Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Tex maresciallo diffamato? Inflitti 10 mesi ad Abbondanza (Casa della Legalità) senza condizionale e 15 mila € di provvisionale


“E lei sarebbe un giornalista? Vergognatevi, hanno condannato il signor Christian Abbondanza della Casa della Legalità, informatore dei signori cronisti esperti in criminalità e mafia, ospite gradito (?) di Rai 3 Regione, e avete imbavagliato la notizia…”. Può accadere anche questo nel mestiere e al rottamato cronista. Essere apostrofati davanti a Palazzo Sisto (Municipio), a Savona. Ma nel caso specifico il cronista, esiliato dai potenti dell’informazione, non era informato del processo penale, nè della condanna.  E che fatica trovare conferma. Perchè il silenzio fa parte del sistema Italia. A chi giova ? A chi non giova ? Si è fatto vivo, ad articolo scritto, il ‘condannato’. Vedi a fondo pagina.  Leggi anche il cardinale diffamato, Tarcisio Bertone, Giornalisti a processo.

Pierluigi Stendardo, luogotenente dei carabinieri: foto ripresa dal Secolo XIX che ha pubblicato la notizia domenica 25 ottobre

IL FATTO – Non ci sarebbe molto da scrivere e da raccontare. Chi, da volontario, dedica il suo tempo ad un blog di provincia che non accetta pubblicità, né l’imprimatur onlus, soprattutto non frequenta i tribunali, i palazzi delle istituzioni e del potere, non fa il ‘giro di cronaca’, ha poco da offrire nel campo delle notizie ‘fresche’. Eppure hanno ragione da vendere coloro che restano sorpresi dall’autocensura di questa o quella vicenda, capita spesso. Christian Abbondanza, controversa anima, mente, cuore e passione, tutt’altro che per denaro, della Casa della Legalità di Genova, è stato condannato dal tribunale del capoluogo ligure a 10 mesi di reclusione, senza i benefici della sospensione condizionale della pena (peraltro già accaduto in un’altro processo) per aver diffamato, stando alla sentenza subito appellata, il luogotenente dei carabinieri Pierluigi Stendardo, già in servizio a Savona quale comandante del Reparto mobile della compagnia dei carabinieri. “Con competenza su buona parte della provincia, poi trasferito ad Arenzano“- ricordava, tra l’altro, il seguitissimo blog genovese.  E ancora: “ Il maresciallo dell’Arma Pierluigi Stendardo, marito dell’avvocato Claudia Marsala che è stata vice procuratore onorario a Genova… uno dei legali di Antonio Fameli.…”.(Il papà di Claudia è stato un mitico comandante della caserma di Varazze, ai tempi del compianto Angelo Regazzoni  storico corrispondente del Secolo XIX , esperto in notizie scoop di ‘farina marsalata ndr).”. Oltre alle pena detentiva, il giudice monocratico ha inflitto ad Abbondanza il pagamento di una provvisionale esecutiva di 15 mila euro, alla rifusione dei danni morali e materiali da quantificare il separato giudizio civile, formula abituale in questo tipo di contenziosi.  Secondo grado di giudizio, con appello della sentenza di condanna, dunque, già scontato.

LA DIFFICOLTA’ DEL CRONISTA –  C’è un detto popolare: ne uccide più la penna che la spada ! Sarà. Non siamo riusciti a procurarci – nonostante la richiesta alla Casa della Legalità – almeno il dispositivo integrale della sentenza. Non tanto per un sempre doveroso riscontro della condanna, quanto per descrivere quali sono stati i passaggi dell’articolo o più presumibilmente degli articoli, confermati diffamatori nei confronti di Stendardo, anche rispetto al capo di imputazione a noi ignoto.  Navigando sul sito della Casa della Legalità si trovano e si leggono più riferimenti al sottufficiale. Ci sono, ad esempio, alcune testimonianze di persone assai vicine al tacciato ‘boss’, Antonio Fameli, residente a Loano, originario di Rosarno, oggi con l’intero patrimonio immobiliare confiscato. “…. Implicato nella vicenda (ultima inchiesta in ordine di tempo a carico di Fameli e C. ndr)…una delle persone che compaiono più volte, pur non essendo indagato, è il luogotenente dei carabinieri Pier Luigi Stendardo.…ma stando alle dichiarazioni della segretaria  Barile,Fameli faceva l’informatore di Stendardo…ad ottobre il Pm Danilo Ceccarelli ( da due anni non più in servizio a Savona ndr) ha disposto una perquisizione della casa e dell’ufficio di Stendardo, dal quale sono stati portati via i faldoni  riguardanti Fameli, per poi essere restituiti tempo dopo senza lasciare trapelare nulla sul contenuto dei documenti…impossibile  per il momento stabilire se in passato il faccendiere calabrese abbia potuto godere di un trattamento di favore da parte di alcuni inquirenti della Procura di Savona….”.

L’ATTIVISMO DI ABBONDANZA IN PROVINCIA DI SAVONA – La notorietà dell’impavido blogger in provincia di Savona e nel ponente imperiese è fuori discussione. Da una decina d’anni ha dato vita ad una lotta senza quartiere a “mafiosi ed alleati’, facendo  uso di informative, relazioni della Dia in primo luogo, nelle sue diverse articolazioni (regionale e nazionale), spulciando e raccontando il contenuto di atti giudiziari che vengono depositati nelle fasi delle inchieste, dei procedimenti penali e dei processi.  Il lungo iter, più facile e frequente l’esordio che conoscere il finale. C’è un particolare che spicca a chi ha frequentato per decenni i palazzi di giustizia. E’ giusto, legittimità a parte, divulgare le relazioni, gli atti di una struttura investigativa ? A chiunque pratichi questi ambienti – ad iniziare dai legali, dagli inquisiti, dai giudici –  sarà capitato di leggere circostanze fondate, precise, ad altre spesso superficiali, contraddittorie o addirittura sbagliate e fuorvianti. In qualche caso diffamatorie in quanto non c’è una sentenza passata in giudicato che confermi questa o quella circostanza. Ovvero tutte le asserzioni contenute. Senza andare lontano nella legislazione di altri paese europei, a democrazia compiuta, questo non è consentito. E’ facile fare degli esempi e finire nel mirino di un inquirente megalomane o caratterizzato da eccessiva fantasia investigativa. Non pare corretto riportare certi fatti non provati e limitarsi a dire che compaiono nelle relazioni della polizia. Diritto di cronaca sempre, ma anche diritto del cittadino di non vedersi diffamato e chiedere l’intervento della giustizia terza. Abbondanza, peraltro, è stato protagonista di una rivoluzione, socialmente benefica, laddove le consorterie (crimine e politica, poteri pubblici) si erano create spazi di comando, soprusi, favoritismi ai danni di cittadini ed imprese, commercianti, professionisti. Ha scoperto alcuni importanti ‘testimoni’, ma gli è mancato – è naturale – la memoria storica su fatti, personaggi, sequenze, il come è andata realmente a finire. Infine cosa è rimasto e cosa è accaduto dopo ogni sua spettacolare irruzione in questa o quella località.

A SAVONA IL SOSTEGNO DEGLI AMICI DELL’UBIK –  A Savona, Christian Abbondanza e la Casa della Legalità hanno trovato un gruppo di persone che ha dato sostegno e fiducia all’azione portata avanti tra denunce, conferenze stampa, incontri, dibattiti, anche in piazza. Stefano Milano, punto di riferimento della libreria Ubik, un attivismo mai nascosto nei gruppi della sinistra radicale, promotore a tutto campo di un martellante ‘incontro – dialogo’ tra cittadini e scrittori, giornalisti, personaggi di caratura nazionale, non si è nascosto dietro il dito. Pronto a difendere Abbondanza nella sua lotta e nelle iniziative pubbliche di denuncia del malaffare,  malapolitica infiltrata, mai un dubbio: “Non toccarmi Abbondanza, altrimenti….”. Nessuna minaccia sia chiaro, una presa di posizione senza se e senza ma. Stefano Milano, il suo staff di collaboratori, non appartengono al mondo dei quaquaraqua, sono cittadini impegnati nella cultura e nel sociale che non nascondono ideologie e simpatie nel mondo della sinistra. Non sono dei frilli sul fronte della promozione. In ‘cassaforte’ migliaia di tessere – clienti della libreria, oltre 8 mila indirizzi per le news letter, una notevole presenza pubblicitaria nella ‘testatina’ del prima pagina di Savona del quotidiano più letto ed apprezzato dai savonesi della Città della Torretta. Da ultimo, ma non per minore spessore,  l’ormai consolidata collaborazione – integrazione con il blog NiNin, diretto da Mario Molinari, che mese dopo mese si è guadagno il primato dei navigatori più appassionati ai meandri dei poltronifici trasversali dominanti. A volte forse eccedendo, dando l’impressione  di marciare come toreri, ma alla fine contano i risultati. La diffusione, le notizie in anteprima, le fonti a prova di credibilità, stanno premiando il giornalismo alla Molinari. Un punto interrogativo, invece, si potrebbe porre a proposito delle irruzioni e rivelazioni della rete l’Abuso onlus. L’asserito coinvolgimento del vescovo di Savona nella morte della dottoressa Luisa Bonello, con uno spaccato che contrasta in buona parte con le risultanze conclusive del sostituto procuratore della Repubblica Giovanbattista Ferro, non sono certo un attestato alla tesi di Francesco Zanardi e sostenitori.

Siamo immersi nella società digitale e con troppa frequenza la tutela dei diritti dei cittadini lascia a desiderare. Ed è difficile immaginare che la cura sia quella di rivolgersi  al giudice e più spesso ancora attendere l’ultimo responso della Corte di Cassazione, magari per la gioia delle parcelle legali dei clienti che possono pagare, che possiedono qualcosa alla luce del sole. Un salvacondotto per nullatenenti e senza redditi certi.

L.C.

Ps: Savona, giugno 2010, sono 13 i savonesi che verranno insigniti stasera delle onorificenze di Cavaliere della Repubblica nel corso della cerimonia del 2 giugno al Teatro Chiabrera di Savona. Sono….. Pierluigi Stendardo (Luogotenente dei Carabinieri di Savona), ….nel mazzo dei neo 13 cavalieri savonesi che ieri sera sono saliti sul palco del teatro Chiabrera anche un folto gruppo di carabinieri. Dal maresciallo-scrittore genovese, Giancarlo Zedda che comanda da decenni la stazione dello sperduto paesino di Urbe, al luogotenente Pierluigi Stendardo, “Tex” per gli amici, varazzino, una vita senza la divisa nell’anti -droga, da infiltrato, ora in servizio al nucleo investigativo dell’Arma di Savona.

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DA CHRISTIAN ABBONDANZA

Leggo solo ora perché, come era già successo per la newsletter di trucioli..it e molto altro, le e-mail era stata inserita in automatico nello spam. Purtroppo capita spesso anche con altre e spero prima o poi di capire come impedire che il server di posta di google proceda nel decidere autonomamente. Da giugno si lavora senza sosta a diverse inchieste (alcune delle quali già concluse e depositate alle rispettive Procure e Reparti di competenza, altre in fase di chiusura) e per digitalizzare una mole impressionante di documenti reperiti da passare a chi di dovere, e quindi non procedo spesso a controllare la casella spam.

Venendo al dunque… Il dispositivo non ce l’ho, credo che lo abbia l’avvocato Riccardo Di Rella (riccardo@dirella.it), anche se avendo fissato nei 15 giorni il deposito della sentenza potrebbe essere che aspetti direttamente quella.

Ovviamente si farà appello perché è totalmente assurda per molteplici ragioni di diritto e di merito che sintetizzo nella dichiarazione che se vuoi puoi utilizzare:

La Sentenza di primo grado per la querela dello Stendardo è un assurda contraddizione del Diritto. Prima di tutto la pubblicazione contestata era dell’Ufficio di Presidenza e nessuno (a differenza di altri casi) ha chiesto e verificato chi fosse l’autore materiale. “Sorteggiare” uno a caso dei componenti dell’Ufficio di Presidenza non appare certamente legittimo. Poi vi è la questione di merito, ovvero che non può essere considerato diffamatorio la pubblicazione di quanto contenuto in Atti Giudiziari. I fatto che Stendardo sia stato rimosso dal suo incarico di responsabile del nucleo radiomobile dei Carabinieri è un dato di fatto che deriva da una decisione del Comando dell’Arma, non certamente basata su quanto pubblicato online. Il fatto che Stendardo avesse un legame consolidato con Fameli Antonio è un dato certificato dall’inchiesta della Squadra Mobile di Savona e della Procura della Repubblica, nonché da un Gip che ha firmato l’Ordinanza da noi pubblicata integralmente e ad ampi estratti. Il fatto che Stendardo si prestasse, ad esempio, per “controllare” noi della Casa della Legalità su richiesta della segretaria di Fameli, su indicazione di quest’ultimo, è elemento oggettivo (e grave) che è emerso dall’inchiesta. Così come anche il fatto che la moglie di Stendardo, l’avv. Marsala, fosse legale e prestanome del Fameli è elemento documentato dall’inchiesta, tanto è vero che la stessa Marsala è a processo con il Fameli ed il resto della sua cricca proprio per l’indagine “Carioca”, con tanto di spostamento del processo a Torino (da Savona, sede naturale) visto che la signora svolgeva la funzione di Got presso il circondario della Corte d’Appello di Genova. Anche il suo rapporto consolidato con il gruppo facente capo a Riccio è dato acquisito e inconfutabile. Fin qui la questione specifica, documentale, che ci permetterà di vincere l’Appello, in Diritto e nel merito. Poi vi è un altro aspetto: le stanno tentando tutte per cercare di intimidire noi e chi ha voglia di documentare ed informare, dando collaborazione fattiva alle inchieste, vuoi con denunce ed esposti a Reparti, Procure e Dda, vuoi anche rendendo testimonianza nelle sedi e modalità in cui ci viene richiesto. La Sentenza del giudice Todella che, infischiandosene dell’indirizzo della Cassazione, pensa di punire come diffamazione la diffusione di dati e fatti indicati in Atti Giudiziari, addirittura con la reclusione, è un attacco alla libera e corretta informazione che dovrebbe preoccupare tutti e non certo solo gli interessati. Comunque sia il sottoscritto e la Casa della Legalità, anche per questo, non cedono ed anzi si continua a lavorare sodo, senza interruzione. Sappiamo che chi “ce la vuol far pagare” non sono solo i mafiosi ed ‘ndranghetusi che minacciano morte, bensì anche altri dal colletto bianco che vivono nei Palazzi del potere, a volte con abiti massonici ed altre con le vesti da professionisti o istituzionali. Procedano pure nel tentare di colpirci, piano piano, in questo vano tentativo di fermarci e punirci, devono forzatamente scoprirsi e uscire dall’ombra che li ha protetti per lungo tempo.

Christian Abbondanza

La pubblicazione contestata è questa:

http://www.casadellalegalita.info/index.php/archivio-storico/2012/9339-fameli-dietro-fameli-ormai-ex-intoccabile-personaggi-eccellenti-come-avevamo-sempre-detto

Segnalo inoltre altri articoli in cui veniva segnalata la questione Stendardo: http://www.narcomafie.it/2012/03/12/savona-larresto-di-fameli-e-le-ombre-sulla-procura/; http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/03/17/genova-colletti-bianchi-della-ndrangheta-rapporti-capo-della-procura-antimafia/198138/

A PROCESSO PER DIFFAMAZIONE AGGRAVATA FELTRI, MANFELLOTTO, FITTIPALDI E TROCCHIA. PARTE LESA L’EX SEGRETARIO DI STATO VATICANO, IL CARDINALE TARCISIO BERTONE.

ROMA, 15 ottobre 2015. Gli ex direttori de “Il Giornale”, Vittorio Feltri, e de “L’Espresso” Bruno Manfellotto, insieme con altri due giornalisti, Emiliano Fittipaldi e Aniello Trocchia, saranno processati per diffamazione aggravata nei confronti dell’ex Segretario di Stato Vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. L’ha deciso il gup di Roma, Ezio Damizia, che ha fissato l’inizio del processo il 17 gennaio 2017, davanti al giudice monocratico Paola Della Vecchia. Al centro della vicenda contestata c’e’ la pubblicazione di un articolo che, secondo l’accusa offendeva la reputazione e l’onore del cardinale Bertone, al quale s’attribuiva il ruolo di fonte principale di notizie che, nel 2009, portarono alle dimissioni di Dino Boffo dalla direzione di Avvenire. Il fascicolo processuale era nato da una denuncia presentata dall’ex Segretario di Stato, che e’ patrocinato dagli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri. (ANSA)

Cassazione. La pubblicazione di stralci di intercettazioni telefoniche durante la pendenza delle indagini preliminari costituisce reato. Inflitta un’ammenda di 100 euro a una cronista della “Provincia pavese”.

 

 

 

 


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