“La Valle Arroscia immersa nel verde di Liguria, solcata dal torrente Arroscia che dal Passo della Guardia, a 2078 metri s.l.m. percorre 38 km, fino a sfociare nel Mar Ligure. Davanti ad Albenga, vicino ad Alassio. La valle fa parte del Parco Naturale delle Alpi Liguri, con centinaia di offerte turistiche per chi ama la montagna ma vuole restare a pochi minuti dal mare”. E’ quanto si legge nell’accattivante sito Expo di Pieve di Teco. E ancora:… “guarda le nostre offerte per mangiare, dormire, comprare prodotti locali nelle botteghe tipiche”. Ora ce ne sarà una in meno tra chi resiste all’età, all’Imu, alla tassa della spazzatura, alle bollette dell’acqua. E’ arrivato l’addio alla Cantina Case Rosse di Pornassio. Ha riaperto dal giugno scorso, invece, senza echi di stampa che merita, l’unica Pizzeria di Mendatica, U Tecciu, ora anche da ristorante. Leggi inoltre a fondo pagina: a Mendatica tre giorni di transumanza.
Il titolare è un ‘vecchio del mestiere‘, un giramondo, in senso buono, si direbbe. Giorgio Scoli, 67 anni, ha rinunciato alla vita da pensionato, è un tosto. Ha imparato il sacro mestiere dei fornelli da chef professionisti. E fino all’età di 39 anni era cittadino di Alessandria dove vivono la prima moglie ed il figlio. Ha lavorato e gestito alberghi e ristoranti a San Bartolomeo del Cervo, Loano, Alassio e da ultimo un locale a Dolcedo dove abita. “Ma il sindaco mi ha giocato uno scherzetto, dopo tante promesse, mi sono ritrovato a dover chiudere…. Qui ho iniziato da capo, la licenza del precedente gestore era stata consegnata al Comune. Si è portato via l’attrezzatura, smontando perfino il motore della serranda, ovviamente nei suoi pieni diritti verso il proprietario dei muri. Così ho cominciato da zero, forno escluso; ho comprato il banco bar e l’attrezzatura arredo per il ristorante. Prima era soprattutto una pizzeria, niente primi. Ora cerco di proporre qualcosa di più, ad esempio sono assai apprezzati i primi a base di pesce, i secondi….”.
Una vera scommessa quella del signor Giorgio dove altri, nel marzo 2018, hanno gettato la spugna suscitando, allora, l’interesse dei media imperiesi e di trucioli.it che a queste montagne si sforza di dedicare spazio ed approfondimenti. Senza l’arma del miele, cercando di raccontare cosa significa vivere e lavorare quassù. La storia e il mare magnum di promesse di rilancio ascoltate nel corso di mezzo secolo. Dove lo Stato, la Regione dovrebbero riconoscere un bonus non da carità a chi ci abita e investe denaro. Dove i giovani che si sacrificano studiando, laureandosi, quassù non hanno futuro. E chi rimane fa il pendolare o si inventa un modello di vita per sbarcare il lunario. Difficile pensare alle giovani coppie, i figli, le scuole e gli asili lontano da casa. La vecchiaia è ormai una lotta alla resistenza, gli ultimi che hanno vissuto il paese della pastorizia e sacrifici inenarrabili, testimoni della migrazione verso le città.
“Non mi fermo a pensare alle difficoltà, al lungo inverno; d’estate e con la bella stagione c’è movimento, si lavoricchia – ragiona l’oste Giorgio -, le spese ci sono, da quelle piccole, come 75 euro per il dehor sulla piazza, alla spazzatura e attendo di conoscere l’importo. Il sindaco è una bravissima persona, fa quello che può per agevolare. Non sarei sincero se aggiungo che potrebbe andare meglio, senza dover affrontare qualche discrasia con chi anima un’associazione e da piccolo monopolio non collaborano. Io purtroppo sono alieno ai compromessi, non penso che tutta la ragione sia da una parte. Cerco soprattutto di fare bene il mio lavoro e a chi mi rimprovera di essere presuntuoso rispondo che è proprio così. Sono qui con la mia compagna, a volte solo, non mi spaventa l’impegno, il viaggio di ogni giorno, quasi 100 chilometri in auto. Purchè si possa lavorare in armonia e ci sia reciproca comprensione. Se qualcuno pensa di remare contro, chiudo e me ne vado. Ripeto, non chiedo contributi, non ne ho mai ricevuti, per mantenere la partita Iva mi è stata dimezza la pensione.”
All’osservazione che non capita spesso di trovare esercenti ‘giramondo’ e cosa l’ha spinto a raccogliere la sfida dove altri non hanno resistito e gettato il guanto, Giorgio risponde: “Finora mi è sempre piaciuto cambiare, confrontarmi con le mie aspirazioni e capacità. Qui sono venuto con tanta buona volontà, vedremo se è reciproca. Altrimenti….”.
Eppure a leggere certi comunicati stampa della Regione Liguria o articoli mielosi all’insegna del ‘tutto o quasi va bene”, serve tanto ottimismo e fiducia, verrebbe da pensare e credere che dietro l’angolo, per chi ha un’attività commerciale o turistica sulla montagna ligure, ci sono contributi a fondo perso o perlomeno agevolati e si faccia una distinzione concreta con chi opera nella opulenta fascia costiera. “Ripeto – conclude il ristoratore – io non so cosa siano i benefit a sostegno di chi fa la mia attività. Credo di non essere il solo. A Mendatica, al mio fianco, resiste un negozio di alimentari. A rischio chiusura perchè la signora ha trovato un lavoro fuori regione, lontano da qui”.
ADDIO CANTINA CASE ROSSE DI PORNASSIO
Da Mendatica all’abitato Case Rosse, Comune di Pornassio, poco più di 600 anime, sulla trafficatissima statale del Colle di Nava, all’omonima cantina, in passato pure negozio di alimentari. Tornando alla promozione dell’Expo Valle Arroscia viene posto in risalto che “numerose aziende medio-piccole sono nate e continuano ad esistere nei comuni della valle, senza mai smettere di offrire il proprio amore per le cose buone, l’artigianato e la cultura”. E “La Cantina Case Rosse nasce nel 1989 dalla grande passione per il vino di Mariella ed Angelo. Preservare la particolarità delle diversità territoriali, creare in sintonia con la natura, sono le caratteristiche dell’arte del fare il vino della Cantina Case Rosse. Produciamo Ormeasco di Pornassio, Ormeasco di Pornassio Sciac-trà e Pigato della riviera ligure”. In realta è assai più datata. Mariella Cagna appartiene ad un noto e storico casato, quello dei Cagna dell’ultra centenario albergo ristorante Beppe di Ponti di Nava, prima località cuneese ai confini con Imperia. Il marito Angelo Castella, origini pievesi e un’attività dismessa nelle Pompe Funebri. I coniugi pornassini, con impegno, quello spirito di sacrificio ed iniziativa che accomuna molta gente delle valli montane, hanno via via creato quello che era diventato un gioiello nell’enoteca e nei prodotti tipici gourmet. Con una piccola proprietà di vigneti, acquistavano l’uva ricavandone soprattutto Ormeasco di Pornassio e Pigato, in una attrezzata cantina di proprietà. L’unica figlia lavora in Riviera nel Gruppo Cozzi – Parodi, il genero a Milano. La vecchiaia che avanza, le difficoltà commerciali, la scelta di cessare l’attività. A malincuore, in una posizione di forte passaggio e pendolarismo verso il mare e viceversa, la costa imperiese, la piana di Albenga, la Costa Azzurra, clientela italiana e francese, tedesca.
Per ogni attività che chiude, non è solo una significativa costola socio economica che viene a mancare, impoverisce il territorio. E’ il segnale cupo di un entroterra montano sempre più desolato. Non bastano, ormai dovrebbe essere una certezza, le supposte curative o palliative. I cronisti che scrivono dalla Riviera, frequentano le sagre, collaborano alle pagine promozionali e pubblicitarie. Servono interventi draconiani. Monesi rappresentava una autentica locomotiva per tutta la valle, non solo per i villeggianti delle seconde case, dei ‘tecci’ ristrutturati e arricchiti, che pure hanno ruolo importante nel tessuto economico e commerciale. Un’iniezione di speranza si direbbe. Ormai l’unica svolta può dare concrete speranze solo se le Regioni Liguria e Piemeonte decidono di acquistare la proprietà Toscano, creare un ente pubblico e privato, senza carrozzoni tipo Rivieracqua, ma anche il ‘Parco Alpi Liguri’ agli esordi, la voragine di debiti di Area 24 (la litoranea ponentina ex tracciato e sede ferroviaria).
Monesi, oltre un milione di mq. di montagna privata che finora non hanno trovato acquirenti e non si vede uno sbocco. E’ qui che sorgono i palazzoni, gli impianti sciistici e la nuova seggiovia rimasta ‘monca’ nel tratto verso il Redentore perchè Regione, Carige e Provincia non hanno più finanziato l’ultimo lotto. Senza soldi, poverini ! E’ qui che si trova la Monesi d’oro anni ’50 e ’60 che i Galleani hanno costruito e valorizzato, poi con il supporto del compianto Armando Lanteri. C’erano posti di lavoro, calamita e sviluppo. E’ attraverso un intervento di ampia portata e soprattutto strategico, di Liguria e Piemonte, che si potrà davvero parlare di futuro virtuoso senza sognare e dover riverire, come accade, il politico di turno al potere. (L.Cor.)
TORNA A MENDATICA LA TRANSUMANZA
Da venerdì 27 a domenica 29 settembre torna a Mendatica la Festa della Transumanza, rievocazione delle antiche tradizioni e delle memorie della vita pastorale.
Venerdì 27 settembre
Giornata didattica all’insegna della scoperta della tradizione: i bambini avranno la possibilità di osservare gli antichi mestieri e di vivere una giornata immersi nella quotidianità dei pastori e dei contadini di una volta. Imperdibile, alle ore 15, la discesa delle greggi per il centro storico del paese. Giornata aperta a tutti.
Quest’anno inoltre la festa continua con “La notte a pecora”: dalle ore 19 bar e cucina aperti e “Ambaradan” in concerto. A partire dalle ore 23 DjSet con Pit Mitchell.
Per l’intera giornata la Regione Liguria sarà presente con un infopoint dedicato alla divulgazione delle tematiche del Progetto di Cooperazione Transfrontaliera Interreg Alcotra “Pitem Biodivalp”, che affronta i temi della salvaguardia attiva della biodiversità attraverso lo sviluppo socio-economico sostenibile.
Sabato 28 settembre
Dalle ore 10 tradizionale Mercato di San Matteo; una volta vero e proprio mercato di scambio di merci e bestiame, oggi viene riproposto per valorizzare l’artigianato locale. Alle ore 15 avrà inizio il Corteo Storico che sfilerà tra i carruggi del paese; seguirà l’entusiasmante Palio delle Capre che, dopo una battaglia all’ultimo belato, decreterà la capra vincitrice. A partire dalle ore 19 “MH Band” in concerto.
Dalle ore 12 e dalle ore 19 la Pro Loco di Mendatica vi aspetta per gustare i famosi prodotti della Cucina Bianca.
Domenica 29 settembre
Alle ore 10 riaprirà il Mercato di San Matteo, con un’ampia varietà di prodotti eno-gastronomici e artigianali della valle. Il divertimento continuerà anche per i più piccini al campo sportivo. A partire dalle ore 12 la Pro Loco di Mendatica preparerà di nuovo il ricco menu della Cucina Bianca.