“Dopo 36 anni, da quel lontano giugno 1983, avrei voluto scrivere un libro delle mie memorie”. Lui è Roberto Bracco, 79 anni, ora insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine ‘Al Marito della Repubblica Italiana’. Nel medagliere: Stella d’Oro al merito sportivo conferita dal C.O.N.I. Delegato Provinciale F.P.I., Commissario Nazionale Federazione Pugilistica Italiana, Atleta Azzurro d’Italia. E un inedito ‘cavaliere vero’ con Brevetto Associazionistico Equestre e guide ambientali a cavallo. “Non è facile guidare la carrozza, occorre allenamento e maestria. Per 40 anni ho pure cavalcato”.
Roberto, un piccolo ritorno a quel giorno….al ‘ciclone Teardo’- “……Io ero dipendente dell’ospedale San Paolo e ‘comandato’ ad autista del presidente.” Un secondo autista, Angelo Benazzo, era invece ‘personale’. Ma sarebbe ingiusto, fuorviante, dimenticare che nella lunga lista di 21 imputati del primo maxi processo della storia di Savona, tenutosi nell’aula bunker di via Delle Trincee (alcuni poi assolti), e di 247 testimoni, il nome di Bracco non figura. Mai convocato, né interrogato. E ora il riconoscimento per meriti sportivo che inorgoglisce e rende ‘giustizia morale’, terrena, ad un personaggio che ha dedicato la vita al mondo sportivo, non solo savonese. Con un leit motiv: “Voglio bene ai ragazzi…. hanno bisogno di buoni maestri e spesso è la famiglia a diseducare”. Da anni insegna nelle scuole e nelle palestre cittadine il P.E.S (Pugilato Educatore Scolastico), fino alle recenti serate di ginnastica dolce, rivolte agli over 60: “Guadagnare la salute, prevenzione e cura, migliorando l’equilibrio, la respirazione e corso di autodifesa“.
E’ vice presidente dell’Associazione Nazionale Azzurri e Atleti Olimpionici d’Italia, delegato provinciale della Federazione Pugilistica Italiana di Savona. Dal 2014 fiduciario Coni per il Comune di Millesimo e Alta Valbormida. Trascorre la vecchia attiva in località Pianassolo di Roccavignale. Il paese di 772 persone che il 2 luglio scorso si è guadagnato un interessante articolo sul Secolo XIX – Savona del giornalista Sergio Del Santo, pensionato. Il titolo: “Roccavignale, il volo d’angelo del turismo. ...dove almeno la metà degli abitanti svolge volontariato….è in fase di realizzazione un Zip Line che a differenza del deltaplano o del parapendio, è alla portata di tutti, non necessita di attrezzature e particolari abilita. Consiste in un cavo d’acciaio sospeso tra due punti con quote differenti al quale si cui aggancia per ua veloce discesa, si superano i 100 km all’ora.”. Un’altra novità dal paese dove 171 abitanti, secondo l’Istat, lavora nell’industria e solo 33 nei servizi. “E se la Riviera ha pensato di attrarre turisti “recuperando e riqualificando la vecchia ferrovia (accade nel ponente ligure e tra Finale e Savona ndr), Roccavignale, non avendo binari, si è comprato 5 km della vecchia statale dismessi e li ha trasformati in risorsa turistica. L’ex statale è offerta in affitto ad aziente e team sportivi: La Pirelli con teste sui pneumatici, piloti e scuderie di rally provano le macchine su un percorse impegnativo tra i boschi…”
Bracco, originario di Varazze dove è nato, ha scelto una ‘villa agreste’ sulla panoramica balconata di Pianassolo dove si è trasferito da Savona: 600 metri s.l.m. la neve d’inverno, l’orto come hobby, una Panda 4X4 (‘Altri di quegli anni sono al volante di costose auto…”), la sua seconda moglie. “Ho una figlia, sono nonno di Giovanni, 12 anni, peccato giochi a calcio e non abbia seguito le orme del nonno”. Roberto, un omone apparentemente severo, austero, burbero che nella boxe nazionale, da pesi massimi, ha disputato 103 incontri, con 70 vittorie, 23 sconfitte, un Ko che non si dimentica dal 10 volte campione d’Italia Dante Canè, bolognese. “Mi ero subito rialzato…”.
Il racconto prosegue: “Sono stato l’ultimo professionista della boxe
della provincia di Savona, con me c’era il ‘pesco mosca’ Sabatino De Filippo, un altro savonese Roberto Cirelli, di Cairo Montenotte, è stato campione d’Italia, è fisioterapista. Nello sport non ho riscosso risultati eclatanti…la mia storia sportiva è iniziata a 12 anni, in palestra. Lo decise la mia carissima mamma, la persona a cui ero più affezionato e alla sua morte ho vissuto il peggiore momento di vita. Da ragazzino, con atteggiamenti da bullo. Frequentavo la palestra Carlevarino, nota come Anpi Sport. E Giovanni Carlevarino è stato il primo e unico maestro. Con me Stella d’Oro del Coni, unici due in Liguria e nell’Italia settentrionale. Più che un semplice onore.”
E in palestra cosa hai imparato ? “Facevo il bullo anche nello sport e rimediavo botte. A 17 anni i primi significativi traguardi. Sono stato chiamato nel centro sportivo delle Fiamme d’Oro. Mi rendevo conto che nella boxe ci vuole anche un po’ di paura, una disciplina che non è dei bulli…All’epoca eravamo una trentina- Ricordo Angelo Renetto, genero di Carlevarino. Ricordo Piero Aloi, papà dell’attuale comandante dei vigili urbani di Savona: ricordo Walter Pucci…, in nazionale”.
A 20 anni Roberto entra nella Polizia di Stato, a Roma. Un anno e mezzo in divisa quando ancora era un corpo militare. Un chiodo fisso: diventare pugile professionista. “Purtroppo non avevo grandi talenti…nonostante tutta la volontà e la passione“. E in polizia ? “Mai uscito in servizio esterno, erano gli anni degli scioperi caldi, degli scontri….io ero a presidiare la caserma”.
Roberto che dismessa la divisa esordisce come istruttore di guida. Il papà aveva taxi e autonoleggio in piazza Giulio II, a Savona, quando c’era il vecchio ospedale San Paolo e il lavoro non mancava. Il figlio collaborava nell’agenzia di pratiche automobilistiche di Anna Mura. “Poi sono diventato dipendente Usl, capo-autista all’ospedale San Paolo. Ho avuto parte attiva alla nascita del 118 e della guardia medica. Vengo destinato (comandato) come autista del presidente della Regione Liguria, Alberto Teardo. Il primo incarico lo ebbe come assessore. Dopo il terremoto degli arresti sono tornato al San Paolo coordinando il servizi ambulanze, guardia medica e 118.”.
C’è un episodio che, nel ‘soccorso’, Bracco non dimentica. “Un bimbo di Spotorno, aveva messo le manine nell’acqua sporca e si era infettato, colpito da meningite fulminante. Era un tipo robustello, non stava nella culla termica. L’ho fasciato in una coperta, preso in braccio e via al Gaslini. Per una settimana facevo la pipi gialla, ho rischiato, c’è voluta una cura da cavallo di antibiotici. Ricordo un espianto…, prima la biopsia del donatore per verificare se era compatibile con il ricevente….ma bisognava fare presto e la destinazione era Padova. L’organizzazione del viaggio comportava pratiche burocratiche, coinvolgere la polizia stradale. Ho preferito caricare sulla mia auto la valigia termica con il cuore; tutto è andato per il meglio, presidente del San Paolo era l’ing. Roberto Cuneo. Sono stato dipendente ospedaliero fino all’età della pensione, nel 2007″.
Da allora un impegno costante nel volontariato attivo. Fino ai nostri giorni e nuove esperienze in vista. Come la ‘ginnastica dolce’. Mettere in pratica il diploma da educatore sportivo, il diploma di dirigente sportivo (sotto l’egida Coni). “Quello che mi appaga maggiormente resta l’attestato di Atleta Azzurri d’Italia, componente della nazionale italiana della disciplina sportiva, dal lontano 1957 quando fui chiamato nella squadra nazionale”.
Cosa si impara dalla boxe ? “Se sei un tipo piuttosto aggressivo, come nel mio caso, ti arricchisci di talenti che significa diventare persona perbene, altruista, coscienziosa. Il dopo mi ha permesso di vivere molte esperienze, alcune straordinarie. Sono stato ‘educatore’ in una comunità di ragazzi in provincia di Alessandria. C’erano due giovani molto difficili, diciamo così, di Savona e conoscevo i genitori. La mia terapia primaria era la palestra, la possibilità di sfogarsi, coinvolgerli a riguadagnare fiducia in se stessi. Si sono ‘salvati’ dalla tossicodipendenza. Quando incontravo papà e mamma piangevano, mi abbracciavano. Ho seguito anche i bambini handicappati ospiti di Villa Zanelli…E via via sono arrivati i riconoscimenti fino alla Stella d’Oro nel 2012, dopo quella Bronzo nel 2001, d’Argento nel 2006. ” (vedi Coni Roma).
Del giorno più triste, con la perdita della mamma, il cav. Bracco ha parlato, era il mese di aprile del 1992. E il giorno che non si dimentica, il più bello ? ” Quando sono stato chiamato in nazionale“. Nelle pagine dell’immaginario quaderno di ‘storie di vita’ ce n’è una assai inedita. “Mio nonno materno, Alessandro Gai, era colonnello dell’esercito, diventato cavaliere; ha combattuto la Guerra del ’15- 18, conservo, appesa al muro, la sua ‘sciabola’ di comando e mi inorgoglisce”.
Il cav. Bracco con tanta voglia di fare, rendersi utile, un temperamento apparentemente scontroso e fiero che nasconde un ‘grande cuore’. Una roccia ? “Mi hanno operato due volte all’anca, la prima purtroppo è risultata difettosa, il primario del Santa Corona l’ha riconosciuto. Ho fatto denuncia, prognosi di 90 giorni, perizie, soldi per l’avvocato, alla fine danno e beffa, si direbbe, con l’archiviazione sia del Pm, sia del Gip….ma a proposito di giustizia e giudici avrei cose da raccontare…Lasciamo perdere”.
C’è una desiderio, un sogno che Bracco avrebbe voluto coronare fino in fondo. “Dedicarmi anima e corpo alla formazione dei giovani attraverso l’educazione in palestra. Nutro amore ed un’attrazione immensa per i ragazzi…quest’estate mi sono occupato di alunni delle elementari con l’educazione sportiva. E’ un antidoto efficace contro lo spaventoso degrado giovanile, e aggiungo con la concausa di tanti genitori. Altro che educatori ! Prendono le difese a scuola contro gli insegnanti che fanno il loro dovere, sui campi di calcio dove si vedono spettacoli diseducativi, insultano ed incitano contro l’avversario di turno, l’arbitro. I giovani non si educano urlando, imprecando, con la prepotenza non si risolve nulla. Ho trascorso di recente due settimana di educational a Savona Monturbano e due ad Altare. “
Quanti amici ti sono rimasti vicino ? Riflette, chiude gli occhi, abbassa e scuote il capo: “Scrivi che a questa domanda non so rispondere”. E come è nato il ‘cavalierato‘ ufficiale di un sportivo che è stato professionista (In provincia c’è n’è solo tre, uno origini albanesi, 2 a Cairo Montenotte). A Savona opera, nei dilettanti, Pugilistica Carlevarino (amatori e agonistica), la Pugilistica Savonese, Arti Marziali e box savonese. “Cavaliere…? Un po me l’aspettavo dopo che un anno fa si sono presentati i carabinieri di Millesimo e hanno fatto un sacco di domande…una sorta di check-up. Hanno passato in rassegna persino le coppe, attestati..Sono sincero, il riconoscimento a Cavaliere rappresenta un’immensa gioia che mi appaga anche di tanti dispiaceri. E a volte dell’ingratitudine umana. La pergamena che riceverò dal prefetto credo di averla meritata e ne sono orgoglioso. La mia terza età, con l’orto da accudire, il Coni, l’associazionismo, non è mai noiosa. Da commissario sportivo nazionale della Federazione Pugilistica Italiana mi devo occupare fino a 22 incombenze, dall’ospedale più vicino, all’ambulanza con rianimatore”
Roberto sempre pronto e disponibile, con immutato slancio ed entusiasmo. “Lo ero agli esordi nella boxe, con parecchia esuberanza. E spensieratezza. Nel primo incontro che ho disputato (Danimarca – Italia) ho conosciuto una wikinga, amore a prima vista; continuavo a rinviare la partenza e mia mamma preoccupatissima e sono tornato a casa dopo tre mesi”.
Qual era il clima che si respirava, anche nei confronti Bracco, nelle redazioni di Savona, all’epoca della scandalo che scosse l’Italia intera ? Il primo che riguardava politici pubblici ufficiali accusati pure pure di ‘associazione di stampo mafioso. “Da autista del presidente Teardo, con un rapporto di cordialità ed amicizia disinteressata, non ho proprio nulla da recriminare. Quanti paradossi ! Potrei fare l’elenco di impresari che si sono dichiarati concussi e si presentavano a Natale con regali da riempire un Tir. Vittime ma davano le chiavi delle loro case a Cortina….Penso a chi, pure assolto, non meritava quella sorte: il dr. Paolo Caviglia rinchiuso nel carcere di massima sicurezza, Badu ‘e Carros, in Sardegna, dove ha vissuto l’inferno; l’ex sindaco di Finale, compianto, geom, Lorenzo Bottino. Io autista del presidente facevo risparmiare alle casse della Regione, Teardo abita ad Albisola e io all’epoca a Savona, andata e ritorno”.
Eppure c’era un chiacchierio sul tuo ruolo di ‘guardia spalle’ del ‘potente presidente‘ con importanti, altolocate amicizie anche nelle istituzioni e tra i giornalisti, a Savona come a Genova. “Non vorrei più rimestare, Alberto Teardo l’ho rivisto qualche anno fa, c’era un incontro di pugilato, lui è del ’37 e credo non goda buona salute. Mi recavo col presidente a Roma, quasi tutti i giovedì. Incontrava l’allora ministro De Michelis. Mi capitava di raggiungere casa Pertini, al quinto piano dell’edificio che si affaccia su Piazza Fontana di Trevi, aiutavo la moglie a portare la borsa della spesa. Non ho nulla da rimproverarmi, proprio nulla…. mi era capitato di trovarmi con un avanzo di 500 mila lire della campagna elettorale e li ho versati sul conto di Alberto mentre era rinchiuso nel supercarcere di Vercelli. E quante volte capitava di vedermi allungare una mancia, che rifiutavo, per avere un appuntamento con il presidente…La politica è fatta così…Hai i suoi riti. Corrotti e corruttori ? L’ho già detto io guido una Panda e non conosco cosa sia il lusso”.
Prima del commiato un’ultima curiosità senza macchie e oggi con onore. E’ proprio sicuro che nessun magistrato
l’abbia mai convocato per interrogarlo? Negli appunti archiviati dell’ormai vecchio cronista di giudiziaria…. “. “Si, si…mi chiamò l’allora procuratore capo della Repubblica, dr. Michele Russo, che rappresentava l’ufficio del Pm al processo in tribunale. Voleva sapere perchè ero stato scelto autista di Teardo. Risposi, nessun privilegio, anch’io ero socialista. Non se ne fece nulla. Spero che anche possa leggere: “Egregio cavaliere, mi è gradito comunicare che, su proposta del Presidente del Consiglio dei ministri è stata conferita alla S.V. con decreto del presidente della Repubblica, in data 2 giugno 2019, l’onorificenza…Nella circostanza tengo ad esprimere il mio vivo compiacimento per il conseguimento della distinzione onorifica che verrà consegnata nel corso di una cerimonia di cui sarà data appropriata notizia….Antonio Cananà, prefetto di Savona”.
Luciano Corrado