*1321-2021: A 700 anni dalla morte di Dante Alighieri l’anonimo studioso, oltre al XXXIV canto-bis dell’Inferno, ha rinvenuto, rimasto ignoto fino ad oggi, anche il XXXIII canto-bis del Purgatorio». A leggerlo si scopre che l’uno, il «XXXIII originale» e l’altro, il «XXXIII-bis», procedono alternando le stesse rime (pseudoDante). Tra i commenti, uno è di Vittorio Coletti: ” Caro Benito, Bello, quasi più acrobatico e sempre molto pertinente il tuo xxxiv/bis del Purgatorio. Adesso ti aspetta il Paradiso… Complimenti vivissimi! Vittorio
di Benito Poggio
‘Deus, venerunt gentes’, alternando, ‘Lente Coronavirus va calando
or tre or quattro, dolce salmodìa, e sanza urgenza esta pandemìa,
le donne incominciaro, e lacrimando; 3 pur se pare che ‘l globo stia asfissiando,
e Beatrice, sospirosa e pia, allenta le sue grinfie e un po’ s’avvìa
quelle ascoltava sì fatta, che poco a ritardare quel suo immondo gioco
più a la croce si cambiò Maria. 6 che a dura pruova mette chicchessìa.
Ma poi che l’altre vergini dier loco Da qualche tempo il morbo fassi fioco,
a lei di dir, levata dritta in pè, ma il suo diminuir non è un granché
rispuose, colorata come foco: 9 per cui io pièta dall’Iddio invoco:
‘Modicum, et non videbitis me; ‘Hoc malum aliquamdiu, dico ahimé,
et iterum, sorelle mie dilette, rursus tanger
porria più alte vette,
Modicum, et vos videbitis me‘. 12 nisi longe‘ ognidun staria per sé,
Poi le si mise innanzi tutte e sette, ch’anco vi son tante persone inette,
e dopo sé, solo accennando, mosse per nulla state dal vil morbo scosse,
me e la donna e ‘l savio che ristette. 15 le quai dal mal ritegnonsi protette:
Così sen giva; e non credo che fosse vannonsi in giro come nulla fosse,
lo decimo suo passo in terra posto, sanza respecto per l’editto imposto,
quando con li occhi li occhi mi percosse; 18 c’ha ‘l fine d’evitar noie più grosse.
E con tranquillo aspetto: «Vien più tosto» Se ‘l quantum dei decessi è ancor piùttosto
mi disse, «tanto che, s’io parlo teco, cospicuo, ché tuttora il quadro è bieco
ad ascoltarmi tu sie ben disposto». 21 specie là dove dei canuti è il posto,
Sì com’io fui, com’io dovea, seco, ovunque a onda si dilata l’eco
dissemi: «Frate, perhé non t’attenti d’un numero, a dir de’ competenti,
a domandarmi ormai venendo meco?» 24 pe ‘l qual, io dico il ver, più non impreco:
Come a color che troppo reverenti in discesa, pur lenta, li pazienti
dinanzi a suo’ maggior parlando sono, del mal contagio succubi oggi sono,
che non traggon la voce viva ai denti, 27 il che non può che renderci contenti.
avvenne a me, che sanza intero sono Ma ciò per cui in persona mi emoziono
incominciai: «Madonna, mia bisogna e che la mente e la mia alma sogna,
voi conoscete, e ciò ch’ad essa è bono». 30 sono i guariti, di cui or ragiono:
Ed ella me: «Da tema e da vergogna» son già dimessi e in copia ognor si agogna
voglio che tu ormai ti disviluppe, a crescerne la dose. Ma le truppe
sì che non parli più com’om che sogna. 33 di Medici e Infermieri ogn’uom rampogna
Sappie che ‘l vaso che ‘l serpente ruppe che a profusione sì gran squadra ruppe
fu e non è; ma chi n’ha colpa, creda il contagio e fé sì ch’essi la teda
che vendetta di Dio non teme suppe. 36 han per la morte che tra lor proruppe
Non sarà tutto tempo sanza reda tant’è lunga di vittime la scheda
l’aguglia che lasciò le penne al carro, sacrificali prive del tabarro
per che divenne monstro e poscia preda; 39 ch’a difesa secura si richieda.
ch’io veggio certamente, e però ‘l narro, Certo fu un vero e proprio atroce sgarro
a darne tempo già stelle propinque, far ancidere ben cinquantacinque
secure d’ogni intoppo e d’ogni sbarro, 42 e più cinquantacinque di cui narro
nel quale un cinquecento diece e cinque, Medici ed Infermieri, dalle cinque
messo di Dio, anciderà la fuia de la mane a la sera trista e buia,
con quel gigante che con lei delinque. 45 dediti, a rischio, a cure più propinque
E forse che la mia narrazion buia, per salvare l’infermi, e in gattabuia
qual Temi e Sfinge, men ti persuade, rischiando di finir, ché questo accade
perch’a lor modo lo ‘ntelletto attuia; 48 se ‘l degente non canta l’alleluia.
ma tosto fier li fatti le Naiade, Su spedali di Genova ricade
che solveranno questo enigma forte lo maggio impegno d’evitar la morte
sanza danno di pecore di biade. 51 che la vita di molti pur pervade:
Tu nota; e sì come da me son porte, Galliera e San Martino, cui man forte
così queste parole segna a’ vivi dà Villa Scassi, certo non son privi
del viver ch’è un correre a la morte; 54 di mascherine e tute in magne scorte,
eaggi a mente, quando tu le scrivi, riscosse doppo alterni tentativi,
di non celar qual hai vista la pianta, a lottar contro il morbo che t’agguanta
ch’è or due volte dirubata quivi. 57 onde ovviare sbocchi negativi.
Qualunque ruba quella o quella schianta, L’Urgenza del Galliera ognor si vanta
con bestemmia di fatto offende a Dio, di Paolo Cremonesi, che già mio
che solo a l’uso suola creò santa. 60 fu allievo proprio ne li anni …anta;
Per morder quella, in pena ed in disio ei a l’elisoccorso diede avvio,
cinquemilia anni e più l’anima prima e d’alti merti è degno lui di stima:
bramò colui che ‘l morso in sé punio. 63 «Che la sua opra duri, vivaddio!»
Dorme lo ‘ngegno tuo, se non estima Al San Martino, non lo dissi prima,
per singular cagione essere eccelsa c’è Paolo Moscatelli: con eccelsa
lei tanto e sì travolta ne la cima. 66 sapienza e valentìa elli il clima
E se stati non fossero acqua d’Elsa ha creato non impugnando l’elsa,
li pensier vani intorno a la tua mente, ma il bisturi con uso intelligente
e ‘l piacer loro un Piramo a la gelsa, 69 e attivo, non all’ombra de la gelsa.
per tante circostanze solamente A Villa Scassi quotidianamente
la giustizia di Dio, ne l’interdetto, Alessandro Rollero, non l’ho detto,
conosceresti a l’arbor moralmente. 72 sempre interviene con azione urgente,
Ma perch’io veggio te ne lo ‘ntelletto e specie in questo tempo maledetto
fatto di pietra, ed impetrato, tinto, nessun malato dal mal morbo vinto
sì che t’abbaglia il lume del mio detto, 75 viene escluso oppure è malaccetto.
voglio anco, e se non scritto, almen dipinto, Data la gravità, nel suo recinto
che ‘l ti ne porti dentro a te per quello la Sanità ha ammesso, è proprio bello,
che si reca il bordon di palma cinto». 78 più migliaia di Medici in procinto,
E io: «Sì come cera da suggello, laureati, di giungere al livello
che la figura impressa non transmuta, di una attività riconosciuta,
segnato è or da voi lo mio cervello. 81 come si sa, dallo statal tassello.
Ma perché tanto sovra mia veduta I Politici, è cosa risaputa,
vostra parola disiata vola, non fan che recitar la poesiola
che più la perde quanto più s’aiuta?» 84 fatta di insulti urlati a voce acuta
«Perché conschi» disse «quella scola e con lor grida emesse a squarciagola
c’hai seguitata, e veggi sua dottrina san criticar perfin la Medicina
come può seguitar la mia parola; 87 con la loro scaltrezza forcaiola.
e veggi vostra via da la divina Oh, desser prova d’autodisciplina,
distar cotanto, quanto si discorda in quest’epoca stolida e balorda,
da terra il ciel che più alto festina». 90 anzi che metter l’un l’altro a la berlina!
Ond’io rispuosi a lei: «Non mi ricorda È la classe politica, qual orda
ch’i’ straniasse me già mai da voi, appassionata a tutto fuor che a noi,
né honne coscienza che rimorda». 93 dell’interesse proprio solo ingorda.
«E se tu ricordar non te ne puoi» Si salva solo il Capo, se tu vuoi,
sorridendo rispuose, «or ti rammenta che tutti ha contro, ma non si lamenta,
come bevesti di Letè ancoi; 96 neppur de la denuncia fatta poi
e se dal fummo foco s’argomenta, a Taormina, che così fomenta
cotesta oblivion chiaro conchiude chi lo critica ognora e mai dischiude
colpa ne la tua voglia altrove attenta. 99 il senno a sua fatica alta e stenta.
Veramente oramai saranno nude Il Governo di certo non delude,
le mie parole, quanto converrassi benché l’Opposizione tiri sassi
quelle scovrire a la tua vista rude». 102 perché, rude, dagli atti lei esclude;
E più corrusco e con più lenti passi del resto chi sa far solo sconquassi
teneva ‘l sole il cerchio di merigge, ed ogni buon’azione crocifigge,
che qua e là, come li aspetti, fassi, 105 non merita attenzion: quest’è la prassi.
quando s’affisser, sì come s’affigge Il Presidente solum si prefigge
chi va dinanzi a gente per iscorta che solidal saggezza sia la porta
si trova novitate o sue vestigge 108 contra quel mal che tutti noi trafigge:
le sette donne al fin d’un’ombra smorta, dipende come ognuno si comporta
qul sotto foglie verdi e rami nigri a che la malattia non si impigri
sovra suoi freddi rivi l’Alpe porta. 111 fin che la vita nuova sia risorta.
Dinanzi ad esse Eufratès e Tigri Papa Francesco ai cresi ed alle tigri
veder mi parve uscir d’una fontana lancia anatemi dalla sua pedana
e, quasi amici, dipartirsi pigri 114 da far venire i loro visi nigri:
«O luce, o gloria de la gente umana, «Sì, la vostra ricchezza è disumana
che acqua è questa che qui si dispiega perché sfrutta la gente in ogni piega;
da un principio e sé da sé lontana?» 117 la vostra fede è fede ciarlatana,
Per cotal priego detto mi fu: «Prega se un numero ridotto tanto impiega
Matelda che ‘l ti dica». E qui rispose, d’averi e di sostanze, ma in penose
come fa chi da colpa si dislega, 120 realtà il popol bisognoso annega».
la bella donna: «Questo e altre cose Ma mi voglio doler di dolorose
dette li son per me; e son sicura congiunture che rendon la clausura
che l’acqua di Letè non lil nascose». 123 di Bimbi e Adolescenti cui dispose
E Beatrice: «Forse maggior cura, clausole il morbo tal che in quattro mura
che spesse volte la memoria priva, costrinse lor pieni di vita viva,
fatt’ha la mette sua ne li occhi oscura. 126 per cui lor esistenza è aspra e dura.
Ma vedi Eunoè che là deriva: Se l’Italia s’è fatta combattiva,
menalo ad esso, e come tu se’ usa, grazie a la terapia ampia e diffusa
la tramortita sua virtù ravviva». 129 corre verso la fase decisiva,
Come anima gentil, che non fa scusa, e nel mondo non già mai più si accusa
ma sua voglia de la voglia altrui l’italica nazion dei tempi bui
tosto che è per segno fuor dischiusa, 132 quando grave nel morbo era rinchiusa:
così, poi che da essa preso fui, quel morbo ch’or si spiega in luoghi altrui
la bella donna mossesi, e a Stazio ove per ogni plaga fa gran’ strazio
donnescamente disse: «Vien con lui». 135 nell’Europa completa e fino sui
S’io avesse, lettor, più lungo spazio quei popoli lontan che pagan dazio
da scrivere, io pur canterei ‘n parte per non esser ricorsi, almeno in parte,
lo dolce ber che mai non m’avria sazio; 138 a drastiche misure, pur con razio.
ma perché piene son tutte le carte Se ci libererem dei passacarte,
ordite a questa cantica seconda, la certezza averem che non affonda
non mi lascia più ir lo fren de l’arte. 141 la nostra Italia tutta piena d’arte.
Io ritornai da la santissima onda Io fo ritorno omai a la mia sponda,
rifatto sì come piante novelle cogitando a l’uscita da le celle
rinnovellate di novella fronda, 144 sì che un bel dì, passata esta grand’onda,
puro e disposto a salire a le stelle. torneremo a mirar ancor le stelle.
D.A. B.H.
Benito Poggio
ALCUNI COMMENTI:
*Il 09/04/2020 13:02, Vittorio Coletti ha scritto: Caro Benito, Bello, quasi più acrobatico e sempre molto pertinente il tuo xxxiv/bis del Purgatorio. Adesso ti aspetta il Paradiso… Complimenti vivissimi! Vittorio
>Il 09/04/2020 13:51, Benito Poggio: Caro Vittorio, Grazie per le belle parole che esprimi sul mio Purgatorio. Misurarsi col Paradiso? Se lo faccio, lo renderò certamente… terra terra: come posso, d’altronde, elevarmi a simili poetiche altezze, ti pare?
*Il 06/04/2020 19:01, Claudio Strinati : ma sei bravissimo!!
*Il 06/04/2020 19:15, Angela Tangari : Che bravura! Non hai tralasciato nessuno! Grazie, dopo l’Inferno, ci hai procurato un altro momento di piacere … letterario !
*Il 06/04/2020 19:24, Federica Poggio : Bellissimo!!! Vogliamo tutti riveder le stelle!!! Lo condivido in giro!
*Il 07/04/2020 08:24, Gaino Roberto: Carissimo Professore, sono ammirato per lo splendido gioco da lei costruito sulle orme del Poeta! (…) Ancora vivissimi complimenti!
*Il 07/04/2020 09:34, Prof.ssa Mariaaurelia Viotti, Preside Liceo Classico Statale “A. D’Oria”: grandioso il testo! L’autore é proprio come D A… Scherzi a parte, bellissimo!