Nel numero 97 di trucioli (vedi…), ho letto tre contributi a riguardo del raddoppio ferroviario nel Ponente Ligure: uno firmato Alessandro Panizza, uno da Augusto Chiantaretto e l’altro della redazione (….). Come ebbi modo di osservare, il raddoppio nel Levante è stato compiuto in maniera intelligente, tanto è vero che non si è sollevata protesta alcuna in merito agli scali lontani dai centri abitati.
Non ci sono casi come Diano San Pietro, con utenza di un ordine di grandezza inferiore rispetto a Diano Marina, Imperia, fortemente penalizzante per Porto Maurizio, Taggia, ancorché sia baricentrica tra Arma ed il Capoluogo e situata in prossimità del Municipio o San Remo, dove è stata eliminata la cosiddetta cintura di ferro, ma i mezzi di trasporto verso le viscere della collina non sono funzionanti. Veramente scandaloso che a Taggia sia stato previsto uno scalo merci, ma non sia stato nemmeno realizzato il relativo fabbricato, mentre, ad Imperia, lo scalo merci non sembrerebbe esistere nemmeno sulla carta, con il deleterio risultato di non poter caricare o scaricare merci nell’intera tratta compresa tra Savona e Ventimiglia!
La tratta compresa tra Varazze e Finale Ligure Marina è stata inaugurata nel 1977, con progettazione risalente ad epoca antecedente, epoca nella quale, saggiamente, si dimensionavano i piazzali in maniera tale che, in tutte le stazioni che meritavano la fermata di un treno Diretto o di categoria superiore, esistessero adeguati binari di precedenza: è accaduto a Varazze, Albisola e Spotorno – Noli, dove sono stati realizzati binari di precedenza in entrambe le direzioni, mentre ad Arenzano era stato posato solo per il senso dispari e lo stesso era accaduto a Celle Ligure, dove la scellerata o, meglio, infame politica della rete snella ha iniziato a colpire prima, ovviamente con il mal celato intento di favorire il mondo del trasporto su gomma, cui le Pubbliche Amministrazioni sono, da sempre, in qualche modo, state asservite, almeno in questi ultimi tempi e come viene, giustamente, enfatizzato nell’articolo di trucioli.it. Va da sé che con i piazzali dotati degli enti necessari, studiando adeguatamente l’orario ed affidandone l’osservanza a movimentisti di provata capacità, è possibile gestire circolazioni eterotachiche senza colpo ferire.
Nondimeno, la tratta Loano – Finale Ligure Marina presenta particolari problemi, specie tra la radice Est di Pietra Ligure e la galleria della Caprazoppa, poiché la ferrovia è un budello che corre tra l’abitato e la Statale Aurelia, in una situazione peggiore di quella Matuziana ante 2001: lì il raddoppio comporterebbe dei problemi che, peraltro, la tecnica moderna consentirebbe di risolvere spostandosi nell’interno immediatamente ad Est di Ceriale, passare a Nord di Borghetto Santo Spirito e, da lì, in sotterranea, ma a distanza ragionevole da poter realizzare quanto meno delle fermate da metropolitana; se poi vi è da spostare qualche abitazione, non sarà certo una spesa insostenibile, visti e considerati i costi di tali opere.
Il Piemonte, invece, non brilla affatto, poiché è stato impostato in maniera Torinocentrica, con offerta talvolta eccessiva, una stazione a Torino Porta Susa realizzata nel modo peggiore possibile (pochi binari, fabbricato viaggiatori ingombrante, impianto d’aerazione insufficiente, tanto da essere interdetta ai mezzi a trazione termica), mentre il resto del Piemonte giace in abbandono, con oltre 400 (quattrocento) kilometri di linee che non sono più solcate da treni (per ulteriori informazioni, vedasi http://www.robertoborri.com/File/Presentazione%20Roasio%202012.pptx, scritto nel 2012; le linee indicate come salvate in extremis, oggi, non hanno più servizio viaggiatori) con viaggiatori costretti a sobbarcarsi penosi viaggi in autobus anche quando la ferrovia non abbisognerebbe di alcun lavoro di restauro, come, ad esempio, da Torre Pellice a Pinerolo, da Ovada ad Alessandria, da Casale Monferrato a Vercelli e Mortara, da Novara a Varallo Sesia o da Santhià ad Arona, tratta internazionale, sulla quale si arriva pure alla vergogna di autobus turistici estivi da Torino.
Ing. dr. Roberto Borri