CORONA VIRUS: FORSE “NON TUTTI I MALI VENGONO PER NUOCERE”…
Il 2020 si è presentato con una novità funesta: il Corona Virus. Una entità infinitesimamente piccola che sta mettendo in ginocchio il mondo intero. Sembra il classico granello di sabbia che fa inceppare anche il motore più potente del mondo.
SANITA’ PUBBLICA – Per prima cosa ha mandato letteralmente in tilt il nostro sistema sanitario nazionale ridotto ai minimi termini da 40 anni di tagli alla spesa pubblica. Nel 1980 in Italia avevamo 550.000 posti letto negli ospedali pubblici, oggi ne abbiamo 165.000, meno di un terzo. In 40 anni abbiamo cancellato 2/3 della nostra sanità pubblica: posti letto, medici, infermieri… Erano troppi allora? Di sicuro sono troppo pochi oggi. Troppo pochi gli ospedali, i posti letto, i medici, gli infermieri, i presidi di sicurezza, le attrezzature per le terapie intensive, i laboratori, la ricerca…
Onore al merito ai medici, infermieri e tutti coloro che si sono fatti in quattro per salvare il salvabile, lavorando anche 12 ore al giorno, 7 giorni su sette… rimettendoci troppo spesso la salute e anche la vita. Sicuramente con la Sanità pubblica degli anni ’80 avremmo potuto gestire molto meglio l’emergenza Corona virus.
Sbagliare è umano, perseverare è diabolico. Da 40 anni ci facciamo “intortare” con la favola neoliberista: “il Privato è meglio del Pubblico”, “Tagliare la spesa pubblica”, la “Spending review” di Cottarelli, “lo Stato sociale è roba d’altri tempi”….
Oggi il Corona virus ci ha fatto capire che la Salute è un bene fondamentale. Berlusconi può anche permettersi una suite al San Raffaele di Milano, i ricchi potranno permettersi un ospedale privato, ma i comuni mortali, il popolo, il 90% degli italiani hanno bisogno di uno Stato sociale che garantisca loro una sanità pubblica gratuita ed efficiente. E allora oggi è tempo di invertire la rotta, finanziare fintanto che serve la Sanità pubblica, riaprire ospedali, assumere medici e infermieri, dotarsi di macchinari, laboratori, attrezzature mediche, ricerca…
Il Corona virus ci ha già spinto in questa direzione, dobbiamo adesso proseguire con decisione per vincere questa battaglia e affrontare al meglio quelle future. Lo Stato deve tornare a fare lo Stato, tutelare e garantire il benessere di TUTTI i suoi cittadini.
GLOBALIZZAZIONE – Per più di un mese non abbiamo avuto nemmeno le mascherine, i camici, il disinfettante…
Per più di un mese abbiamo cercato disperatamente i respiratori artificiali, le bombole d’ossigeno…
Per più di un mese abbiamo aspettato gli aiuti dalla Cina o da altre parti del mondo… Ma come, non siamo capaci a farceli da soli? Certo che si, solo che negli ultimi 30 anni abbiamo abbracciato la globalizzazione, l’idea che fosse normale delocalizzare le produzioni laddove la manodopera costava meno. Risultato: abbiamo trasferito la nostra tecnologia in Cina, l’abbiamo fatta diventare la seconda potenza economica mondiale, e noi abbiamo ancora oggi medici e infermieri senza mascherine e tutto il resto….
Per fortuna la globalizzazione non ha ancora azzerato le nostre imprese e con un minimo di riconversione industriale oggi siamo in grado di produrre da noi ciò che serve, dalle mascherine ai camici, dal disinfettante Ramazzotti ai nuovi respiratori Ferrari…
Ma non è solo il materiale medico che abbiamo “globalizzato”. La metà di ciò che mangiamo arriva dall’estero: grano, carne, latte, agrumi, olio, frutta, verdura… Per i profitti delle multinazionali e dei colossi europei abbiamo sacrificato i nostri contadini e i nostri allevatori, abbiamo dimezzato la loro capacità produttiva in nome dell’Europa e del Libero Mercato.
L’emergenza Corona virus ha già rarefatto la presenza di farina nei supermercati, la Russia ha già bloccato le esportazioni di grano, cominciano a lievitare i prezzi , nelle nostre campagne manca manodopera, La Merkel ha già chiesto agli studenti tedeschi di andare a lavorare nei campi…
E’ giunta l’ora di aiutare, finanziare e proteggere seriamente la nostra agricoltura.
L’Italia è un paese meraviglioso che può dare tutto ciò che serve agli italiani e anche di più. Lasciamo perdere il grano canadese o australiano, gli agrumi spagnoli o tunisini, il latte e la carne tedeschi o olandesi, gli ortaggi francesi o egiziani…. Facciamo lavorare i nostri contadini, mangiare italiano farà bene all’Italia.
EUROPA – “I veri amici si vedono nel momento del bisogno”… “gli sciacalli si avvicinano quando c’è bisogno di aiuto”. Al momento sono pervenuti aiuti solo dalla Cina, dalla Russia, da Cuba, dall’Albania… E la chiamano Unione Europea, qualcuno crede ancora agli Stati Uniti d’Europa… Ma per favore! In una nazione vera se c’è un problema in una provincia o in una regione lo si risolve tutti insieme.
Ma l’Europa non è una nazione, sono tante nazioni che cercano ognuna di portare acqua al proprio mulino. Basta guardare che fine hanno fatto le nostre banche, le nostre aziende migliori.
Basta guardare quanti supermercati francesi e tedeschi abbiamo in Italia e quanti dei nostri italiani riescono ad aprire in Europa.
Basta guardare le quote latte, la nostra agricoltura, i nostri allevatori…E anche in questo momento, di fronte alla catastrofe dobbiamo chiedere il permesso all’Europa di poter salvare il salvabile, ci vogliono propinare gli aiuti del MES, che abbiamo finanziato anche noi con 50 miliardi, ma con le “condizionalità” che tradotto significa: venite a prendervi ciò che rimane!!!!
EURO – I soldi sono pezzi di carta. Se l’Italia potesse stampare i suoi soldi come ha fatto dal dopoguerra fino al 1981 non ci sarebbe alcun problema a costruire nuovi ospedali, assumere nuovi medici e infermieri, dotarci di tutte le attrezzature necessarie, a pagare la cassa integrazione, risarcire commercianti, artigiani e professionisti costretti a rimanere in casa, ad aiutare le aziende a rimanere in vita.
Pezzi di carta che costano il prezzo della carta e dell’inchiostro e che però sono in grado di far girare l’economia di una nazione. E invece abbiamo regalato il potere dei soldi prima alla Banca d’Italia, con il famigerato “Divorzio” voluto e siglato esclusivamente da Ciampi e Andreatta nel 1981, e poi alla BCE entrando nell’euro.
Il risultato è che quei pezzi di carta non possiamo più stamparceli noi a costo zero ma li dobbiamo elemosinare alla BCE e all’Europa che ce ne presteranno forse un po’ ma con costi esagerati. Credo sia questa l’ora propizia di porre fine all’incubo e alla miseria in cui ci hanno sprofondato l’Euro, l’Europa, il Libero Mercato e la Globalizzazione e tornare ad essere una Nazione libera e indipendente.La nostra Costituzione ha indicato la giusta via per uscire dalle macerie del dopoguerra e diventare la 5° potenza economica mondiale, oggi può ancora indicarci la via per una nuova rinascita. E’ già tutto scritto, basta solo leggerla e seguirla.
Siamo una grande nazione, rinasceremo.
Santo Nalbone