Da qualche giorno le pale eoliche girano in senso antiorario e tendono a svitarsi dal perno centrale, non cadono per il fermo di fine corsa, il vento arriva forte da dietro e le fa girare ugualmente, forse sono state montate al contrario ma non è l’unica anomalia che mi è capitato di notare: verso la mattina il sole sorge da sud, esce dal mare come un tramonto al contrario, il tramonto avveniva ad est e ora le persone sono scombussolate perche è il punto dove normalmente il sole sorgeva.
Che sia la terra che adesso gira al contrario? Sarà avvenuta l’inversione del campo magnetico terrestre di cui si era parlato per molto tempo ed è stato modificato tutto l’assetto geo-stazionario? Ma la bussola funziona come prima? In effetti la bussola non indica più il nord ma bensì il sud ed anche il peso è diminuito: i sacchetti dello zucchero che pesavano un chilo ora sulla bilancia di casa pesano ottocento grammi, è la prima cosa che ho visto in cucina con i miei occhi; tutto è diventato più leggero, ha la stessa massa ma il peso è molto diminuito.
Anche le nuvole si comportano in modo strano: appena si addensano sulla città, bianche e morbide come ovatta, subito vengono assorbite e salgono in alto come fumo denso, con rapidità diventano sempre più piccole e velocemente spariscono nell’altitudine del cielo. È diventata una situazione allucinante, nulla più si comporta normalmente, il sole va in senso contrario, le pale eoliche girano in senso antiorario, le nuvole bianche si muovono in verticale, la realtà si è trasformata in quella sconosciuta metafisica teatrale e straniante che ci sconvolge; tutti noi sogniamo ad occhi aperti oppure siamo entrati in un incubo spaventoso da cui non si può più fuggire? Gli animali e le piante come reagiscono a questa nuova condizione?
Se siamo ancora vivi è segno che questi sconvolgimenti non sono particolarmente pericolosi anche se non riusciamo ad abituarci a questi cambiamenti improvvisi. Sembra che gli uccelli migratori non riescano ad arrivare da noi e vi sono molti delfini e tartarughe finite in secca sulle spiagge del mediterraneo. Gli orologi elettrici sono andati in tilt e molti non funzionano più. Alcuni di noi vedono cose che non esistono, parlano con le anime dei parenti trapassati prossimi, hanno occhi stralunati e la bocca secca, senza salivazione.
Recuperare i frammenti, assemblarli e incollarli. Scattare le foto quando il sole ti picchia negli occhi e non vedi quasi nulla, poi guardi le foto, sono tutte belle, hai visione di immagini che senza la fotografia non potresti apprezzare. [Mi piace fotografare quando non vedo perché la macchina fotografica mi registra uno scorcio di realtà che altrimenti mi sarebbe precluso.]
Poi le stampo queste fotocolor piene di luce su di un foglio grande, le due immagini sottratte al sole, me le guardo un poco e poi le strappo. Ma non le butto, mischio i frammenti cartacei fra di loro e poi li incollo su di un foglio nuovo ricavandone una immagine composita. Sono tutte operazioni meccaniche che si fanno con cura, tranne gli strappi e i collage, in mezzo c’è il modo di strappare e la scelta di come incollare i frammenti che sono le uniche variabili; la poesia sta tutta qui, in questi due procedimenti d’intervento per restituire immagini vere ma filtrate e alterate dal nostro occhio e trasformate in pratica con il nostro mettervi mano, il fare artistico.
Dalla piazza in cui si scatta le foto allo studio in cui si realizza le due opere sono il percorso naturale di una trasformazione estetica e operativa che include fluxus come fatto acquisito. È questo scorrere dei gesti e il fluire della vita, con la quotidianità da interpretare e da modellare sui nostri alti e bassi, che danno la ragione dell’arte, la motivazione e il senso del nostro essere faber e sapiens, nella crescita umana, nel capire anche le piccole cose e di trovare in esse la poesia dell’essenziale. È un modo di guardare tipico dei bambini quello di cogliere con lo sguardo i particolari, i dettagli dell’insieme mentre gli adulti hanno lo sguardo ampio, guardano subito l’insieme, la folla, la sala piena di gente seduta o che balla, il mercato con tanti banchi pieni di merce.
Bruno Chiarlone Debenedetti