Una mattina di ottobre nel centro storico di Albenga. Sul mercatino giornaliero di piazza del Popolo i cefali costano 10 €, a poche centinaia di metri nella storica pescheria Barone, cartello a 7 €. Concorrenza sleale ? Il commerciante: “Sono i prezzi del mercato, ho comprato il pesce dai soliti pescatori, due barche di stanza nel porto di Alassio”. E il pescatore di piazza del Popolo: “Sono qui per lavorare, non per fregare, ognuno fa i suoi prezzi, ma vendo solo il mio pescato del giorno”.
Si parla tanto di pesce azzurro, cucina genuina, carne rossa, prezzi. Non diciamo nulla di nuovo, solo una minoranza conosce o riconosce il pesce nostrano da quello allevato, o ancora il nostrano fresco, oppure le differenze di qualità tra le zone di allevamento. Variano i prezzi già dall’allevatore. Il pesce fresco è tale se si consuma entro tre giorni dal pescato. E poi c’è un mare, quello che bagna anche le coste liguri, sempre più povero rispetto agli anni in cui arrivavano dalla Sicilia, da Cetara soprattutto, per la pesca miracolosa nelle acque antistanti la costa savonese, imperiese. Basti pensare alle comunità di cetaresi che si sono stabilite lungo la Riviera, a Ceriale in modo particolare.
Una sintetica premessa per affrontare la notizia del giorno. Il personaggio è Peppuccio Cardilicchia, originario di Agrigento, a 6 mesi emigrato ad Albenga con i genitori. Ora vive a Garlenda. Il mare e la pesca sono la sua vita, 30 anni di attività, di passione, dedizione, conosce i segreti. Fa parte della Cooperativa Inaguna San Filippo. “In tutta Albenga siamo rimasti in tre a vivere solo di pesca. Io, Modena e Giuseppe. Da tre anni ho comperato questa piccola pescheria viaggiante, è costata uno sproposito e poi tutte le autorizzazioni sanitarie, burocratiche”. C’è chi storce il naso. Stessi pesci, ma Peppuccio vende più caro che in pescheria. Come si spiega ? Cardilicchia non fa giri di parole, è affabile, un libro aperto, non teme il giornalista: ” La mia prima ricchezza è l’onestà. Sono andati anche dalla guardia di Finanza a segnalare che vendo senza ricevuto. Balle, questo è il blocchetto…..Forse a qualcuno sfugge che ci sono mattine che salto, non vengo. Per il semplice motivo che non ho pescato nulla o pochissimo. Capita anche che mi presento con tre, quattro pesci e nulla più”. Ci sarebbe pure un altro aspetto, se parliamo di cefali. I cefali non sono tutti uguali! Alcuni sono più pregiati, altri meno; certi cefali sono da cucinare in umido, altri in forno e taluni si prestano alla griglia. Quelli delle pescheria Barone o se volete di Pinto in via Medaglie d’Oro sono gli stessi pescati nel mar Ligure da Peppuccio ?
Le malelingue sostengono che Peppuccio ha ‘imparato ‘ il giochino, si è adeguato, sul mercatino di Piazza del Popolo vendono a prezzi più cari dei negozi. Risposta: ” Lo so, lo so che raccontano balle su di me, molta invidia. Non vengono a vedere che ho spesso pesci ancora vivi, non dicono che oggi vendo cefali, domani sarpe, dopodomani bughe e via dicendo, tutto e solo pesce che ho pescato io. Lo sanno bene le casalinghe più esperte, sono le prime a farmi i complimenti, clienti affezionate. A volta capita che un pesce non si presenta bene, ha la pancia piena di… Sono il primo a sconsigliarlo quando me ne accorgo. Ci sono pesci, proprio come i cefali, che non hanno una bella nomina…invece bisogna conoscere il pregio….”. Se la costa savonese e la confinante imperiese sono diventate ‘povere’ per la pesca, dove sono le acque più pescose ? Peppuccio: “ Non vado lontano, ma sono in mare tutto l’anno e tutti i giorni, esclusi quelli in cui il mare è proibitivo. Lo conosco come le tasche, ovvio che non ci sono paragoni con 30- 40 anni fa, però credo di avere una buona pratica e buon fiuto. Non mi lamento. Sono contento, ripeto, della scelta, anche se può dispiacere alle pescherie. Possiedo un cane che è cresciuto a pesci, il pescato di giornata che non vendo preferisco regalarlo agli amici di Garlenda.”