BRICIOLE DI COSTITUZIONE. 31a Puntata. Le riforme costituzionali. La Costituzione, a 71 anni, è ancora energica e risoluta, ma dovrebbe indossare un abito alla moda. La globalizzazione, la tecnologia, lo sviluppo rapido in ogni settore consiglierebbero un modello attuale, che valorizzi il suo corpo senza alterarlo.Leggi anche a fondo pagina la 30a Puntata: L’equilibrio dei poteri.
Il look, come un governo, non dovrebbe cambiare troppo spesso; la scelta degli indumenti, come le decisioni di un parlamento, non dovrebbero essere pigre, ma chiare ed efficaci; gli orientamenti sulle somme da spendere, sulle tasse da pagare, su chi dovrebbe dirimere i litigi, non dovrebbero essere volubili. Il settore più danneggiato dalla incertezza e dalla lentezza è quello economico.
Quindi la linea di un governo, dovrebbe essere stabile, efficiente, spedita nell’azione, per dominare gli avvenimenti e non esserne danneggiato: tenere pronti gli smacchiatori e spedirli in fretta ad annientare lo sporco. Non occorrerebbe passare dal lungo alla minigonna, dal sistema parlamentare a quello presidenziale o semipresidenziale; sarebbe sufficiente rafforzare i poteri della stoffa, cioè del primo ministro, allargandone l’elezione al popolo, cioè a tutti i suoi fili. Avrebbe così l’autorevolezza per realizzare i suoi obiettivi, evitando scivoloni imprevisti, congiure di palazzo firmate, suggestioni partitocratiche, cioè di pantaloni contro gonne, o camicie contro magliette.
Essenziale sarebbe che le leggi della moda fossero approvate dalla sola Camera dei deputati, cioè dei colori prevalenti, ovviamente tutelate le minoranze, cioè le tinte secondarie, e osservata la Costituzione: il suo fisico è troppo affascinante per essere ritoccato.
Il Senato invece assorbirebbe tutti i poteri di controllo, oggi disseminati fra occhi, orecchie, mani, piedi ed enti vari, e ne garantirebbe l’indipendenza. Nominerebbe anche: una parte dei membri della Corte costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura; delle autorità indipendenti in materia di sicurezza, scuola, riservatezza, concorrenza industriale, televisione… con esclusione di fegato e reni. Ciascun senatore avrebbe un potere ispettivo diretto, anche su stomaco e intestino.
Il presidente della Repubblica degli stilisti dovrebbe essere eletto a maggioranza qualificata dal solo Senato, per assumere il ruolo di garante dell’unità nazionale di indossatrici e indossatori, e di tutore della Costituzione, con la conseguenza di dover presiedere la Corte costituzionale, il Consiglio superiore della magistratura, oltre che il Consiglio supremo di difesa… dall’insolenza delle rughe.
Però non confondiamo il vestito con l’uso che se ne fa. Il sistema più democratico ed efficiente del globo non può eliminare deviazioni e prevaricazioni del modo di fare politica e amministrazione, come sbrodolarsi addosso le bustarelle, insozzarsi con liquori mafiosi, rotolarsi sulle droghe d’affari. È necessario tenere pulito l’abbigliamento su un corpo di sana e robusta Costituzione!
Briciole di Costituzione è un percorso di diffusione dei valori fondanti della Costituzione attraverso brevi commenti, che pubblico ogni mercoledì dal 3-10-18. È rivolto a ragazze e ragazzi di tutte le età. Se siete interessati iscrivetevi al “Gruppo Facebook Briciole di Costituzione” oppure comunicatemi l’iscrizione alla mailinglist. Vi sarei grato se aderiste all’iniziativa e la diffondeste nei vostri diari, blog, siti, giornali, tv.
Michele Del Gaudio
BRICIOLE DI COSTITUZIONE:30a Puntata
L’equilibrio dei poteri
Mi sono giunte richieste di altre Briciole. Riprendo con l’equilibrio dei poteri, avvertendo che l’argomento è tecnico, ma sintetizzerò e semplificherò al massimo. Leggendo, vi renderete conto che ogni potere è specifico, ma si interseca con gli altri in una ragnatela che neutralizza decisioni irreparabili, perché sarebbe necessario un accordo fra troppi organi e persone.
Abbiamo già raccontato che la democrazia separa i poteri: quello legislativo, affidato al parlamento, che approva le leggi; quello esecutivo, attribuito al governo, che svolge le attività pubbliche; quello giudiziario, assegnato alla magistratura, che applica le leggi.
La Costituzione viene discussa e approvata nel 1946-1947, quando non si sa ancora chi andrà a governare, per cui si fissano regole molto garantiste, per impedire che un potere possa prevalere sull’altro.
Il Parlamento (articolo 55 e successivi) si compone della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica; è eletto da tutte/i le/i cittadine/i per 5 anni. È il “bicameralismo perfetto”: ogni camera deve approvare una legge con identico testo. Se una la modifica, deve tornare all’altra, finché sono uguali anche le virgole. Solo in casi straordinari il Governo adotta provvedimenti con forza di legge. Anche il popolo partecipa all’attività legislativa attraverso: una proposta sottoscritta da almeno 50.000 elettori; e il referendum per abolire una legge, quando lo richiedono 500.000 elettori. Quindi: due camere, governo, popolo: non è proprio facile fare i furbi!
Un altro potere è il Presidente della Repubblica (art. 83 e seguenti) che è eletto per 7 anni dal Parlamento in seduta comune, con una maggioranza superiore alla semplice metà dei votanti. Indice le elezioni delle Camere e può scioglierle, indice il referendum. Ha il comando delle Forze armate, presiede il Consiglio supremo di difesa e il Consiglio superiore della magistratura. È un po’ il nonno autorevole, che equilibra e controlla figli e nipoti. La maggioranza qualificata lo rende espressione di tutti, o almeno di tanti, e gli dà prestigio e indipendenza. I 7 anni sembrano troppi, ma gli conferiscono autonomia rispetto alle assemblee parlamentari che lo hanno eletto, che durano 5 anni. Qui la rete è ancora più aggrovigliata: le camere lo eleggono, ma è lui che indice la loro elezione e le scioglie; mette becco anche nella magistratura e nell’esercito… e nel ‘gabinetto’…
Il Governo (art. 92 e seguenti) è composto dal Presidente del Consiglio e dai ministri e deve avere la fiducia delle due Camere. All’inizio di ogni legislatura, o quando c’è una crisi, il Capo dello Stato consulta le forze politiche e quindi dà il mandato alla personalità che gli appare più idonea. L’incaricato sonda la possibilità di ricevere il sostegno parlamentare su un programma. Se tutto va bene, compila la lista di ministri e la presenta al presidente della Repubblica per la nomina. Il Governo nasce! Ma la gravidanza richiede l’aiuto del nonno, dei figli e dei nipoti. Mancano solo i parenti giudici! O no?
La Magistratura (art. 101 e seguenti) amministra la giustizia, cioè dice chi ha ragione e chi torto, oppure se uno è colpevole o innocente. I giudici sono autonomi, indipendenti, inamovibili. Quando me lo chiedono nelle scuole, domando: “Preferite un giudice che obbedisca ai potenti o che non guardi in faccia a nessuno?”. Tutti rispondono: “Che non guardi in faccia a nessuno!”. È proprio questa l’indipendenza della magistratura! Trattasi di una lontana cugina che non vuole rapporti con chi conta, ma solo con il popolo in nome del quale decide.
La Corte costituzionale (art. 134-136) controlla la conformità delle leggi ordinarie al dettato costituzionale e, in caso di contrasto, le rimuove. È composta di quindici giudici nominati per un terzo dal Presidente della Repubblica, per un terzo dal Parlamento e per un terzo dalle supreme magistrature. Tombola! Si intrufolano proprio tutti! Solo il Governo è in castigo dietro la lavagna!
E giocando giocando abbiamo sbrogliato la matassa!