mai avara di promesse e di elargire speranze.
Il diplomatico ed accomodante giornalista Pomati, dalla sua pagina Facebook (Un piccolo intervento solo per dirvi grazie…..) ha raccolto in pochi giorni 240 commenti. “Non sono troppo social….sono giorni molto difficili…non mi aspettavo tanto affetto e testimonianza di stima nella consapevolezza di aver fatto qualcosa di buono. Il futuro non si sa. Certamente senza Imperia Tv questo territorio, già impoverito, subirà un altro colpo. Spiace soprattutto per le nostre vallate che non avranno più modo di esprimere tutta la loro vitalità….Vedremo se ci sarà qualche opportunità”.
E nel suo ultimo telegiornale serale ancora Pomati: “Ero entrato qui a 17 anni, non sono stato il primo ad aprire le trasmissione, ma non avrei mai pensato e voluto essere l’ultimo a concludere. Rimane l’amarezza in bocca per quello che si poteva fare e non si è riuscito a fare, per quello che magari altri avrebbero potuto fare e non hanno fatto, ci sarà forse qualcuno che si farà un esame di coscienza, chi lo sa, ci crediamo poco.” Chissà se un giorno anche gli affezionati ex telespettatori sapranno con nomi e cognomi, contrariamente a quanto è uso fare il giornalismo alla trucioli.it (è vero non dobbiamo rendere conto a nessuno, essendo tutti volontari), di “chi si farà un esame di coscienza”.
ImperiaTv aveva alcuni storici inserzionisti pubblicitari, ma che analizzando l’ultimo bilancio depositato, approvato nel 2019 e riferito al 2018, non ha impedito che si creasse una perdita, nel 2017, di 113 mila euro e non sono nocciolina per una piccola azienda famigliare, pur sempre con 9 dipendenti a libro paga e stipendiati. E per ripianare le perdite si è dovuti ricorrere alle riserve accumulate in anni precedenti. L’editore non si è mai ‘spartito’ gli utili, li ha sempre investiti. E l’avvento dell’era digitale terrestre ha contribuito ad appesantire il bilancio. E’ forse in quel momento che i ‘benefattori’ non si sono rivelati in realtà tali.
Non si sono fatti avanti per proporsi, entrare nelle quote della Srl che al 98,67% appartiene allo stesso cav. Francesco Zunino, 79 anni, e all’1,33 per cento a Giovannina Piotti, 96 anni, originaria di Bussoleno e residente a Imperia, famiglia benestante. Con un capitale sociale di 191.250 €. Sapendo, inoltre, che tra i dipendenti, con il ruolo di direttore responsabile, c’è la figlia, Lorella Zunino. Dunque una certa garanzia di continuità anche se la stoffa tra padre e figlia è assai diversa.
Imperia Tv, un fatturato (nel 2018) di 379 mila euro contro i 277 dell’anno precedente. Un perdita eccessiva (113 mila) in proporzione alla realtà aziendale. Nel contempo i costi del personale sono passati da 210 a 231 mila euro. Un equilibrio sostanziale comunque tra debiti e crediti (334 mila). Ma l’effetto complessivo delle perdite d’esercizio, dicevamo, ha finito per ridurre al lumicino le riserve di capitale rimaste.
I ricavi da vendite e prestazioni sono saliti da 277 mila a 379 mila; il totale complessivo dei costi è passato da 391 mila a 408 mila. Ci sono 123 mila euro di crediti da incassare, compresi i depositi cauzionali. C’è un patrimonio di 285 mila euro tra impianti, attrezzature e altri beni. Ci sono i contributi del Ministero (25 mila euro) e della Filse (30 mila euro). Nel 2018 risulta ancora un finanziamento di 20 mila euro da parte dei due soci, a fronte di bisogno di liquidità e senza dover ricorrere al credito bancario.
Il canto del cigno del 2018 avrebbe dovuto comunque far rialzare la testa e invece con il 2019 e i primi mesi del 2020 si è finito per mozzare il capo a chi comunque non meritava, per i servizi resi alla comunità, alla politica, all’imprenditoria locale, una sorte ingloriosa. Un momento drammatico, è pur vero, nell’editoria italiana, ma va da se che in Liguria il monopolio di Primocanale finirà per avere il sopravvento anche nell’imperiese. L’imprenditore editore, ex parlamentare, Maurizio Rossi, potrà espandersi. A meno che non accada il ‘miracolo’ e si trovi una cordata di imprenditori locali (pensiamo al cav. Giovanni Massa azienda Il Cascin), i Marchisio (industriali a Pieve di Teco) e Manfredi (impresa edile e stradale di Pieve di Teco), Emilio Cordeglio della Etlim (viaggi e turismo), la solidissima azienda Alberti (con interessi in Liguria e Basso Piemonte, lavorazione del latte e derivati, alimentari), fino ad arrivare ai Porro (pastificio) di Nava.
Certamente occorre mettere mano al portafogli, ad una diversa organizzazione editoriale e commerciale (a cominciare dall’ufficio pubblicità e pubbliche relazioni), ad uno staff redazionale dove rubriche come l’Irriverente del giornalista professionista Daniele La Corte abbiano un ruolo e una stagione di giornalismo più pungente e meno ossequioso, dove non debba essere solo l’occasione di una sagra e una festa popolare per creare ascolto e lasciare al palo atavici problemi di abbandono e sottosviluppo ad opera della classe politica di volta in volta al potere . E che ha dato poveri esempi di lungimiranza e di priorità verso gli ultimi, ovvero l’entroterra e la sua montagna, la chiave di volta di un ritorno al passato, con un’economia florida.
Un’informazione libera e pluralista, improntata sulla qualità e mai nel ruolo di lecchini, suole dire Travaglio, di questo o quel potentato. Sempre sull’attenti a non indispettire i signorotti di turno. Senza mai dimenticarli nel loro presenzialismo persino sfacciato, fuori da ogni limite di buon senso e buon gusto.
Un editore che non si è arricchito e non mirava a far profitti per se, ma mantenere in vita la sua creatura, strumento di informazione popolare, non andava lasciato solo con il cappello in mano. O se volete con il cerino acceso. Con un’azienda tutto sommato che non chiude per bancarotta, semmai esce di scena e getta la spugna con quell’orgoglio che ha animato e caratterizzato tanti benemeriti imperiesi. Non mancherà ai tanti fans solo l’amica Imperia Tv, ma anche quel suo editore che irrompeva sulla scena ed era solito dare la carica (….ne sono certo faremo cose in grande, abbiamo importanti progetti per il futuro….”, dopo aver distribuito immancabili ed inutili frustrate. (L.Cor.)