Dopo Villa Chiara antica dimora affacciata sul porto turistico, il residence Casarino era stato tra le prime strutture della categoria realizzato a Loano. Un turista lo descrive: “Posto meraviglioso, accoglienza fantastica, bella vista, pulito, buon rapporto qualità prezzo, parcheggio gratis, piscina, vicinissimo alla spiaggia, personale gentile”. Nonostante il peso degli anni, aggiungiamo. Ora continuerà a risplendere, ma sul mercato delle seconde case. Venduto dagli eredi Casarino, è stato acquistato dal gruppo che fa capo ai fratelli Rosso di Loano e che hanno già messo a segno diverse operazioni edilizie di recupero e trasformazione di immobili. I lavori alla ‘Residenza Casarino’ (nuova denominazione) sono iniziati nell’autunno scorso. L’avvenimento non ha interessato i media della provincia, né il giornale on line più amato da Loanesi, Ivg.it.
Che dire, dopo la cura dimagrante che a Loano ha già interessato oltre un centinaio di strutture alberghiere (nell’annuario ufficiale del 1980 erano 123, comprese pensioni e locande), è la volta dei residence. Nonostante c’è chi si ostina a ripetere che da otto anni l’edilizia è in crisi e l’assessore all’urbanistica in Regione, Marco Scajola, Forza Italia – psicologo, psicoterapeuta, specialista in psicologia generale e clinica, libero professionista, un tempo dato vicino e consulente della Cooperativa rossa Il Faggio, presente in provincia di Imperia e a Savona dove ha la sede amministrativa – abbia varato un legge regionale sulla casa per il rilancio dell’industria del ‘mattone’, nonostante tutto, dicevamo, Loano si presenta un’isola felice. Continua la moltiplicazione dei vani, anzi bilocali e trilocali che lungo la via Aurelia si vendono a 5 mila € il mq, qualcosa in più ai piani alti e vista mare.
E’ vero non decolla la zona alberghiera, in itinere ormai da oltre un ventennio. Eppure solo lungo la statale Aurelia che attraversa e divide la località, sono una decina gli edifici in costruzione o appena ultimati. Un’altra decina i cantieri in zone già sature con l’acquisto di immobili esistenti per ampliamenti. Grossi investimenti che non portano il nome di ‘imprenditori d’assalto, ma realtà imprenditoriali solide che si dipanano tra la Liguria, Piemonte, Lombardia. Lavori, non è una novità, affidati a cottimo a ditte artigiane che hanno per titolari, albanesi e rumeni in maggioranza. Manodopera di quei paesi, ma anche slava, bulgara, nord africana, centro america. Dove può capitare di vedere operai al lavoro, in cantiere, al sabato, domenica, giorni festivi infrasettimanali, festività natalizie e Capodanno.
Loano che figurava nel libro dell’Unione Industriali della Provincia di Savona, edito nel 2000 “Cento anni di lavoro – ruolo delle imprese edili nella trasformazione del paesaggio urbano del ‘900 savonese“: con De Francesco Manfredi e Panizza Costruzioni, fiori all’occhiello della città, fonte di occupazione inclusa. Ora sono rimaste due o tre ditte di marchio locale, con due, tre dipendenti; le altre sono straniere.
Residence Casarino, 26 camere tutti con servizi e 60 posti letto. Il giardino, la piscina esterna, il parcheggio. Confinante con il complesso abitativo e commerciale della famiglia DelBalzo. Da parte sua la famiglia Casarino, con il capostipite e con un altro residence a Pietra Ligure, ai confini con Loano, appartiene alla storia gloriosa della città. Ancora nell’aprile 2013 si disputava, da parte della Figc, ill “Trofeo Città di Loano – Memorial Gianni e Agostino Casarino”, quadrangolare a girone unico all’italiana organizzato dalla società ASD Loanesi San Francesco.
La società dei fratelli Rosso, dice il sito della Pierre, “è un’ azienda è composta da mediatori immobiliari regolarmente iscritti all’albo. Lavoriamo per offrire alla nostra clientela e ai nostri partner serietà e professionalità. La profonda conoscenza del mercato immobiliare nel Ponente Ligure, acquisita con l’esperienza derivante da oltre 30 anni di attività, rende lo Studio Immobiliare Pierre il miglior consulente a cui rivolgersi”.
La trasformazione di edifici e residence in seconde case fa parte della routine socio economica, culturale loanese. Non disturba, non scuote la coscienza per la perdita di preziosi posti di lavoro (pensiamo cosa ha significato la chiusura del centinaio di strutture ricettive); del resto meglio vedere all’opera operatori seri ed affidabili che lasciano e investono i soldi in loco che ‘forestieri’ mordi e fuggi, come documenta una lunga storia di società che, a Loano, quasi sempre hanno fatto l’affare e poi se ne sono andati armi e bagagli.
Certo fa impressione l’indifferenza generalizzata alla morte degli alberghi trasformati in alloggi o chiusi da anni, al punto che anche a questo i loanesi pare abbiano fatto il callo. Al punto che non fa più notizia e tutto tace. Percorrere la statale Aurelia nella zona centrale e di levante e trovarsi di fronte alberghi in disuso, abbandonati, in qualche caso persino indecorosi. Tutti a tre stelle. Il Turistico (46 camere, 87 posti letto) chiuso dal 2015 dopo che i proprietari dei muri non hanno riaperto e sono tornati al paese d’origine. Il Konig (23 camere , 45 posti letto) chiuso dal 2010 da quanto i proprietari dei muri non hanno rinnovato il contratto di affitto ai coniugi che lo gestivano da 22 anni. Il San Carlo vicino alla stazione, chiuso per dissesto da sei anni. All’asta, nessun acquirente si è fatto avanti. Nella stessa zona Loano aveva già perso per il mercato immobiliari due simboli: il Moderno, quattro stelle (venduto dagli eredi Guerrini – Ponziglione), il Continental (veduto dall’erede di Angelo Panizza).
Potremmo continuare. Tutta colpa della politica ? Diciamo di no, c’è stata un’assuefazione e sottovalutazione molto diffusa anche per la presenza di interessi trasversali. L’associazione di categoria è stata rappresentata a livello provinciale, ma non solo, da esponenti che avevano robusti interessi immobiliari. Che si sono uniti agli interessi di amministratori locali. Si è finito per perdere di vista i valori primari dell’industria alberghiera: i posti di lavoro e l’apporto del Pil. La capacità di spesa del turista che sceglie l’albergo o il residence crea un valore aggiunto, un circuito virtuoso.
Si aggiunga che il panorama alberghiero di Loano non è da ultimo della classe, può contare su due delle maggiori e all’avanguardia strutture del ponente ligure: Loano 2 e Ai Pozzi, ci sono residence di qualità; le famiglie Panozzo e DelBalzo hanno in previsione nuovi investimenti nella zona di levante. Da Andora a Varazze il bollettino di guerra è abbastanza all’unisono, con l’esclusione di Alassio che ha un target qualitativo superiore, può contare su alberghi nuovi o rinnovati, impreziositi: dal Grand Hotel, a Villa La Pergola (con suite da 900 € a notte e il ristorante Nove che svetta nelle classifiche), Savoia, Ligure, Toscana, Dei Fiori, Lamberti, Corso. La città che ha il maggior numero di strutture consigliate dalla prestigiosa guida Michelin, con valenza internazionale.
E’invece in sofferenza un altra città che era ai primi posti quanto a tessuto alberghiero, Varazze passata da 132 a 45 hotel. Qui oltre alle trasformazioni, si registrano casi di proprietari dei muri- gestori che da hotel sono passati a Bad & Breakfast, eliminando il personale di cucina e di sala. La gestione diventa assai remunerativa. Cresce il numero di turisti che a pranzo restano in spiaggia, alla sera vanno in pizzeria. E pensare che a Varazze era stata creata una scuola alberghiera proprio per preparare il personale, avviare i giovani al lavoro.
La disfatta degli alberghi tradizionali ha colpito soprattutto il Ponente ligure, mentre va controcorrente lo spezzino, con le Cinque Terre, la costa della Toscana, la Costa Amalfitana, Ischia e Capri dove si registrano notevoli investimenti. Va controcorrente la stessa confinante provincia di Cuneo, con un’eccellenza di strutture a 5 e 4 stelle, ristoranti stellati. Va a gonfie vele il turismo alberghiero in Alto Adige, con una fonte impennata di investimenti. Un dato per tutti la Citta di Merano dove, ad esempio, il Grand Hotel Delle Terme, inaugurato pochi anni fa, quest’anno chiude per tre mesi per realizzare un mega piscina sul ‘tetto’ di 2.700 mq (Sky Spa).
Perchè questo abisso con quella Riviera Ligure di Ponente che era all’avanguardia e battistrada ? E’ qui che proprio ad iniziare dagli anni d’oro si è concentrata la speculazione di quello che è diventato il potente e ramificato Partito del Cemento, inteso come penetrazione nel tessuto politico, professionale, commerciale, elettorale. Pareva il toccasana alla ricchezza diffusa. Dove siamo arrivati in termini di benessere e malessere, malcontento, scempio ambientale e dei posti di lavoro, qualità complessiva della vita, lo documentano le statistiche e gli arricchimenti facili.
Ora si parla di una ripresina nelle quattro province liguri, prima La Spezia, a seguire Genova, Savona, Imperia. Grazie al fenomeno terrorismo in mete dove si era riversato il maggiore flusso dell’industria della vacanze. L’ottimismo della ragione non guasta, ma occorrono scelte coraggiose, magari impopolari, per raddrizzare per quanto è possibile fare l’industria del sole, mare, clima mite, dando comunque la priorità al ‘serbatoio verde’ dell’entroterra montano. Offrire un binomio, caratteristico della Liguria: mare e a pochi passi la montagna incontaminata, quel che resta di ataviche tradizioni. (L.Cor.)
HOTEL CHIUSI E ABBANDONATI IN CENTRO CITTA’ LUNGO L’AURELIA DI LEVANTE