Crisi economica da coronavirus. Parliamo della crisi economica collegata al coronavirus. Ne parliamo con l’amico Mirko De Carli, coordinatore del Popolo della Famiglia per l’Alta Italia.
La Germania stanzia 550 miliardi di euro, l’Italia 25. Perché la Germania può e noi no?
La Germania ha compreso in maniera chiara e precisa l’emergenza che abbiamo davanti, ovvero c’è bisogno di una forte immissione di liquidità nell’economia per cercare di evitare il collasso dei sistemi economici nazionali e internazionali. La Germania che è uno degli Stati con la leadership economica internazionale ovviamente si è sentita nel bisogno di dare una risposta forte in termini economici; ricordo a tutti che la Germania ha una banca pubblica che può finanziare le proprie aziende locali e quindi di conseguenza ha degli strumenti di leva interna molto più forti di altri Stati. Noi abbiamo varato una misura che, come ho dichiarato nei giorni scorsi, basta ma non è abbastanza, ovvero una misura a debito, ed è una misura fatta sul mercato con un Paese già fortemente indebitato. I 25 miliardi sono una cifra importante a debito, ma è chiaro che per sostenere in questo momento di crisi la nostra economia al collasso non è assolutamente possibile immaginare che possa avvenire con queste cifre irrisorie: servono almeno 300/400 miliardi. Non a caso Gualtieri ha detto che sono 25 miliardi che ne innescheranno 350: forse voleva intendere dire che si aspetta un aiuto, e in ques’ottica sono importanti le parole dichiarate ieri dal presidente del consiglio europeo Ursula von der Leyen, “whatever it takes”, alla Draghi – che vanno a commissariare sostanzialmente le dichiarazioni fatte da Lagarde nei giorni precedenti, che avevano portato al tracollo delle borse – che prevederanno l’arrivo di soldi dall’Europa agli Stati colpiti (ormai praticamente tutti) dall’emergenza coronavirus, per sostenere le economie interne con di fatto un superamento del rispetto dei parametri del trattato di Maastricht. Credo che come sempre la Germania vede prima – come ha visto prima il rischio di un 60% della popolazione europea contagiata dal coronavirus – quelli che sono gli effetti delle situazioni di crisi, e si mette al riparo. Speriamo che questa logica possa abbracciare tutta l’Europa in un sistema di solidarietà – come ha detto il presidente del parlamento europeo Sassoli – condiviso e diffuso all’interno dell’Unione europea, e che possa vedere quindi in questa crisi un’opportunità per costruire veramente una patria Europa che aiuti i suoi popoli ad uscire da una delle emergenze più grandi del dopoguerra, se non la più grande.
“Helicopter money”, di che si tratta?
L’Helicopter money è una dottrina economica che prevede l’immissione nell’economia reale, direttamente nelle tasche delle famiglie, dei lavoratori…di soldi emessi dalla banca centrale. È una teoria alternativa al quantitative easing praticato da Draghi dopo l’emergenza finanziaria del 2008, ed è stato utilizzato ad esempio per far uscire dalla recessione il Giappone e ha avuto risultati positivi. Noi come Popolo della Famiglia, per bocca del nostro presidente Mario Adinolfi, l’abbiamo proposta come risposta a questa emergenza economica. Oggi sulle colonne de La Stampa c’è un bellissimo intervento a pagina 27 di Alan Friedman, che parla di un assegno diretto dalla Banca centrale europea alle singole persone, ai singoli cittadini europei e alle famiglie di 1000 euro, citando la dottrina dell’helicopter money...Insomma riteniamo che oggi sia l’unica soluzione praticabile perché andare a fare indebitare con altri titoli di Stato come ha detto Monti, come ha detto anche Conte (coronavirus bond) credo che sia un errore eccessivo anche perché si va ad indebitare ulteriormente Stati già fragili; se lo facesse l’Europa sicuramente ci sarebbe il blocco, visto che per anni abbiamo discusso degli eurobond e nessuno Stato forte, come la Germania, si è voluto prendere la responsabilità di sobbarcarsi anche i debiti degli altri Stati. Credo che l’unico modo sia quello di utilizzare una delle funzioni spettanti alla Bce, che è quella di stampare moneta da dare ai propri cittadini in situazioni di emergenza e di necessità, e di andare a staccare un assegno per ogni famiglia, che possa integrare le difficoltà che vivono in questo momento. Quindi, l’helicopter money proposta dal Popolo della Famiglia, oggi abbracciata anche da Alan Friedman e da altri economisti nei giorni scorsi, può essere la strada giusta, da governare con intelligenza, per evitare che ci possano essere effetti inflazionistici eccessivi nella fase successiva – che è quella della spesa di questi soldi da parte delle famiglie – e spero e mi auguro che, una volta che verrà certificato il superamento dei parametri del trattato di Maastricht, possa essere la strada con cui il governo dell’Europa dia una risposta reale al disagio che vivono le famiglie in questa emergenza sanitaria.
E se l’Europa dice di no? Esistono strumenti finanziari che l’Italia può felicemente adottare senza violare i trattati europei, senza “uscire dall’Europa”?
Innanzitutto lavoriamo dentro al contesto europeo e ci auguriamo che l’Europa possa accogliere queste proposte e farle sue, perché naturalmente dobbiamo cercare di far sì che questa situazione di emergenza diventi una grande occasione per consolidare, strutturare, rafforzare l’Europa come patria nostra, e quindi come comunità che si prenda a cuore il destino dei popoli che ne fanno parte. È chiaro che se l’Europa non adottasse queste misure dovremmo attrezzarci come singoli Stati nazionali e qui sarebbe una situazione davvero drammatica. Ci sono alcune proposte che sono valide in merito, di alcuni economisti, che parlano di una moneta virtuale alternativa che si potrebbe adottare rispettando i trattati, rispettando le normative nazionali, una “lira on line” per intenderci, che potrebbe andare a compensare la situazione di emergenza nazionale, cercando di immettere nel circuito dell’economia reale una disponibilità di liquidità ulteriore a quella presente con la moneta in corso che è l’euro. È chiaro che sono situazioni che includerebbero poi un elemento di rottura ulteriore all’interno del contesto europeo e che dopo la Brexit di certo non aiuterebbero.
Naturalmente noi come Popolo della Famiglia siamo pienamente in campo dentro la nostra famiglia del Partito popolare europeo per favorire, sostenere e incoraggiare questa rotta indicata dall’ultimo consiglio europeo di ieri, dalle dichiarazioni della Von der Leyen dei giorni scorsi, e dagli indirizzi assunti anche dagli altri capi di Stato e di governo che hanno capito in ritardo la situazione di emergenza, e mi auguro che si possa in seno all’Europa realizzare questa direttrice che abbiamo indicato. È chiaro che ci vuole quella che Andreotti chiamava la tecnica della pazienza, non bisogna forzare la mano, bisogna cercare di aiutare il dialogo e il confronto in tempi più celeri possibile all’interno delle assisi istituzionali europee, naturalmente con delle proposte.
Quello che abbiamo contestato a Conte è di essersi presentato con poche proposte e di annunciare un modello Italia che nei fatti non si vede; sicuramente quello dei coronavirus bond non è una strada da percorrere, non ha caso non ha trovato nessun tipo di placet anche nel mondo degli economisti più affermati a livello europeo e occidentale. Credo che invece la strada dell’helicopter money, come oggi Alan Friedman confermava su La Stampa, possa essere un’opzione importante che porterebbe l’Europa a diventare anche un modello nel dibattito internazionale, alternativo al liberismo anglosassone e anche al regime dittatoriale cinese.
Si potrà, prima o poi, dare valenza finalmente positiva al termine “finanza creativa”, come di un’arte, un “saper fare” che promuova il bene comune e la dignità infinita della persona umana?
La creatività è un elemento fondamentale per chi fa politica, per chi si occupa di bene comune: vuol dire creare, generare; e quindi credo che noi abbiamo il dovere di essere in politica persone che creano e che generano. Dobbiamo creare però bene, non creare interesse particolare o interessi per pochi. Credo che anche oggi le parole del Papa sull’utilizzare questo tempo di crisi e di emergenza non sprecandolo siano un’ulteriore conferma di questo sguardo con cui dobbiamo muoverci dentro la realtà difficile di oggi. La parola “finanza creativa” non mi piace per l’etichetta che gli è stata data in questo periodo perché purtroppo si vede come strumento a favore di pochi che speculano e a danno di molti che soffrono. Credo che oggi ci voglia una finanza etica, ovvero una finanza che abbia a cuore alcune regole che tutelano – mettendola al centro – la dignità della persona, dell’uomo e della famiglia, e che veda negli strumenti finanziari non strumenti per arricchire pochi e impoverire molti, ma strumenti per creare un benessere diffuso. Il che non vuol dire togliere la competitività all’interno del mercato, regolata e distribuita nel modo giusto. Credo che un’etica che faccia riferimento a quella carta universale dei diritti dell’uomo, che per noi è punto d’ispirazione laicamente parlando – per noi cattolici naturalmente lo è la Dottrina sociale della Chiesa, in primis – possano essere dei riferimenti etici che ci aiutano a favorire una finanza che genera bene diffuso: è la nostra assoluta priorità, da non confondere con lo Stato etico, che è uno Stato che vuole imporre visioni ideologiche all’interno della propria dimensione di vita pubblica. Credo che noi in questa ottica dobbiamo favorire proposte che vadano nella direzione detta, e credo che il superamento del trattato di Maastricht con l’abbandono dei parametri previsti del 3% rapporto Deficit-Pil, come vado e andiamo dicendo come Popolo della Famiglia da ormai alcuni anni, e la proposta adottata in queste settimane dell’helicopter money, siano due soluzioni assolutamente necessarie e praticabili per uscire da questa emergenza.
Gianluca Valpondi