Carlo Gambetta, per gli amici il ‘comandante’, 3 mandati da sindaco democristiano d’altri tempi, ha festeggiato le nozze d’oro con la moglie Pia, le tre figlie, Marina, Maria Carla, Marta, il figlio Arturo, 9 nipoti. E i ricordi indelebili dei 12 anni 6 mesi trascorsi sulle petroliere, da un porto all’altro di quattro continenti. Il primo viaggio, da allievo, a 22 anni, imbarco a Genova sulla Verbania (turbonave T 2), il 12 luglio 1956. L’ultimo sbarco il 2 febbraio 1971. E dal 1° marzo 1971, fino alla pensione, assunto alla Fiat degli Agnelli, come unico ispettore – controllore dei trasporti via mare di macchine e derivati. Export da Savona e Vado Ligure, import dai porti di Livorno e Salerno. Ha vissuto i tempi della pirateria di mare, del contrabbando di liquori e sigarette. Il ‘comandante’ diplomato al mitico Nautico di Savona, ha arricchito le sue memorie tenendo un ‘quaderno’ quotidiano di tutti i viaggi attraverso gli oceani, gli scali portuali, i carichi, le miglia, le soste. Non solo, mamma Eugenia, figlia di un ferroviere di Arquata Scrivia, ha archiviato tutta la corrispondenza con il suo Carlo navigante. Le lettere, buste, francobolli, cartoline, ricordi da ogni angolo del mondo. Non resta ora che raccogliere la straordinaria documentazione e darla alle stampe di Sabatelli editore.
LA LETTERA- Mi trovai un giorno a Noli, sul lungomare, a fianco a me alcuni pescatori che osservavano il mare. Al largo una grossa nave stava doppiando Capo Noli. D’improvviso si udirono alcuni profondi suoni di sirena che pervadendo tutto il golfo giunsero fino alla città. “È Carlo che parte e saluta Noli“, dissero con occhi brillanti e una punta d’orgoglio i marinai fissando ancor più l’orizzonte. Anch’io, lì vicino provai un fremito, un intenso compiacimento per quell’uomo che, nella considerazione di suoi concittadini, dava lustro sul mare al nostro amato Paese. La storia di Carlo é per me ancor più significativa dal momento che anche mio padre Pietro, nelle sua vita lavorativa, vide più mare che terra, poiché navigò come semplice marinaio ben 36 anni e gli fu attribuita la medaglia d’oro di lunga navigazione. Perciò, come figlio, so bene il valore,la costanza di questi uomini e la pazienza delle loro famiglie.
Saluto con personale affetto Carlo e la moglie Pia, esprimendo la più grande ammirazione per la loro vita esemplare e per la splendida famiglia a cui hanno saputo dare origine. Alfredo Garbarino
Il comandante racconta, tra momenti di commozione, pause, silenzi, pathos, l’orgoglio, la fierezza, di un’esperienza di vita che forgia il carattere, il modo di essere, sempre franchi e coerenti con se stessi e con gli altri. Lui che per anni, lontano dalla Patria, seguiva sulle onde medie della Rai, il Notturno dall’Italia. “Una recezione chiarissima come ascoltare da casa”. E una delusione “quando ho appreso che non era stato abolito l’aborto”. L’attesa per la presa di posizione di papa Paolo VI, Giovanni Battista Enrico Antonio Maria Montini. Poco tempo dopo raggiunse l’India, Bomby. I cattolici di quell’immenso paese dopo due culle, la terza la deponevano in soffitta. Ma il periodo, i giorni più tristi del marinaio nolese erano altri e non si dimenticano, da magone in gola ancora oggi: il Natale, la Pasqua, tanta nostalgia lontani dalla famiglia, dagli affetti più cari, dalle usanze e tradizioni. E, per alcuni anni, ricorda che da comandante ebbe come allievo il concittadino, ora a Vezzi Portio, Pierangelo Niecco, il papà era di Spotorno, la mamma di Noli.
L’allievo del Nautico, assurto a Capitano di Lungo Corso che ha ricoperto il ruolo di ispettore e capitano di Porto a
Madras in India, a Calcutta, in Pakistan, con la responsabilità e la fiducia nell’attività commerciale che svolgeva per conto dell’armatore.
Ha ancora bene in mente il giorno e ricostruisce il suo primo imbarco, come fosse ieri, dal porto di Genova. “Era metà pomeriggio, due valigie in mano, camminavo senza guardare a terra, ai miei piedi, ho inciampato nei tubi prendendo una sonora facciata…per dire che messo piede sulla nave devi fare attenzione ad ogni passo…in quel viaggio raggiungemmo il Kuwait attraverso il Canale di Suez, il primo carico, 16 mila tonnellate di petrolio destinati a Liverpool, poi destinazione Venezuela. Buenos Aires….Monte Video…..”.
Indirettamente ha vissuto anche la chiusura di Suez per via della guerra dei sei giorni, il 27 ottobre 1956. Un disagio ed un danno ai trasporti e ai collegamenti marittimi internazionali, occorreva infatti circumnavigare l’Africa’ per scaricare nel porto di Bari e del Mediterraneo.
Vita da giovane marinaio ha anche significato, nel viaggio di lavoro più lungo, rimanere imbarcato, senza soluzione di continuità, per 3 anni e 9 giorni, un mese fermo a Genova, ma solo due giorni di tempo per raggiungere la famiglia a Noli. Un equipaggio di 46 persone. Sulla nave restava il comandante a presidiare e il 1° ufficiale. “Anch’io sono rimasto qualche volta a bordo con il compito di seguire i lavori, mentre gli altri erano comandati di volta in volta e affidando loro specifiche incombenze”.
Non è mancato neppure il viaggio più difficile, ad alta tensione. “Bisticciai con il comandante, ci faceva fare la fame, feci rapporto e l’armatore, da quel giorno, fece a meno di quell’ufficiale”. Gambetta che già nei suoi primi viaggi assimilava quanto fosse importante la volontà di imparare il mestiere. “Dal nostro Moretto di Vado Ligure ha imparato anche l’importanza dell’onestà, della serietà e la professionalità messa in pratica senza eccezioni. Ricordo gli anni del contrabbando di sigarette e liquore dal Sud America a Nord, tra il centro e Nord America, andata ritorno, era una pratica diffusa, ognuno metteva persino delle quote nel business e poi si divideva l’utile in modo proporzionale a quanto di investiva nel mercato nero. E i guadagni parecchio lucrosi. Io feci una scelta, mi astenni, rifiutai di partecipare e non me ne sono mai pentito”.
Il rischio pirateria ? “Le zone di mare di pericolose nell’isola di Sumatra, lungo un fiume dove si scarica in una raffineria. Di notte i ‘pirati’ salivano a bordo, un giorno irruppero anche nella mia cabina. E ancora nello stretto di Singapore e Malacca. Più che criminali rapinatori erano ladri più o meno spavaldi. E non abbiamo mai corso seri pericoli all’incolumità personale. Mi sono trovato del resto ad affrontare situazioni più difficili, come il maremoto in Giappone. Durante i 12 anni e mesi di navigazione, dal 14 dicembre 1967 al febbraio 1971, avevo la responsabilità ed il ruolo di comandante. Avrei potuto continuare, hanno prevalso gli affetti ed i valori della famiglia, così sono sbarcato anzitempo. Senza una sicurezza ed un’alternativa di lavoro. Senza ‘conoscenze’ sono stato poi assunto dalla Fiat”.
Il comandante Gambetta che ha festeggiato in questi giorni il traguardo, ricco di dignità, delle nozze d’oro. “Mia moglie rimase incinta durante il viaggio di nozze, la primogenita è stata Marina. Il mio primo datore di lavoro la ditta Luigi Pittaluga Vapori in vico Giannini a Genova. Dove sono rimasto 3 anni 9 mesi e 6 giorni Poi la Naess Shipping Company, società di capitale americano americano”. In tutto ha salpato con una decina di navi commerciali, ora da allievo, da secondo e primo ufficiale, per ultimo comandante. “Sempre con onore, la stima dei sottoposti e l’apprezzamento, la piena fiducia degli armatori. L’alloggio del comandante era, tra l’altro, una piccola reggia. E il primo viaggio con mia moglie è durato sei mesi. Quando ci siamo conosciuti lei insegnava alle medie di Spotorno ed in pochi mesi siamo convolati a nozze. Mia mamma una casalinga all’antica, donna di casa e famiglia. Papà capostazione a Noli”.
Carlo Gambetta che nel maggio ’75 decide di scendere in politica, un impegno civile, sociale e morale che lo porta all’elezione di sindaco, primo cittadino. Poco incline ai compromessi della partitocrazia, attratto dagli ideali della democrazia cristiana, ma entrerà spesso in rotta di collisione con alcuni maggiorenti in ambito provinciale. La diplomazia del rispetto e dell’educazione e mai di sudditanza al potere, all’arbitrio del più forte. Cattolico praticante, senza essere bigotto. “Sono abituato a guarda sempre in faccia, a non abbassare mai il capo o voltarmi dall’altra parte, onestà e moralità, spirito di sacrificio che ho cercato di trasmettere anche ai miei figli, insieme all’amore per il paese dei nostri avi”. (L.C.)