Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

Loano evento pilota, scuola di comunicazione
i rapporti social dei Comuni e Polizia locale


Le copie cartacee dei quotidiani locali segnano i minimi storici, non è così, invece, in Austria, in Germania, in Svizzera. Solo colpa della competizione con l’informazione on line che ‘brucia’ la notizia nella corsa ai minuti, senza preoccuparsi della qualità  e quando è il caso dell’approfondimento ? E come fare uso dei comunicati stampa che, anche a livello locale, inondano le redazioni e blog giornalistici, alcuni in competizione per primeggiare sul mercato della pubblicità ? Dopo l’Arma dei carabinieri e la Questura (polizia), la Guardia di Finanza anche la Polizia locale si affida agli uffici stampa del Comune. E cosa accade alle conferenze stampa, anzichè giornalisti o praticanti, pubblicisti, arrivano i volenterosi, spesso sottopagati e sfruttati, con la passione del giornalismo. Non sono iscritti all’ordine professionale che peraltro Grillo e amici vogliono  da tempo abolire. E che dire delle notizie che si leggono a valanga, soprattutto, sui social da ‘copia e incolla’. Un nesso di causalità tra crollo delle vendite in edicole – edizioni locali in primis – e, almeno in Liguria, la concentrazione editoriale ? Oppure prevale la disaffezione del lettore che non è soddisfatto dalla qualità messa in campo anche nella completezza dell’informazione ?

Marcello Zinola, giornalista, ex segretario regione Associazione giornalisti liguri . Dal 2013  responsabile della formazione  per l’Ordine dei giornalisti della Liguria

Partiamo da quest’ultimo filone di valutazione. Marcello Zinola, giornalista pensionato, alle spalle gavetta e vita sindacale per una categoria che può vantare un sindacato unito, dal 2013  responsabile della formazione  per l’Ordine dei Giornalisti della Liguria, ritiene che il ‘buon giornalismo’ si possa fare, ad esempio, lasciando liberi  chi scrive di fare il nome o meno del protagonista di un eclatante fatto di cronaca. A Loano – Boissano, lo scorso anno, era accaduto che per uxoricidio, alcuni quotidiani, compreso Il Secolo XIX, per tutelare i figli minori della coppia, hanno messo solo le iniziali. Altri non hanno fatto così. Dando per esteso le generalità dell’omicida. Forse bastava fermarsi davanti ad un’edicola di qualsiasi cittadina della Riviera e ascoltare la delusioni di chi sfogliava, incuriosito dalla locandina, e si ritrova senza sapere chi sono i protagonisti della tragedia, doveva accontentarsi delle iniziali. C’è da scommettere che quel lettore cambierà quotidiano almeno quando c’è un eclatante fatto di cronaca.

Invece di fronte a chi ritiene che i nomi vadano comunque sempre dati, sia che si tratti di processi e invece si leggono spesso le iniziali, sia di fatti di nera, di sangue, purché ovvio non coinvolgano direttamente i minori, ma questo accadeva anche prima, con qualche clamorosa eccezione. Si pensi a Gigliola Guerinoni e alla figlia,  all’epoca ragazzina Soraya Raffaella, nata dalla relazione con uno dei mariti, coimputato e condannato, Ettore Geri. Di questi casi la cronaca passata e chi l’ha vissuta è ricca. Zinola ha invocato il codice deontologico che pone dei limiti. Ci sono obiettivi ‘sensibili’ che vanno sempre rispettati, con o senza codice. Semmai è il ginepraio in cui si trovano ad operare i giovani giornalisti, aspiranti e praticanti. Varia da editore ad editore. Così capiterà a tutti che sulla cronaca nera e giudiziaria, si possono leggere i nomi di inquisiti o protagonisti, con particolari a corredo, e in altri casi bisogna accontentarsi in ossequio al codice deontologico. Intanto chi lo fa rispettare visto cosa sta accadendo sulla stampa tradizionale e  social che pure sono testate giornalistiche ? Siamo sicuri che abbondando in iniziali, quando non ci sono di mezzo minori, in qualche caso, oltre alle iniziali, non si legge neppure la città di residenza o dove è avvenuto il fatto, gli anni. Il signor X.

La scuola di giornalismo, secondo il docente Zinola,  lascia libero al giornalista di scrivere il nome per esteso o le iniziali. Non si tratta di imporre ma di completezza d’informazione. E poi c’è dell’altro. Non è raro trovarci a leggere, sempre di cronaca nera o giudiziaria, le iniziali e poi scoprire che magari è un ‘figlio di papà’, uno che ha un ‘santo protettore’.  O la sorella, la moglie, di un redattore. Insomma l’arbitrio di dare o non dare una notizia, con nome e cognome, dovrebbe dipendere soltanto da chi scrive, non già dalla linea editoriale, dal ‘capo’ in primis. Forse c’è qualche collegamento con la caduta libera di copie e l’autocensura a ‘fin di bene’.

Marcello Zinola ha messo in risalto l’importanza e i benefici della legge ‘150’ che ha superato ostacoli e ostilità da parte di chi non voleva al tavolo del confronto il sindacato con la Federazione nazionale della stampa. Ha accennato al moltiplicarsi degli uffici stampa e alla sopravvivenza di tanti colleghi. Ha ricordato come la Liguria sia un banco di prova importante alla crisi ed alla ristrutturazione editoriale. Una regione che ha perso due giornali (Il Corriere Mercantile e la Gazzetta del Lunedì). “Ero contrario già ai tempi della prima fusione Stampa – Secolo XIX e i timori non si sono rivelati infondati, poi ci siamo trovati con il Gruppo Gedi, un colosso che unisce La Repubblica, La Stampa, Il Secolo XIX e 19 quotidiani locali. Un pezzo che esce in fotocopia, accessibile a tutte le piattaforme del gruppo”. Tra l’altro per contratto chi è pagato a notizia percepisce una sola collaborazione.

Ecco forse merita una parentesi il ‘caso Savona’, in particolare il Ponente. A Savona il Decimonono era il primo giornale nel capoluogo, nel comprensorio, e poteva primeggiare nel resto della provincia. Oggi nel ponente i due quotidiani – uniti da una redazione nella sede, ma divisi quanto a staff e corrispondenti – possono contare su articoli quasi sempre ‘esclusivi’. La Stampa con Giò Barbera (ex Secolo XIX) che copre da Andora  a Spotorno, con entroterra; Il Secolo XIX con due corrispondenti contrattualizzati, seppure parzialmente nonostante il lavoro, l’impegno, mettiamoci anche l’anzianità di servizio, che sono Luca Rebagliati, copre la zona da Andora a Ceriale, con entroterra, e Silvia Andreetto, da Borghetto S. Spirito a Spotorno ed entroterra. Ebbene due cronache con autori diversi, eppure Il Secolo XIX perde copie a favore della Stampa, non certo per la qualità del materiale prodotto e chi si legge.

Non siamo di fronte, nella cronaca della provincia di Savona e in gran parte di Imperia,  ad una sola voce, una sola versione dei fatti, con la competizione dei social  in gara, tra loro, a chi ‘lancia’ per primo la notizia pure dell’incidente stradale, del gatto ‘imprigionato’, del volatile ferito. Zinola: “La Liguria è diventata un deserto dal punto di vista dell’informazione e come giornalisti dovremmo sentirci tutti coinvolti. Del resto siamo un po’ tutti presuntuosi, come lo sono io…”. Ha accennato alla difficoltà e all’importanza di verificare le notizie, al ruolo della comunicazione pubblica sempre più diffusa, all’importanza nell’approfondire. Al fatto che sulla ‘rete’ i sedicenti giornalisti la fanno da padroni. Producono forse più dei giornalisti professionisti e pubblicisti. Al problema non di poco conto che alla velocità, fare presto,  non corrisponde la qualità. “Badiamo alla sostanza dell’informazione e in maniera corretta”. Ha citato cosa è accaduto con la tragedia del Ponte Morandi “sono circolate notizie sui social che indicavano 100 morti e mille feriti”.

Ecco forse sarebbe utile quando ci troviamo con questo tipo di informazione di indicare nomi e cognomi, il sito, il blog, le firme se ci sono, la fonte.  Ha citato l’esempio positivo  dell’ufficio stampa dell’ospedale San Martino “che consente di avere tutti insieme notizie in tempo reale da chi è iscritto all’albo professionale”.  E’ andato in scena, nella sala del consiglio dove si è tenuto il convegno – scuola organizzato dalla Polizia locale, un siparietto a proposito di una notizia che veniva data ‘fresca di cronaca’. Ovvero quel cittadino di Calizzano, di cui avevamo dato ampi dettagli, seguendo una delibera della giunta comunale. Un fatto risalente al 2013, un automobilista multato dai vigili, esercente allora del bar ristorante dei Laghetti nel paese della Valbormida, dunque personaggio conosciuto,  che per una multa si è ‘vendicato’ contro i vigili con frasi diffamatorie. Il comandante Soro ha chiesto ed ottenuto che si procedesse a denuncia querela, c’era stato anche il rinvio a giudizio e dopo quasi 7 anni, la notizia della condanna, ma il fatto, ripetiamo, era stato pubblicato da trucioli e ripreso da altri social.

Si anche parlato di chi aveva dato le iniziali, anzichè le generalità complete, di quel giovane motociclista di Borghetto, già multato più volte per eccesso di velocità, che travolse e uccise sulle strisce pedonali una turista tedesca, alla velocità di oltre 100 km all’ora. Omicidio colposo, ritiro della patente, sequestro del mezzo, una sfilza di contestazioni al codice della strada e il codice penale. Anche in quel caso nei due quotidiani locali e giornali on line e blog c’è chi scelse di dare le iniziali. E non seguire le successive delibere di giunta e determine, in seguito all’opposizione legale alle contestazioni dei vigili. Zinola “…Io avrei dato le generalità complete….ma non critico chi si è limitato alle iniziali….”. E questo sarebbe scuola di informazione ? Rispetto verso i lettori che non vogliono leggere una storia di cronaca pruriginosa, ma di una tragedia assurda e criminosa avvenuta dove c’è il limite dei 30 km, in centro città, sulle strisce pedonali.  E c’è da scommettere che, come succede ormai abitualmente, sarà pure difficile leggere l’eventuale rinvio a giudizio, udienza dell’imputato e della parte offesa o parte civile. Ecco le copie si perdono anche quando anzichè preoccuparsi del comunicato stampa, a volte in politichese, di questo quel comune che si è dotato di un ufficio stampa. Magari affidato come nel caso di Ivg.it, al web più diffuso e seguito della provincia, a bravi giornalisti, che però devono tener conto di chi  paga lo stipendio. Ci dovrebbe essere una netta separazione tra il pubblico ed il privato, finendo pure per ‘screditare’ chi professionalmente non lo merita.

Tra  gli altri interventi che per motivi di tempo non abbiamo potuto seguire quelli di Danilo Moriero, capo ufficio stampa  dell’Anci (associazione nazionale comuni), già consigliere  per l’informazione del Ministro dell’Interno e della storica rivista del Viminale, quale direttore di Amministrazione Civile. E ancora Francesco Pira sociologo, professore di comunicazione e giornalismo al Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne  dell’Università degli studi di Messina. Insignito dal  capo dello stato Giorgio Napolitano, nel 2008,  dell’Onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica.  E ancora Fabio Malagnino direttore della testata giornalistica  del Consiglio regionale del Piemonte. Tra gli estensori delle prime leggi italiane su wifi libero, open data, e presidente del Comitato Torino Digitale.

Un’equipe di gran livello, ma magari non ha il polso del cronista di strada, non già di scrivere notizie seduto solo al desk. Utilissimo ascoltare, soprattutto imparare, fare tesoro delle nuove conquiste, dell’informazione che evolve, meglio se non perde copie a go go. A volte con autolesionismo. Ci sarebbe qualcosa da dire nei rapporti tra Polizia locale ed informazioni  e a proposito di certe decisioni ‘politiche’ di inviare i vigili urbani sulle spiagge a dare la caccia a disperati o sfruttati da organizzazioni criminose.  Vigili che non fanno viabilità sull’Aurelia in modo sistematico, neppure quando ci sono giorni e ore di emergenze, ci vuole l’incidente stradale.  Il controllo delle spiagge, istituzionalmente, non da oggi, è affidato alle Capitanerie di porto e alla Guardia costiera. Così accade che si può assistere  a uomini in divisa che vanno a controllare il titolare dei Bagni e a pochi metri c’è l’extracomunitario che vende, magari griffe fasulle, o i cinesi che fanno massaggi (Alassio). O ancora leggere di imponenti operazioni della Polizia Urbana sulle spiagge e poi fotografare decine di ‘abusivi’ tra le sdraio. Insomma che i Comuni debbano sostituirsi ai compiti dello Stato sul fronte della polizia giudiziaria è davvero grottesco. Se poi pensiamo che in certi periodi dell’anno se accade un incidente sull’Aurelia, piuttosto che su una provinciale, in centro o in periferia, si può attendere fino a 3 – 4 ore l’intervento di una pattuglia e non si possono rimuovere i mezzi se ci sono feriti.

Se i Comuni avessero vigili in soprannumero,  un aiuto, un servizio in appoggio non si nega, ma che diventi abituale, con i comandanti che pavoneggiano, mettendo pure a rischio l’incolumità personale e famigliare di chi opera in certi contesti, fa riflettere. C’è tanto lavoro per i vigili sulle strade, molte multe per i divieti, sempre troppo poche per le velocità e non sono certo i dossi che danneggiano soprattutto i soccorsi ed i tempi per salvare una vita delle autoambulanze, a far rispettare la legalità stradale.

E per il comandante Luigi Soro che ha potuto avere tra i relatori – testimonial Luigi Altamura, comandante a Verona (in videoconferenza), Francesco Parrella, comandante di Alassio, Alessandro Scarpellini, polizia dell’Unione Rubicone e Mare, Samanta Arsani e Alberto Sola, Emilia Romagna, la soddisfazione di un confronto, di un dibattito, di esperienze, indiscutibilmente utile ad accrescere il bagaglio professionale degli uomini in divisa e dei giornalisti, meglio se addetti ai lavori.

 


Avatar

Trucioli

Torna in alto