Cosa sono gli isotopi di potassio, uranio e torio ? Ci permettiamo di chiederlo al Governo centrale. Al Comitato nolese per la difesa di Salute e Ambiente siete certi che tutte le scuole e le varie autorimesse sul territorio di Noli siano esenti da “radiazioni ionizzanti” ? Forse sono ancora più subdole e non se ne parla mai con cognizione di causa. Cosa sappiamo delle ricerche e degli studi della Regione Piemonte e della Liguria. Del caso recente di Taranto con il movimento Tamburi Combattenti.
“Signor Presidente del Consiglio, vorremmo sapere qualche cosa sugli isotopi di potassio, uranio e torio”. “Egregio, ci lasci lavorare, non vede che siamo in piena propaganda elettorale per le elezioni Europee del prossimo anno ?”. “Non ci faccia perdere tempo, è già bastato il Morandi…” “Per questa domanda si rivolga a Toti“.
“Signor Presidente della Regione, Toti, non ce ne voglia…, ma Le chiediamo che cosa sono gli isotopi di potassio, uranio e torio”. “Egregio, ci lasci lavorare, non vede che siamo già abbastanza incasinati dopo la tragedia del Morandi: non solo il ponte da ricostruire, anche le case sotto il moncone del ponte, la viabilità di Genova e del porto, ect…”. ” Si rivolga al Comune locale”.
“Signor Sindaco del Comune di Noli, anche a Lei chiediamo cosa sono gli isotopi di potassio, uranio e torio”. “Vedete, sono molto impegnato, essendo giunto alla fine del mandato vorrei lasciare un buon ricordo ai concittadini. Niente più “buchi” in via Belvedere e via IV Novembre, niente più avvocati da pagare, niente più palme da tagliare. Vorrei, anche, aumentare i giorni di riposo infrasettimanali dei negozi ed esercizi commerciali, dare a tutti quanti la domenica come giorno di chiusura obbligatorio, ma non per tutti, uno su quattro. E questo vale anche per i bar, se un locale o un turista hanno sete, niente di meglio delle “cassette dell’acqua”, costa poco e fa meglio dell’alcool; sfatando il detto popolare che << se uno ha il ‘magone’ si ferma in un bar e di fronte ad alcuni bicchieri di narbonese il magone gli passa >>”
“Ma datemi un aiutino…Ha ! Se sono problemi riferiti alla salute…. rivolgetevi al nostro “Comitato nolese per la difesa di Salute e Ambiente”, quelli che hanno vinto la battaglia sulle onde elettromagnetiche così dannose agli alunni della scuola elementare”.
Signori del ‘Comitato nolese per la difesa di Salute e Ambiente,’ la domanda è sempre quella, cosa sono gli isotopi di potassio, uranio e torio ? Forse ci siamo dimenticati di un altro pericolo, più subdulo delle onde elettromagnetiche, che è quello relativo alle Radiazioni ionizzanti prodotte appunto dagli questi isotopi, ovvero Radon. Qui non sono presenti impianti o antenne, ma solo semplicemente “Radiazione terrestre”. Normalmente si riscontrano emissioni di Radon dopo il primo piano interrato o seminterrato, emissioni in accrescimento: più vai giù e più il pericolo va su.
Il gas Radon, incolore e inodore, è un gas radioattivo “naturale” proveniente dal sottosuolo che può risalire all’interno degli edifici ed è presente ovunque nel nostro territorio, nell’acqua e nell’aria. La quantità dipende, oltre che dalla struttura geologica, anche dal piano di abitazione o di lavoro, dalle abitudini di vita, dal livello di ventilazione presente, dalla tecnologia e dai materiali impiegati nella costruzione, dalle condizioni atmosferiche.
Il gas Radon è formato dall’unione di isotopi di potassio, uranio e torio; per definizione l’Isotopo →sostantivo maschile è un Atomo avente numero di massa diverso rispetto ad un altro dello stesso elemento; due isotopi hanno quindi lo stesso numero di protoni (cioè lo stesso numero atomico) ma diverso numero di neutroni; estens., l’elemento stesso formato da un determinato isotopo (per es., l’isotopo 235 dell’uranio è l’elemento uranio quando è formato solo da atomi con numero di massa 235).
- Isotopo fertile, che può diventare fissile assorbendo un neutrone.
- Isotopo fissile, capace di subire la fissione nucleare.
In altre parole isotopo, dal greco ἴσος (ìsos, “stesso”) e τόπος (tòpos, “posto”), è un atomo di uno stesso elemento chimico, avente perciò lo stesso numero atomico Z, e differente numero di massa A, e quindi differente massa atomica M. La differenza dei numeri di massa è dovuta ad un diverso numero di neutroni presenti nel nucleo dell’atomo, a parità di numero atomico. Il potassio (dal latino scientifico potassium, derivante a sua volta da potassa) è l’elemento chimico di numero atomico 19. Il suo simbolo è K e deriva dall’iniziale del nome latino kalium. È un metallo alcalino tenero, bianco-argenteo che si trova in natura combinato con altri elementi sia nell’acqua di mare sia in molti minerali. Si ossida rapidamente all’aria ed è molto reattivo, specie con l’acqua; somiglia molto al sodio per il suo comportamento chimico. Trattasi di un elemento facilmente infiammabile e corrosivo. Il potassio è molto leggero, di colore bianco argenteo, secondo in ordine di leggerezza dopo il litio; è addirittura meno denso dell’acqua. Come metallo è talmente tenero che si può tagliare facilmente con un coltello; le superfici fresche mostrano un colore argenteo che a contatto con l’aria sparisce rapidamente. Per questa grande facilità di reazione il potassio metallico deve essere conservato in olio minerale. Come gli altri metalli alcalini, il potassio reagisce violentemente con l’acqua producendo un piccolo scoppio e generando idrogeno e idrossido di potassio; la reazione è così violenta che l’idrogeno prodotto nella reazione prende spesso fuoco. I suoi sali emettono una luce violetta se esposti alla fiamma.
L’uranio-235, spesso indicato con il simbolo 235U, è l’isotopo dell’uranio con numero di massa pari a 235. Poiché il numero di massa è la somma del numero di protoni e del numero di neutroni nel nucleo, l’235U, avendo numero atomico 92, ha 143 neutroni. Esso è presente in natura con un’abbondanza all’incirca di 0,7% (l’isotopo più abbondante dell’uranio è quello di massa 238). L’interesse per l’235U risiede nel fatto che esso è in pratica il solo isotopo fissile presente in natura; esso, cioè, ha una elevata probabilità di subire fissione se bombardato con neutroni termici e la sua fissione è accompagnata dall’emissione di un numero di neutroni sufficiente a sostenere una reazione a catena. Il torio è l’elemento chimico di numero atomico 90. Il suo simbolo è Th. È un metallo attinoide radioattivo ed è uno degli unici due significativi elementi che si trovano ancora radioattivi naturalmente in grandi quantità come elemento primordiale (l’altro è l’uranio). Il torio è stato scoperto nel 1829 dal sacerdote e mineralogista amatoriale norvegese Morten Thrane Esmark e in seguito identificato dal chimico svedese Jöns Jacob Berzelius, che gli diede il nome di Thor, il dio norvegese del tuono. Un atomo di torio possiede 90 protoni e quindi 90 elettroni, di cui quattro elettroni di valenza. È di colore argenteo e diventa nero se esposto all’aria, formando il diossido di torio. Il torio è debolmente radioattivo: tutti i suoi isotopi noti sono instabili. Il torio-232 (232Th), possiede 142 neutroni ed è l’isotopo più stabile di torio rappresentando quasi tutto il torio naturale. Il torio ha la più lunga emivita rispetto a tutti gli elementi significativamente radioattivi: 14.05 miliardi di anni; decade molto lentamente attraverso un decadimento alfa diventando radio-228 (228Ra) e terminando con il piombo-208 (208Pb) stabile. Si stima che il torio sia di circa tre o quattro volte più abbondante dell’uranio nella crosta terrestre ed è principalmente raffinato dalle sabbie di monazite come un sottoprodotto di estrazione di metalli delle terre rare.
I DANNI E LA NORMATIVA ITALIANA – Gli effetti sull’uomo: i danni, anche gravi a dosi elevate, sono a carico dell’apparato respiratorio, soprattutto in luoghi polverosi. La normativa italiana (decreto legge 241/00) obbliga il monitoraggio dei locali interrati adibiti alla permanenza anche saltuaria di persone (sia lavoratori che pubblico) stabilendone i limiti, le modalità di indagine e gli obblighi. Dalla conaca di Tgnorba, oggi 12 settembre 2018, ecco una notizia che viene poi riportata da una parte dei quotidiani nazionali .
“Un gruppo di cittadini del rione Tamburi di Taranto ha tenuto un sit-in davanti alla scuola Vico-De Carolis con l’intenzione di recarsi successivamente a Palazzo di Città per chiedere chiarimenti, dopo aver appreso che 8 aule di tre plessi scolastici del quartiere sono state interdette per il rilevamento, da parte dell’agenzia regionale per l’Ambiente (Arpa Puglia), di Gas Radon. In una intervista rilasciata al Tgnorba, il direttore regionale dell’Agenzia per la protezione ambientale, Vito Bruno, ha dichiarato che, come da procedura, lo scorso 13 luglio Arpa, dopo un anno di monitoraggio su Radon (gas radioattivo che può risultare cancerogeno se inalato), ha allertato il Dirigente Scolastico di competenza, il quale, a sua volta, ne ha inviato comunicazione al Comune e Asl.
Ma genitori e abitanti del quartiere a ridosso dello stabilimento Ilva lo hanno appreso solo ieri sera ed ora chiedono garanzie. Ed altre 18 aule sono infatti considerate a rischio. «Ci sono casi in cui i superamenti – ha spiegato Bruno all’emittente televisiva – sono piuttosto significativi, in particolare in 8 aule, e altri dove il superamento sussiste ma non è altrettanto significativo. Comunque il superamento prevede comunque interventi finalizzati al risanamento». I cittadini si attendono risposte dalle istituzioni competenti. «Noi ci chiediamo – sottolinea Celeste Fortunato, portavoce del movimento Tamburi Combattenti – cosa hanno respirato i nostri figli lo scorso anno scolastico, l’entità del danno, se esistono metodi di precauzione. Ma anche, in che condizioni inizierà l’imminente anno scolastico e come verranno tutelati in nostri figli. È sufficiente chiudere solo alcune aule dal momento che il problema sussiste anche in altre? Ci è stato consigliato di rivolgerci a degli ingegneri mentre abbiamo già provveduto a chiedere un incontro urgente ad Arpa e Asl prima che inizi l’anno scolastico».
Tra gli anni 80 e 90 è stata realizzata dall’ISPRA, dall’Istituto Superiore della Sanità e dai Centri Regionali di Riferimento della Radioattività Ambientale degli assessorati regionali alla Sanità, oggi confluiti nelle Agenzie per la protezione dell’ambiente regionali e provinciali (ARPA e APPA), un’indagine nazionale rappresentativa sulla esposizione al Radon nelle abitazioni. Il valore della concentrazione media è risultato pari a 70 Bq/m3, valore relativamente elevato rispetto alla media mondiale valutata intorno a 40 Bq/m3 e a quella europea di circa 59 Bq/m3.
I risultati dell’indagine nazionale per Regione mostrano una situazione molto diversificata (fig. 1) con concentrazioni medie regionali che vanno da poche decine di Bq/m3 fino ad oltre 100 Bq/m3 e singole abitazioni che arrivano fino a migliaia di Bq/m3. Tale differenza è dovuta principalmente alle differenti caratteristiche geologiche. Si evidenzia che all’interno delle singole regioni sono possibili variazioni locali, anche notevoli, della concentrazione di radon indoor, pertanto il valore della concentrazione media regionale non fornisce nessuna indicazione riguardo alla concentrazione di radon presente nella singola abitazione. (fig. 1) La concentrazione di Radon in una abitazione dipende da molti fattori: dalla presenza di uranio e radio nel suolo e nei materiali da costruzione, dalla permeabilità del suolo, dalle tecniche costruttive e dalle abitudini di vita. Tuttavia, elevati livelli di Radon possono essere riscontrati ovunque. Esistono delle aree, denominate radon prone areas, in cui si riscontrano elevati livelli di radon in una percentuale di edifici superiore ai valori medi. Negli anni successivi all’indagine nazionale, diverse Regioni hanno svolto ulteriori indagini, su scala regionale o sub-regionale, finalizzate all’individuazione delle aree con elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon come previsto dal D.Lgs. 230/95 e s.m.i., o comunque hanno effettuato campagne di misura per approfondire la conoscenza della distribuzione dei livelli di radon sul proprio territorio. Ulteriori informazioni possono essere reperite dai siti web delle Agenzie Regionali e delle Province Autonome per la protezione dell’ambiente. Tali indagini hanno notevolmente ampliato la produzione di dati sul territorio, permettendo di comprendere la distribuzione spaziale dei livelli di radon all’interno del territorio regionale e di rappresentarla attraverso delle mappe radon. La mancanza di linee guida ha generato, però, una situazione molto eterogenea nelle metodologie di esecuzione delle indagini e nella rappresentazione cartografica, pertanto servono ulteriori sforzi per ottenere una mappa delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di radon a livello nazionale.
MAPPA Radon interattiva della Regione Piemonte (media piano terra comune per comune) aggiornata al 01/06/2018, si può calcolare, gratis, le quantità di Bq/m3, Comune * Comune . “Per garantire il controllo sullo stato dell’ambiente nella nostra Regione, vengono svolte quotidianamente attività di misura in campo con strumentazione portatile, attività di tipo ispettivo aventi lo scopo di verificare il rispetto della normativa vigente in materia di radiazioni ionizzanti, nonché analisi di laboratorio per verificare i livelli di concentrazione di radioattività sia su campioni ambientali che alimentari. Al fine di realizzare quanto sopra viene annualmente predisposto un piano di lavoro che segue la filosofia del modello DPSIR, che tiene conto dei fattori di pressione presenti su tutto il territorio regionale, con l’obiettivo finale di popolare gli indicatori ambientali di riferimento prescelti. Pertanto è opportuno riassumere in sintesi le fonti principali di pressione che insistono sul nostro territorio: – Strutture sanitarie che impiegano sorgenti e sostanze radioattive – Studi odontoiatrici, veterinari e radiologici che impiegano apparecchiature RX – Impianti per trattamento rottami metallici – Impianti per il trattamento dei rifiuti – Aree portuali per il transito della merce in importazione – Strutture industriali che impiegano sorgenti radioattive – Parafulmini radioattivi – Trasporti di sorgenti di radiazioni ionizzanti – Sosta di naviglio a propulsione nucleare. Per il controllo di quanto sopra sono state predisposte diverse metodologie di verifica, che vanno dal campionamento puntuale in siti specifici, al sopralluogo conoscitivo, all’ispezione documentale, al rilievo analitico in campo e al controllo remotizzato attraverso centraline di monitoraggio in continuo. Oltre a tutto ciò, vengono costantemente monitorate le diverse matrici ambientali: – Aria – Suolo – Acque superficiali e potabili (*) – Deposizioni umide e secche – Fanghi e scarichi dei sistemi di depurazione – Percolato di discarica – Alimenti indipendentemente dalla presenza o meno di fattori di pressione, con l’obiettivo di verificare costantemente l’eventuale contaminazione da sostanze radioattive. (*): l’attività analitica su acque potabili e alimenti, viene eseguita per conto del Servizio Sanitario Regionale che ne detiene la diretta competenza. Il controllo ambientale sulle sorgenti di radiazioni ionizzanti oltre a essere effettuato con misure dirette sulle sorgenti, o con controlli ispettivi, viene eseguito da ARPAL anche attraverso la realizzazione del catasto delle sorgenti di radiazioni ionizzanti.
Ormai da qualche anno è stato realizzato tale catasto sul portale www.polisliguria.it, e personale dell’Agenzia lo implementa costantemente. Questo strumento informatico permette a tutti gli organi di controllo, che hanno libero accesso al database, di avere conoscenza della dislocazione sul territorio della Regione delle sorgenti di radiazioni ionizzanti”.
La maggior parte dei materiali presenti sulla Terra contiene alcuni atomi radioattivi, anche se in piccole quantità. La maggior parte delle radiazioni di questo genere proviene da emissioni a raggi gamma da parte di materiali da costruzione, o da rocce e terreni all’aria aperta. I radionuclidi più preoccupanti per la radiazione terrestre sono gli isotopi di potassio, uranio e torio. Un’importante fonte di radiazione naturale è il gas Radon, che fuoriesce continuamente dallo strato roccioso del sottosuolo. Il Radon-222 è un gas prodotto dal decadimento di radium-226. Entrambi sono una parte della naturale catena di decadimento dell’uranio. L’uranio si trova nel suolo, in tutto il mondo, in diverse concentrazioni.
Tra i non fumatori, il Radon è la causa principale del cancro ai polmoni e, in generale, la seconda causa principale. Tutti i materiali che sono i blocchi fondamentali della vita contengono una componente radioattiva. Poiché gli esseri umani, le piante e gli animali consumano cibo, aria e acqua, un inventario di radioisotopi si fonde all’interno dell’organismo (dose equivalente a una banana). Alcuni radionuclidi, come il potassio-40, emettono un raggio gamma ad alta energia che può essere misurato dai sistemi sensibili di misurazione delle radiazioni elettroniche. Queste fonti di radiazioni interne contribuiscono alla dose totale di radiazione di fondo naturale assorbita da un individuo. La dose equivalente a una banana (in lingua inglese banana equivalent dose, spesso abbreviato in BED) è una unità di misura della dose equivalente, usata in contesti informali per stabilire una relazione intuitiva tra una determinata dose di radiazione e quella assorbita mangiando una banana. Molti cibi, infatti, sono radioattivi per natura e il cibo ingerito contribuisce per il 10% all’esposizione totale di radioattività sperimentata da una persona, per un totale di 400 μSv all’anno (in media). Le banane lo sono in modo particolare, dato che contengono una notevole quantità di potassio, la cui miscela isotopica contiene lo 0,0117% di 40K, che è un isotopo radioattivo; la dose equivalente a una banana rappresenta circa l’1% della dose di radiazione naturale giornaliera media. Nella pratica, la dose assorbita con l’ingestione di cibo ricco in potassio non è però da considerare cumulativa in quanto l’agente radioattivo, il potassio 40, non si accumula nell’organismo, in quanto la sua concentrazione viene regolata omeostaticamente.
La Regione Liguria si affida, per essere edotti di tali valori, al servizio di ARPAL, a pagamento e dietro ad una specifica richiesta. Le radiazioni ionizzanti sono particelle e/o energia in grado di modificare la struttura della materia con la quale interagiscono, ovvero di ionizzare, direttamente o indirettamente, gli atomi che incontrano sul loro percorso. Nel caso dei tessuti biologici tale interazione può portare a un possibile danneggiamento delle cellule, con effetti (detti “deterministici”) evidenziabili a livello clinico sugli individui esposti oppure che possono interessare in modo casuale gli individui esposti o i loro discendenti (detti “stocastici”). Le sorgenti di radiazioni ionizzanti possono essere suddivise in due principali categorie: sorgenti naturali, cui tutti gli esseri viventi sono da sempre costantemente esposti, e sorgenti artificiali, diffuse in particolare con lo sviluppo delle nuove tecnologie degli ultimi 60-70 anni. Attualmente, in assenza di specifici eventi (esplosioni nucleari o incidenti), la maggior parte dell’esposizione della popolazione a radiazioni ionizzanti, ovvero circa il 70%, è di origine naturale (terrestre ed extraterrestre), le cui componenti sono dovute ai prodotti di decadimento del radon (60%), alla radiazione terrestre (18%) e ai raggi cosmici (12%). Nell’attuale quadro normativo di riferimento, determinato dal D.Lgs. 241/00 (che modifica e integra il D.Lgs. 230/95), assume particolare rilevanza l’esposizione per i lavoratori a radiazioni di origine naturale (in particolare radon e attività con materiali radioattivi di origine naturale). Per il Radon, ovvero uno dei principali inquinanti indoor, è stata condotta una prima indagine su scala nazionale (1989- 1997) e sono attualmente in corso indagini regionali finalizzate all’individuazione delle zone del territorio a più elevata probabilità di alta concentrazione, come previsto dalla normativa. L’esposizione al radon rientra nel progetto del Ministero della Salute – Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie, del maggio 2005, finalizzato all’avvio di un “Piano Nazionale Radon”. Per le attività lavorative con uso/stoccaggio di materiali, o produzione di residui, contenenti radionuclidi naturali (NORM: Naturally Occurring Radioactive Materials), quali ad esempio quelle che utilizzano minerali fosfatici, sabbie zirconifere, torio o terre rare, il D.Lgs. 241/00 assegna compiti e doveri agli esercenti tali attività.
PRINCIPALI RIFERIMENTI NORMATIVI: D.Lgs. 230/95 Attuazione delle Direttive Euratom 80/836, 84/467, 84/466, 89/618, 90/641 e 92/3 in materia di radiazioni ionizzanti D.Lgs. 241/00 Attuazione della Direttiva 96/29/Euratom in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti D.Lgs. 187/00 Attuazione della Direttiva 97/43/Euratom in materia di protezione sanitaria delle persone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti connesse ad esposizioni mediche D.Lgs. 257/01 Disposizioni integrative e correttive del Decreto legislativo 26 maggio 2000, n. 241, recante attuazione della Direttiva 96/29/ Euratom in materia di protezione sanitaria della popolazione e dei lavoratori contro i rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti D.Lgs. 31/01 Attuazione della direttiva 98/83 CE relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano DPCM 10 febbraio 2006 Linee guida per la pianificazione di emergenza nelle aree portuali interessate dalla presenza di naviglio a propulsione nucleare, in attuazione dell’articolo 124 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e successive modifiche ed integrazioni DPCM 10 febbraio 2006 Linee guida per la pianificazione di emergenza per il trasporto di materie radioattive e fissili, in attuazione dell’articolo 125 del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 230 e successive modifiche ed integrazioni D.Lgs. 52/07 Attuazione della direttiva 2003/122/CE Euratom sul controllo delle sorgenti radioattive sigillate ad alta attività e delle sorgenti orfane DM 25 febbraio 2008 Costituzione del gruppo di lavoro per l’individuazione della tipologia, delle procedure e della metodologia di selezione dirette alla realizzazione, su un sito del territorio nazionale, di un centro di servizi tecnologici e di ricerca ad alto livello nel settore dei rifiuti radioattivi Circolare 2/87 del Ministero della Sanità Direttive agli Organi Regionali per l’esecuzione di controlli sulla radioattività ambientale Circolare 5/01 del 08/01/01 del Ministero del lavoro, Direzione Generale Rapporti di lavoro – Div. III Relativa all’applicazione del D. L. L’Istituto Superiore della Sanità stima che in Italia avvengano tra i 1.500-9.000 decessi l’anno per tumore ai polmoni dovuto all’esposizione a fonti naturali di radioattività. Le attuali normative anti-inquinamento prevedono limiti stringenti sull’esposizione individuale, che coinvolgono anche l’esposizione a materiali da costruzione comuni come il tufo (che sprigiona vapori di radon).
Egregi componenti del Comitato nolese per la difesa di Salute e Ambiente siete certi che tutte le scuole e le varie autorimesse presenti sul territorio di Noli, siano esenti da “radiazioni ionizzanti” ?
Alesben B.