Peccato ! I media sono avari con le notizie di questo angolo di terra, tra Liguria e Piemonte, tra Cuneo e Imperia. La bella notizia ? Mentre la confinante turistica Nava (Colle di Nava e Case di Nava) pare precipitata nel tunnel del pessimismo e a rischio ‘sopravvivenza’, a Ponte di Nava la lunga stagione invernale, con i suoi week end da meta culinaria, segna un più. Tempo permettendo – ormai la primavera irrompe – i ristoranti della frazione di Ormea fanno faville. Qui un piatto di pasta casalinga costa 7 € contro i 12-14 € di un piatto di spaghetti in Riviera. E’ verissimo, in settimana si lavora poco, ma i festivi segnano l’esaurito. I prefestivi si salvano con le cene. Tre i ristoranti in una manciata di metri si fanno onore ed ha aperto anzitempo il ‘San Carlo’ che ha rifatto ex novo l’ingresso e menù sorpresa a Pasqua per i bambini.
Nava, la regina dell’alta valle, è precipitata in una sorta di desertificazione da quando ha chiuso lo storico (90 anni di attività ininterrotta) Ristorante hotel Lorenzina. Con una novità rispetto al passato, anticipata da trucioli.it (vedi….), ovvero la famiglia Pasquinelli e soci hanno deciso di ridurre il periodo di apertura ai quattro mesi estivi e al ponte pasquale. Una scelta sofferta, presa a malincuore per chi conosce i Pasquinelli, ma non restava altro sbocco alla luce del bilancio economico e finanziario annuale. Troppe spese. Non solo, la stessa famiglia Pasquinelli in società con Gianfranco Valentini (vedi articolo a fondo pagina del Secolo XIX )ha rilevato due hotel a Imperia – Porto Maurizio e la ‘Spiaggia d’oro’. Non c’è due senza il tre, si suole dire. Non è sfuggita agli osservatori più attenti che per la prima volta la prestigiosa guida Michelin (60 anni) ha ‘depennato’ il Lorenzina. Sia come albergo, sia ristorante. Una vera e propria doccia fredda per i coniugi Pasquinelli e i più stretti collaboratori.
Del resto chi conosce e frequenta da una vita (citiamo solo Carli senior) non solo può giudicare la cucina che può essere pur sempre un giudizio soggettivo, parziale. La prova del nove l’abbiamo con la clientela fissa del ristorante nei 10 mesi di apertura, comprese le festività Natalizie e Capodanno. E se non bastasse mettiamoci pure i giudizi della più popolare TripAdvisor. Nelle ultime 72 recensioni, molti firmati da abituali frequentatori di ristoranti, troviamo 34 giudizi ‘eccellente’. 29 ‘molto buono’ 7 nella media. Zero giudizi ‘scarso’ o pessimo’. Tra i recensori 18 famiglie, 23 coppie, 3 cliente singolo, 3 cliente d’affari, 13 ‘gruppi di amici’. Italiani in netta maggioranza, francesi, inglesi, tedeschi, svizzeri.
Non è esagerato sostenere che il ‘Lorenzina‘ è sempre stato uno punti di riferimento della vallata. E’ scritto in alcuni dei giudizi. Aggiungiamo che è motivo di attrazione, indotto, lavoro, serietà, scrupolo, sacrificio, professionalità. Gente attira gente. Non è un neppure un caso che depennare un locale dove si può leggere dalla clientela parole come “cibo squisito e garanzia di qualità, servizio impeccabile, gentilezza e professionalità estrema del personale, prezzo giusto, pulizia” possa essere giudicato una cantonata clamorosa da parte dell’ispettore della Michelin. Comunque un’ingiustizia alla quale non è corretto piegarsi. Far finta di niente. Può capitare che un giorno un pasto non sia all’altezza, che la camera chiusa da tempo possa avere l’odore del chiuso. Da qui a bocciare inesorabilmente un esaminando di vecchia data non pare sia una scelta all’insegna della ragionevolezza e della realtà culinaria che il ristorante Lorenzina offre pedissequamente. Ci soffermiamo su questo aspetto perchè, inutile girarsi attorno, è accaduto qualcosa di grave. Inammissibile. Abbiamo contattato la Michelin, nella veste di giornalisti, ci hanno cortesemente risposto che era il risultato di un pernottamento e di una cena di un loro ispettore. Ma non è una cena che può ‘distruggere’ la nomea di un locale da parte di una guida che non contrabbanda pubblicità, né l’acquisto di copie checché qualcuno, tra i ristoratori ed albergatori, lascia intendere. Lorenzo Pasquinelli avrebbe tutti i diritti morali, umani per essere tutelato e conoscere dove e come ha sbagliato servendo un dipendente Michelin.
Basti pensare a cosa scriveva la Michelin nel 2016 del Lorenziana: “Semplice ed accogliente struttura dall’esperta ed attenta gestione famigliare...”. Ma la Michelin edizione 2017, non ha colpito solo a Nava. Pochi chilometri oltre, in provincia di Cuneo, ha picchiato duro a Ormea dove ha ‘cancellato’ un’altro simbolo dell’ospitalità e della ristorazione della montagna. L’hotel ristorante San Carlo, da sempre della famiglia Cagna già proprietaria della prima centrale idroelettrica dell’alta Valle Tanaro, dell’allevamento di trote e della riserva lungo il fiume, oggi gestito da Renzo (Renzino per gli amici), la moglie Zusanne, le figlie. Come accadeva per Lorenzina, con due spazi: uno per la descrizione dell’albergo, l’altro del ristorante, la Guida ha fatto tabula rosa. Nel 2016 la Michelin onorava il San Carlo con queste parole: “ Non solo ospitalità alberghiera, i clienti si prendono anche . Una lezione che i proprietari, Renzo e Zusanne, hanno ormai capito da decenni…la cucina abbraccia le due regioni – Liguria e Piemonte, in una panoplia di piatti gustosi e genuini”. Si tenga conto che fatta salvo per da Beppe di Ponte di Nava di cui scriviamo più avanti, in un raggio di 50 chilometri non si trovano altri esercizi alberghieri e di ristorazione indicati nella guida a carattere internazionale, molto seguita dagli automobilisti e la più datata.
PER FORTUNA PONTE DI NAVA RESISTE E SI FA ONORE – Una piccola premessa significativa a proposito di questa località e che ci riguarda direttamente sul fronte giornalistico. Ci sono tre articoli con notizie da Ponte di Nava che hanno avuto un numero di visualizzazioni (lettori) davvero straordinario. La morte improvvisa di Enzo Launo che con la moglie gestiva il negozio di alimentari, tabacchi, giornali vecchio di 150 anni (abbiamo raggiunto quota 3467); la scomparsa di un’altra figura di primo piano della frazione, Franco Agaccio, ‘maestro della logistica’, lo definiva l’ex sindaco Gian Benzo (anche in questa circostanza migliaia i lettori). Ancora migliaia, alla stregua di una città, il servizio sulla riapertura del negozio di alimentari – tabacchi dei Launo grazie a Donatella Mander.
Oggi possiamo parlare, a ragione, di rivincita di Ponte di Nava. Se la confinante Nava ha vissuto una stagione invernale da dimenticare, appena oltre il confine troviamo uno scenario che fa ben sperare. O perlomeno descrive la forza della volontà, la resistenza a non rassegnarsi, anzi a reagire ed affrontare la sfida della pur sempre lunghissima crisi italiana che si protrae da nove anni, colpendo soprattutto l’entroterra e la montagna, con alcune eccezioni. Vedi le Langhe ed alcune aree dello stesso cuneese, pensiamo al boom di locali stellati, ai 5 stelle lusso tra gli hotel, ai Relais & Chateaux
A Ponte di Nava, nonostante non sia sempre festa, resiste con onore sulla ‘Michelin’ il ristorante ‘da Beppe‘, ricco di una storia ultracentenaria e di citazioni su libri e riviste italiane e straniere (come avevamo documentato su trucioli savonesi, ora trucioli), un editore tedesco aveva riservato al ristorante quattro pagine con alcune foto d’altri tempi, la mitica nonna Mariuccia ai fornelli. A fine 2014 la struttura era stata messa in vendita, la notizia letta sul nostro blog, da oltre 4 mila persone. Poi ‘allarme’ rientrato. (vedi….). Ora l’eredità di tenere alto il nome, la tradizione, spetta ai fratelli Valentina e Riccardo, seguiti con il consueto scrupolo non solo affettivo dal dr. Vincenzo (Enzo) Belli, l’apprezzatissimo segretario comunale ora in pensione e al quale avevamo dedicato un ritratto (vedi….). La buona cucina, genuina del territorio, attrae clienti dall’intero bacino del basso cuneese, dalle vallate albenganesi e imperiesi. Dai liguri genovesi, in particolare, che hanno la seconda casa a Carnino, Upega, Viozene. Menu semplici e piatti tipici, sono tra le caratteristiche e prezzo onesto. I giudizi di TripAdvisor sono eloquenti: 41 voti ‘eccellente’, 44 ‘molto buono’, 4 nella media e due soltanto insufficienti. Il locale è frequentato da coppie, seguono le famiglie, pranzi per affari, italiani soprattutto, seguiti da francesi, tedeschi, inglesi.
Perchè non porsi una domanda: cosa sarebbe l’Alto Tanaro senza un ristorante con le credenziali di da Beppe ? O San Carlo ? Ci lamentiamo quando il turismo, il commercio, si spengono come una candela, crolla il mercato degli affitti stagionali, immobiliare. Se è vero che più locali ci sono, meglio è per tutti, resta il dato di fatto che capita spesso di vedere il ruolo di locomotiva di un ristorante, di un’attività ricettiva. Senza andare lontano accadeva a Bardineto con il Piccolo Ranch. Andate a vedere oggi a che punto si è ridotta l’attrattiva del paese, il suo tessuto turistico e commerciale, se si esclude un agriturismo e il caseificio Frascheri, anche in questo caso ad opera di una famiglia che si è rafforzata con le nuove leve e si sta espandendo, rafforzando sul mercato latticino e caseario.
A Ponte di Nava il ristorante da Beppe vede la presenza, seppure solo nei giorni festivi, di Valentina Belli, scuola alberghiera alle spalle, curriculum ricco di esperienza e doti da chef e che si divide dando la priorità alla famiglia, ai figli. Così tocca al fratello fare la parte più impegnativa, sacrificarsi.
Nella frazione di Ormea fanno la loro parte con una clientela affezionata che apprezza, ritorna, fa da passaparola, altri due locali trattorie: da un quarto di secolo La Vecchia Locanda di Livio Benzo, nato e cresciuto in questa terra e La Curva di Gianluca e Federica Omero, la sorella avvocato è assessore comunale di Ormea. Anche per queste due realtà il sinonimo del giusto rapporto qualità prezzo rappresenta un punto di forza, abbinato alla serietà e all’impegno. Basti pensare che un piatto di taglierini o tagliatelle fatte ‘in casa’ nei ristoranti di Ponte di Nava si paga sette euro, mentre sulla costa dove si lavora con la massa abbiamo raggiunto i 12 – 14 euro. Ad iniziare dalle pizzerie che si trovano sul lungomare e che in qualche caso però propongono menù a 10 euro tutto incluso. Piccole, grandi contraddizioni del turismo balneare, della fascia costiera trasformata in alveari.
Ponte di Nava pone altre due notizie, riflessioni. La prima riguarda la sorte del negozio di frutta e verdura, alimentari che Franco Agaccio aveva fondato e trasformato nel più apprezzato centro commerciale dell’Alta Valle, una continua ‘processione’ di clienti. Le redini e la bandiera non si è ammainata. Il figlio Gianluigi sta degnamente proseguendo il lavoro dell’indimenticabile papà, con l’aiuto della sorella Sandra, della moglie, delle dipendenti. La famiglia Agaccio rappresenta un insostituibile punto di riferimento e di forza, di trazione.
Cosa significa, a volte, operare a cavallo di un territorio che fa da confine tra due regioni, due province? E’ curioso quanto sta accadendo ai titolari dell’albergo – ristorante da Beppe. La famiglia Belli è proprietaria di un parcheggio che è stato asfaltato, dotato in parte di copertura, al servizio del locale, che a differenza dello stabile principale, si trova in provincia di Imperia. Unito all’edificio da una passerella pedonale. L’alluvione del novembre scorso ha travolto il ‘ponticello’ sul Tanaro. La pratica per la sua ricostruzione deve essere autorizzata da due enti: Regione Piemonte e Regione Liguria attraverso le rispettive province. Il dr. Vincenzo Belli ha un’indiscussa esperienza sul fronte della burocrazia, si direbbe la persona giusta quanto a competenza non comune ai semplici cittadini. Ebbene mentre l’iter per accedere all’autorizzazione ed incombenze da parte del Piemonte è già stato approvato nel febbraio scorso, dalla Provincia di Imperia e dalla Regione Liguria i tempi si dilatono. E dire che dovrebbero essere le due regioni impegnate di concerto ad evitare che il cittadino contribuente, operatore turistico in questo caso, debba fare la spola negli uffici, con attese di mesi, spese di viaggi. Non è così. A quanto pare, al di là dell’attivismo mediatico e non, l’amministrazione del centro destra del presidente Toti e della leghista imperiese Sonia Viale non ha ancora fatto molti passi avanti, ovvero scelte che non constano, con la scure e la competenza. Il caso di Ponte di Nava dovrebbe essere di aiuto nella buona amministrazione, a cominciare dai tempi di attesa e dalla sbandierata sburocratizzazione. Un campanello d’allarme per i leghisti da sempre promotori della lotta alla burocrazia romana.
Sul prossimo numero di trucioli.it affronteremo un altro capitolo che riguarda Ormea, ma non solo. Come è andata a finire con la filiera del legno (vedi…..) che coinvolgeva 11 Comuni ? L’unica industria, con il turismo, di queste aree montane che avrebbe creato posti di lavoro, commercio, un indotto non effimero ? Perchè si è bloccato quel progetto e di chi è la maggiore responsabilità ? Cosa dicono le parti in causa ?
Luciano Corrado
IL RICCO MENU’ DI PASQUA 2017 AL RISTORANTE SAN CARLO DI ORMEA